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Autore: Skyless_star    21/07/2008    7 recensioni
Dopo averla salvata per un caso fortuito, le cose tra Koga e Sango cominciano a cambiare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koga, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa di Inaspettato
Capitolo 04 - Tu Appartieni A Me
di Skyless_star

 

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Prima di cominciare, vorrei ringraziare tutti quelli che sopportano la mia lentezza esasperante e continuano a leggere la storia, così come tutti coloro che hanno lasciato dei commenti o messo la storia tra le loro preferite.
Un ringraziamento particolare va ad Engel, che ha betato questo capitolo.

Disclaimer: Koga, Sango e tutti gli altri personaggi qui nominati sono stati creati da Rumiko Takahashi.
La canzone "The prophet said" appartiene ai Lacuna Coil.

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Teasing pureness of your eyes
(Stuzzicante purezza dei tuoi occhi)
Crawling into empty spaces
(Che striscia dentro spazi vuoti)
You could lie and lie again
(Potresti mentire e mentire ancora)
You belong to my possession
(Tu sei parte di ciò che mi appartiene)
~ ~ ~

Koga fissò il cielo limpido della notte.

Vista dall'alto, la foresta sembrava una distesa silenziosa e serena, impreziosita dalla luce eterea di una luna argentea. Ogni cosa intorno a lui era immobile, inesorabilmente ignara dell'impazienza che attanagliava la sua anima.

Proprio come aveva fatto un secondo prima, Koga fiutò l'aria. Ancora nessuna traccia di lei.

Si spostò nuovamente su un altro ramo dell'albero che gli garantiva le migliori possibilità di vederla o fiutare il suo arrivo, chiedendosi ancora una volta se non sarebbe stato meglio assaltare il villaggio per trovarla e portarla lontano da occhi indiscreti.

Al calare della notte si era sentito sopraffatto dall'eccitamento, sia fisico che psicologico, ma con il trascorrere del tempo e il suo mancato arrivo un senso di inquietudine aveva cominciato a prendere il sopravvento. Il sole era già tramontato da più di tre ore, perché ci stava mettendo tanto? Non aveva accettato di incontrarlo quella notte?

Koga si grattò la testa, pensando a ciò che era accaduto. Al villaggio, con la sua vicinanza e il suo profumo che gli annebbiavano la mente, gli era sembrata una buona idea andarsene prima che lei potesse dirgli 'no'. Ora stava cominciando a realizzare che non permetterle di rifiutare non era la stessa cosa che farla accettare.

Anche se avesse voluto incontrarlo, ad ogni modo, non le aveva dato né un'ora né un luogo... Il tempo passato a cercare il posto da cui avrebbe sentito il suo odore più intensamente e più in fretta sarebbe stato invano se lei avesse deciso di entrare nella foresta dalla parte opposta del villaggio.

Non che potesse davvero incolparsi per la stupidità delle sue azioni: considerando l'effetto sconvolgente che la sua presenza aveva su di lui, quello che Koga in realtà si stava chiedendo era come fosse riuscito starle vicino, parlarle, perfino provocarla senza saltarle addosso.

Occhi pieni di desiderio e preoccupazione si posarono sul villaggio, sperando che lei potesse apparire dal nulla, nonostante lui non ne avesse percepito il profumo. Sango doveva sbrigarsi, la notte avrebbe potuto non essere abbastanza lunga per tutte le cose lui che voleva farle.

Cosa stava facendo?

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Sango si rigirò nel suo futon per la centesima volta.

Sospirando, guardò la luce della luna che entrava dalla finestra e illuminava l'intera stanza. Forse era un buon momento per andare. Le ore di buio erano ancora molte ma, se avesse aspettato troppo, avrebbe potuto non essere in grado di tornare prima che gli altri si svegliassero. Non che avesse un'idea di quanto sarebbe durato il suo incontro con Koga, non sapendo neanche perché volesse vederla.

Si era azzardata a pensare che volesse stare un po' con lei -qualcosa di romantico, solo loro due sotto la luna, che camminavano mano nella mano, si dicevano parole dolci, si guardavano negli occhi- ma...

'Scendi dalle nuvole, Sango.' si spronò. 'Koga, che fa qualcosa del genere? ...Per te?' Aveva potuto vedere il suo lato premuroso, ma ne passava di strada tra l'essere preoccupato e il fare lo sdolcinato.

Un pensiero la tormentava fin dalla cena, da quando qualcuno aveva detto qualcosa che non riusciva a ricordare di preciso: qual era la vera ragione per cui voleva incontrarla da sola? Tutti loro sapevano che lui non era tipo da tenere per sé i suoi sentimenti, se fosse stato in qualsiasi modo interessato a lei, non sarebbe stato così discreto.

A causa delle cose che gli aveva detto riguardo al suo profumo ed al suo essere 'sexy', quando l'aveva invitata nella foresta aveva pensato che lui volesse davvero vedere lei, proprio lei, soltanto lei.

E se invece avesse voluto solo dei suggerimenti su come corteggiare Kagome? Dopotutto, quello stesso pomeriggio aveva combattuto con InuYasha solo per avvicinarsi a lei.

Essendo una taiji-ya, Sango sapeva che alcuni Youkai -e gli Yorozoku erano decisamente tra questi- erano molto possessivi riguardo le loro compagne. Avrebbe dovuto capire fin da subito che lui stava ancora rincorrendo Kagome, ma nonostante tutto aveva dato ascolto alle sue speranze senza fondamento.

Ma se davvero era quella la ragione, perché parlando con lei si era leccato tante volte le labbra? Beh, non proprio tante, solo un paio di volte, ma era così vicino e i suoi occhi così intensi che si era aspettata un bacio da un momento all'altro. Un bacio che naturalmente non era arrivato.

Sango si girò di nuovo, stendendosi sulla schiena. Forse avrebbe dovuto lasciar perdere e cercare di dormire. Koga ovviamente non era interessato a lei, eppure lei stava considerando di andare nella foresta, nel bel mezzo della notte, lasciando una casa calda e confortevole, solo per dirgli come fare a conquistare qualcun'altra.

"Questo di certo non accadrà." Sussurrò, chiudendo gli occhi con un nuovo sospiro che avrebbe dovuto portarsi via tutta la sua amarezza. Regolarizzando il suo respiro, si forzò a rilassarsi e cercò di prendere quel sonno di cui aveva tanto bisogno.

- - -

Koga si stava avvicinando al villaggio, silenzioso come non era mai stato. Ogni suo movimento era lento e deliberato, ogni passo che faceva era il risultato di una battaglia interiore tra le emozioni che lo spingevano a proseguire e i pensieri che cercavano inutilmente di fermarlo.

L'orgoglio gli gridava di tornare indietro. Come poteva andare da lei ad implorare la sua attenzione -dopo che lei, non facendosi vedere, lo aveva praticamente rifiutato- ed aspettarsi il suo rispetto?

La rabbia gli dava una scusa per proseguire. Fingere di andare da lei con il solo scopo di farle una scenata poteva essere una buona scusa per raggirare il suo orgoglio.

Il buon senso gli diceva di stare alla larga dalla gente. Se corteggiarla davanti ad altre persone l'avesse imbarazzata tanto quanto vederlo nudo, allora essere soli e lontani dal villaggio era necessario per quello che voleva fare.

L'attrazione lo spingeva ad andare avanti. Lui la desiderava, non aveva senso negarlo. Il diniego non poteva cancellare quel bisogno primitivo di vedere il suo corpo muoversi sotto al proprio.

Raccogliendo il suo coraggio, decise di mettere fine a quell'inutile dibattito e continuare senza ulteriori dubbi. Non importava quante buone ragioni per fermarsi il suo cervello potesse trovare, il suo corpo ne avrebbe sempre trovata una in più per continuare.

Non gli ci volle molto per raggiungere gli ultimi alberi della foresta, da dove poteva percepire chiaramente gli odori dei vari umani che abitavano il villaggio. Considerato il numero di persone che viveva lì e il fatto che lei si trovava molto probabilmente dentro una casa, non lo sorprese affatto non riuscire a individuare il profumo di Sango. Intenzionato a trovarla nonostante tutto, decise di cercare delle tracce fresche del suo passaggio attorno ad ogni capanna.

La fortuna doveva essere dalla sua, poiché non appena si avvicinò alla finestra più vicina, sentì il suo profumo diventare più intenso; non abbastanza perché lei si trovasse nella stanza al di là del muro, però. Provò sul lato opposto della capanna e il suo profumo sembrò divenire più forte. Koga scalò la breve altezza che separava la sua faccia dalla finestra per meglio fiutarne l'interno.

Era strano: il suo profumo continuava ad avvicinarsi, ma dentro la capanna poteva vedere e sentire l'odore solamente di un vecchio e di un bambino. E la casa, si rese conto, non era abbastanza grande perché ci fossero altre stanze.

"Cerchi qualcuno?" Un bisbiglio, proveniente da dietro di lui.

Ancora aggrappato ai bordi della finestra, Koga girò la testa il più velocemente che poté, solo per vedere Sango in piedi dietro di lui. Tutti i dubbi e le incertezze che avevano piagato la sua mente fino ad allora scomparvero istantaneamente nell'esatto momento in cui la vide sorridere.

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Quando riconobbe la figura scura che annusava l'aria attorno ad una capanna, probabilmente eseguendo una ricerca a tappeto per lei, Sango sorrise. Non perché lui fosse lì -non era ancora certa su quali fossero le sue ragioni- ma perché stava finalmente capendo il motivo per cui Kirara l'aveva trascinata fuori dal letto proprio quando stava per addormentarsi. Dapprima aveva pensato a qualche Youkai nemico, ma quando Kirara l'aveva convinta a lasciare indietro Hiraikotsu, Sango aveva cominciato a chiedersi cosa potesse essere così urgente.

"Cerchi qualcuno?" Chiese, con voce sufficientemente bassa per non svegliare nessuno.

Quando lui si girò, Sango cominciò ad accarezzare la compagna sulla sua spalla, come ringraziamento. Aveva ancora paura che Koga potesse spezzarle il cuore, ma per lo meno aveva una possibilità di mettere le cose in chiaro. In un certo senso, si sentiva sollevata, si sentiva bene. E si sentì ancor meglio vedendo la simpatica immagine di lui che sorrideva ancora aggrappato alla finestra.

"Sango." Fu tutto ciò che disse. La fissò per un momento, finché non realizzò che c'erano posizioni più comode per farlo che non stare appesi ad una finestra, quindi saltò giù. I suoi occhi vagarono senza sosta sul suo corpo, tuttavia Koga non notò l'assenza di Hiraikotsu; al momento non poteva importargli di meno. Notò molto bene, comunque, i suoi capelli sciolti e il kimono rosa che indossava. Era un buon segno, non aveva intenzione di nascondergli il suo odore.

Fermando i suoi occhi sul viso di Sango, Koga iniziò lentamente a muoversi verso di lei. Non importava che la luce della luna le donasse un'aura soprannaturale, non importava che il sorriso sulle sue labbra fosse la cosa più graziosa ed innocente che avesse mai visto, non importava che si trovassero nel bel mezzo di un villaggio umano: in quel momento l'unica cosa che lui aveva in mente era il suo corpo, eterea personificazione di una carnalità selvatica e terrena.

Si aspettava -no, sapeva- che sotto quel suo aspetto controllato ci fosse un fuoco selvaggio, e lui desiderava, bramava di poterlo toccare, esplorare, essere colui che l'avrebbe portato fino ai suoi estremi mentre loro due diventavano uno.

Sango lo guardò avvicinarsi. Il suo sorriso si era lentamente trasformato in uno sguardo penetrante, che possedeva molta più intensità di quanta avrebbe mai creduto di vedere sul volto di Koga. Aveva notato fin troppo bene come i suoi occhi fossero scivolati sul suo corpo più di una volta, un qualcosa di famelico che traspirava dietro di loro.

Il suo sorriso scomparve, incapace di sostenere la serietà di lui, e un senso di nervosismo cominciò a farsi strada dentro di lei. La sua seconda natura di taiji-ya prese il sopravvento, imponendole di stare all'erta. Le stava dando la stessa sensazione che aveva ogni qual volta uno Youkai cercava di assalirla: il suo sorriso predatore, la confidenza nei suoi movimenti, il suo leccarsi le labbra -di nuovo...

Ogni cosa in lui le diceva che era la sua preda e che stava per essere mangiata.

Appena prima di raggiungerla, Koga vide Sango assumere una posizione da lotta. Fece una pausa; l'espressione nei suoi occhi, quella magistralmente spacciata per lo sguardo attento di un guerriero pronto al conflitto, era in realtà un'espressione di paura? Sentì la confusione crescere ancora una volta quando non trovò una singola traccia della suddetta paura nel suo profumo. Allora cosa? Perché indietreggiare se non era spaventata? E se, invece, fosse stata in grado di mascherare il suo odore?

Tante emozioni si abbatterono su di lui contemporaneamente; era fiero della sua compagna -solo i guerrieri più temerari erano in grado di dominare la paura come stava facendo lei- era preoccupato che lei potesse realmente temerlo, si sentiva virile perché una femmina come lei sembrava averlo riconosciuto come più forte, voleva che lei reagisse e cercasse di dimostrargli il contrario...

Sotto gli occhi consapevoli e attenti di Kirara, Koga allungò un braccio per cercare un contatto. L'istante in cui lui si mosse Sango si maledì per non aver portato con sé un'arma. Lo squadrò aspettando il momento migliore per colpire, ma in qualche modo lui ne capì le intenzioni e si bloccò, non volendo in alcun modo infastidirla. Lei studiò i suoi occhi e le emozioni che essi nascondevano; tutta l'aggressività era scomparsa, lasciando spazio alla preoccupazione, forse anche all'insicurezza.

Gli occhi di lei si addolcirono e quella fu tutta la rassicurazione di cui lui ebbe bisogno per poggiarle finalmente una mano sul braccio. Senza mai interrompere il contatto visivo, Koga cominciò a muovere la mano, facendola scivolare su e giù attorno al suo gomito in modo lento e rassicurante. Il suo tocco era gentile, dato che stava solo cercando un contatto, qualcosa per mostrarle che non doveva aver paura, per rassicurare se stesso che lei non sarebbe scappata.

"Ti sto facendo paura, Sango?" Chiese con voce ed occhi miti, quasi che si stesse offrendo di cambiare il proprio modo di fare per lei.

Sebbene il suo orgoglio rifiutava l'idea di paura, per un brevissimo istante Sango avrebbe voluto dirgli che l'aveva messa su chi vive, sperando che lui le offrisse conforto e le dicesse che era stato tutto un malinteso. Ma era una combattente, e come tale si guardava bene dal mostrare le sue debolezze ad un nemico, anche quando non voleva fare altro che accoccolarsi tra le sue braccia.

Sango ci stava mettendo qualche secondo per trovare la risposta migliore, qualcosa che potesse fargli capire quanto fosse apparso minaccioso solo un attimo prima e che al contempo celasse ogni sua fragilità, ma la pazienza non era mai stata una delle virtù di Koga.

"Non ti farò del male." Sussurrò lui, sollevando la sua mano per accarezzarle una guancia e circondandola con l'altro braccio. Sango s'immobilizzò, incapace di distogliere gli occhi dai suoi, pieni di significato; non si mosse neanche quando lui avvicinò la propria faccia alla sua, così vicino da toccare la sua guancia. Lui rimase nella stessa posizione per un po', sfiorando dolcemente la sua pelle vellutata con la punta del naso, poi la abbracciò forte con entrambe le braccia, riducendo a nulla la distanza tra i loro corpi.

Lei ebbe un sussulto; la paura per la sua incolumità era stata rimpiazzata da un'altra, mista a trepidazione, che la rendeva cosciente di ogni singolo movimento, respiro o battito di cuore che aveva luogo tra loro due. Il suo intero mondo si era ristretto al corpo di lui e alle sensazioni che stava risvegliando: il forte bisogno di lasciarsi andare e ricambiare il suo abbraccio, gli insostenibili scrupoli sul fatto che fosse troppo veloce, troppo nuovo e troppo bello per poter essere giusto.

L'odore di lei rivelava la sua lenta accettazione della loro vicinanza, ma Koga si era accorto che qualcosa le impediva di lasciarsi andare poiché il suo corpo era ancora rigido e contratto ed il suo respiro, che gli solleticava la spalla, veniva fuori in un ritmo lento e controllato. Spinse il naso contro il collo di lei per poterne meglio cogliere il profumo e, sperando di farla rilassare, iniziò ad accarezzarle la schiena con le mani.

A dispetto del suo buon senso, Sango chiuse gli occhi e gli premette il viso contro la spalla, mentre tutti i buoni propositi sul mantenere il suo contegno fallivano miseramente sotto le scintille che le mani di lui causavano contro la sua schiena. A quel punto, lui si rese conto che le serviva solo una piccola spinta per abbandonarsi a lui.

Nei suoi pensieri, Sango si stava maledicendo. La sua volontà di resistere stava perdendo la battaglia contro il richiamo primitivo rappresentato da Koga e ne era consapevole, ma non si sentiva in grado di fare nulla. Come si trovava al momento -saldamente racchiusa tra le sue braccia, prepotentemente assalita dal suo odore mascolino e deliziosamente accarezzata dalle sue mani- non aveva la forza di fare nulla. E mentre la sua razionalità elencava migliaia di ragioni per cui tutto ciò fosse sbagliato, il resto di lei gridava alla razionalità di andare al diavolo.

Koga sollevò leggermente la testa, sfiorandole il collo con il naso e le labbra, un tocco così lieve da farle venire la pelle d'oca. Quando la sua bocca fu all'altezza dell'orecchio, Koga lasciò che un respiro caldo lo accarezzasse. Lei deglutì rumorosamente, e lui capì che era ora di prendere ciò che era suo di diritto.

Tracciò lentamente i contorni del suo orecchio con la punta del naso, causando un impalpabile strofinio tra le loro guance; teneva gli occhi chiusi per meglio concentrarsi sui sensi del tatto e dell'olfatto. Dall'ultima volta che si erano visti stava morendo dal desiderio di tenerla stretta in quel modo e, al momento, voleva soltanto lasciare che il suo profumo e la forma del suo corpo invadessero totalmente i suoi sensi.

"Sango..." Disse con voce roca, attento ad ogni piccola reazione.

"La mia bellissima Sango..."

Il tempo rallentò, e Sango deglutì a fatica quando il significato delle sue parole, quello che lei voleva che significassero, raggiunse le profondità della sua anima. La possessività che permeava le sue parole non passò inosservata e, improvvisamente, Sango realizzò di non essere solo un mezzo per arrivare a Kagome; in qualche modo, sembrava che la ragazza più giovane fosse semplicemente sparita dai pensieri di Koga.

E mentre veniva colpita da questa rivelazione, Sango capì anche le implicazioni profonde dei suoi gesti. Con il suo abbraccio, Koga non le stava solo chiedendo scusa per averla spaventata, non la stava tenendo stretta solo per un qualche tipo di attrazione.

No. Lui era uno Youkai -proveniente da una tribù piuttosto primitiva, bisognava dire... Non le stava solo chiedendo di reciprocare, le stava intimando di offrirsi a lui, senza dubbi e senza freni. Non era più un gioco, non era una cosa banale come realizzare qualche fantasia in una scappatella notturna e quindi tornare alla vita di tutti i giorni.

La sua mente si svuotò per un momento alla sensazione di doccia gelata provocatole da quell'ultimo pensiero. Davvero considerava tutto questo una 'scappatella'? Fino a che punto era pronta ad arrivare, quanto era disposta a dare? Non si era mai considerata una poco di buono, né era stata cresciuta come tale; fare qualcosa del genere...

Eppure -doveva ammetterlo- aveva fantasticato di essere abbracciata, baciata, forse persino toccata da lui, ma neanche nelle sue fantasie gli si era mai donata completamente. O, per essere più precisi, aveva avuto paura che il suo odore potesse cambiare abbastanza perché InuYasha capisse cosa stesse pensando -e chiederle spiegazioni.

Ma ciò non cambiava il fatto che il corpo che cingeva il suo era reale, e che ciò che lui voleva fare aveva sempre avuto un significato profondo per lei. Non si sentiva pronta a stare con un uomo solo a causa di un desiderio carnale -non sarebbe mai stata pronta- e una relazione seria era fuori questione, poiché Koga le aveva fatto capire i propri sentimenti... Quando? Una manciata di secondi prima? E si poteva parlare davvero di sentimenti? Come funzionavano queste cose tra gli Yorozoku? Quanto a lungo si supponeva che durasse il loro 'amore'?

Sentendosi soffocata dalla moltitudine di domande, Sango provò la necessità di allontanarsi da lui e poggiò le mani sui suoi fianchi, preparandosi a spingerlo via.

Lui scambiò il gesto per un muto invito a proseguire e, sentendosi incoraggiato, con la lingua si mise a stuzzicarle il retro del lobo, portandolo nella sua bocca. Labbra calde ed umide si chiusero attorno ad esso e lui succhiò gentilmente, in un gesto che lei trovò troppo erotico da sopportare.

Sango tirò via la testa repentinamente, cercando inutilmente di divincolarsi dalla sua presa. Koga la fissò, chiedendosi dove potesse aver sbagliato. Setacciò i suoi ricordi in cerca di qualche rituale seguito dagli umani per accoppiarsi, ma non gli venne in mente nulla. Sulla faccia di lei c'era un misto di terrore e passione, i suoi occhi sgranati che lo imploravano di andarsene, le sue guance arrossate che gli dicevano quanto lei lo desiderasse. E il suo profumo, sempre delizioso, era eccitante come mai prima di allora.

"Ko-Koga..." Balbettò Sango, così nervosa che le sue labbra stavano quasi tremando. Scuotendo la testa, continuò, "Io... Noi non... Possiamo... Non-Non ancora..."

Senza neanche un accenno a lasciarla andare, lui continuò a fissarla negli occhi, cercando di decifrare le emozioni che scorrevano sotto la sua espressione e il linguaggio del suo corpo, al momento un totale mistero per lui.

Il suo sguardo penetrante era insostenibile e Sango girò la testa di lato, abbassando gli occhi. Dopo tanti giorni passati a pensare a lui, ancora non era in grado di dire quanto dipendesse dal suo cuore e quanto dai suoi desideri carnali.

Guardandola di profilo mentre lei cercava di privarlo della vista del suo viso, Koga catturò oltre le sue spalle un movimento di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

"Lasciami andare, ti prego." Sussurrò Sango con una voce troppo miserabile per i suoi gusti e, con sua immensa sorpresa, Koga allentò la sua salda presa su di lei. Incredula, Sango stava per voltarsi verso di lui, ma prima che potesse farlo lui l'aveva già presa tra le sue braccia; la sorpresa le fece fare un piccolo grido, ma lui stava già correndo verso la foresta, portandola con sé.

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Quando InuYasha aveva visto Sango alzarsi per seguire Kirara, non aveva dato peso alla cosa; erano entrambe ragazze -o Youkai- grandi, in fin dei conti. Quando aveva fiutato Koga aggirarsi attorno al villaggio ed era uscito per allontanarlo da Kagome, le sue compagne gli erano già sfuggite di mente. Perciò, quando aveva visto lo scambio tra di loro era rimasto di sasso, a dir poco, ed era stato a fissarli con gli occhi sgranati per tutto il tempo, incapace di muoversi.

Solo dopo aver realizzato di essere lungo la visuale di Koga, InuYasha era stato in grado di tornare alla realtà e nascondersi. Ma se ne pentì nello stesso momento in cui si mosse: la vista di Koga, così come la sua e quella di tutti gli Youkai e gli animali che vivevano di ciò che riuscivano a cacciare, era particolarmente sensibile ai movimenti, ed il suo balzo aveva sicuramente catturato l'attenzione del lupo. Cosa che, piuttosto ironicamente, la sua figura dai colori sgargianti non avrebbe fatto.

Prima che InuYasha potesse decidersi a fare capolino dal suo nascondiglio, sentì lo strillo di Sango. Quando guardò al luogo dove lei e Koga erano stati fino ad un momento prima, l'unica rimasta era Kirara, che si stava trasformando nella sua forma più grande per seguirli. Fu a quel punto che vide Koga correre via con Sango tra le braccia.

Nonostante non fosse mai stato curioso riguardo agli affari privati degli altri, InuYasha corse dietro ai due; dopotutto, Sango faceva parte del suo gruppo e, a giudicare dal modo in cui aveva cercato di liberarsi da Koga, forse non voleva andare con lui.

'O forse no.' pensò InuYasha quando il suo naso catturò l'odore dell'eccitazione di Sango. Che, con suo grande disappunto, trovò piuttosto allettante. Per una volta, fu contento di poter sentire anche l'odore di Koga, altrimenti quello di Sango potrebbe aver avuto effetti indesiderati su di lui, che aveva già abbastanza problemi con 'solo' due femmine nella propria vita per permettersi di considerarne una terza.

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"Cosa credi di fare?" Urlò Sango nell'orecchio di Koga, più che altro per sovrastare il rumore del vento.

"Portarti via da occhi sgraditi!" Rispose lui strizzando forte un occhio come se ciò potesse evitargli il dolore all'orecchio.

"Sgradi- COSA?" Chiese lei, imbarazzata all'idea che qualcuno potesse averli visti.

"Il cuccioletto ci stava spiando. Non voglio che nessuno guardi la mia donna." Affermò. "Lui in particolar modo."

Sentendo le sue parole e il modo in cui le aveva dette, Sango sentì tutti i suoi dubbi riaffacciarsi e nascose il volto tra le mani, emettendo un gemito di frustrazione. Non si sentiva a suo agio nella posizione in cui si trovava, sia fisicamente che emotivamente, ma smise di agitarsi perché sapeva che se gli avesse chiesto di metterla giù lui avrebbe ignorato le sue parole e se avesse cercato di convincerlo con la forza sarebbero potuti cadere e farsi male entrambi.

Non potendo fare nient'altro, Sango nascose il viso contro il suo petto e si decise di godersi, in gran segreto, il contatto con il suo corpo e la sensazione del vento che scorreva selvaggiamente tra i suoi capelli.

"Togli le mani." Disse lui, abbastanza gentilmente per farla sembrare una richiesta e non un ordine.

Sango non fece altro che allargare un po' le dita e guardarlo attraverso di esse, ma fu abbastanza perché lui vedesse le domande che affollavano il suo sguardo.

"Di qualsiasi cosa tu ti stia vergognando, non farlo." Disse lui risolutamente. Presto, tutti quanti avrebbero saputo che lei era sua e capito ciò che loro, in quanto coppia, avrebbero fatto; era inutile nasconderlo o esserne imbarazzati. Inoltre, il suo orgoglio non avrebbe mai permesso che lei si vergognasse di lui per qualsiasi motivo.

"Di che stai parlando? Sei tu quello che è corso via!" Chiese lei, irritata.

Koga sorrise, notando come lei avesse rimosso le mani dal suo viso. Poteva negarlo, poteva fingersi gentile e composta, ma nel profondo lei era orgogliosa e selvaggia tanto quanto lui. Rimandò la risposta per un po', finché non decise che erano abbastanza lontani dal villaggio -e da ogni possibile spettatore- e si fermò all'improvviso, poggiando Sango in piedi e con la schiena contro un albero.

Sebbene il tronco le evitò di cadere, Sango si sentì lo stesso con le spalle al muro.

"Mettiamo in chiaro una cosa," Disse lui, guardandola direttamente negli occhi, "Io non mi vergogno di farmi vedere con te. Infatti, sono fiero che tu mi abbia accettato come tuo compagno."

"Io non ho--" Le sue proteste furono messe a tacere da un dito poggiato contro le sue labbra. Koga si avvicinò al suo corpo e poggiò l'altra mano vicino a lei, lasciandole un minimo di spazio per non spaventarla.

"Ma non voglio che nessun altro possa godere della vista del tuo corpo, del suo profumo, delle sensazioni che causa sotto le mani, del sapore della tua pelle, del suono dei tuoi gemiti..." Disse Koga, con una voce sempre più bassa. "Tutte quelle cose saranno mie..." Ritrasse il suo dito, cercando nei suoi occhi ogni possibile reazione.

Sango non sapeva se fossero le sue parole, la sua confidenza che sconfinava nell'arroganza, il suo sguardo famelico, la mano che le sollevava il viso, il suo odore mascolino, la presenza piacevole del suo corpo o qualche tipo di incantesimo che doveva averle fatto, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu fissarlo, non ben certa dei propri desideri.

"...Soltanto mie." Finì lui, accarezzandole il mento con il pollice.

Sango sentì tutte le sue proteste svanire; in un angolino della sua testa cercava di ricordare se in qualche modo gli Youkai potessero alterare le capacità di ragionamento degli umani e farli comportare come loro, ma la cosa presto perse importanza. Tutto diventava sempre più chiaro man mano che lei scacciava ogni pensiero estraneo e cominciava a concentrarsi su di lui. I suoi occhi fecero avanti e indietro tra gli occhi e le labbra di Koga e, per una volta, la consapevolezza di ciò che sarebbe successo non la spaventò.

Finalmente, Koga chiuse gli occhi, abbassando la testa. Solo un secondo, un singolo respiro e...

Le loro labbra si toccarono.

Fin dall'inizio, Koga mise tutto se stesso nel bacio, premendo e muovendo le sue labbra contro quelle di lei in modo quasi rude, ma lei non protestò né si tirò indietro; al contrario, sentì le sue mani sui fianchi, che cercavano di avvicinarlo ancora di più. Koga leccò le sue labbra e lei cominciò finalmente a ricambiare il bacio con una passione che rivaleggiava la sua.

La mano di Koga lasciò il viso di lei per delinearne il collo e scenderle lungo la schiena, passando sotto i suoi capelli, finché non le si fermò in vita; ci volle un grande sforzo da parte sua per fermarsi lì, ma prima di toccare una qualsiasi delle sue rotondità, Koga voleva essere sicuro che lei fosse pronta.

Sango decise che era giunto il momento di prendere l'iniziativa e sollevò le braccia attorno al suo collo; una mano si mosse verso la fascia di pelliccia che gli cingeva la testa e lo tirò più vicino, le punte delle dita dell'altra mano sfiorarono la pelle nuda delle sue spalle, strappandogli un gemito, a cui lei rispose schiudendo le labbra.

Che il gesto avesse secondi fini o meno -non lo sapeva e non gli importava- Koga infilò la lingua nella sua bocca, accarezzandole il labbro superiore dall'interno. Lei fece un respiro profondo alla nuova sensazione, il tocco delicato che le causò un brivido di piacere lungo la schiena. Presto, un suono simile alle fusa dei gatti risalì dalla sua gola.

Ogni secondo più sicura di sé, Sango gli leccò il labbro inferiore con la punta della lingua, e quello fu il crollo di Koga. Gettando all'aria la prudenza, le leccò ed accarezzò la lingua, gustandone il calore e il sapore. Allo stesso tempo, tirò a sé il suo corpo e la strinse saldamente contro di lui. Koga premette l'evidenza fisica della propria attrazione contro il suo basso ventre, ma la mancanza di una qualsiasi risposta lo portò a chiedersi se per caso lei non avesse capito di cosa si trattasse e perché fosse turgido.

Koga si sporse in avanti, costringendola ad inarcare appena la schiena per seguirne i suoi movimenti. Quando lei si lasciò andare volentieri a qualsiasi movimento lui stesse per fare e gemette di piacere al maggior contatto tra i loro corpi, entrambi realizzarono che lui si trovava in una posizione di dominio totale su di lei.

Nonostante la sua inesperienza, Sango capì chiaramente il significato nascosto che lui stava trasmettendole con il bacio e con il linguaggio del suo corpo; era qualcosa di primitivo ed assoluto, che non ammetteva incertezze o esitazioni, un bisogno che partiva dritto dai suoi istinti più profondi e attraversava il suo intero essere:

Tu. Appartieni. A me.

Mettendo da parte giusto e sbagliato, riservandosi di pensare più tardi a cosa fosse appropriato e cosa no, Sango accettò le sue attenzioni senza riserve. Lei voleva essere sua. Voleva che lui fosse suo. E per essere sicuro che lui avesse capito l'ultima parte, lo tirò più giù per rendere il bacio più profondo.

L'accettazione e l'improvvisa audacia di Sango eccitarono Koga ancora di più e, finalmente, lui lasciò che le sue mani scendessero ad afferrarle i glutei formosi.

Colta di sorpresa, Sango spalancò gli occhi e sussultò. Lui stava andando troppo oltre, sapeva di doverlo fermare subito perché dopo sarebbe stato troppo difficile per entrambi, ma la sensazione delle sue mani sul suo corpo era troppo bella per volere che finisse, perciò si impose di credere che lui non avrebbe fatto nulla di più. Una bugia pietosa, e lei era la prima a saperlo.

Le mani di Koga scorsero il suo fondoschiena, spingendola in avanti. Quando la pressione tra le loro inguini fu sufficiente, Koga cominciò a strofinarsi contro la sua intimità e Sango si rese conto, finalmente, della cosa che premeva contro le sue parti basse. Cosa fosse era palesemente ovvio, e sensazioni contrastanti di frenesia, trepidazione e incertezza si accavallarono dentro di lei finché, contro il suo buon senso, i suoi occhi si chiusero di proprio accordo.

Neanche nei suoi sogni Sango si era mai sentita così bene; lui sembrava sapere esattamente cosa fare per risvegliare i suoi sensi. Maledisse la propria mancanza di autocontrollo, al suo corpo non avrebbe dovuto essere permesso di abbandonarla in quel modo: come poteva chiedere a Koga di fermarsi quando il proprio desiderio era così evidente nell'aria che lei stessa riusciva a sentirlo? Non voleva neanche immaginare quanto lo stesso odore potesse essere forte per i suoi sensi Youkai.

Sango emise un suono a metà tra un gemito di piacere ed uno di disappunto. Non voleva che tutto ciò finisse. Perché Koga non poteva sapere dove fermarsi?

Tratto in inganno dalla propria confidenza e dall'ovvio messaggio del profumo di lei, Koga lo considerò come un incoraggiamento a proseguire. Iniziò a sollevare la gonna del suo kimono, pregustando il momento in cui avrebbe fatto scivolare le mani sopra il suo sesso e lei avrebbe stretto le gambe attorno ai suoi fianchi, ma sentì le sue mani sulle spalle cercare di spingerlo via. Intuì, erroneamente, che Sango stava solo chiedendo un po' d'aria, perciò abbandonò la sua bocca e prese d'assalto il suo collo, baciandolo, leccandolo, succhiandolo e sfiorandolo con i denti.

"S-Smettila." Bisbigliò lei, facendo appello a tutta la sua forza di volontà per chiedere qualcosa che assolutamente non voleva.

Koga ignorò prontamente la sua richiesta. Al contrario, spostò la mano destra verso il suo petto, inserendola dentro al suo kimono, e iniziò ad accarezzarle un seno; se lei non era sicura di voler stare con lui, l'avrebbe convinta mostrandole a cosa stava per rinunciare. Era così che le cose funzionavano per la sua specie: lei doveva resistere, lui doveva sedurla.

"Koga!" Fu un suono strozzato quello che uscì dalla sua bocca mentre afferrava la mano di lui per tenerla immobile. Le dita che scorrevano sul suo capezzolo erano ancora più piacevoli delle mani sui suoi glutei, ed era ancor più difficile resistere.

Koga ringhiò. Un suono grave e minaccioso per farle capire chi di loro aveva i controllo. A dispetto del suono, però, non era arrabbiato per i suoi tentativi di fermarlo; al contrario, se ne stava godendo ogni momento. Lei si stava comportando esattamente come si sarebbe aspettato da una femmina Yorozoku. Poteva la sua Sango essere più perfetta di così?

Impossibilitato ad accarezzarle il seno, Koga si adattò a stringerlo. Mosse la bocca verso la sua mascella e iniziò a darle dei piccoli morsi, e lei dovette trattenere il respiro per sopprimere un altro gemito. Sango si aggrappò ai pochi frammenti di buon senso superstiti per spingerlo via, ma riuscì solo ad allontanare i loro volti.

"Fermo." Disse lei, senza respiro e con gli occhi ancora chiusi, infilando le braccia tra i loro petti per tenerlo a distanza e per immobilizzare la mano dentro i suoi vestiti.

Koga la fissò, non sapendo se dovesse prendere la sua richiesta sul serio o meno. Non poteva in alcun modo essersi sbagliato riguardo al significato del suo profumo, ma la sua faccia era abbastanza seria da fargli capire che il suo rifiuto non era solo parte del rituale di accoppiamento. C'era qualcosa che non le andava affatto bene e lui, istintivamente, cercò di farla sentire meglio massaggiandole un fianco con la mano libera.

Quando si accorse del gesto rilassante, Sango liberò l'altra mano di lui; come si aspettava, questa si mosse verso il suo fianco sinistro e ripeté le azioni della sua gemella. Con titubanza, Sango aprì gli occhi. I due si fissarono, l'espressione di lei che lo implorava di capire perché volesse fermarsi, quella di lui che la implorava di dar retta al suo corpo e non al suo cervello.

"Sango..." Sussurrò lui dopo un po'; non sapeva cosa potesse o volesse dire esattamente, ma seppe che doveva dire qualcosa quando l'unica risposta di Sango fu mordersi un labbro e distogliere lo sguardo. Troppe domande stavano inondando la sua testa contemporaneamente -Cosa c'è che non va? Perché ti trattieni? Sei ferita? Hai paura che io possa ferirti? Hai paura di me? Hai paura di non essere all'altezza? Hai paura che io non sia all'altezza? Credi di essere solo un rimpiazzo, una seconda scelta? Sei imbarazzata perché il cuccioletto ci ha visti? ...

"Non mi... Vuoi?" Fu tutto quello che riuscì a mettere insieme.

"No-" 'Non è così.' Sango avrebbe voluto dire, ma non ci riuscì a causa del nodo che aveva in gola. Continuando ad evitare i suoi occhi, non vide la sua espressione stupita e quasi supplichevole. Si leccò nervosamente le labbra e fece un respiro profondo, cercando di articolare i propri pensieri, ma lui non le diede il tempo.

"Bugiarda." Disse lui, con un tono privo di rabbia o accusa, dopo aver superato lo shock.

Colta di sorpresa dalle sue parole e dal suo tono calmo, Sango di colpo si voltò a guardarlo. Quando lui fu certo di avere la sua attenzione, Koga si inginocchiò lentamente di fronte a lei, facendole scorrere le mani sulle gambe. Quell'espressione, quegli occhi che mostravano la forte determinazione di un uomo che aveva qualcosa da dimostrare, fecero svanire la sua risolutezza in una smorfia di confusione e paura mentre lo guardava portare il viso davanti alla sua femminilità, senza mai rompere il contatto visivo.

"Sento l'odore della tua eccitazione, Sango." Koga premette la faccia tra le sue gambe e inalò rumorosamente per enfatizzare le proprie parole. Una mano sgattaiolò sotto il suo kimono e accarezzò sensualmente l'interno di una coscia.

"Non puoi negare di voler essere mia." Continuò in una voce roca, attutita dai suoi vestiti.

Sango percepì il pericolo. Questa volta una piccola distanza non l'avrebbe fermato, non quando ciò che diceva era vero. Dove trovò la determinazione, o cosa diavolo la spinse a fare ciò che fece subito dopo, lo ignorava perfino lei.

- - -

Da dietro alcuni cespugli, InuYasha e Kirara stavano vedendo ogni cosa. Potevano anche sentire e fiutare ogni cosa. Se da una parte Kirara era contenta per la sua compagna, sapendo che per lei era la cosa migliore, InuYasha stava lottando contro il bisogno di toccare le proprie parti intime.

'Quello stupido lupo, non è neanche buono per coprire l'odore di Sango col suo.' stava pensando InuYasha. Se l'odore di Koga fosse stato più forte, probabilmente lui ora non sarebbe così eccitato. Fino ad allora non si era reso conto di quanto il suo corpo avesse bisogno di sfogare un po' di tensione, forse era giunta l'ora di scegliere tra Kagome e Kikyo, ma lui davvero non voleva. Era colpa sua che gli Inu-Youkai per natura non erano monogami?

Nel momento in cui Koga si accovacciò per annusare Sango, sia Kirara che InuYasha diedero per scontato che i due si sarebbero presto uniti -l'odore di Sango era inequivocabile, così come le intenzioni di Koga- fu perciò uno shock per entrambi vedere, una frazione di secondo dopo, Sango indietreggiare quel tanto che bastava per dargli una ginocchiata alla testa, con una rapidità tale da ridicolizzare la velocità dello stesso Youkai. Il calcio fu abbastanza forte da far fare a Koga un giro completo e farlo atterrare sulla schiena, visibilmente rintronato.

A quel punto, InuYasha decise di tornare indietro. Presto Sango sarebbe tornata nel loro temporaneo alloggio e lui doveva essere lì per primo, altrimenti lei avrebbe potuto sospettare che li stesse spiando. Protestando con se stesso sul fatto che non stava 'spiando' ma facendo attenzione per un'amica, InuYasha fece un cenno a Kirara e se ne andò. La Youkai rimase lì, aspettando il momento giusto per riportare indietro Sango.

- - -

Koga aprì gli occhi lentamente, quindi li richiuse rapidamente, strizzandoli; la testa gli faceva male e gli fischiava un orecchio. Portò una mano alla tempia, massaggiando piano il lato sinistro della testa con un lamento di dolore. Dopo un po', cercò nuovamente di aprire gli occhi e valutare la situazione. Sbatté le palpebre più volte; perché stava fissando il cielo?

"Stai bene?"

Koga girò la testa verso la voce e cercò di mettere a fuoco la figura inginocchiata vicino a lui. "Sango." Disse, quasi sorpreso di trovarla lì. Guardandola, tuttavia, la sua memoria ritornò velocemente e la rabbia prese il posto della sorpresa.

"Perché diavolo mi hai colpito?" Disse -e non urlò- solo perché la testa gli faceva male. Con la mano a proteggere l'orecchio, Koga si mise a sedere di scatto che ebbe un giramento di testa. Doveva aver traballato, perché sentì sulle spalle le mani di Sango che lo supportavano.

Sango si sentiva in colpa per quello che gli aveva fatto, ma per allontanarlo prima che le cose scappassero di nuovo di mano la forza bruta era l'unica soluzione. Parlargli sarebbe stato inutile: lui non l'avrebbe ascoltata e lei non sarebbe stata convincente. Ma fargli del male non era una cosa che aveva previsto o voleva fare; se avesse saputo che era così distratto, non avrebbe colpito così forte.

"Mi dispiace, non volevo metterci tanta forza." Disse lei con voce evidentemente preoccupata. "Ti fa molto male?"

Koga la guardò come se le fosse improvvisamente cresciuta un'altra testa. "Certo che fa male, cosa credi?" Rispose, piuttosto bruscamente, e si girò dall'altra parte provando a togliere la mano dall'orecchio per vedere quanto male facesse. Non si accorse della mano che scivolò via dalla sua schiena, quasi si sentisse improvvisamente immeritevole di toccarla.

Mortificata per essersela presa con lui come se lei non gli avesse dato determinati segnali, Sango rimase in silenzio per un po', non sapendo cosa poter dire. Non voleva addossarsi tutte le colpe -lui non era innocente e avrebbe dovuto fermarsi quando glielo aveva chiesto- ma una parte di lei temeva di aver reagito in modo troppo incoraggiante.

"Mi dispiace." Sussurrò alla fine, per lui ma anche per se stessa. Era una combattente, avrebbe dovuto avere un minimo di controllo sul suo corpo e sulle sue emozioni, invece sentiva di essersi comportata come una sgualdrina.

Koga si girò di nuovo per guardarla, ma lei aveva lo sguardo rivolto a terra, i capelli che le coprivano gli occhi. Lui contemplò la sua sagoma per un po', chiedendosi perché lo stesse così insistentemente allontanando sebbene lo desiderasse e nessun altro maschio avesse alcun diritto su di lei. Che avesse qualcosa a che vedere con il fatto che era umana? Forse fare coppia con lei non era poi un'idea così brillante...

Koga scartò immediatamente l'ultima ipotesi. Lei era perfetta, punto. Erano solo partiti con il piede sbagliato; appartenendo a specie diverse, era inevitabile che ci fossero delle incomprensioni.

Koga sospirò. Non era mai stato bravo con le parole ma, apparentemente, il compito di rompere il silenzio spettava a lui. Guardò di fronte a sé, con le gambe piegate e leggermente aperte, e poggiò con disinvoltura le braccia su di esse.

"Sango?" Lei non disse nulla, ma Koga notò che aveva sollevato la testa per guardarlo; decise che avrebbe dovuto farselo bastare.

"Perché mi hai calciato via?" Chiese con calma.

"Io-" Sango cominciò, solo per interrompersi. Come poteva spiegare le sue ragioni e farle sembrare convincenti -o almeno logiche- quando era la prima ad avere dei dubbi su di esse?

"Voglio dire..." Continuò lui, forse per aiutarla ad articolare, forse perché voleva una risposta il prima possibile. "Tu mi vuoi, è evidente. Non è solo il tuo profumo... Le tue labbra, le tue mani, la tua lingua... Tutto il tuo corpo mi stava implorando di prenderti. Guarda in faccia la realtà, Sango. Tu vuoi accoppiarti con me, almeno tanto quanto lo voglio io." Si girò verso di lei, aspettando che ammettesse l'ovvietà delle sue reazioni.

Sango aveva gli occhi sgranati e le guance rosse come ciliege. Non poteva negare l'attrazione nei suoi confronti, ma doveva proprio essere così diretto al riguardo? Si voltò di lato, facendo un respiro profondo per prendere tempo e coraggio.

"Guardami, Sango." chiese Koga in un tono dolce, quasi supplichevole. Afferrò gentilmente il suo mento e la fece voltare verso di lui, ma i suoi occhi continuarono ad evitarlo.

"Non è così semplice." Disse lei. Dopo un po' di tempo in cui lui non disse nulla, Sango si decise a portare gli occhi su di lui e Koga, finalmente, parlò.

"È la cosa più semplice del mondo: io ti voglio, tu mi vuoi, ci accoppiamo." Il tono della sua voce era normale -stava facendo un'affermazione ovvia, dopotutto.

Imbarazzo e rabbia resero le guance di Sango ancor più rosse. Era tutto lì per lui? Accoppiarsi? E dopo? Che ne sarebbe stato di 'loro' una volta finita la passione? Quanto ci sarebbe voluto perché la passione finisse? Sango sentì un'ondata improvvisa d'orgoglio; l'uomo che poteva considerarla in quel modo doveva ancora nascere. Si alzò in piedi, guardandolo dall'alto in basso.

"Forse tra voi bestie funziona così. Io, però, ho un cervello." Disse piuttosto malignamente, forse più di quanto intendesse, ma si lasciò trasportare dall'indignazione; in questo modo sarebbe stato più semplice, poteva essere in grado di non sentire dolore se si convinceva di disprezzarlo.

Koga la fissò, disorientato dalla sua rinnovata aggressività. Un attimo dopo, le sue parole giunsero finalmente al suo cervello. E pensare che stava per offrirsi di seguire qualunque usanza umana l'avesse fatta sentire più a suo agio con lui.

"E questo cosa dovrebbe significare? Mi stai dando dell'idiota perché ti stavo corteggiando?" rimbeccò lui alzandosi, lasciando molto poco spazio tra di loro.

"E tu quello lo chiami corteggiare? Mi porti qui contro la mia volontà e appena i miei piedi toccano terra mi salti addosso. Nella mia lingua si chiama violenza, non corteggiamento." Sango alzò gradualmente la voce.

"E nella mia lingua per violentare una donna lei deve essere contraria, e non ricambiare ai baci."

"Un bacio non ti dà il diritto ad andare oltre."

"E che mi dici dei tuoi gemiti?" Koga piazzò un ghigno soddisfatto sulla propria faccia, la stava mettendo alle strette.

"Uh..." Sango sbatté le palpebre, ma si riprese presto. "E-Erano solo parte del bacio."

"Tu gemi in quel modo ogni volta che baci qualcuno?" Disse con fare compiaciuto, cominciando a pensare che poteva avere una seconda possibilità con Sango se riusciva a farle ammettere cos'era che voleva.

"Non me ne vado in giro a baciare chicchessia! Ma per chi mi hai preso?"

"Questo significa che io sono speciale?" Disse lui, praticamente facendo le fusa.

"N-Non significa niente!"

"'Niente' non ha l'odore di una femmina in calore." Disse lui portandosi più vicino.

"COSA?!" Urlò lei, gli occhi iniettati di sangue che promettevano morte certa, ma lui ignorò completamente la cosa.

"Una femmina decisamente attraente, per la verità. Soprattutto quando è arrabbiata." Si leccò le labbra.

Lo fissò per un momento, chiedendosi quando la loro discussione fosse diventata un nuovo tentativo di seduzione da parte sua.

"Questo non ha nien-" Sango si interruppe quando lui iniziò a fiutare l'aria intorno a loro.

"HEY! Che stai facendo?"

"Solo un minuto lontano da me e non hai più quell'odore. Questo deve significare qualcosa che sono sicuro mi piacerà." Disse lui, continuando ad ignorare le sue parole.

"Non. Significa. Assolutamente. Nulla!" I suoi occhi erano ridotti a fessure pericolosamente sottili e le sue mani chiuse a pugno; le stava dando veramente sui nervi.

"Che ne dici se ti bacio di nuovo e vediamo se quell'odore ritorna?" Eliminò la distanza tra di loro, ma senza toccarla.

"Koga, ti avverto: la mia pazienza ha un limite." Sango incrociò le braccia davanti al petto, un gesto che non si addiceva al suo umore, e infilò ciascuna mano nella manica opposta.

"Se sei così impaziente di farti baciare, pote-" Fu interrotto dallo schiaffo che Sango gli piantò sulla faccia. Prima che potesse dire qualcosa, un odore nauseabondo lo fece crollare a terra.

Sango non fece nulla per sostenerlo mentre cadeva giù, si limitò ad un sospiro di sollievo ed a guardare il guscio rotto che aveva in mano e che precedentemente conteneva un repellente contro gli Youkai; fortunatamente, durante il giorno aveva messo alcuni di quei cosi puzzolenti nel suo kimono. Guardò di nuovo verso Koga, ma decise di girarsi e incamminarsi verso il villaggio prima che potesse cominciare a sentirsi spiacente per lui. Doveva concentrarsi sulla propria rabbia, ne aveva ogni diritto: aveva cercato forzatamente di accoppiarsi -come gli piaceva dire- con lei!

Sango soppresse un sospiro, fermandosi a qualche passo da lui. Questo non era giusto nei suoi confronti. Era stato insistente, vero, troppo sfrontato, certo, e forse anche un tantino una testa di legno, ma onestamente non poteva dire che avesse usato la forza. Indipendentemente da quanto fosse allenata, in quel momento era un'umana disarmata contro uno Youkai che, aveva potuto vederlo con i propri occhi, era anch'egli piuttosto forte; se davvero avesse voluto usare la forza, lei non ne sarebbe uscita totalmente illesa com'era.

Ad ogni modo, questo non significava che dovesse fargli i complimenti, si ricordò. Era normale non ferire colei che si corteggia, non aveva fatto nulla di speciale. Al contrario, non si era fermato quando lei lo aveva chiesto, e anche quella dovrebbe essere una cosa dovuta; perlomeno lo era tra gli umani.

Ma, di nuovo, lui non era umano; cosa significava 'normale' per lui?

Stanca di rimuginare all'infinito sulla stessa cosa, Sango lasciò andare il sospiro che aveva ingoiato pochi secondi prima. Abbassando la testa, notò finalmente i due grandi occhi che la fissavano.

"Kirara!" Esclamò, realizzando improvvisamente che l'ultima volta che aveva visto la sua piccola amica era stato al villaggio. La Youkai sollevò una zampa verso Koga e miagolò in un modo che Sango interpretò come 'Cosa gli è successo?'.

"È stato... Un po' troppo amichevole." Disse Sango, evitando intenzionalmente di guardare Koga. C'erano altre cose che avrebbe dovuto dire, ma sperava che gli odori che aveva ancora addosso fossero abbastanza perché Kirara capisse cos'era successo. E probabilmente aveva capito meglio della stessa Sango, poiché strinse gli occhi e inclinò la testa di lato, come per dire alla sua padrona 'Non è tutta la verità.'. Sango la fissò a sua volta, finché non fu più in grado di sostenerne lo sguardo.

"Va bene. Io non sono stata in grado di lasciarmi andare. Soddisfatta adesso?" Ammise infine, sia a Kirara che a se stessa.

La gatta Youkai non le rispose e si avvicinò a Koga tanto quanto l'odore del repellente le permetteva, quindi guardò di nuovo verso Sango. Quando lo sguardo della ragazza si spostò da lei a Koga, Kirara miagolò qualcosa a metà tra 'Cosa ne farai di lui?' e 'Vai ad aiutarlo.'.

Sango si morse il labbro inferiore quando notò come era piegata la testa di Koga; gli sarebbe sicuramente venuto il torcicollo in quel modo. Oltrepassando Kirara senza dire una parola, raggiunse Koga e lo fece rotolare sulla schiena. Senza pensarci, spazzò via i resti del guscio del repellente dalla sua guancia mentre ne studiava il viso. Era contratto in una smorfia a causa della sostanza, ma aveva qualcosa di nobile e fiero che rendeva piacevole guardarlo. Lui era... Bello.

Sango sospirò di nuovo, riconoscendo infine che era completamente inutile fingere di non sentirsi attratta da lui. Senza dire nulla, gli passò le mani sotto le braccia e lo trascinò verso un albero lì vicino, dove lo sistemò in posizione seduta. Tirò fuori dal kimono un altro guscio, contenente un'essenza concentrata che si portava sempre dietro insieme al repellente poiché poteva contrastarne gli effetti in caso di contatto accidentale con Kirara.

Dopo aver prontamente scartato il viso e la parte scoperta del suo petto -c'era una possibilità che si riprendesse troppo in fretta e le corresse dietro- e le sue gambe -toccarle sarebbe stato troppo imbarazzante dopo quello che era successo- Sango decise di rompere il guscio contro il suo braccio. Prese la mira con la mano, ma l'abbassò per guardarlo in faccia un'ultima volta.

"Ti darò una seconda possibilità, bello mio." Disse, sapendo che non poteva sentirla. "Ma se fai le cose di fretta come hai fatto oggi, o se c'è anche una sola cosa che non mi piace in quello che fai, considera tutto finito. Chiaro?"

Come si aspettava, lui non rispose. Forse dire quelle cose a qualcuno svenuto era una cosa un po' da codardi, ma non poteva dirgliele apertamente; sarebbe stato troppo semplice per lui fare quello che lei diceva senza sentirlo davvero. Doveva arrivarci per conto suo e, se ci fosse riuscito, lei l'avrebbe considerata come una prova del suo amore per lei.

Senza ulteriori indugi, ruppe il guscio con l'antidoto contro la pelle del suo braccio. Quando il naso di Koga cominciò ad arricciarsi, reagendo all'essenza, lei si sporse verso il suo volto.

"Fai del tuo meglio, Koga." Disse con sincerità, quindi piazzò un bacio dolce e casto tra le sue labbra e il suo naso, come pegno dell'opportunità che gli stava dando. Prima che potesse svegliarsi o anche solo muoversi, Sango si stava già allontanando.

Non era sicura che lui potesse distinguere quell'ultimo bacio dall'altro che avevano condiviso, non era neanche sicura che potesse sentirne l'odore sopra quello del repellente e dell'antidoto, ma non era realmente importante. Ciò che contava era avergli dato una seconda occasione nel suo cuore e nella sua mente. Per quanto riguardava lui, che il messaggio gli fosse arrivato o meno, aveva la sensazione e la speranza che l'avrebbe cercata di nuovo.

Molto, molto presto.

~ ~ ~
This is my harmony
(Questa è la mia armonia)
I'm in your heart again
(Sono di nuovo nel tuo cuore)
This is the place to live
(Questo è il luogo dove vivere)
Where I'm alone again
(Quando sono di nuovo da solo)

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Finito: 07-Maggio-2008
Ultima revisione: 21-Luglio-2008

Grazie per aver letto la storia fin qui, e grazie a tutti coloro che hanno lasciato un commento per i capitoli precedenti.
Chiunque voglia commentare è il/la benvenuto/a, anche -oserei dire 'soprattutto'- se crede che la storia abbia bisogno di miglioramenti.

 

  
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