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Autore: sereve    28/04/2014    1 recensioni
Raf e Cry, una storia romantica in uno sfondo apocalittico, ma, come si sa, non si può decidere quando l'amore ti colpirà.
tratto dal ... capitolo: "Mi ritrovai davanti ad un paio di occhi grigi; quasi facevano paura da quanto erano chiari. Cercavo di muovermi ma ero come bloccata, ipnotizzata, quasi, da quello sguardo, che sembrava volermi leggere dentro. Vidi dietro di lui uno spostamento d’ombre e osservai, terrorizzata, il mostro che avanzava lentamente verso il ragazzo sconosciuto, puntando dritto al suo collo."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ciao gentaglia! colgo l'occasione di dirvi che da giovedì a lunedì non pubblichero un emerita mazza... car, je suis a Rome! aaaah la capital del la musique <3 a chanter naturalment (perchè sono a Roma, aaaah la capitale della musica! a cantare, naturalmente) quindi buona lettura e godetevi i capitoli di oggi, martedì e mercoledì, perchè poi prima di quattro, cinque giorni non posto:*
sereve

"non posso"




~~
Mi svegliai con la luce del sole; avevo dimenticato di tirare le tende e di chiudere la porta d’entrata, ma poco importava. Sapevo solo che Raf mi stava aspettando e che puzzavo, troppo.
Uscii di casa e feci di corsa l’ultimo tratto, trovandomi davanti una porta socchiusa; mi si formò un groppo in gola: e se fosse stato attaccato il biondino?
Aprii lentamente la porta, facendola cigolare; feci un passo in avanti, ma mi trovai a poca distanza dalla canna di un fucile; mi spaventai a tal punto da fare un salto all’indietro e sbattere la testa. Mi uscii un suono di disappunto, mischiato ad un mugolio di dolore; solo allora l’arma venne abbassata e mi si parò davanti un volto sconvolto e provato da una notte in bianco. Rafael aveva profonde occhiaie sotto gli occhi e il viso corrugato di preoccupazione; appena realizzò chi fossi, gettò l’arma per terra e mi abbraccio di slancio.
-che diavolo ti è saltato in mente?! Dove eri finita? Red ti ha incontrato al parco e t gli hai dato le tue provviste! Ma sei fuori? Come pensi di sopravvivere?- mi sgridò arrabbiato.
-guarda che ho cibo! Serviva più a voi comunque. Ti prego, non ti arrabbiare.
Mi avvicinai a lui abbracciandolo ma, immaginando la puzza che doveva sopportare, cambiai direzione, iniziando a salire le scale.
-e ora dove vai?-chiese lui, stupito.
-puzzo. E sono sporca di sangue di non morti- e indicai i miei vestiti, ormai da buttare. Peccato, mi piaceva tanto quel giubbotto.
-ah, ok. Fra poco salgo anche io, comunque.
-ok.
Mi spogliai lentamente, così da non entrare troppo in contatto con quel liquido appiccicoso; sembrava peggio del petrolio riguardo la consistenza. Rimasi in biancheria intima e iniziai a riempire la vasca con acqua bollente, un toccasana per il mio rinomato freddo; gettai Sali profumati e mi legai i capelli in una crocchia spettinata prima di entrare dentro.
Tolto anche l’ultimo strato di vestiti, mi immersi nell’acqua piena di sapone e iniziai a passarmi lentamente la spugna sulle braccia, meticolosamente, tanto che non sentii neanche la porta aprirsi e il biondino entrare.
-dammi la spugna, te la passo sulla schiena io.
Mi voltai e, senza dire niente, gliela passai e, quando iniziò a massaggiarmi le spalle, mi rilassai immediatamente. Eravamo avvolti dal silenzio e dal vapore acqueo, un atmosfera calda e rilassante, tanto che romperla parlando sarebbe stato uno spreco; il rumore del nostro respiro e quello dell’acqua era l’unica cosa che si udiva in quella stanza. Gli davo le spalle ormai da dieci minuti e avevo bisogno di un qualsiasi contatto, anche visivo, quindi mi voltai, facendo oscillare un po’ l’acqua , e mi aggrappai con le mani al bordo della vasca. Lui mi guardò e si avvicinò un po’ di più, quindi, spazientita, afferrai la sua maglietta e lo spinsi verso di me, per far combaciare le nostre labbra; avevo aspettato tanto quel bacio, da quando ero entrata in casa. Gli afferrai i bordi della maglietta e gliela tolsi, facendolo rimanere a petto nudo. Lui si tolse velocemente i pantaloni e rimase in boxer; gli feci spazio nella vasca e aspettai che togliesse anche quelli per entrare. Senza guardare dall’ombelico in giù, mi voltai, fino a trovarmi davanti a lui. Mi avvicinai, tenendomi un braccio a coprire il seno, imbarazzata.
-non coprirti- sussurrò roco Rafael.
Inginocchiata dentro la vasca, lasciai cadere il braccio, facendomi vedere dal ragazzo; il suo sguardo vagò sul mio corpo coperto dal collo in giù dalla schiuma che si era appiccicata alla mia pelle, quando mi ero spostata. La schiuma mi accarezzava le curve quasi inesistenti, mentre l’acqua mi sfiorava l’ombelico, facendo oscillare la pallina del piercing. Mi si avvicinò lentamente, prendendomi la testa fra le mani e lasciandomi un bacio sul naso; mi fece poi girare e mi prese tra le braccia, così che la mia schiena cozzasse con il suo amplio petto. Iniziammo a parlare del più e del meno, così da distrarci dalla situazione troppo frizzante.
Dopo mezz’ora decidemmo di uscire dalla vasca: mi avvolse delicatamente in un asciugamano e poi si coprii a sua volta. Andammo a cambiarci in silenzio; ormai i vestiti di mio padre erano diventati i suoi, non che mi dispiacesse molto, dato che non li avrei di certo usati io. Senza accorgermene, mi ero messa addosso la sua felpa verde; non era di certo colpa mia, però: cosa potevo farci se era comodissima? Finii di vestirmi e raggiunsi Rafael che era sceso in salotto e mi stava aspettando.
- vedo che ami quella felpa. Avrò mai speranze di riaverla indietro?- chiese ironicamente il ragazzo quando entrai nella stanza.
- fammi pensare … no!- risposi ridendo insieme a lui.
Continuammo a scherzare per diversi minuti, finché non si voltò verso di me e disse: - vieni con noi.
- eh?
- hai capito benissimo, invece. Vieni con noi.
- ah.
- la smetti di rispondere a monosillabi, cazzo?
- ok, ok non ti scaldare, cavolo. Voi chi, comunque?
- io e il mio gruppo. Sai, quando è iniziata l’apocalisse, io e dei miei amici ci siamo salvati, a dispetto di tutti quelli che hanno cercato di scappare, inutilmente per giunta; sappiamo combatterli, dato che ci siamo conosciuti ad un corso di combattimento. Vieni con noi.
- io.. non posso, scusa.
- non era una domanda la mia. Era un’ ordine.
Risi nervosamente, ma quando mi voltai a guardarlo la sua espressione era serissima. Non stava scherzando. Mi zittì di colpo, cercando le giuste parole per fargli capire che non sarei potuta mai andare con lui; come potevo spiegargli che stavo morendo? Certo, Lu aveva detto che non sarei morta, ma sarei diventata qualcosa di simile a ciò che lui disprezzava tanto.
- non posso, non posso.
-non fai che ripeterlo! Perché?! Cosa ti costa? Cosa hai qui che ti fa sentire più sicura che non con altre persone come noi, come me e te?
“ed è qui che ti sbagli Raf; come te, non come me. Nessuno è come me”, pensai rattristandomi. Vedendo che non rispondevo, si alzò lentamente e si diresse verso la porta.
- ho capito, è una perdita di tempo; infondo, non so neanche io cosa mi aspettavo, non ci conosciamo nemmeno. Non voglio rimanere ancora con qualcuno che preferisce morire da sola e non salvarsi con altre persone. Ti auguro di avere fortuna e di non morire subito.- e detto questo, uscii sbattendo violentemente la porta.
 
  
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