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Autore: miss dark    29/04/2014    2 recensioni
Febbraio 2093. In un mondo sopravvissuto alla crisi del petrolio e alla Terza Guerra Mondiale, retto dal Terzo Governo degli Oligarchi e trasformato in un Sistema dove le persone non sono esseri umani, ma ingranaggi di una macchina informatica, gruppi di Cyber Resistenza tentano di ripristinare l'ordine naturale delle cose e di risvegliare le coscienze assopite della popolazione. Aileen e le sue Mine agiscono nell'oscurità da anni per mettere a punto un piano capace di ridare speranza all'umanità, ma un evento improvviso sembra metterne in pericolo la riuscita.
[Prima classificata al concorso "Distopia" indetto da BabyJenks sul forum di EFP]
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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16 Febbraio 2093 - Server Nord
 
Capitolo quinto
 


 
La distesa di terra continuava a giacere deserta sotto il cielo cupo ma mai completamente nero della notte polare. Entro quattro settimane il sole avrebbe ripreso ad illuminare quello che una volta era stato il Polo Nord e gli animi di coloro che lavoravano nell'attuale Server Nord sarebbero stati rincuorati da quella presenza amica.
Aleksej era affacciato alla finestra della sua stanza e osservava l'orizzonte, pallidamente illuminato dalla luce delle stelle e dal riflesso del sole, nascosto da qualche parte al di là di quella linea sottile e indefinita. Stava fumando una sigaretta, cercando di liberare la mente.
Aveva ventiquattro anni e odiava il lavoro che era obbligato a svolgere. I suoi genitori erano stati deportati dopo la Seconda Rivoluzione Informatica, in quanto entrambi professori universitari, ritenuti non idonei al Sistema. La madre era stata professoressa di Filosofia, il padre di Storia. Prima di sparire dalla vita di Aleksej, avevano avuto il tempo di trasmettere al bambino un febbrile odio per il Sistema, odio che con gli anni non aveva fatto che aumentare sino a trasformarsi in rabbia cieca. Aveva vissuto nell'ombra fino ai vent'anni, unendosi a gruppi di ragazzi che, come lui, non avevano niente da perdere e tutto da distruggere. Veri e propri teppisti che avrebbero terrorizzato a morte i cittadini del Sistema, se non fosse stato che per le strade non circolava quasi nessuno. Aleksej e i suoi compagni passavano il proprio tempo scappando dai Sorveglianti durante le ore di coprifuoco e rubacchiando dai passanti durante le ore di libertà. Non avevano mai apportato alcun danno al Sistema, ma si ritenevano fieri della loro condizione di apolidi, senza una casa, senza una famiglia, senza un governo. Dei veri e propri cani sciolti, abbandonati a loro stessi, destinati a morire sotto le manganellate dei Sorveglianti prima di diventare maggiorenni. Eppure Aleksej non era mai stato beccato in flagrante e la sua fedina era immacolata, cosa di cui, ai tempi della macchia, non andava per niente fiero, ma che gli era valsa la possibilità di iniziare a colpire concretamente il Sistema che lui detestava dal profondo.
Due anni prima, infatti, Yvonne era riuscita ad intercettare i suoi movimenti e a mettersi in contatto con lui. Lo aveva notato mesi prima, quando, mentre tornava in stanza, era passata dalla sala delle videocamere del Centro Abitativo 370 (ex San Pietroburgo) e aveva sentito parlare di una banda di ragazzacci che sfuggiva continuamente ai sorveglianti. Si era infiltrata all'interno del sistema di telecamere e aveva iniziato a seguire i suoi movimenti fino a quando non aveva capito che era l'uomo che faceva per lei: pieno di risentimento e pronto a tutto, ma penalmente incontaminato ed estremamente acuto. Aveva comunicato la sua scoperta ad Aileen ed era stata lei a rintracciarlo, con l'aiuto del suo vecchio gruppo di resistenza, che aveva legami anche con la resistenza russa.
Ed ora Aleksej si trovava in quella landa desolata, in territorio nemico, a svolgere un lavoro di copertura che gli veniva maledettamente bene e che lui odiava profondamente. Pensare di aiutare il Sistema anche solo per finta e anche solo per poco tempo lo faceva sentire sporco, e non lo consolava l'idea che presto - ma un anno può dirsi presto? - avrebbe sabotato l'intero Server. Erano ormai dodici mesi che svolgeva le sue mansioni di Assistente e ancora non aveva avuto l'opportunità di apportare un qualunque minimo danno. Si sentiva inutile e questa era la cosa peggiore per lui.
Finita la sigaretta, gettò il mozzicone oltre la finestra e la richiuse, tornando a cercare calore all'interno del piccolissimo appartamento. Non era solo suo, lo divideva con altri due ragazzi che però, per fortuna, avevano il turno di notte, il che gli permetteva di agire inosservato per alcune ore.
Guardò l'orologio: le sette e mezza. Torre lo avrebbe contattato alle otto per riferirgli eventuali novità, che solitamente si limitavano a Bisogna continuare a pazientare, Re, mi dispiace. Alla faccia delle novità.
Decise che aveva tempo per una doccia e si diresse in bagno. Lasciò scorrere l'acqua finché non divenne calda abbastanza da ustionare qualunque persona tranne lui, che, con energia maniacale, sfregava braccia, gambe e corpo sperando di rimuovere ogni singolo batterio depositato dal Server sulla sua pelle. Il semplice contatto con quel luogo lo rendeva pazzo. Lui, che era abituato a correre da una parte all'altra della città per sfuggire alle ronde dei Sorveglianti, ora doveva stare tranquillo e mansueto a pochi metri di distanza da loro. Si sentiva una tigre in gabbia, costretta a girare in tondo all'interno della propria prigione pur di non sentire la mancanza di spazio[1].
Uscì dalla doccia più tranquillo rispetto a prima, anche se mai lo sarebbe stato completamente: non avere una casa a cui fare ritorno è come vivere una vita senza via d'uscita, nessuno mai ti verrà a salvare.
Guardò nuovamente l'orologio: le otto e cinque. Quella fissata di Aileen si sarebbe arrabbiata a morte con lui.
Aprì la finestra e si sporse fuori: nascondeva la propria radiotrasmittente sotto il davanzale esterno. Era convinto che nessuno dei suoi compagni di stanza sarebbe mai andato a mettere le mani proprio lì. Appena l'ebbe accesa sulla funzione di ricevitrice, la voce di Aileen prese a squillare.
- Mi ricevi, Re? Dove diavolo sei?! Passo. -
- Sì, ti ricevo Torre. Passo - rispose lui, evitando la seconda domanda, nella speranza che lei chiudesse un occhio.
- Cielo a pecorelle... -
- ...pioggia a catinelle. -
- Oggi avete deciso di farvi ammazzare tutti? Trasmettere via radio è più sicuro, ma non che lo è in assoluto. Chiunque potrebbe scoprirci e voi prendete la cosa troppo alla leggera! Passo. -
Aleksej non aveva niente da rispondere quindi si limitò a passare a lei la comunicazione.
- Il vostro atteggiamento ci farà ammazzare tutti. Passo. -
- Diciamo che le comunicazioni potrebbero anche essere interrotte, vista la loro inutilità. E forse sarà la tua smania di fare le ramanzine a farci ammazzare, hai già perso tre minuti preziosi. Passo - sbottò lui, infastidito dal tono di superiorità di quella donna.
Detestava essere comandato a bacchetta da una signora, anche se dal passato ammirevole. Era stata nella Cyber Resistenza per sedici anni e sapeva il fatto suo, ma questo non l'autorizzava a trattarlo come uno stupido.
- D'accordo. Questa non è la solita comunicazione, comunque. Ci sarà un cambio di programma. Regina dovrà lasciare il proprio posto entro un mese, dovremo anticipare. Tra meno di una settimana entreremo in azione, i dettagli non sono ancora definiti, te li comunicherò domani alla solita ora. Nel caso ci fosse qualche imprevisto, riceverò alle sette e quarantacinque. Qualche domanda? Passo. -
- Non ho molti elementi per fare qualunque domanda. Passo e chiudo. -
Nonostante fosse scontento di essere tagliato fuori dalle decisioni, fu scosso da un tremito di eccitazione che gli percorse tutta la spina dorsale. Balzò in piedi e si accese un'altra sigaretta, che fumò all'interno della stanza, fregandosene delle regole. Tra una settimana entreremo in azione, aveva detto Aileen. Sentì un moto di gratitudine verso di lei, e verso coloro che avevano licenziato Madame Maquis. Entrare in azione entro una settimana significava che una settimana dopo lui avrebbe smesso di lavorare in un quel posto orrendo, che lo stava contaminando con la sua cattiveria e malignità. Si sentì entusiasta, avrebbe avuto voglia di mettersi a correre e di andare a dirlo a qualcuno, ma, come sempre nella sua vita, era solo e nessuno lo avrebbe ascoltato. Rimpianse di aver interrotto la comunicazione con Aileen così presto, era l'unica voce amica che potesse sentire da due anni a quella parte, anche se durante l'addestramento le comunicazioni erano state molto più sporadiche. Non l'aveva mai vista, eppure pensava fosse una bella donna. La sua voce era intrigante e, nonostante i disturbi causati dalla scarsa qualità della comunicazione, ogni tanto gli era parso di sentire qualche nota sexy nelle sue parole. Forse lui era l'unico uomo con cui lei avesse contatti, forse anche lei aspettava il giovedì sera per sentire una voce forte e profonda che la facesse sentire un po' meno sola e un po' più donna. O forse era sposata e aveva anche dei figli.
Aleksej si accese un'altra sigaretta e si buttò sul divano.
Chissà perché non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero di che aspetto potesse avere quella donna. Che razza di nome era Aileen? Non riusciva nemmeno ad immaginare che discendenze avesse. Asiatiche? Magari era cinese e o giapponese. Non amava le asiatiche, erano minute e sembravano sempre indifese, lui preferiva le donne forti. Aileen però non era sicuramente indifesa, nè tantomeno minuta se era sopravvissuta a sedici anni di Cyber Resistenza.
Non riusciva a figurarsi nè il suo volto nè il suo corpo, ma era praticamente convinto che avesse i capelli neri.






 
 
[1] Cit. "Der Panther" di Rainer Maria Rilke
 


Che ve ne pare di Aleksej?
Premetto che quando scrivevo la storia ero letteralmente fissata con la Russia,
avevo anche iniziato a studiare il russo, poi mi sono resa conto che le lingue che già studio potevano bastare
e ho chiuso lì la mia avventura sovietica!
Lui rimane comunque uno dei personaggi che preferisco in questa storia,
ovviamente mi piacciono tutti, ma si sa, ci si deve sempre prendere una cotta per uno dei personaggi della storia.
Ecco, lui è la mia cotta post-apocalittica!
Ringrazio, come sempre, coloro che continuano ad appassionarsi alla storia,
mi fa piacere ricevere commenti di chi non aveva recensito prima, grazie grazie grazie!
Al prossimo capitolo,
Miss

 
  
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