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Autore: Harryshighnotes    28/04/2014    0 recensioni
Sarah era 'strana', ecco come la definivano. Non le era mai piaciuta la realtà in cui era costretta a vivere, piena di persone false ed ipocrite. No, non faceva al caso suo. Lei era diversa. Era timida e tendeva a chiudersi in sé stessa, ma nessuno l’aveva capito. Per gli altri era solo un’asociale. Un’asociale perché non era la solita ‘ragazza facile’. Un’asociale perché amava starsene a casa a leggere, piuttosto che uscire e passare la notte in discoteca. Viveva la sua vita senza permettere a nessuno di intromettersi e scoprire qualcosa in più su di lei, era molto riservata. Nessuno riusciva mai a capire se fosse felice o triste, i suoi occhi non lasciavano trasparire nessuna emozione, erano vuoti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella notte, nonostante i mille tentativi per calmarmi, non riuscii a dormire nemmeno per un’ora. I sensi di colpa per ciò che era accaduto a casa di Harry mi stavano divorando, facendomi sentire una persona davvero orribile. Quando mi rassegnai all’idea che non sarei più riuscita a prendere sonno, decisi di dare un’occhiata alla sveglia e vidi che erano appena le cinque del mattino. Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria fresca e soprattutto di fare una bella passeggiata, immergendomi completamente nei miei pensieri. Dopo essermi preparata scesi in cucina e afferrai distrattamente un frutto dalla ciotola posta al centro del tavolo, che avrei mangiato durante il tragitto. Camminai molto più lentamente del solito, mentre la mia testa minacciava di poter esplodere da un momento all’altro. Non avevo idea di come fare, ma dovevo a tutti i costi scusarmi con lui. Quando arrivai davanti alla scuola i cancelli erano ancora chiusi, così mi sedetti su una panchina, accesi l’MP3 e, dopo essermi infilata le cuffiette nelle orecchie, mi lasciai trasportare dalle note della mia canzone preferita.
Gli studenti stavano a poco a poco arrivando e i miei occhi continuavano a vagare in cerca di Harry. Quando lo vidi mi bloccai, e tutta la determinazione che mi sembrava di aver acquisito nelle ore precedenti svanì all’improvviso. Stava fumando appoggiato ad un muretto, con lo sguardo totalmente assente. Aveva i capelli un po’ spettinati, indossava una maglietta bianca con lo scollo a V coperta da una giacca di pelle nera. La sua figura era messa in risalto da un paio di jeans grigio scuro attillati, mentre ai piedi portava delle blazer. Volevo andare da lui, ma mi sentivo come se qualcuno mi avesse inchiodata al suolo. No, non potevo sempre permettere alla paura di comandare a piacere le mie scelte, io ero più forte. Dopo un respiro profondo iniziai a camminare e mi fermai proprio di fronte a lui.
“Ti devo chiedere scusa per ieri, mi sono comportata come una sciocca. Non dovevo scappare in quel modo.. mi dispiace, davvero” dissi tutto d’un fiato fissandomi le punte delle scarpe.
Non rispose. Poco dopo sentii due dita posarsi sotto il mio mento, facendomi alzare lo sguardo. Quando incontrai i suoi occhi il mio cuore si fermò. A causa della mia timidezza non ero abituata a guardare in faccia le persone, e questo gesto inaspettato mi colse di sorpresa.
“Stai tranquilla, non hai fatto niente di male” disse, accennando un sorriso.
“V-va bene. Ora devo andare, ciao” risposi sottraendomi dal suo tocco e avviandomi verso l’ingresso.
Alla fine della terza ora, appena uscii dall’aula di fisica, una ragazza mi venne incontro e mi porse un volantino.
“Ci sarà il ballo di primavera la prossima settimana e sto distribuendo questi inviti a tutti gli studenti della scuola. Durerà dalle otto fino a mezzanotte, pensi di venire?” mi chiese.
“Non credo che serate del genere facciano al caso mio, grazie comunque” risposi.
“Oh.. va bene” disse lei, un po’ delusa. Le accennai un sorriso e mi diressi verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la mia prossima lezione.
Quella giornata sembrava non finire più, così, appena suonò anche l’ultima campanella, fui molto felice di poter tornare a casa. Però, prima ancora di riuscire a raggiungere il portone, venni bloccata da un ragazzo che mi si piazzò davanti. Capelli neri più corti ai lati, occhi di un nocciola intenso e un piccolo accenno di barba sul viso. Era più alto di me e aveva un braccio ricoperto di tatuaggi. L’avevo già visto, era uno dei ragazzi più popolari e belli dell’istituto, perennemente circondato da una miriade di studentesse che cercavano -con scarsi risultati- di fare colpo su di lui. Girava voce che si concedesse solo alle ragazze che reputava all’altezza dei suoi standard, non era un’impresa facile convincerlo dati i suoi gusti a dir poco difficili, quindi la domanda che mi sorse spontanea fu perché mai dovesse avvicinarsi proprio a me.
“Ciao. Mi chiamo Zayn Malik, piacere” disse, porgendomi la mano.
“Sarah, piacere mio” risposi stringendogliela, cercando di non far trasparire l’ansia che mi stava assalendo in quel momento.
“Hai sentito che la settimana prossima c’è il ballo? Ti andrebbe di venirci con me?” mi chiese.
A quella proposta mi mancò il respiro e mi si seccò la gola, tanto da non riuscire nemmeno a parlare. Deglutii e, non so per quale assurdo miracolo, riuscii a rispondergli.
“Non sono proprio un’amante delle feste..” dissi.
“Dai, vedrai che ci divertiremo” mi incoraggiò lui “questo è il mio numero, se dovessi decidere di andarci, chiamami” concluse, porgendomi un biglietto.
“Ok, ti farò sapere” risposi.
Lo guardai allontanarsi e, solo dopo aver assimilato tutto ciò che era appena successo, iniziai a camminare.
Un paio di ore dopo decisi di scrivergli un messaggio per accettare il suo invito e per dargli il mio indirizzo, lui rispose immediatamente che mi sarebbe passato a prendere alle otto. Essere invitata ad un evento del genere da Zayn Malik non era certo cosa da tutti i giorni, quindi arrivai alla conclusione che se me lo fossi lasciato scappare sarei stata proprio una stupida. Non mancava tanto al ballo e io non avevo niente di adatto da indossare, così decisi di andare a fare spese in centro. Dopo aver visitato numerosi negozi trovai un vestito davvero stupendo: scollo a cuore, stretto in vita da due fasce che partivano dal seno e si congiungevano in un fiocco che cadeva sul retro dell’abito. Era più corto davanti, mentre dietro aveva uno strascico semitrasparente, tutto sui toni del blu. L’avrei abbinato benissimo con delle scarpe col tacco che mia madre si era dimenticata nell’armadio quando se n’era andata di casa. Ero davvero al settimo cielo, ma tutto quest’entusiasmo cessò lasciando posto ad un’ansia massacrante quando mi resi conto che quella sera avrei avuto gli occhi di tutti puntati addosso.
Sabato arrivò fin troppo velocemente e quella mattina nella mia testa c’era spazio solamente per il ballo. Sinceramente non riuscivo a capire perché mi sentissi così euforica all’idea di andarci.. forse non mi vedevo bella da troppo tempo e volevo dimostrare a me e a tutti gli altri che potevo essere molto meglio di come mi vedevano di solito. Quando arrivai a casa mi preparai subito una tisana per distendere i nervi e andai su YouTube per ascoltare un po’ di musica. Alle sei e mezza mi feci una doccia. Una volta uscita asciugai i capelli e decisi di provare un’acconciatura diversa dal solito facendomi i boccoli. Appena ebbi finito mi misi a testa in giù e li scossi con le mani per ottenere un effetto più naturale. Presi la trousse che tenevo in fondo all’ultimo cassetto del comodino e tornai in bagno. Era da tantissimo tempo che non mi truccavo e speravo di esserne ancora capace. Iniziai con il fondotinta e, per fortuna, la mia carnagione bianco latte non era cambiata col passare del tempo. Misi il correttore su alcune piccole imperfezioni e finii la base con un leggero tocco di blush sulle guance. Applicai un semplice ombretto con i brillantini per dare luce all’occhio e tracciai una riga di eye-liner, senza dimenticarmi il mascara. Per completare il trucco tinsi le labbra con un rossetto color carne, tendente al rosa. Dopo essermi messa vestito e scarpe decisi di abbinare il tutto ad un braccialetto, un paio di orecchini pendenti e una pochette. Mi spruzzai sui polsi due gocce di Chloè e li sfregai per diffondere bene il profumo. Quando mi guardai allo specchio feci quasi fatica a riconoscermi, ero davvero molto soddisfatta del risultato che avevo ottenuto. Guardai l’orologio che segnava le 7.50, stranamente ero in perfetto orario. Alle otto in punto Zayn mi fece uno squillo al cellulare, così scesi le scale stando attenta a non inciampare, mentre la paura iniziò ad impadronirsi del mio corpo, rendendomi incredibilmente tesa. Salii in macchina e lui non disse niente. Si limitò a squadrarmi dalla testa ai piedi, senza nemmeno accennare un sorriso e, anche se mi scocciava ammetterlo, ci rimasi male. Avevo impiegato un sacco di tempo per prepararmi e lui era riuscito a demolire quella poca autostima che avevo in meno di un minuto. Proprio quando stavo per chiudermi in me stessa, come ogni volta in cui mi sentivo a disagio, si decise a parlare.
“Sei bellissima questa sera, mi hai lasciato proprio senza parole..” disse, sorridendomi.
Rimasi di stucco. ‘Allora mi ha notata!’ pensai.
“G-grazie” risposi, arrossendo un po’.
Tutto il resto del viaggio fu piuttosto silenzioso. Scendemmo dall’auto e andammo a fare la fila per mostrare ai due ragazzi all’entrata l’invito che ci avevano consegnato a scuola. Eravamo lì dentro da pochissimo e Zayn si era già fiondato al bar per prendersi da bere. Stetti praticamente tutto il tempo seduta sui divanetti che circondavano la pista da ballo, aspettando che Malik si ricordasse della mia esistenza e lasciasse perdere la sua combriccola di amici, almeno per un attimo.
Verso metà serata partì un lento e quando lo vidi avanzare verso di me non riuscii a trattenere un sorriso. Mi prese per mano e mi trascinò al centro della sala, dove cominciammo a muoverci seguendo il ritmo della canzone in sottofondo. Ci stavano fissando tutti, come se stessero aspettando qualcosa che sarebbe successo di lì a poco, ma che a me in quel momento sfuggiva. Cercai di non pensarci, convincendomi che fosse solo una mia impressione.
“Sei davvero bella..” disse.
Stavo per rispondere, ma non me ne lasciò il tempo.
“..peccato che resterai sempre una sfigata senza amici”.
Dopo aver concluso la frase mi si fermò davanti, fece un ghigno e mi rovesciò addosso tutto il contenuto del bicchiere che teneva in mano, rovinandomi completamente il vestito.
“Ma tu mi avevi detto che..” cercai di finire la frase, ma non ci riuscii perché le parole mi morirono in gola.
“Era tutto uno scherzo. Che ingenua, come potevi anche solo pensare di piacermi?” disse.
Non ci potevo credere. Rimasi immobile e ammutolita, mentre delle lacrime silenziose mi rigavano le guance. Tutti stavano ridendo di me e l’unica cosa che riuscii a fare fu correre fuori in cortile. Stetti a piangere con la schiena contro il tronco di un albero per circa un’ora, nascondendo il viso tra le ginocchia, fino a quando qualcuno non si sedette vicino a me. Ero curiosa di sapere chi fosse, ma allo stesso tempo avevo paura che si trattasse di qualcuno venuto per prendersi ulteriormente gioco di me.
“Si è comportato davvero come un coglione, non devi piangere per uno così” disse.
Conoscevo questa voce, mi era familiare.
“Non voglio che tu mi veda in queste condizioni” risposi, guardando un punto fisso di fronte a me.
Dopo alcuni minuti di silenzio sentii il rumore di un accendino e intravidi con la coda dell’occhio una piccola fiamma. Accese una sigaretta e me la porse. Evidentemente non aveva alcuna intenzione di andarsene, lasciandomi sola a crogiolarmi nella mia tristezza.
“Vuoi un tiro?” mi chiese.
“In realtà non ho mai provato a fumare..” ammisi.
“Beh, da questa sera sì” disse, rivolgendomi un sorriso sghembo.
In fondo non poteva succedere niente di male e sinceramente non mi dispiaceva fare questa nuova esperienza.
“E va bene, dammi qua” dissi con convinzione, girandomi verso di lui.
Mi passò la sigaretta e io me la portai alle labbra, aspirando. Subito dopo averlo fatto fui colpita da un forte bruciore alla gola, che mi costrinse a tossire. Harry scoppiò a ridere ed io insieme a lui.
“Ma che roba è?” chiesi, con voce strozzata.
“Marlboro rosse” rispose “la prossima volta ti faccio provare quelle alla menta” continuò.
“Mi dispiace deluderti, ma non penso proprio che ci sarà una prossima volta” dissi, sorridendo e gettando la testa all’indietro per guardare il cielo e cercare di intravedere qualche stella.
Per un attimo mi scordai della presenza di Harry e ripensai a tutto quello che era successo durante il corso della mia vita, che mi scorreva davanti agli occhi come un film. Perché alle persone piaceva così tanto vedermi soffrire? Che bisogno c’era di umiliarmi in questo modo? Cos’avevo fatto di male per meritarmelo? Sarei sempre rimasta sola, perché per la gente valevo meno di zero, quindi che senso aveva continuare a stare qui? Magari se quel giorno avessi fatto un passo in più, se mi fossi lasciata cadere nel vuoto, ora starei mille volte meglio. Questo ricordo tornava a farsi sentire molto spesso, e ogni volta portava con sé un’inevitabile ondata di amarezza e malinconia, che non sempre riuscivo a mascherare. Ad un certo punto la sua voce ruppe il silenzio, riportandomi alla realtà.
“E’ la seconda volta che ti vedo così pensierosa” disse.
“Eh già” risposi, sospirando.
“Va tutto bene?” mi chiese con aria preoccupata.
“Sì, certo” mentii, rivolgendogli un sorriso forzato.
Lui sembrava perplesso e mi scrutò per un paio di secondi, ma poi, per mia fortuna, lasciò cadere la conversazione.
“E’ tardi, vuoi che ti riaccompagni a casa?” chiese gentilmente, dopo poco.
“Mi faresti davvero un grandissimo favore” risposi, rivolgendogli un sorriso.
  
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