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Autore: crowning the skulls    28/04/2014    4 recensioni
|73°HG|What if?|Nuovo personaggio|Cinna♥Nuovo personaggio|Johanna♥Finnick|Gale♥Katniss♥Peeta|
Juliette Elaìn è estratta per i 73° Hunger Games. Il suo Distretto, il 7, non è un favorito, ma ce la può fare: dipende tutto da lei. Sarà brava a sopravvivere come con i pennelli?
Andrew Focal è il tributo maschile proveniente dal Distretto 7. Odia Capitol City e l'idea della rivolta lo attrae. Tornerà a casa? E la rivoluzione?
Cinna è il nuovo stilista del Distretto 7. Ribelle, con una grande abilità artistica. Riuscirà a portare a casa almeno uno dei suoi due tributi?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blight, Cinna, Johanna Mason, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino.

La colpa non è delle nostre stelle, ma di noi stessi, che siamo dei

subalterni.

 

-“Giulio Cesare”,William Shakespeare

 

 

 

Sbam. Freddo. Mi giro sotto le coperte, coprendomi. Che bel risveglio, e che sarcasmo.

Che ore sono? La sveglia indica le 7:00.

Papà deve essere andato al lavoro. Improbabile. Che giorno è oggi, lo sai, Juliette?

Oggi non c'è scuola e non si lavora. Sai benissimo perché.

La porta si è chiusa dopo aver lasciato entrare un nuovo ospite. Saluta e congela la mia pelle da sotto il pigiama, vittima dell'usura.

Salve, vento. Sei venuto a darmi l'addio pre-Mietitura?

È gradita la tua visita, lo sai, vero?

Sto parlando al vento o sto solo pensando? Forse ho semplicemente paura. Ho sedici anni, sono un possibile tributo. Nessuno pensa davvero che, se io venissi estratta, possa avere qualche possibilità di tornare a casa. Non sono in gamba rispetto agli altri, o almeno ai Favoriti. Insomma, sono un'imbranata totale! Non ho mai maneggiato un'arma che non fosse un' ascia, ma non essendo la figlia di un taglialegna non so usarla davvero. Non so combattere. Non so accendere un fuoco. Cosa ho in più? Be', sono intelligente. Furba. Ragiono discretamente nella matematica, pur non amandola, ma la mia vita sono la scrittura e il disegno. Le mie matite non sono che mozziconi di legno trovati attorno al mercato nero, ma a me va bene così. So creare oggetti. Potrei sopravvivere, se me ne sto per i fatti miei, almeno fino al gran finale. Forse, ma non ne sono sicura, potrei vivere...

Sempre se verrò estratta, cosa che non spero affatto. Meglio che io mi distragga: i ricordi dei Giochi degli scorsi anni mi uccidono lentamente, pensando a tante persone come me che esalarono l'ultimo respiro. Cosa avranno provato? Paura, immagino di si. Dolore? Ovviamente. Avevano delle famiglie.  Avranno pianto per loro. Proprio come farebbe la mia. Su questo siamo uguali.
Sono la figlia maggiore degli Elaìn. Ho una famiglia normale, qui, nel Distretto 7. Non stiamo male economicamente perché mio padre è riuscito a guadagnarsi una posizione decente, per questo aiuta spesso chi non ce la fa senza però impicciarsi troppo. È un grand'uomo, si chiama Stem, ma non credo sappia quanto tengo a lui. Mi chiudo spesso in un mondo tutto mio, di matite, chiaroscuri, tecniche e ritratti mai finiti. Oppure leggo, sia a piacere che per la scuola. I libri si trovano con facilità, tanto non li compra nessuno, considerato che vengono prodotti qui. Che obiettivi ho nella mia vita? Devo finire la scuola, che frequento con i massimi voti. Poi cosa farò? Forse qualcosa come ingegnere o architetto. Non dovrebbe essere male e servono progetti per il disboscamento corretto delle zone. L'importante è non morire di fame, in effetti.

Siamo in quattro, me compresa. Mia madre si chiama Margot. È un nome piuttosto comune qui. È una donna molto forte e molto bella, ma troppo precisa e pignola.

Mio fratello è più piccolo di me ed ha sei anni. Si chiama Twig: cerca sempre di giocare con i ragazzi più grandi, che sorpresi lo accolgono. Credo che sia un po' irritante, certe volte, ma gli voglio molto bene. È irritante soprattutto quando cerchi di dormire prima della Mietitura e lui ha gli incubi. 
Ne soffre molto, a dire il vero. 

«Twig... Ho soooonno.» Biascico, assonnata. Possibile che nemmeno prima della Mietitura si possa dormire in pace?

«Scusami Julie!» Mormora, quasi ingrandendo i suoi occhi fino a sembrare grottesco. Ha sempre avuto degli occhi enormi, come me, del resto.

Ribatto, con voce impastata. «Non chiamarmi così...»

«Non riesco a dormire.» Mi risponde.

«Pensa a... Alla ninnananna che ti cantava mamma, o ai tuoi giochi, o...»

«Ci ho già provato! Ma non ci riesco!»

Sbuffo. «Ho capito che intendi. Vieni, e non darmi fastidio, okay?» Dico, facendogli posto nel letto.

«Si!!» Gioisce, sorridendomi: un cerbiatto che pensa di non crescere mai e che si illude nel suo piccolo mondo dove il più grande dramma è una caramella scomparsa. Riuscirà a crescere, ma so che lo farà troppo in fretta, e mi sento triste al pensiero.

 

******
 

Le dodici arrivano troppo in fretta. La piazza, da come si poteva vedere dalla finestra, è gremita di gente. Non dobbiamo fare tardi, perché i Pacificatori non sono buoni con i ritardatari. Mi guardo allo specchio, di nuovo.

Indosso un vestito a maniche corte nero, semplice, con delle calze nere e degli anfibi. Come mi vesto sempre. Eppure questo non è un giorno come sempre.

Non nego di avere paura. Ma cosa mi accadrà? Verrò estratta? Oppure sopravviverò alla Mietitura? Non voglio perdere la mia famiglia... Né me stessa. Non sarò un loro burattino, né ora né mai. Ne hanno avuti abbastanza, non necessitano di me.
Sento una porta aprirsi e vedo entrare una piccola figura, seguita da due ombre.

Twig è vestito con una camicia bianca con sopra un maglioncino leggermente stinto, come papà. Mia mamma ha un lungo abito verde, è bellissima.

Le faccio i complimenti con uno sguardo triste, pensando che potrebbero essere gli ultimi. Lei mi sorride. Non sorride mai. Capisco che ha paura anche lei.

Usciamo, andando nella piazza. Cerco i volti dei miei cari tra la folla, ma non riesco a trovarli. I miei genitori aspettano dietro con Twig e io raggiungo le mie coetanee. A dire il vero, non ho molte amiche. Ho solo un migliore amico, Andrew. Ha diciotto anni, lo vedo poco davanti a me. Vorrei chiamarlo. Dirgli che per lui è l'ultimo anno, che non deve avere paura. Inizia il solito filmato di Capitol, con una grande gioia da parte di Venera, la nostra accompagnatrice, vestita completamente a pois verdi. Trucco e capelli compresi. Inquietante, brutto e provoca mal di testa.

Quando il filmato finisce vengo percorsa da un brivido. Tocca prima alle signore, quindi adesso diranno il nome. Ci sono solo sette bigliettini con il mio nome. 

Quando sento il mio nome sulle labbra a pois di Venera,Juliette Elaìn, immagino che dovrei provare paura, terrore, invece sento una sensazione di vuoto. Me lo aspettavo.
Forse sono stata pessimista, ma per una volta avevo dannatamente ragione. 
Mi impongo di stare calma.
"Concentrati su altro. Forza. Niente panico".
Ci sono dei rumori. Mi sento immobile. Riesco a muovere la mano? Si. Riesco a muovermi. Sto ancora respirando, il che significa che non sono ancora nell'Arena, quindi non mi sono ancora consegnata alla Mietitura. Potrei provare a scappare. Mi prenderebbero, sarei morta.
"No, Julie, non pensare. Muoviti, va' sul palco".
Sento un leggero ronzio, forse è la gente che parla. Parlano di me.
Decido di non sembrare impaurita, devo sembrare forte davanti alla Capitale. Dopo un bel respiro, a pugni chiusi raggiungo il palco. Sento il corpo gelido. "Non sei ancora morta, Julie" mi dico. Eppure sono gelida come se lo fossi. Sento una voce. Si alza dalle altre. Sembra la voce di un bambino. Perché urla?
Questa voce prende forma nei miei ricordi, e si collega a un bambino dagli occhi grigi.
 Twig!

«Sorellona! Julie!» Grida, correndo verso il palco. Scendo, prendendolo in braccio, mentre i Pacificatori me lo strappano via. Dico di no, volendolo portare sul palco con me, ma insistono e lui scende, tornando dai miei.

«Dopo potrete salutarvi.» Sibila il più grosso, mentre il più giovane mi guarda con dolcezza. Deve capire cosa provo, forse ha anche lui un fratellino o una sorellina.

Ritorno sul palco, non bastava esserci salita una volta. Uffa.

Johanna, la mia mentore, mi fa un cenno divertito. Partiamo bene.

Blight invece, l'altro mentore, sulla trentina, mi sorride dolcemente. Sento che a lui questa scenetta è piaciuta, e ne sono contenta.

Adesso tocca agli uomini. Il nome che sento pronunciare è familiare. Andrew Focal. No, non lui. Il mio migliore amico. Abbiamo condiviso tutto... Gli mancava solo un anno. Non ho potuto dirgli addio, prima, e ora siamo condannati a morte. Lui vive, io muoio. Il patto nella mia testa è chiaro sin dall'inizio.
Non voglio crederci... Non lui, non lui.
Sarà un altro Andrew Focal, stranamente identico al mio amico. Andrew sarà a casa. Starà aiutando la madre a cucinare per il pranzo post-mietitura. È sempre una grande festa, se non sei estratto.
Anche Twig lo conosceva. In effetti, forse era un po' come il suo fratello maggiore: Twig ha giocato con lui a calcio, qualche volta. A lui piace giocare con i ragazzi più grandi, tra cui alcuni diciottenni come Andrew. Vuole crescere. Non sa che si perde.
Sono pallidissima. Sto per cadere in ginocchio ma resisto. Andrew ha le lacrime agli occhi quando mi guarda. Lo abbraccio istintivamente. Non lui, perché proprio lui? Dio, non lui!
Ci separano. Venera è triste. Strano. Non lo è mai, a nessuna mietitura.

Ci stringiamo le mani, prima di entrare nel municipio pieno d'edera.

 

******
 

«Julie!» Grida Twig, entrando nella stanza e abbracciandomi. Mia mamma ha gli occhi rossi, mio padre è pallido. No, non ritornerò a casa secondo loro? Davvero?

«Ce la posso fare, davvero» dico, fredda. In realtà non mi sento più nemmeno qui, ma altrove. Penso ai boschi dove sono cresciuta, a casa mia: li dovrò abbandonare, davvero? Non è solo un sogno?

Anche mamma e papà mi abbracciano: cerco di godermi questi abbracci il più possibile: sono gli ultimi che avrò da loro. Scoppiano in lacrime.

Mi dicono tante cose che non sento davvero, come trovare per prima dell'acqua e altro per sopravvivere. So che ascoltandoli li renderei felici, ma non ci riesco.

Spero capiscano, davvero. Non voglio ferirli, non ora.
Parlano di Andrew. Lo conoscono da quando ero bambina. Per loro, credo, sarà come perdere un figliastro. Perdere due figli, sapendo che uno ucciderà l'altro, è orribile.

Quando se ne vanno mi riabbracciano e sento realmente ciò che dicono:

«Ti vogliamo bene».

******

 

Delle vocine dolci mi chiamano da dietro la porta. Sono Emily e Sophie, le mie due cuginette, di sei e tre anni. Sono entrambe bionde, con gli occhi azzurri: la sorella più piccola copia la più grande in un modo adorabile, infatti lei mi abbraccia subito dopo la sorella. Rischio di piangere. "Non piangere."

Sorrido loro con tenerezza, coccolandole. Sono le mie piccole, come se fossero sorelline. I miei zii Nancy e Marcas entrano dopo di loro. Lei è in lacrime e mi abbraccia, lui prende le bambine con sé, prima di abbracciarmi anche lui.

«Avevi solo una tessera, una sola tessera!» Dice lei. «Come è potuto accadere?»

«Doveva succedere.» ribatto, stanca. Non si è ricordata che non c'è solo la tessera, ma anche il bigliettino annuale. C'erano sette possibilità.

Marcas ha l'aria molto triste ma sfuggente, come se volesse fare qualcosa. Sa bene che non può, no?
 

Oramai sono parte dei 73esimi Giochi.
 

La famiglia si guarda per un attimo, prima che Emily prenda qualcosa dalla tasca, meravigliando tutti.«Tieni Julie!» Mi sorride, dolcemente.

Mi dà un ciondolo a forma di foglia, di un metallo stinto color bronzo.

«Regalo per te... Ti piace?»

Un portafortuna. «È meraviglioso» dico, meravigliata. La abbraccio, ringraziandola.

Dopo gli ultimi saluti escono. Li rivedrò mai?

 

******

 

«Su, su! In carrozza, tributi!» Venera ci spinge delicatamente dentro la carrozza. Ma quanti giornalisti ci sono? Non avevo idea di quanto fossimo importanti. Johanna e Blight li fanno allontanare leggermente, ma non basta. Io ed Andrew saremo su tutti i giornali, ovviamente.

Anche lui ha un portafortuna, un bracciale d'oro con un quadrifoglio.
Perchè lui, Dio? Perchè non un ragazzo che non conosco, oppure un conoscente... Ma non il mio migliore, unico, inseparabile amico. Morirei anche se vincessi. Non vivrei senza di lui.

È colpa del destino? No, Juliette, pensaci: è colpa di noi uomini, subalterni. Senza i Giorni Bui questo... Non sarebbe mai successo.

 

 

la tana di kyrean

Salve, ragazzi! Allora, so che questa storia vi può sembrare una già vista e rivista, ma vi assicuro che sarà diversa dalle altre ^^ Nei titoli dei capitoli ci saranno moltissimi riferimenti a Shakespeare, il mio amore. Gli attori nella foto sono:per Juliette Michelle Trachentberg (credo si scriva così); per Andrew ho scelto Andrew Garfield; per Venera ho pensato a Amy Adams; per Blight invece ho trovato Michael Fassbender. E
 poi, non credo di dover aggiungere altro. 
 

  
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