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Autore: Lushia    30/04/2014    2 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 27 – Raggi di sole

cover

- Ci siamo. - il giovane Simon si era fermato davanti al tombino, il suo braccio destro l'aveva aiutato a spostare il coperchio di ferro e si poteva già sentire il tanfo provenire dalle fogne sottostanti.
- Ehhh, non dirmi che dobbiamo scendere quaggiù! - Luca osservò la scaletta in metallo con lo sguardo afflitto, di sicuro era spaventato all'idea di avventurarsi nella melma che percorreva il sottosuolo della città. - Non c'è un'altra strada? -
Il bruno sospirò, osservando sottecchi Blizzard.
- Da queste fogne si accede al passaggio segreto che porta fino all'entrata della base degli Elektrica. - spiegò lui, estraendo una mappa dalla sua tasca e porgendola ad Arashi. - Seguite questa e non vi perderete. -
- E voi? - chiese Arina, perplessa, nonostante già sapesse la risposta.
- Noi dobbiamo andare al quartier generale dei Vongola. - rispose, confermando le teorie della donna – Sarà meglio sbrigarci, la situazione non è delle migliori. -
- Capisco. - Arina lanciò un'occhiataccia al gemello, che stava arretrando spaventato. Purtroppo non potevano fare altro che infilarsi nel tombino e seguire la mappa, dovevano raggiungere il quartier generale degli Elektrica al più presto e assicurarsi che Masato stesse bene.
- Ma... puzza... e... - il fulmine cercava sguardi complici, ma nessuno sembrava volergli dare retta. Kaito si era infilato nell'apertura e stava scendendo con rapidità, probabilmente eccitato per la nuova avventura, proprio come se fosse stato un nuovo videogioco.

Ma quello non era un videogioco, sia Luca che Arina lo sapevano benissimo. Riusciva a percepire il disagio di suo fratello, sarebbe stata capace di stringerlo a sé e di tranquillizzarlo, ma non poteva abbandonarsi a simili comportamenti. Luca aveva scelto di diventare il guardiano del fulmine di Nozomi, nonostante Arina l'avesse richiamato dalla missione solo per levarlo dai pasticci. Doveva essere solo un gioco, all'inizio. Ci aveva davvero sperato, eppure la situazione era cambiata e i ragazzi si erano spesso ritrovati in situazioni pericolose e poco divertenti.
Nonostante gli errori della sua allieva, la tutrice aveva notato che non solo Luca, ma tutti i ragazzi avevano silenziosamente accettato di mandare avanti quella situazione, come se fossero in attesa di qualcosa.
A quel punto, il discorso avuto con Duchesse e Caesar sembrava sempre più convincente, l'aspettare dei ragazzi poteva tradursi in una ricerca di loro stessi e una scoperta del mondo intorno a loro.
Eppure anche lei, Arina stessa, l'aveva seguita senza batter ciglio. Per ordine di Decimo, per proteggerla e sbatterle in faccia i suoi errori, per capire dove volesse arrivare, per farle notare quali difficoltà avrebbe dovuto affrontare in quel mondo che tanto bramava.
Ed era affascinante, come aveva saputo accettare ogni situazione con determinazione, comprendendo i suoi sbagli e accettando le conseguenze, affidandosi non solo a sé stessa, ma anche alla sua famiglia. Non era lei ad essere forte, lo erano tutti insieme.
Uniti.

Voleva davvero comprendere che cosa fosse quella sensazione che provava nel vederli tutti e sette, insieme. Per quale reale motivo ancora volevano seguirla, perchè non obiettavano quasi mai, cosa li spingeva ad essere lì, in mezzo a situazioni davvero assurde.
Perchè non erano rimasti a casa, come Jun.

- A cosa pensi? - lo sciamano, si era avvicinato alla bionda, che stava osservando il tombino con sguardo pensieroso. - Sembri preoccupata. -
- … Forse. Ho qualche pensiero. - disse lei, cercando di non spaventare il bambino.
- Se hai dei dubbi, perchè non provi ad esporli? - chiese lui, perplesso – E' stupido portarsi dietro molte domande a cui potresti dare una risposta. -
La donna strabuzzò gli occhi, incredula. Era solo un bambino, ma aveva compreso il suo stato d'animo con facilità. Eppure, quel ragionamento non faceva una piega.
- Già, hai ragione. Era facile, dopotutto... - la soluzione era talmente banale che si meravigliò per non averci pensato. In effetti, il miglior metodo per dare una risposta alle proprie domande era proprio quello di chiedere ai diretti interessati.
Forse aveva solo paura delle risposte.

- Piantatela e sbrighiamoci. - la rossa diede un calcio nel fondo schiena del povero Luca, che si avventurò nel tombino in lacrime.
Blizzard si era avvicinato a lei, il suo sguardo era impassibile ma lasciava trasparire un po' di agitazione.
- Sta attenta. Non sapete cosa troverete laggiù, ecco. - disse.
La tempesta si voltò verso di lui, il suo sguardo abbastanza furioso.
- Non ho bisogno dei tuoi avvertimenti. - gli rispose, secca.
Anche Arina e Haynes si erano infilati nella stretta apertura, scendendo lentamente le scalette metalliche fino a toccare il pavimento in pietra, accanto al fiume di melma maleodorante.
Il gruppo si era avventurato nei districatissimi cunicoli sotto la città, seguendo la mappa che il Simon aveva dato ad Arashi e orientandosi come potevano, cercando di non finire nell'acqua putrida, che spaventava Luca quasi come se stesse per trasformarsi in un fetido mostro gelatinoso.
Probabilmente aveva giocato a troppi videogiochi.

Arina si avvicinò alla tempesta, immersa nel suo lavoro di guida, mentre osservava la mappa ogni secondo, assicurandosi di aver imboccato la strada giusta.
- Ehi. - la chiamò, cercando di ritagliare qualche istante per poter parlottare con lei – Ma quindi, tu e Bliz... -
- Nulla di ciò che può sembrare. - rispose lei, freddamente.
- Mi sembrate molto uniti... e ho sentito anche di- -
- Non stiamo insieme. - intervenne lei, lanciandole un'occhiata torva – E' solo un... modo per passare il tempo. -
- Qualcosa come una relazione aperta? - chiese la tutrice, sempre più curiosa.
- Più o meno. Non voglio legami costretti, sono stressanti. - spiegò lei – Mi va bene qualcosa che sia occasionale. -
- Capisco. - annuì, come se avesse compreso ciò che voleva dire – Beh, almeno è carino. - ridacchiò, cercando di incrinare lo sguardo teso e freddo della ragazzina.
- Sì, abbastanza, ma non quanto Nozo. - rispose.
Arina alzò un sopracciglio, perplessa.
- Cosa c'entra lei? - chiese.
- A me, va bene divertirmi un po'. - spiegò lei, voltandosi verso la bionda – Ma quella scema dovrebbe essere più sincera con sé stessa. -
- Più sincera? - la donna scosse leggermente il capo, cercando di comprendere il senso di quella frase.
- Sicuramente l'avrai notato anche tu. - disse lei, fermandosi ad osservare nuovamente la mappa e imboccando il cunicolo a destra – Lei è l'unica a non aver capito i suoi sentimenti. -
- Ah, certo. - adesso tutto sembrava più chiaro. Dopotutto, la brunetta si comportava sempre in modo strano davanti a lui, non poteva essere altrimenti.
E, inoltre, anche il modo in cui lui la guardava lasciava intendere un reciproco interesse. Ma era davvero un bene? I loro ruoli, le loro famiglie... Decimo non l'avrebbe accettato facilmente.
- E' sempre rimasta incatenata ad un sogno. - spiegò lei, quasi assorta nei suoi pensieri – Sono riuscita a slegarla un po', cercando di rassicurarla... ma non sono abbastanza. -
- Cosa dici? - Arina sembrò perplessa – Non è vero, tu sei preziosa per lei. -
- Come amica, sicuramente. Ma... Nozomi ha bisogno di altro. Lo so. - chinò il capo in un silenzioso sospiro, interrompendo la discussione e continuando lungo il percorso che li avrebbe condotti al quartier generale degli Elektrica.

Un'altra scaletta di metallo conduceva verso un'apertura, ma alcuni suoni preoccupanti allarmarono i ragazzini.
Luca strinse a sé lo sciamano, abbastanza spaventato, mentre Kaito superò Arashi e decise di salire per primo. Spostò l'apertura del tombino con entrambe le mani, premendo con forza per smuovere il pesante coperchio, ritrovandosi a sbucare in uno spazio chiuso e caotico.
Erano sicuri che, una volta fuori dalle fogne, si sarebbero ritrovati in periferia o in un luogo lontano e ben nascosto da occhi indiscreti, eppure non si sarebbero mai immaginati di sbucare in una costruzione sotterranea, eretta sotto l'asfalto della città e protetto da cancellate in metallo che a stento tenevano a bada i numerosi cloni, intenti ad abbattere le difese della base.
- State giù! - urlò la tempesta, di sicuro non avrebbe permesso che i cloni individuassero Haynes, sarebbe stato più al sicuro nascosto ancora nelle fogne, assieme a Luca e ad Arina.

Il sole si era già lanciato verso un paio di cloni nelle vicinanze, attaccandoli di sorpresa, mentre Arashi aveva sferrato un pugno in pieno volto a un altro di loro.
- Bel colpo! - Kaito le fece l'occhiolino, sorridendo raggiante. - Ma... come mai niente pistole? -
La tempesta sospirò, scuotendo il capo.
- Non le ho con me. Dovrei usare il compact. - spiegò lei, notando che il resto dei cloni si era accorto dei due e si stavano avvicinando rapidamente. - Siamo davvero sicuri? Abbiamo una sola possibilità. -
- Hai altre idee, oltre alle gemelle? - chiese il biondino, confuso – Pensavo fossi affezionata a loro. -
- Pensi che potrei mai rinunciare a Scarlet e Raven? - si voltò verso di lui, perplessa.
- Certo che no. - ridacchiò – Ma... qual'è il problema, allora? -
- Tutti gli optionals, direi. - rispose, voltandosi nuovamente verso i nemici, minacciosi. - … Ma... suppongo dovrò rinunciarci. -
- Ehi, perchè non lasci fare a me? - chiese lui, sfilando il suo compact dal taschino della giacca e lanciandolo in aria come una pallina da tennis.
- Tu sai già cosa creare? - chiese lei, curiosa. - Ti tocca far piazza pulita, allora. - la rossa indietreggiò, lasciando la scena al ragazzo, che aveva un sorriso brillante.
- Mi spiace per voi, ma avete incrociato la strada del grande Kaito! - affermò lui, osservando i gemelli dai capelli verdi – Vi sconfiggerò con il mio abbagliante potere alpacoso! -
Il suo compact stava emettendo una fiamma giallastra, brillando come il più prezioso tra i gioielli. La fiamma del sole aveva iniziato a diffondersi per tutto il suo corpo, illuminandolo come un raggio luminoso e avvolgendo tutto attorno a lui.

I tre ragazzi, nascosti nel tombino, si erano affacciati con curiosità, notando il giovane biondino avvolto da una luce sfolgorante, che si stava man mano diffondendo per tutto l'antro.
- Wow, sta brillando. - esclamò Haynes, incredulo. - Non ho mai visto una fiamma del sole così... abbagliante e calda. -
Anche Arashi era rimasta stupita, non avevano mai visto nessuno emettere una fiamma in quel modo, sembrava che i compact riuscissero a tirare fuori il loro vero potenziale, così come Cristal aveva detto loro.
Erano davvero un oggetto potente e, allo stesso tempo, pericoloso.

La luce si stava via via riducendo, lasciando nuovamente spazio alle tenebre del luogo, soffermandosi solo sul braccio sinistro del ragazzo, avvolto da una semi armatura in ferro che gli copriva la spalla sinistra e la metà superiore del braccio. Il guanto borchiato in ferro aveva una stoffa beige che ricopriva anche tutto l'avambraccio, fissato da una cintura color ocra e con lo stemma del guardiano del sole che risaltava sul dorso della mano.

- Bright Charge! - esclamò lui, mostrando il pugno deciso alla mandria di Clover che lo squadravano impassibili. - Un'arma figa per un guerriero POWAH! -
Alcuni cloni si stavano avvicinando minacciosi, il loro sguardo era freddo e non lasciava trasparire alcuna emozione. Erano abbastanza diversi dal Clover II, il quale era di sicuro più energico di loro.

- A nessuno interessa come diavolo si chiami la tua arma, smettila di perdere tempo! - urlò Arashi, rassegnata.

Con ancora il braccio scintillante, il ragazzo si era lanciato verso un clone immobile a pochi passi da lui, menandogli un potente sinistro nello stomaco e lanciandolo verso la parete in metallo, che si danneggiò.
Si voltò verso un altro Clover dietro di lui, il quale stava tentando di colpirlo con un calcio, afferrò la sua gamba con rapidità e girò su sé stesso, scaraventandolo contro altri due cloni e atterrandoli.
- Strike! - esultò, prima di dirigersi verso un altro paio di cloni e ingaggiando un'altra rapida battaglia contro di loro.

- E' mancino? - chiese Haynes, curioso. Sembrava non averci mai fatto caso, ma non potevano esserci altre spiegazioni al potente pugno sferrato con quella mano e la sua arma creata sulla zona sinistra del corpo.
- In realtà è ambidestro. - rispose Luca, voltandosi verso lo sciamano.
- Oh, sono davvero rari. - rispose lui, osservando attentamente il combattimento tra il guardiano e i cloni, che si stavano ammassando attorno a lui.

L'agilità e il corpo minuto del ragazzo gli permettevano di schivare rapidamente gli attacchi e di contrattaccare, tuttavia i cloni erano davvero troppo numerosi e continuavano a raggrupparsi attorno a lui, impedendogli qualsiasi movimento.
- Maledizione, se non fa qualcosa riusciranno a bloccarlo! - urlò la rossa, notando che alcuni cloni si erano voltati e si stavano avvicinando lentamente a lei.

- Pensate forse di poter sconfiggere il sole? - chiese il biondino, ridacchiando dal centro della massa di cloni.
Il suo corpo iniziò nuovamente a brillare di una luce giallastra, la fiamma aveva ormai completamente avvolto il giovane, creando una stella luminosa in mezzo alla galassia di creature dai capelli verdi, che indietreggiarono accecati.
- Non sapete che guardando troppo il sole finite per accecarvi?? -
Una sfera luminosa avvolse il suo pugno sinistro, il giovane guerriero continuò ad espandere l'accecante raggio di luce, come un sole che stava inglobando i pianeti attorno a sé, muovendosi ad una rapidità superiore a poco prima e colpendo rapidamente e ripetutamente tutto ciò che si trovava accanto a lui, scaraventando via una ventina di cloni che atterrarono doloranti in lontananza.

Quando la luce iniziò a scemare, diventando via via sempre più fioca, il giovane si trovava nella stessa posizione di poco prima, ma i cloni erano a terra attorno a lui, sconfitti.
Sorrise, raggiante come suo solito.

Vongola: Astro Sfolgorante.

La fiamma del sole svanì pochi istanti dopo, assieme alla sua arma, che ritornò ad essere il piccolo compact grigiastro.
- L'universo è Kaitocentrico, tutta la galassia gira intorno a me~ - ammiccò, mentre Arashi e gli altri tre si avventuravano tra i corpi ammassati lungo la via e raggiungevano il biondino.
- Non farti tanto figo per poco. - disse la rossa, superandolo e ritrovandosi davanti alla cancellata, che si era rapidamente spalancata per lasciar uscire degli uomini in nero, abbastanza spaventati, che si distribuirono accanto ai corpi e iniziarono a legarli.
Uno di loro si avvicinò al gruppo, inchinandosi lievemente.
- Non sappiamo come ringraziarvi, temevamo che le protezioni sarebbero presto crollate sotto i loro attacchi. - spiegò – Stavamo cercando di evacuare la base, ma con i cloni era impossibile. -
- Siamo arrivati qui per controllare la situazione. - spiegò Arina, avvicinandosi all'uomo. - … E vorremmo anche sapere se Fukada è qui. -
L'emozione tradì leggermente il suo tono, la preoccupazione per l'uomo amato era fin troppo palese.
- Certo. - rispose lui, risollevando il morale dei ragazzi – Masato-san è con il futuro boss. Prego, entrate. Vi scorterò da loro. -

I cinque si avventurarono lungo i corridoi in metallo di quella che sembrava essere una locazione da film futuristico, più che la base di una famiglia mafiosa.
- Gli Elektrica sono una famiglia che si occupa di ingegneria e informatica. - spiegò Arina, osservando il piccolo sciamano perplesso – Sono bravi a costruire, inventare, perfezionare. -
- Non ne avevo mai sentito parlare. - rispose il bambino.
- Beh, non se ne parla spesso. - intervenne Arashi – Se ti chiedono di che famiglia fai parte, fai prima a dire che sei dei Vongola. - spiegò – I particolari sono per gli esperti. -
- Capisco... quindi i più famosi ingegneri dei Vongola entrano negli Elektrica? E' una sorta di... sotto-famiglia creata per questo scopo? - chiese lui.
- Più o meno sì, ci hai preso. - rispose Arina, ridacchiando. - I tre Gianni hanno lavorato per gli Elektrica. -
- I tre Gianni? Chi sono? -
- Sono tre famosi inventori e perfezionatori. - spiegò la bionda – Giannichi, suo figlio Giannini e adesso il nipote, Giannisan. -
- E non dimenticare gli idoli di mio fratello. - intervenne nuovamente la tempesta – Quelli là... non ricordo manco i loro nomi. -
- Irie Shoichi e Spanner. Sono ai massimi vertici e lavorano assieme al boss, E. Load. - Arina si bloccò quando la loro camminata terminò davanti ad una porta di ferro grigiastra, con apertura a doppia anta e alcuni faretti luminosi ai lati.

- Siamo arrivati. - disse l'uomo, avvicinandosi ad alcuni dei faretti e posizionandosi accanto alla lucetta, restando immobile ad osservarli per qualche istante.
Dopo alcuni secondi, un suono acuto interruppe il silenzio del corridoio e la porta si spalancò da sola, invitando i cinque ad entrare.

Masato si trovava davanti un'enorme complesso di schermi e macchinari informatici, il suo sguardo preoccupato traspariva da dietro gli occhiali, ma alla vista di Arina e Arashi non riuscì a non sorridere.
Accanto a lui, seduto su una poltroncina con le rotelle, c'era un ragazzo dai capelli di un rosa scuro abbastanza spento, i suoi occhi nocciola erano rivolti verso i nuovi arrivati e il suo sguardo sembrava abbastanza sollevato.
Indossava un paio di grandi cuffie nere e gialle, con lo stemma della famiglia Elektrica inciso sopra di queste.
Il giovane si alzò e si avvicinò ai ragazzi, tutti abbastanza perplessi, inchinando leggermente il capo.
- Piacere di conoscervi, io sono Ex-Ten. - si presentò portando le mani sui fianchi. Sembrava un ragazzo molto solare, ammiccò divertito al gruppetto – Quando mio nonno deciderà di lasciare la catapecchia, prenderò il suo posto come boss degli Elektrica! -
- Piacere! - Kaito fu il primo a salutarlo, sorridendogli in risposta. - Io sono il fighissimo Kaito, il-
- Non c'è bisogno che vi presentiate, conosco già tutti. - disse lui, annuendo con il capo. - E a tal proposito... - il suo sguardo si posò su Arashi, la sua espressione divenne seria. - Penso di dover approfittare di questa occasione per mettervi al corrente di alcuni fatti. -
Lo sguardo di Masato divenne cupo, Arashi osservò entrambi con perplessità e l'atmosfera sembrò diventare gelida.

Arina, per prima, sentì il cuore sussultare. Quegli sguardi tristi non lasciavano presagire nulla di buono.

   
 
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