Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: roberta_everdeen    29/04/2014    2 recensioni
-Non credo di farcela. Sento che sto per crollare,sento che sto per cadere in pezzi- disse lei. I suoi occhi erano pieni di lacrime. I suoi polsi erano lacerati. Tutto questo mi ricordava me qualche anno fa, me nel bagno di casa mia con un lametta in mano.
-Tu ci riuscirai, diventerai forte. Uscirai da questa situazione, in un modo o nell'altro- dissi determinata.
Io, Demi Lovato, avevo stravolto la vita di una ragazzina di nome Emily, e lei aveva stravolto la mia. Aveva bisogno di me e io di lei.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm losing myself trying to compete with everyone else.





“Please still my heart cause it’s freaking out”
Quest’ultima frase scaturì un urlo di gioia da parte di tutti i presenti sul set. Il video fu davvero difficile da girare: dovemmo cambiare vari set, i ballerini, il trucco, i capelli, l’acqua in cui ero immersa ma soprattutto le luci che spiccavano nella sala. I ballerini furono proprio bravissimi come mi aveva promesso Ally prima delle riprese. Mi andai a congratulare con loro. Ci fu un abbraccio di gruppo, subito dopo mi allontanai.
Accarezzai i miei capelli ancora bagnati, presi un asciugamano e m’incamminai verso il mio camerino. Robert mi portò un caffè per rilassarmi un po’. Emily mi aspettava nel divano con il suo nuovo telefono in mano. Le labbra leggermente rosee dal lucidalabbra, i suoi occhi a mandorla risaltavano ancora di più grazie al trucco naturale. Le unghie laccate di un rosa confetto.
Appena mi vide si alzò e mi venne a salutare.
-Scusa se non ho seguito tutto il video ma il tuo telefono squillava impazientemente e l’ho portato qui- mi disse passandomelo.
Guardai la schermata. 3 chiamate perse. Anonimo.
Alzai un sopracciglio confusa. In quei casi avrei dovuto chiamare la mia manager per evitare problemi ma non feci in tempo che il telefono iniziò a squillare. Emily ritornò a sedersi.
-Pronto?- risposi
Sentii dei vari rumori poi finalmente qualcuno parlò.
-Demi? Sono Tanisha-
Guardai Emily che si stava aggiustando il trucco degli occhi e uscii dal camerino. Chiamai Robert e gli dissi che nessun avrebbe dovuto disturbami.
-Tanisha, salve. È successo qualcosa?-
La sentii sbuffare rumorosamente.
-Mi ha chiamato l’ospedale. Vogliono controllarla. Ogni mese ci sarà un controllo di circa trenta minuti per vedere se migliora. Mi hanno detto che se la situazione migliorerà andrà a rehab solo per un mese così da ricevere una certificazione medica. A Gennaio forse inizierà la scuola privata-
-L’hai iscritta in una scuola privata?-
-Si. Decisione mia-
Rimasi un po' sbigottita da quell'affermazione. Aveva preso in fretta le sue decisioni. Non che io fossi stata contraria, insomma era sua madre e aveva tutto il diritto di prendere decisioni per lei. Ma sembrava tutto troppo affrettato.
-Ok- sospirai e mi morsi il labbro. –A che ora dovrò essere lì?-
-Ti manderò un messaggio….- mi rispose in modo vago. La ringraziai in modo garbato per l'informazione. Poi mi appoggiai alla porta, aprendola leggermente per vedere cosa stesse facendo Emily. Era davanti allo specchio e si stava accarezzando i capelli.
-Tanisha… Vuoi parlare con lei?- chiesi con il cuore in gola. Era pur sempre una madre lontana dalla propria figlia. Si volevano bene. Tanisha era ingiusta ma era l’unica persona che sosteneva Emily, con violenza, ma lo faceva.Dopo di lei poi c'ero io che avevi raccolto la mano di Emily e l'avevo a riportata alla serenità. Mi sentivo responsabile di quest'allontanamento tra madre e figlia ma ero anche soddisfatta del mio lavoro. Emily divenne troppo importante per me e il suo sorriso m’incoraggiava a continuare. Stavo salvando una persona. No, lei non era una persona. Lei era la persona. La voce di Tanisha mi ricordo che avevo un obiettivo: dovevo salvare Emily con tutti i mezzi e le persone possibili.
-No.- rispose secco. –Dimmi solo come sta-
-Bene. È stupenda, sta diventando ancora più femminile: inizia a truccarsi. Le ho comprato un cellulare-
-Mmh. Va bene, ti ringrazio. Ci aggiorniamo.- chiuse la chiamata. Guardai il cellulare. Arricciai le labbra e ritornai da Emily.
All'uscita fummo travolte da tutti i miei fans che erano lì, ma per fortuna Robert riuscì a portarci in limousine con tranquillità. All'interno della limousine mi rilassai totalmente. Inspirai l'odore di muschio che vi era nell'aria, emanato dall'Arbre Magique e ne approfittai per mangiare qualcosa. Sussurrai il nome di Emily che nel frattempo guardava fuori dal finestrino.
-Si, Demi?-
Sospirai. Mi sentivo come quando dovetti far conoscere il mio primo fidanzato a mia madre. Nervosa, ansiosa, piena di aspettative.
-Volevo parlare di una cosa importante di cui non abbiamo mai parlato e ho bisogno che tu risponda sinceramente- Annuì e si voltò completamente verso di me.
-Come va a scuola?-
Si morse il labbro e intrecciò le dita.
-Con lo studio bene. In arte sono la più brava e mi diverte molto. Ho anche un’amica con cui vado d'accordo. È simpatica, dovresti conoscerla.
-Bene. Era solo una curiosità.Ora andremo a casa, pranzeremo e poi andremo in ospedale-
-Devo controllarmi?-
-Si.-
Alzò le spalle e riprese a guardare il finestrino.

**

Lo studio del dottore era lo stesso di come ricordavo. Stesse poltrone di velluto azzurre, stessa scrivania, stesso lettino ma soprattutto stesso scheletro inquietante alle mie spalle. Venne incontro a me ed a Emily con gentilezza. Controllò la cartella medica di Emily di quando si fermò in ospedale e la fece sedere nel lettino. Guardò le bende degli avambracci di Emily, disinfettò le ferite e le cambiò con dei cerotti. Emily abbozzò un sorriso.
Il dottore ritornò alla scrivania ed Emily accanto a me.
-Emily, Demi. Sono passate solo due settimane dall’incidente ma sembra che ci sia qualche cambiamento. Lo dico perché di solito chi è in queste condizioni fa fatica a smettere in due settimane. Emily, tu hai mai avuto in questo periodo cedimenti? –
Sporse le labbra e giocherellò con le dita poi rispose.
-No, sono stata distratta in questo periodo. Grazie a Demi ed a Ally-
Il dottore annuì e ci congedò dopo poco tempo.
Eravamo in macchina, Emily aveva lo sguardo basso. Era silenziosa, non giocava nemmeno con il suo cellulare. Lo lasciò nella sua borsetta bianca.
Il mio cervello cercò di formulare un qualsiasi argomento che le potesse piacere ma non riuscì a trovare niente.
Accesi la radio e iniziai a canticchiare un po’ come piaceva a lei ma parve inutile. Rimasi in silenzio anch’io a guardare la strada.
Emily aprì bocca solo appena posteggiai. Forse aspettava questo, di rientrare a casa. Sorrisi al solo pensiero. Emily considerava casa nostra forse un posto sicuro, dove potersi confidare.
-Era una bugia-
-Che cosa Emily?-
-Provai a tagliarmi la scorsa settimana.-
Inspirai aria dal naso e strinsi le mani ancora arpionate al volante. Le sue parole mi arrivarono come un pugno allo stomaco.
-Perché hai mentito?-
Guardò in alto.
-Non voglio perderti.-
-Così peggiori la situazione. Comportandoti così non farai altro che complicare tutto e una volta che sarai al rehab non aspettarti certo che sarà un castello e ti tratteranno come una regina. Qui non si scherza Emily!- stavo quasi per urlare.
-Ho paura Demi! Smettila di comandarmi!-
-Comandarti? È così che chiami il darti l’aiuto necessario? Emily io volevo cambiarti ma ora non sei più la stessa. Dov’è l’Emily decisa che ho conosciuto al concerto? Quella che si nasconde dentro un armadio solo per parlarmi? È quella l’Emily che adoro!-
-Smettila! Tu non capisci!.-
Sentii lo stomaco contorcersi dentro. Tremavo dalla rabbia e sentivo il sangue ribollirmi ad ogni sua parola. Ero delusa, afflitta. L’avevo salvata ma ora stava ricadendo nel burrone.
-Io non capisco? Bene, ritorna pure da tua madre e assapora di nuovo il dolore che ti faceva procurare.- scesi dalla macchina e la lasciai lì, sola.
Rientrai a casa, chiusi la porta e mi sedetti nel divano. Il telefono squillava ma lo ignorai, concentrandomi sulla voce di Emily che riecheggiava nella mia mente.


**




POV EMILY
Non piangevo, non ci riuscivo. Avevo l’amaro in bocca per le parole che dissi a Demi. Le urlai quelle parole con ferocità come se lei fosse davvero la causa di tutti i miei problemi. Ma non lo era ed io lo sapevo. Cosa mi stava succedendo? Forse ero stanca. O forse ero confusa. In quel periodo ci furono troppi cambiamenti, troppe emozioni di cui non sapevo le origini.
In trappola, ecco com’ero. Ingenua, una bambina che si credeva cresciuta. Ma non lo ero.
Volevo sentirmi potente, come se finalmente avessi conquistato il mondo, ma il mondo che tanto amavo mi si stava rivolgendo contro.
Scesi dalla macchina e m’incamminai verso una meta non definita. Non mi andava di incontrare Demi e di affrontarla. Presi il cellulare e provai a chiamare Ally. Mi rispose.
-Ciao Emily, come stai?-
-Ho bisogno di conforto- le parole mi morirono in bocca.
-Che succede? Dov’è Demi?- si preoccupò ma io la tranquillizzai.
-Demi sta bene. Solo.. vieni a prendermi-
Bloccai il cellulare solo dopo aver avuto l’assenso di Ally.
L’aspettai seduto nel vialetto.
La sua auto era blu e luccicante, molto egocentrica come Ally. Salii di corsa nell’auto.
-Andiamo in spiaggia?- mi chiese tenendo lo sguardo alla guida.
-No. In cima al cielo-
Mi guardò perplessa ma acconsentì e andammo immediatamente lì.
C’era un vento leggero che fece svolazzare i miei capelli. Mi piaceva quel clima, rilassava.
-Racconta- esordì Ally sedendosi sul cornicione.
Sospirai e iniziai a raccontare ciò che era successo. Ally ascoltava interessata ma soprattutto preoccupata. Non pose domande, solo alla fine. Appena finii, lei mise un braccio attorno alle mie spalle.
-Emily, Demi è così. Quando si punta un obiettivo cerca di raggiungerlo a qualunque costo e appena vede qualcosa che non va si arrabbia ma allo stesso tempo si sente in colpa. In questo momento starà sicuramente guardando Titanic mangiando gelato al cioccolato. Dopo che Rose dirà “Jack sto volando” e lo bacerà, Demi inizierà a piangere perché sa che non potranno stare insieme e che il loro sogno andrà in frantumi. È molto sensibile, anche troppo.-
-È anche molto buffa però, eh- dissi io ironicamente.
Ridemmo tutte e due.
Calò il silenzio tra di noi. Ally chiuse gli occhi, appoggiò le mani dietro e inclinò la testa dietro. La osservai un po’. I capelli verdi si stavano schiarendo lasciando spazio ai suoi capelli biondi naturale. Le guance rosee in contrasto con la pelle più chiara. Il piercing che brillava nel suo naso. Le labbra sottili e delicate. Era diversa da Demi. Più fine ma allo stesso tempo più letale, più istintiva. Mi piaceva averla come amica.
-Vuoi fare una scommessa?- mi chiese improvvisamente tenendo gli occhi chiusi.
Accettai.
-Che tipo di scommessa?- chiesi curiosa di scoprire la sua fantasia.
-Se appena arriveremo a casa, troveremo Demi piangere tu dovrai far pace con lei- disse aprendo gli occhi e stiracchiandosi.
-Ci sto. Invece se la troviamo in qualche altra situazione tu dovrai insegnarmi un bal---
-Ferma lì, Emily. Non avevo finito. Se troveremo Demi piangere dovrai fare pace con lei ma soprattutto dovrai smettere di mentire e buttare tutte le lamette che ci sono in casa- ribatté con la sua sfacciataggine.
Aprii la bocca e la richiusi. Era una scommessa importante e determinante. Ally non avrebbe accettato un no come risposta. Presi un gran respiro, guardai il cielo e risposi.
-D’accordo. Accetto-


Ciao! Nuovo capitolo. Come avete letto ho provato a raccontare dal punto di vista di Emily e devo dire che mi sono sentita molto a mio agio, anche se Emily è molto diversa da me.
Fatemi sapere che ne pensate.
Vi lascio, al solito, i link dove potete trovarmi. Se volete scambiare quattro chiacchiere o se volete qualche consiglio, scrivetemi pure.
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