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Autore: ansaldobreda    27/04/2014    3 recensioni
allora, prima di tutto è la mia prima storia (vi prego non sbranatemi!) e volevo dedicarla al mio personaggio preferito di sempre, C-17. da quando ero piccola mi sono sempre divertita a creare storie insieme a lui, e vorrei raccontarvi la mia versione della sua storia, o almeno provarci :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percorro il corridoio della scuola. Sento delle voci provenire dalla mia classe, tutto è stranamente agitato oggi, anche per essere il primo giorno. O forse sono io a essere agitato. Entro in classe, non c’è traccia di un professore. Eppure sono in ritardo, sono sicuro di essere in ritardo. Tony mi si avvicina, vederlo è un sollievo, perché la maggior parte della gente in quella classe non la sopporto. Ma viene verso di me con un sorriso troppo… troppo! Può volermi bene e tutto ma così lo prenderei a sberle. E l’avrei fatto per davvero se lui prima di darmene il tempo non avesse urlato «Il prof di matematica se n’è andato! » Per la prima volta, gli voglio bene per davvero.
«Sei serio?»
«Sì, sì, è in ospedale!» Un sorriso cattivo si dipinge sul mio volto. Il mostro se n’è andato, potrei togliermi la maglietta e mettermi a urlare correndo per la classe. Da quando ho messo piede in questa scuola, ho sempre avuto il debito in matematica, mai recuperato. Dovevo aspettare così tanto prima che gli venisse un infarto?
«Ma quindi chi avremo?»
«Non lo so, è uno nuovo credo. Si capisce perché è in ritardo il primo giorno» Un professore che arriva in ritardo lo potrei detestare e adorare allo stesso tempo. Se arriva in ritardo mi da il tempo di copiare i compiti e tutto, ma contemporaneamente mi ruba la scena. Sono io quello che arriva in ritardo!
Saluto qualche mio compagno, o meglio, loro salutano me e qualche volta rispondo. Quasi a metà dell’ora entra in classe (impossibile!) il vecchio del treno. Avrei voglia di svenire, così mi porterebbero all’ospedale e mi balzerei la lezione. Non deve essere difficile fare finta, basta che ti lasci cadere… e se all’ospedale incontro l’altro prof di matematica? Meglio non rischiare. Con lo sguardo, il vecchio ci fa sedere ai nostri posti, io mi metto in ultima fila, vicino a una ragazza fissata con la biologia, però ci si può parlare, e a volte mi allunga il suo compito di scienze.
«Buongiorno a tutti» Ci fissa come se si aspettasse un coro di benvenuto. «Sarete felici, o no, di sapere che sarò il vostro nuovo professore di matematica e fisica. Mi chiamo Gelo, voi mi chiamerete professore»
«Ma non è quello scienziato famoso?» Chi è quella che si interessa agli scienziati famosi?
«Può darsi. Ho accettato questo lavoro perché volevo studiare il comportamento dei giovani, quindi esigo che vi comportiate bene perché fate parte di un esperimento importante» Per un attimo me lo immagino a osservare dei ragazzi nudi da dietro un vetro e annotare ogni loro mossa. Che cosa farei se venissi rinchiuso nudo dietro un vetro? Mi metterei a urlare, forse. e se ci fossero delle belle ragazze insieme a me? Però non so se riuscirei a farlo davanti a uno scienziato, potrei ucciderlo. Ma come faccio a ucciderlo da dietro un vetro? Potrei spaccare il vetro…
«… quindi cominciamo» Cominciamo cosa? Vedo quelli seduti in prima fila che a turno rispondono a delle domande del professore. Come ti chiami? Sei di queste parti? Ti trovi bene? Vai d’accordo con i tuoi genitori? Hai fratelli e sorelle? Perché hai scelto di frequentare un liceo scientifico? A tutti le stesse domande. Alla terza persona mi accascio sul banco. Probabilmente finirà l’ora prima che arrivi a me. E invece mi tocca. «Tu sei?»
«Nicholas» Non mi piace dire il mio cognome. Chiamatela fissa, ma non lo sopporto. Forse perché mio padre è morto. Comunque riesce a trovare il mio nome nell’elenco, sono l’unico Nicholas nella mia classe.
«E anche il terzo debito non saldato lo abbiamo trovato.» Sbuffo, sperando che abbia sentito. «Sei di queste parti, Nicholas?»
«Sì.»
«E ti trovi bene?» Posso dire di no?
«Mi annoio.» Annuisce on un mezzo sorriso.
«Vai d’accordo con i tuoi genitori?» Non sono i miei genitori! Cazzo! C’è anche scritto sul registro, sono in affidamento! Impreco non troppo sottovoce. «Qualche volta.» Anche adesso annuisce. “Ma cosa vuoi? Chi sei?"
«Hai fratelli o sorelle?» “Lo sai, l’hai vista l’altro giorno mia sorella”.
«Sì, una sorella. Ha la mia età.»
«E con lei vai d’accordo?»
«Sì.»
«Perché hai scelto di frequentare un liceo scientifico?» Dovrebbe essersi accorto dalla mia media che non ho scelto io. Non mi ricordo di avere una materia sopra, forse informatica, o ginnastica. Questo è il momento di uscire dalla classe. «Perché il mio sogno è sempre stato quello…» chiudo il pugno davanti a me e pronuncio con troppa enfasi il resto della frase « di diventare un fisico nucleare.» Tutta la classe si mette a ridere, io rimango a metà dal farlo. Tony si gira dicendo che questa non l’aveva ancora sentita. Sembra che sorrida anche il vecchio. Rimango con gli occhi sbarrati, se fosse stato con un professore normale, mi avrebbe già interrogato per la risposta "inopportuna", e probabilmente avrei già avuto la prima insufficienza dell’anno. Ma quello non è un professore normale.
«Spero che riuscirai a realizzare il tuo sogno.» risponde tranquillo. Come se non avessi cercato di prenderlo per il culo. Continua con le sue domande, mi ha ignorato! Mi mordo un’unghia, devo rimanere indifferente. Alla fine del giro, ricorda a tutti quelli che non hanno saldato il debito che oggi pomeriggio ci sono le lezioni di riparazione. Ancora! Odio questo posto! Ma forse questa volta ci andrò…
  
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