“Dimmi
pure
figliolo..”
“Vorrei
che
facessi un’ultima cosa per me.”
Quando arrivò alla Wammy’s House, nessuno conosceva il suo nome.
Neanche lui.
La cosa non ci parve neanche più di tanto strana a causa delle gravissime condizioni fisiche e psicologiche in cui era stato trovato dal sottoscritto. Pensavamo, che il trauma gli avesse provocato un’amnesia totale del nome con una conseguente perdita di conoscenza personale interiore. Tuttavia rimaneva un altro fattore importante da tenere presente: il cognome se lo ricordava.
“Chiamatemi L.” Ci disse poi in seguito. E così fu da quel momento in avanti. L divenne il suo appellativo, il suo modo di essere e contemporaneamente il modo in cui si autodefiniva. Una strana lettera, apparentemente senza senso ai nostri occhi, ma estremamente significativa per lui.
Dopo un’ora dal suo arrivo però, ricordo che già stava provocando disturbo..
Quel giorno stavo passeggiando tranquillamente per il parco vicino all’entrata della Wammy’s House. All’improvviso sentii uno strano rumore provenire dall’interno della chiesa. Mi sembrarono urla di terrore seguite da alcuni suoni metallici e così mi precipitai immediatamente all’interno dell’edificio per controllare cosa diavolo stesse accadendo nella casa del Signore.
La scena che vidi dopo aver spalancato l’ampio portone di quercia mi lasciò letteralmente sconvolto: un gruppo di ragazzini sui 16 anni giaceva per terra in stato catatonico ai piedi di L, il quale si stava masticando tranquillamente l’unghia del pollice come se la cosa non gli fosse interessata..
“Cos’è successo qui?!” Gli domandai imperterrito continuando a fissare l’orribile scena.
“Dopo aver detto: “Ehi ragazzi, una faccia nuova! Andiamo a dargli il benvenuto!” Sono diventati violenti nei miei confronti. Non mi guardi così Wammy-san, sono loro gli unici ad aver cominciato.”
Signore Santissimo! Non solo era violento, ma monopolizzava anche tutte le cose che gli piacevano solo perché era il più forte. Mi costringeva a fargli da balia come un bambino piccolo, obbligandomi a fare cose alle quali non ero abituato..un esempio? Portargli la colazione a letto, aiutarlo a vestirsi e a farsi il bagno.
Insomma, il genere di cose che il direttore di un orfanotrofio e uno scienziato di fama mondiale dovrebbe fare tutti i giorni.. perché io naturalmente avevo molto tempo da perdere.
A prima vista, non sembrava un bambino particolarmente intelligente, anzi. Si limitava solo ed esclusivamente a giocare da solo, nella chiesa dell’orfanotrofio, in compagnia di se stesso. Di studiare non se ne parlava nemmeno. “Non ne ho bisogno” diceva. E nessuno provava convincerlo a fere il contrario perché del resto, era un individuo estremamente fragile emotivamente.. diverso dagli altri, se volgiamo metterla in questo modo.
Ma se c’era una cosa che non si poteva dire di lui, era proprio il fatto che fosse stupido.
Bastava anche soffermarsi per qualche secondo a parlargli infatti, per rendersi conto di quanto il suo quoziente intellettivo andasse ben oltre gli standar normali di una persona normale.
Era a dir poco sconcertante. Assolutamente inconcepibile sia dal punto di vista fisico che logico che un bambino di soli 8 anni potesse essere stato in grado di fare ragionamenti del genere, e per di più, senza neanche aver studiato le nozioni di base. Tutti gli chiedevamo dove avesse imparato quelle materie, ma lui ci rispondeva che semplicemente erano cose che aveva sempre saputo fin dall’inizio. Ma Santo Cielo! Quale essere umano della sua età avrebbe mai potuto svolgere equazioni, problemi matematici e esercizi di statistica con tanta sicurezza e maestria? E come se non bastasse era anche in possesso di un certo livello di conoscenze in ambito psicologico e scientifico da far accapponare la pelle anche al migliore dei professori..
Non c’è che dire.. L era e rimane tuttora uno dei più grandi misteri della scienza moderna.