Volevo dirti che...
Masashi
Kishimoto ©
Zoe
chan ®
Le bastava vederlo uscire
dalla sala operatoria per arrossire e sentirsi tremare le gambe. Se la sfiorava
passando in corridoio e le teneva gentilmente la porta aperta, incominciava a
sudare. E se l’avesse mai baciata, come avveniva nei suoi sogni, Sakura Haruno,
infermiera addetta alla sala operatoria pediatrica, sarebbe svenuta. Erano due
anni che Sakura si struggeva per Sasuke Uchiha, e ormai fantasticava su di lui
anche durante gli interventi e alle funzioni domenicali, proprio mentre il
reverendo Kakashi minacciava i fedeli con la punizione del fuoco eterno. Forse
non riusciva a toglierselo dalla mente a causa del sangue Irlandese che le
scorreva nelle vene. Non che trascurasse il lavoro: anche quella sera era
arrivata in sala operatoria per pèrima, per
controllare che tutto fosse in ordine.
-Sono pronto a chiudere,
Sakura.-
La voce calda di Sasuke le
diede un brivido.
-anch’’io, dottor Uchiha.-
Lui sollevò le mani con i
guanti sporchi di sangue e controllò i monitor, prese l’ago che Sakura gli
porgeva e suturò lo strato cutaneo esterno.
-ottimo lavoro, ragazzi-
osservò. – questo bimbo cela farà. Sai, i valori sono stabili?-
-Si- rispose il tecnico
interpellato.
Mentre un assistente
abbassava la musica County che Sasuke amava ascoltare quando operava, lui alzò
lo sguardo.
-Brava, confettino, mi
servivano proprio quelle pinze- disse
Sakura ebbe un tuffo al
cuore udendo quel soprannome.
-Oh, s…si- balbettò – Il dottor
Uzumaki le porta sempre via, così ne ho presa qualcuna di scorta. Sono contenta
per il piccolo.-
-Parli così lentamente–
rise Sasuke.
Sakura inarcò le
sopracciglia. – Prende in giro il mio accento, dottore?- Lo faceva sempre.
Lui le sorrise attraverso
la mascherina. – Non hai ancora imparato che non devi sfidarmi?-
-Mai sfottermi per il mio
accento- dichiarò Sakura. –Le sue sono parole di guerra.-
-Ehi, abbiamo una vera
combattente!-
-Certo- replicò lei. Fuori
dalla sala operatoria Sasuke ignorava la sua esistenza, ma durante le operazioni
lo scambio di battute allentava la tensione, e lei era il suo bersaglio
preferito perché gli teneva testa, anche se il suo cuore accelerava i battiti
ogni volta che apriva bocca. Per fortuna il giorno dopo sarebbe partita per il
paese della sabbia, e sperava che tre mesi di lontananza curassero la sua
cotta.
-Ho due fratelli- spiegò,
socchiudendo gli occhi verdi. – Non ho avuto scelta: dovevo combattere.-
-Anche io sono cresciuto a
Konoha, sono più duro di quanto pensi.-
Che stupida, perché
abboccava sempre? In fondo, Sasuke era il primario di chirurgia infantile della
Konoha Maternity, e avrebbe dovuto lasciargli l’ultima parola, ma a volte non
riusciva a resistere.
-il suo “Konoha” e il mio
sono due posti diversi- lo informò.
-Davvero, confettino?-
Sasuke ricuciva con calme la ferita. –E quale sarebbe il mio “Konoha”?-
-Negozzi esclusivi,
cavalli di razza e musica country registrata in studio.-
Gli occhi di Sasuke, color
pece, erano concentrati sul lavoro.
-E il tuo?-
-Una puntatina in un bar,
dopo una cavalcata- rise lei. – Se vuole un assaggio di vera musica country, me
lo faccia sapere.-
-Perché, io ascolto quella
finta?-
-Semplicemente…non è roba
genuina.-
-Non sarai una snob?-
Sakura spalancò gli occhi.
–Io? E’ lei la stella della mondanità, dottore.-
-Colpevole!-
Sakura guardò sorridente
Shikamaru, il piccolo di tre settimane che prima dell’operazione non aveva
possibilità di sopravvivenza. Era incredibile che ce l’avesse fatta. Pesava
solo due chili, era minuscolo e pallido, e il suo piccolo torace che si alzava
e abbassava respirando le ricordò i fiori mossi dal vento. La vita era un bene
prezioso, ma spesso troppo fuggevole. Per la sua mamma, che l’aspettava fuori
dalla sala, Shikamaru rappresentava tutto il mondo, così poco prima Sakura le
aveva mandato a dire che tutto procedeva per il meglio.
Da quando lavorava alla
Konoha Maternity aveva assistito a molte tragedie, ma per fortuna a un numero
maggiore di miracoli. Alzò la testa e incrociò gli occhi che la incantavano:
-Sei tornata sulla terra,
confettino?- Chiese Sasuke dolcemente.
-Certo- si affrettò a
confermare, ma era nervosa, come se lui le avesse letto nel pensiero. Chissà se
un giorno avrebbe avuto un figlio anche lei, un bambino tutto suo, non uno da
lasciare nella nursery a fine turno. Voleva uscire dall’ospedale con un
fagottino in braccio e tanti mazzi di fiori, mentre il suo uomo andava a
prendere la macchina, ansioso di riportare a casa la famiglia.
-Mi chiami quando ha bisogno
di me- concluse, allontanandosi dal tavolo operatorio.
-Grazie, Sakura.-
Lei osservò le grandi mani
di Sasuke, dalle dita affusolate, ai suoi occhi intensi. Dalla mascherina si
vedevano solo gli zigomi alti, e il capelli nerissimi che lei sognava di
toccare. Senza camice, Sasuke sembrava più un modello che un chirurgo. Smettila! Non poteva continuarlo a
fissare negli occhi mentre suturava una ferita. Doveva partire al più presto.
Sperava di dimenticarlo, visto che lì non ci riusciva: mentre spazzolava il suo
cavallo o tagliava il prato nella fattoria di suo padre aveva in mente soltanto
il dottor Uchiha. Infondo loro due erano diversi come il giorno e la notte: lui
proveniva da una famiglia ricca, lei dalla campagna, e ne era fiera. Suo padre,
Kun, era il presidente della principale opera di beneficenza, la Fondazione
Uchiha.
Il dottor Uchiha
frequentava il mondo dorato dell’alta società, e in clinica si diceva che
avrebbe sposato Temari no Sabaku, una bionda alta e snella, mani perfettamente curate
e cariche di costosissimi anelli. Non solo Sasuke era quasi fidanzato, ma aveva
7 anni in più di Sakura ed era il suo capo. Però nei momenti di tensione in
sala operatoria Sakura vedeva qualcosa che Temari non avrebbe mai visto: la
grande determinazione con cui cercava di salvare una piccola vita. Sasuke
doveva vincere contro la morte. Sakura si era innamorata di lui non appena
aveva incrociato il suo sguardo in un intervento.
-Finito, ragazzi.- annunciò
Sasuke, voltandosi prendendo il carrello degli strumenti.-Lasci, faccio io-
protestò Sakura.
-Credi che il lavoro
manuale mi faccia paura?-
-Stia attento, o la
scambieranno per un infermiere e le faranno cambiare le padelle!-
Lui la guardò divertito. –Che
orrore! Adesso andiamo, confettino. Mi apri la porta prima di ripulire il
nostro paziente? Io vado a parlare con la sua mamma.-
Era fantastico dare buone
notizie fuori dalla sala operatoria. Mentre Sasuke le passava accanto, Sakura
sentì una vampata di calore e inalò il suo profumo. Lui le si avvicinò e lei
arretrò d’istinto, con gli occhi spalancati.
-Quando hai finito-
mormorò con una voce profonda che le fece i brividi, -vieni a casa mia, devo
parlarti prima che tu parta. Ti ho lasciato l’indirizzo sulla scrivania.-
Sakura sapeva benissimo
dove abitava. La villa era davvero enorme, e molte volte era comparsa su
riviste di archittettura.
-A..a casa sua?- Balbettò,
con le ginocchia tremanti. –perché?-
-Non ne vedo l’ora-
mormorò sibillino Sasuke.
Lei si trattenne dal
rincorrerlo. –Aspetti un attimo, Sasuke…cioè dottor Uchiha. Di cosa vuole
parlare?-
Lui se ne andò con passo
sicuro, e Sakura sbuffo seccata, non appena si accorse che gli stava fissando
il sedere sodo. Aveva la minima idea di quanto la torturasse o di quanto fosse
presuntuoso a pensare che lei mollasse tutto e si precipitasse da lui? Non che
non ci volesse andare, ma se aveva altri programmi?
Peccato
che tu non ne abbia.
Salve
a tutti!! ^_^
Spero
che questa mia nuova ideuzza sia di vostro gradimento!!
Aspetto
le vostre recensioni=)
Bacione,
Zoe Chan.