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Autore: Evatica_lovegood    27/04/2014    0 recensioni
Erano capaci di non vedersi, e anche se percepivano uno la presenza dell'altra, pensavano di dover andare avanti. Senza ricordare. Erano lì, faccia a faccia; eppure non volevano guardarsi negli occhi. Loro sapevano che bastava un solo sguardo per mandare al diavolo i buoni propositi. Ma ci sarebbe stato il tempo di lasciarsi andare.
Dal testo :
"Avevo giusto sfiorato un cd dei The Calling. La mia attenzione fu diretta verso la loro canzone 'Wherever you will go', le prime note appena accennate agli altoparlanti. E fu quello il momento in cui i miei occhi vagarono per la stanza. Si fermarono su un punto indefinito, ma io avevo capito che lei era lì anche prima di vederla.
-Trovato qualcosa di interessante?- fece la voce sbiadita di Flo. Oh si, molto più che interessante.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 4 : “occasioni”
Pov di Aibileen
Mentre aspetto di sentire il tanto amato scampanellio del citofono, cerco di intrattenermi come posso. Santo cielo, se mi concentro, riesco a sentire il ticchettio esasperatamente lento del mio orologio da polso.
Mi guardo intorno, in piedi nel mio appartamento –mio e di mio fratello- che prima di noi, era grigio e smorto. A livello terreno, non ci sono muri che separano il salotto dalla zona cottura. Solo un corridoio che conduce alle scale del piano superiore. Lì tre camere da letto provviste di balcone e un terrazzo in cui traboccano vasi iris -il mio fiore preferito- dai vasi e cespuglietti. Abbiamo anche un albero di arance. L’atmosfera romantica, luci soffuse e mattonelle scottate dal sole riempiono lo spazio. E’ piacevole trascorrere il tempo libero in salotto, per cui abbiamo speso ore e ore di arredamento. Molti oggetti di decoro e souvenir, raccontano storie e incartano favole. Accanto alla finestra  sono raccolte file di libri che amo e non trovano posto nella mia già straripante libreria. Dalla parte opposta, pile di cd, reclamano i titoli più svariati.
Vedo i granelli di polvere viaggiare negli ultimi raggi di luce. Il sole sta già accorciando il suo percorso, in vista dell’ inverno. Adesso la stanza sembra spolverata di arancione.
Fisso la scacchiera di legno poggiata sul tavolino. Ho quasi l’intenzione di fare un a partita contro me stessa. Ma ho detto quasi. E considerando che non ne sono capace…
Ormai comincio a girarmi i pollici, letteralmente parlando. Ma un attimo…non sono forse un essere dotato di un cervello?
Ah già. Spremo le meningi setacciando le varie opzioni. Quasi vedo la lampadina accesa sopra di me, quando mi ricordo della nuova scatola di colori ad olio. E da esperta artista quale sono, salgo in camera mia per poi riscendere con le braccia cariche di pennelli e pittura. Con un altro Sali-scendi, ho portato tutto l’occorrente per dipingere in salotto, compresi recipienti per l’acqua, tavolozza e il cavalletto su cui monto una tela bianca.
Ho bisogno di concentrazione e di radunare le idee. Quindi di partire dal principio, e da una superficie intatta.
Raccolgo i capelli in uno ‘chignon’ scompigliato per evitare ulteriori impicci.
Inconsciamente comincio a mordicchiare l’estremità del mio pennello. Devo ammettere che è un valido antistress, anche se ormai dovrei comprarne altri. Pazienza . Mi mancano anche cd vuoti che adoro  masterizzare   e lasciare in ogni stanza per averne sempre a portata di mano.
A proposito, in pochi secondi ne ho inserito uno a caso all’interno della radio in cucina. Non ho la più pallida idea di quale sia, ma tanto sono tutte canzoni che adoro. Altrimenti perché le ascolterei?
Adesso riconosco i Pacific Air, anche se non la canzone. Forse Bear? Bho.
Con il giusto spirito, finalmente intingo la punta setolosa del pennello a punta larga.
Presto in mezzo a tutto quel candore, dominano delle scie rosse che si inseguono. Si intersecano e si intrecciano. Dal nulla sbocciano boccoli rossi che faranno da sipario ad un viso delicato. Due scintille nere e profonde per gli occhi. Ciglia lunghe e labbra delicate.
Ecco il viso della mamma. Un nuovo ricordo di lei.
 
Will’s Pov
Il cd è quasi giunto alla fine delle tracce.
Mi godo le ultime due canzoni mentre faccio ritorno a casa. Non ho voglia di , ma devo comunque andare al lavoro entro poco.
Se voglio ricevere il mio stipendio, mi tocca proprio presentarmi.
Al momento lavoro presso un locale abbastanza conosciuto, il ‘Selas Bar’ che si occupa di gastronomia come anche pizzeria.
 Devo ammettere che è un posto piacevole e anche la compagnia non è male. Ultimamente il proprietario , un piccoletto dalla faccia perennemente indignata dal nome di Johnny Selas (un ridicolo pallone gonfiato) ha accettato di collaborare con un socio.
E per fortuna! Senza la clemenza di questo nuovo capo non avrei avuto possibilità di assunzione. Ora, la situazione è senz’altro migliorata : turni decenti e paga decente.
Non c’è male, davvero, se non fosse per le continue sfuriate di Selas. E  per le presenze femminili abituali che cincischiano qui da noi.  Si affollano, esposte e disinibite sui loro tacchi traballanti. Smaniose di accaparrarsi una posizione accanto a me. O sotto di me.
Troppe volte si avvicinano con la scusa di un cocktail; le intenzioni sono chiare a chiunque.
Una volta ogni tanto, ne accontento una e le faccio passare le due ore di gloria che si aspettano. Nulla di più ne di meno.
Sono un ragazzo in fondo e non mi interessa una relazione seria al momento.
 
Sono quasi arrivato a casa ma il mio stomaco emette versi sospetti e imbarazzanti, che mi ricordano quanto poco sostanziosa sia stata  la mia colazione. Per non dire inesistente…
Se non ricordo male, in frigo dovrebbero esserci avanzi inconsistenti e insapori di qualcosa che ormai si sarà fatto una vita propria all’interno del congelatore.
 Decido di svoltare verso il locale e pranzare lì. Se non altro, almeno il cibo è commestibile. Voglio anche chiedere di iniziare prima il mio turno, in questo modo riuscirò a riprendere Flo che mi ha chiesto di passare dopo le otto. In realtà me lo ha ordinato ma spero di fare in tempo. Spero.
Ancora pochi minuti e tanti pensieri che si affollano e confondono.
Devo girare intorno ai palazzi un paio di volte prima di trovare un fottuto posto libero dove parcheggiare. Non è molto vicino, quindi passeggerò un po’ e mi godrò l’odore terroso e particolare di foglie cadute e di erba secca che aleggia nei giardini più vicini. Il tempo è abbastanza tranquillo oggi; giusto un po’ di brezza che mi scombina i capelli come fa la mia sorellina molte volte. Con la mano tiro indietro un ciuffo dalla fronte e con l’altra che prima era in tasca, apro la porta del bar.
All’interno c’è un bel tepore e i posti a sedere sono ancora in parte disponibili. Ne occupo uno al bancone e con un cenno del capo, saluto Martha, la cassiera assunta dal giorno in cui hanno aperto. Molto tempo fa. E’ un tipetto gentile sui settant’anni, suppongo.
Mi guardo intorno e aspetto che Luke, un collega che si occupa della zona bar, mi veda. Quando lo fa, comincia a riempire di birra un bicchiere, il solito. Si avvicina e me lo poggia davanti.
-Ehi Will. Come te la passi ? -Domanda mentre facciamo il classico saluto con battuta e pugno. Lo rispetto perché non mi fa il terzo grado ogni volta che ci incontriamo. Solo ogni tanto.
-Al solito, una giornata uguale all’altra…Ehi non è che posso cominciare prima oggi? Sai, non voglio far aspettare troppo Flo.-  Lui la conosce bene, perché quando ho il turno del mattino, viene a pranzare qui e poi facciamo la strada del ritorno insieme. Io e lui, però, ci conosciamo da più tempo: andavamo a scuola insieme.
-Mai far aspettare quella piccoletta.Ma si, non ci sono problemi.- sembra riflettere su qualcosa per un attimo e poi aggiunge sogghignando –occupati piuttosto di non attirare troppe attenzioni dalle solite. Anche se ti serve una mano a scrollartele di torno, io sono qui-  conclude con un’ occhiata che fa intendere molte cose.
Le ‘solite’ sono un gruppetto di ragazze che sospetto abbiano imparato a memoria i miei turni, dato che me le ritrovo quasi sempre qui. Spero ,che avendo cambiato turno, possa lasciarle un attimo nel dimenticatoio.
-Meglio così, un grattacapo in meno. Grazie amico.- meno male che posso contare su di lui.
- A proposito, non hai sentito se Pat sta meglio?   Pat, o PJ, o meglio Patrick Johnson, è l’altro ragazzo che come me si occupa principalmente delle consegne a domicilio. Si è beccato un virus intestinale una settimana fa e io ho dovuto sfacchinare il doppio. Un’altra botta di sfiga.
Indica con la mano verso le cucine –Sta recuperando il tempo perso- si gira a sciacquare un bicchiere –e sta organizzando le consegne.
Annuisco e nel frattempo ordino un panino con pancetta e formaggio alla griglia, il mio preferito.
Mi gusto il pranzo mentre Luke si sposta veloce a destra e sinistra per servire ogni cliente. E’ da poco che è scoccata l’ora di punta e giustamente sono tutti affamati. Lui, fino a prova contraria è in un bagno di sudore.
Sarebbe tutto molto diverso se qualcuno, ogni tanto, fosse cordiale e ci lasciasse più mance. Anche noi saremmo più vogliosi di tornare al lavoro, cavolo!
Addento l’ultimo morso che mando giù con un sorso di birra. Spazzolo via le briciole e sono pronto a lavorare. Per ora, preferisco di gran lunga aiutare al bancone o come cameriere. Quindi, con olio di gomito e forza di volontà, afferro il primo di una lunga fila di bicchieri e posate da pulire.
Alterno vari compiti fra cui anche ripulire i tavoli. Quando ne ho abbastanza, mi vesto dell’incarico di ragazzo delle consegne. Che abbiano inizio le corse.
Mi dirigo verso lo stanzino in cui il personale può cambiarsi e posare gli effetti personali. Io devo solo infilare la felpa rossa con il logo del locale stampato sulla schiena: un cane in stile cartone sorridente con una borsa per la pizza al collo. Un capello in testa, borsa in spalla e sono ufficialmente vestito come si deve. Evviva…
Apro le porte della cucina con una spalla e afferro le ordinazioni con allegati i vari indirizzi.
Le cuoche mi salutano affettuose e io ricambio senza problemi. Insieme ai camerieri, potremmo tutti far parte di una famiglia allargata.
-A dopo Luke. Non scambiare le ordinazioni; non sia mai che il caffè sappia di ciliegia!- ed accenno un risolino per la battuta. Ricordiamo benissimo di quella volta in cui sbagliò clamorosamente e servì una pseudo bevanda.
-Ah ah ah, davvero simpatico! Complimenti.- scuote la testa e torna a girare come una trottola fra bancone e tavoli.
Non vedo PJ da nessuna parte, quindi dev’essere senz’altro uscito prima di me.
Esco all’aperto e salgo sulla moto di cui possono usufruire i fattorini come me. La preferisco alla macchina per le consegne, sono comunque più rapido in mezzo al traffico che puntualmente ingorga le strade. Con un rombo che mi ricorda il mezzo incidente di stamattina, parto e mi godo il vento che promette una serata gelida.
Aibileen’s Pov
Sono talmente concentrata che per un attimo, mi sembra di averlo immaginato il campanello che suonava. Quando il suono si ripete, faccio una corsetta e abbasso il volume della radio. Con un altro scatto degno di un atleta, arrivo alla porta d’ingresso slittando con i calzini. “Manca solo qualcuno che mi riprenda”, penso inconsciamente.
Me ne sto lì ,appoggiata alla maniglia e  attonita di fronte a un ragazzo che non ho memoria d’aver incontrato prima. Evidentemente un poco più grande : i tratti del viso ben definiti. E che tratti! Mi aspettavo il solito tipo dalla faccia butterata e uno sguardo pervertito. Ma ammetto di essermi fortemente sbagliata.
I capelli sono tenuti indietro da un cappello rosso, come la felpa che indossa. Deve essere la classica divisa. Mi sorride sincero e io spero che di non essere più rossa in viso del mio ultimo colore di capelli. Rimango un attimo a fissarlo e sembro una vera scema , lo so, e me ne rendo conto dopo un bel po’ di secondi. –Forse è il caso che ti consegni le pizze, a meno che non ti piacciano fredde.- dice con l’intento di scaldare l’atmosfera.
-Oh…em..ehm…uhmmm….- cerco disperatamente una parola che abbia un senso ma la mia mente ricorda tanto il deserto del Sahara in questo momento. Cominciano a sudarmi le mani e io mi maledico mentalmente per aver scelto sicuramente l’unica pizzeria che offre il servizio di ragazzi bellissimi. Accidenti!
-Aspetta. Porto tutto dentro, intanto ti consiglio di chiudere un secondo la porta. Si gela là fuori.- Mi dice lui.
Io annuisco perché non so davvero cos’altro fare. E poi che freddo!
All’aperto è impossibile restare e lui ha assolutamente ragione : confermo con due starnuti che posso solo definire imbarazzanti. Cos’altro manca per completare il tutto ?
Oh, si…La mia faccia sporca di pittura. Già.
-Ehm…- mi schiarisco la gola- puoi poggiare tutto in cucina…grazie mille!- mi affretto ad aggiungere. Un ghiacciolo sarebbe più disinvolto di me.
-Nessun problema.- Risponde, facendo mostra delle sue fossette.
Oh, ma dai…
Mi tiro una ciocca di capelli dietro  l’orecchio e raggiungo il mio zaino, per prendere le banconote necessarie. Ti prego, ti prego, ti prego Abbie datti un contegno e non fissarlo per quanto possa essere bellissimo. Continuo a ripetermi queste parole che sembrano servire al mio subconscio per continuare a respirare.
-A proposito, io sono PJ e mi congratulo per aver scelto la nostra pizza che come puoi vedere è più alta di me…se non ricordo male, a me è piaciuta da impazzire. Ottima scelta!- ma come fa a scherzare così con me? Avrebbe già dovuto ridermi in faccia per l’ aspetto e il mio ‘makeup’ originale.
-mmmh, già, sembrava spaventosamente invitante… così come puoi vedere, sto morendo di fame…- le mie guance sono rossissime, scommetto. E io mi sto aggrappando alla speranza di non dire cavolate- …Io sono Aibileen…Abbie, piacere.- Mi correggo perché il mio è un nome alquanto strano.
Fa un cenno d’apprezzamento-  E’ interessante come nome. Di conseguenza dovresti esserlo anche tu.
Interessante? Ma sta parlando di me?
Sono indecisa fra il ridere nervosamente o ricambiare questa interessante  osservazione.
Mi mordicchio l’interno della guancia- Oh…non sai quanto.- parlo con il tono che lascia intendere quanto la mia sia la pallida imitazione di una battuta.
-Ahahah  vedo che non ti manca la risposta.-
Quello che mi manca è la saliva con cui vorrei mandare giù un groppo di tensione in gola.
-oh, fidati, è solo un caso- ammetto .
-Sento che posso fidarmi…- sembra pensare a qualcosa.-Allora spero di rivederti….il che non è improbabile se richiamerai- ammicca con un occhiolino.
 Se richiamerò ? Aspetta che ci penso.
-sarebbero sette e cinquanta. Più questa bottiglietta di coca-cola offerta dalla casa.- Aww che gentile! Gli porgo dieci euro –Puoi tenere il resto- gli parlo accennando un sorriso. Sto facendo dei passi avanti. Vai così Abbie!
-Grazie Abbie- Forse è solo una mia impressione, ma il mio nome pronunciato da quelle labbra morbide ha assunto un tono caldo che mi provoca un brivido involontario e un altro sorriso.- e se la pizza non ha ottenuto tutta l’attenzione, la casa offre anche questo numero di telefono.- Scrive un numero  su un tovagliolo e io sento solo il mio cuore che batte come un tamburo e sembra voler saltargli addosso al posto mio.
Me lo porge –è stato un piacere incontrarti, ma ora devo proprio correre per altre ordinazioni. A quanto pare stasera, la pizza che hai scelta ha riscosso molto successo. -si dirige verso la porta e io neanche mi rendo conto di star stringendo convulsamente il tovagliolo.
 Lo raggiungo e come un soffio di vento è già ripartito. Il mio appetito si è stranamente ritirato e al mio cervello sta tornando un po’ di ossigeno. Mi viene istintivamente da strofinarmi le mani sulle guance per controllare che non siano andate a fuoco. Già è bastato quello che mi ha attanagliato lo stomaco poco fa.
 Mi scappa un sospiro bello profondo mentre richiudo la porta dietro di me. Tempo due secondi, che si riapre. Entra James insieme ad alcune foglie –JAMES!- corro verso di lui che ricambia subito il mio abbraccio.
-Hei piccoletta!- Mi stringe le braccia attorno alle spalle e io appoggio la guancia sulla sua spalla. Mentre inspiro, annuso anche un odorino familiare…Lo annuso di nuovo. Ma certo! Pizza!
-Aspetta un attimo…ma è una persecuzione!- mi allontano un po’ e gli lancio un occhiata accusatoria. –ma di che diamine stai  parlando?- ribatte confuso.
Scuoto la testa – Nulla nulla. Non capiresti!.- e non mi faccio domande sul perché del suo nuovo ‘profumo’.
-Io non ti capisco mai, è diverso. E penso che nemmeno Angie ce la faccia a volte.- risponde lui con la battuta pronta.
Sgrano gli occhi quando mi viene in mente un particolare. Salgo le scale due gradini alla volta. Scommetto che lui è ancora dove l’ho lasciato. A chiedersi se il mio non sia un caso perso.
Appena entro in camera mia, adocchio il computer che fa capolino dalla scrivania. Lo accendo e digito la password che ho ideato per privacy da James. –M A R S H M A L L O W.- sillabo la mia geniale password e nel frattempo tiro fuori una salvietta dall’apposito contenitore e la uso per eliminare le tracce di pittura che, suppongo non mi rendano molto seria…
Entro subito in videochiamata con i miei due migliori amici.
Da anni io, lei e Henry abbiamo un patto : ogni volta che avessimo avuto –la fortuna di- un incontro con un ragazzo effettivamente attraente, avremmo subito dovuto riferirlo e raccontarlo per filo e per segno.
 Cosa che feci appena vidi comparire le loro facce ravvicinate sullo schermo. Erano davvero buffi e le loro espressioni erano assolutamente esilaranti mentre ascoltavano le mie parole. A fine racconto sono scoppiata a ridere.
-Ma che ti ridi? Tu hai appena incontrato un edizione limitato di stra-figo e non lo hai ancora chiamato ?- era logico aspettarsi questi commenti. Alzai gli occhi al cielo.
-Bhè tesoro, non ha tutti i torti!- interviene Henry che da come posso vedere, ha appoggiato la faccia sui palmi delle mani, in stato di ascolto.
Sono incredibili! –Ti faccio notare che anche tu stai ridendo. O mi sbaglio? Mh?- si, quello sulla sua faccia è assolutamente un sogghigno.
Si aggiunge anche Angie al club delle risate e temo che James possa entrare da un momento all’altro e domandarsi cosa stiamo combinando. Non sono troppo brava a mentire e finirei per dirgli tutto. Lui da bravo fratellone qual è, mi vieterebbe categoricamente di uscire con il mio incontro fortunato. Uff!
Non potrebbe mancare il commento di Henry per concludere il tutto –Beh , se proprio non ti deciderai a richiamarlo, puoi tranquillamente passarmi il numero…lo sai che ne farei un uso migliore del tuo!- il sorrisino sul suo viso dice tutto.
-Henry! Dovrei cominciare a iscriverti ad un sito di incontri se non la pianti di fare il guastafeste!- sono falsamente indignata.
-Bang! Abbie 1- Henry 0! Ahahahah vi adoro ragazzi ma voglio più bene alla nuova puntata di Gossip Girl…quindi buonanotte cuccioli!- e Angie sparisce dallo schermo.
Lui sporge il labbro e assume la faccia di un cucciolo, per davvero. –Non puoi essere così crudele! Lo sai che sono a secco di coccole da un bel po’…uff.- mi accusano lui e il suo faccino.
Sbuffo e gliela do vinta –Si si, hai ragione tu! Dovrei essere più buona…vuol dire che appena ci incontriamo, ti offrirò un gelato al doppio cioccolato con tanta, tanta panna!- lo guardo apprensiva e gli soffio un bacio con la mano- Ora vado anche io. Non sia mai che mi venga voglia di chiamare qualcuno… Ciao Cucciolo!-
Mima il gesto di afferrare il mio bacio volante e infilarselo in tasca -Ciao piccola mia!- e lo schermo si annerisce del tutto. Meno male che ci sono loro! Non so come farei altrimenti…
Spengo il computer e mi affaccio al piano di sotto. Mio fratello è di nuovo sommerso dalle carte che deve firmare, leggere e compilare per l’apertura della nostra disco-libreria. Ogni volta che ci penso, sorrido automaticamente e mi viene voglia di improvvisare un balletto di felicità. Per fortuna mi trattengo prima che possa scandalizzare qualcuno.
Arrivo vicino a lui e lo abbraccio da dietro. Mi stacco un attimo e afferro uno spicchio enorme di quella famosa pizza.
Gnomm gnomm. Mmmh, niente male!
 
 
WILL: https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1.0-9/1044515_726096214089442_859219954_n.jpg
 
AIBILEEN :
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HEY EVERYONE !!
Sono fiera di aver scritto questo capitolo in tre giorni…un miracolo!
Ormai devo tenere occupate le mani perché altrimenti sarei ancora a cambiarlo. Sono un caso perso, lo so.
Se siete arrivate fin qui, vi dico un milione di GRAZIE. E forse neanche basterebbero.
Sono consapevole di essere una scrittrice in erba e di errori ne ho fatti parecchi. Ho cominciato a scrivere solo perché ero disperata e non riuscivo più a tenermi dentro questa storia. Ci tengo tanto,tanto da passare la notte a scrivere e correggere. Non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni e critiche costruttive da cui potrei imparare molto. E poi…cavolisonoarrivataalquartocapitolo!!
Passando alla storia :
Ehilà PJ, come va?
Ho inserito questo personaggio perché con lui la storia si farà più interessante.
Non vi dico cosa succederà perché…devo ancora saperlo io.
Parlando di Abbie: Finalmente ho trovato un nome. YEEEE! Mi sono scervellata e spero di non pentirmene. Pian piano vedremo sempre più aspetti del suo carattere e del suo passato (quello lo so!). Saranno ricordi malinconici e grigi, anche per i nostri Will e Flo. Carini vero ?
Continuerò a scrivere per voi, se troverete il tempo per lasciarmi un messaggio. Ci vediamo alla prossima!
  
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