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Autore: Lune91    30/04/2014    2 recensioni
A questa piccola creatura tengo davvero molto: è nata per un contest a cui poi ho deciso di non partecipare visto che mi sono resa conto che non poteva essere conclusa in un capitolo.
è una storia semplice che parla dell'amore che di semplice non ha proprio nulla.
Non aspettatevi grandi cose: non state per leggere un Best seller, state per leggere di quotidianità e banalità. Ma chissà, magari proprio per questo motivo vi capiterà di ritrovarvici.
Vi lascio dunque alla lettura con una breve citazione tratta dalla storia:
"Non so come ci sono finita ma mi ritrovo con solo l'intimo addosso seduta sulle fredde piastrelle del balcone, lui se n'è andato e sono certa che non tornerà indietro a preoccuparsi se in qualche modo mi ha ferita. Sono qui seduta da sola e sento le lacrime scendere incessanti come non facevano da tanto tempo ormai.
Mi sento una bambina mentre assaporo il mascara che mi cade sulle labbra, è amaro e per la prima volta dopo anni non mi preoccupo di risistemarlo. Lascio che quel disgustoso sapore mi bagni la lingua ancora un po', per ricordarmi della maschera che mi ero costretta ad indossare per tanto, troppo tempo."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho idea di come io abbia fatto ma sono riuscita ad unire il primo capitolo col secondo inconsapevolmente. Quindi beh, il secondo capitolo ovviamente lo trovate nella parte "Capitolo 1" e questo è dunque il terzo, o meglio ormai il secondo. 
Buona lettura!






 

Capitolo 2



Mi ha baciato.

Mi ha baciato, e io non gli ho detto nulla. La paura di rimanere senza di lui è ancora troppo grande. L'amore che provo nei suoi confronti è più grande di quello che provo per me stessa. Ma è amore o solo ossessione? Che sia solo un bisogno morboso di averlo accanto a me?

É seduto pochi banchi davanti a me, chiacchiera spensierato senza neanche rendersi conto che la professoressa è appena entrata in classe tentando chiaramente di fulminarlo con lo sguardo. Lui non la vede neanche, ride e un piccolo ciuffo di capelli gli si muove sulla fronte.

Non nota lei come non nota me che non distolgo lo sguardo da lui mentre vorrei strapparmi il cuore dal petto. Batte troppo forte e fa troppo male per poterlo sopportare.

Vorrei che sentisse il mio sguardo scivolargli sulla schiena, che si voltasse e mi dedicasse un sorriso, uno di quelli solo per me. Ma non sono neanche più tanto sicura siano solo per me.

Noto la fedina, la indossiamo entrambi. Ti amo. Vorrei alzarmi e urlarglielo, ma non l'ho mai fatto e non lo farò di certo ora. Scapperebbe, si sentirebbe in imbarazzo.

Un colpo di tosse volontario della professoressa mi riporta bruscamente alla realtà. Lancio una breve occhiata a Mattia: sorride ancora, ma in silenzio. Sorride ma non per me. Non uno sguardo, non una parola. Chissà se si ricorda di me.

Non mi è mai importato nulla di questi dettagli, ma improvvisamente fanno male da morire.

 

“Che fai, mi eviti oggi?”

Sento le sue mani sui miei fianchi: sono calde, non come il pavimento su cui mi ha lasciato ieri sera.

Mi ritrovo a guardarlo appena negli occhi, accenno un sorriso: non voglio dovergli spiegare, non ora. Tanto non capirebbe.

“No amore, ma che dici... Non sto bene...” Vorrei tanto che per una volta non mi credessi, così da illudermi che forse, almeno un pochino, sai leggermi. Ma non è così, già lo so.

“Ah... vuoi che stia con te oggi?” Vorrei gettargli le braccia al collo, piangere e urlargli Si, si ti prego amore, resta con me almeno una volta! Ma dal tono della sua voce si capisce chiaramente quale spera che sia la risposta.

“No dai, non preoccuparti... non è nulla di grave...”

Sospira. Già, sospira alla notizia di non essere costretto a dover passare tutto il pomeriggio con me.

“Ok, meno male amore! Sai Grillo e gli altri mi avevano chiesto se uscivo con loro e non avrei voluto dover dire di no!”

Non ti preoccupare, non dovrai farlo. Anche perchè a quanto pare è solo un dovere per te. Ma perchè diavolo stiamo insieme io e te? Solo perchè siamo una delle coppie più conosciute in questa maledetta scuola?

Lo saluto con un cenno decisa a volatilizzarmi il prima possibile, ma lui mi stringe più forte e mi bacia. Io non lo volevo questo bacio. Vorrei non doverti vedere mai più.

 

Lancio lo zaino sul letto sbuffando, poi mi ci getto accanto. Lo odio. Questa frase vaga per la mia testa sempre più spesso ormai. Mi sento stremata praticamente solo per i troppi pensieri cui non riesco a mettere fine.

Come se non bastasse mia madre entra in camera sbraitando che devo riordinare la camera. È incredibile: sta sbraitando come un'ossessa eppure sfoggia un enorme sorriso.

La guardo perplessa. “Che succede?”

Lei fa spallucce. “Niente tesoro, solo guarda che casino!” Ok, mi nasconde qualcosa. È vero che la mia camera sembra un campo di battaglia, ma mi nasconde decisamente qualcosa.

Kiara entra in camera subito dietro mia madre, salta sul letto iniziando a leccarmi la faccia. Questo la farà incazzare ancora di più. Invece no, incredibilmente esce sospirando, lasciandomi stesa sul letto a coccolare, allibita, il mio piccolo grande amore.

Kiara è un pastore belga di quasi due anni che ho portato a casa di nascosto grazie all'aiuto di mio zio. I primi giorni mia madre sembrava odiarla, ma poi si è subito innamorata di quel musetto nero, come tutti d'altronde. Lei è la sorellina che non ho mai avuto, l'unica che mi comprende e che non potrebbe mai e poi mai deludermi.

Per quanto mia mamma tenga alla cucciola, è praticamente impossibile che tolleri il suo salire su letti e divani. Per questo sono sempre più convinta che mi nasconda qualcosa, anche se il suo persistente sorriso mi fa almeno sperare sia qualcosa di molto positivo.

Comunque, qualsiasi cosa sia c'è solo un modo per scoprirlo quando si tratta di mia madre: ignorarla. Sono certa che entro breve cederà: non riesce mai a resistere. Ora che ci penso, tutta questa curiosità mi sta aiutando a non pensare a Matti.

 

È quasi ora di cena e mia madre ancora non ha ceduto, se a breve non scopro qualcosa penso che impazzirò. Per fortuna mia madre apre piano la porta della mia camera e io mi volto a fissarla palesemente impaziente.

“Per favore Giada, levati la tuta e cambiati che abbiamo ospiti a cena.”

Sono consapevole di avere un'espressione da pesce lesso, dovuta all'eccessivo stupore. Ospiti? Che genere di ospiti? Importanti? Il sindaco? Brad Pitt? Pur notando la mia insoddisfatta curiosità, mia madre mi lascia con un solo piccolo sorriso divertito. Me lo sta facendo apposta, è ovvio. Per ripicca mi levo la tuta indossandone però una praticamente uguale. È infantile probabilmente, ma al momento non mi interessa.

Mi siedo davanti al pc e in pochi minuti il campanello inizia a suonare. Come se stessi aspettando quel momento da una vita mi avvicino piano al corridoio, quasi timorosa come se mi aspettassi di trovarmi davvero Brad Pitt sull'uscio di casa.

Noto Kiara che tende le orecchie mentre sta seduta in mezzo al corridoio, all'erta. Come lei, cerco di ascoltare le voci, sperando di riconoscerne qualcuna, magari con un bell'accento americano. Ma nulla. Una donna, un uomo. Un ragazzo credo e una bambina.

 

“Allora, siete tornati definitivamente?”

Sarà già un quarto d'ora che siamo seduti a tavola e io ancora non mi sono mossa di un millimetro. Fisso intensamente la zuppa di pesce che ondeggia piano davanti ai miei occhi e quasi vorrei affogarci dentro.

Sette anni. Quanto può cambiare una persona in sette anni? Credo immensamente e soprattutto irrimediabilmente. Giuro che vorrei piangere e nascondermi per l'imbarazzo, cosa si dice a qualcuno che sparisce per ben sette anni e poi rispunta nel salotto di casa tua comportandosi come se non se ne fosse mai andato?

Odio mia madre perchè lo ha fatto sedere proprio difronte a me. Non ho assolutamente intenzione di alzare lo sguardo per incrociare il suo. Maledizione, perchè cavolo lui è così felice?

“Credo proprio di si, Mariangela. Paolo fra qualche mese dovrà andare all'università e così volevamo evitargli di fare avanti e indietro ogni mattina o di doversi assolutamente cercare un'altra casa.”

Come scusa? Sei tornato per restare e non mi hai neanche avvertita? Ma non eravamo come fratelli noi? Mi avevi promesso che sarei stata la prima a saperlo se fossi tornato. Avevo il diritto di saperlo. Io odio le sorprese, soprattutto questa.

“Scusate, non ho fame.” Esclamo scattando in piedi e cercando di sembrare il più cortese possibile, poi mi fiondo in camera mia seguita dallo sguardo severo di mia madre.

Sono seduta sul letto mentre strongo Kiara e affondo il viso nel suo morbido pelo. Sta arrivando, riesco a sentire i suoi passi. Leggeri ma così grandi, non il trotterellare del bimbo che conoscevo. È proprio cresciuto.

Sollevo lo sguardo e me lo ritrovo davanti. Lo odio. Lo odio perchè sta lì a fissarmi senza dire nulla. Lo odio anche ora che mi sono gettata fra le sue braccia. Lo odio perchè mi sta abbracciando e non ero più abituata al suo profumo dolciastro.

“Ti odio”

“Non sei cambiata per niente...”

  
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