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Autore: sinful_theatre    30/04/2014    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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XXII

Energia del caos


 
Le alture di Thunderbluff proiettavano lunghe ombre sul sentiero che tagliava le pianure verdeggianti del Mulgore e collegava direttamente la capitale al villaggio vicino, quando Kriystal, Bithah, Robil, Soran e Vonch si trovarono schierati assieme a centinaia di Tauren ai piedi delle cinque alture per il saluto e i ringraziamenti di Cairne Bloodhoof a Tyrande Soffiabrezza, signora dei Kald’orei, per il contributo svolto nella battaglia di Altovento.
   In tale occasione Kriystal ebbe l’opportunità di osservare molto da vicino e con attenzione le caratteristiche del popolo un tempo reso immortale dall’Albero del mondo chiamato Nordrassil. Conosceva a memoria le centinaia di leggende circa la storia degli Elfi della notte. Era impossibile dimenticare come il suo popolo fosse inesorabilmente legato per natura a quello di quelle strane creature dalla carnagione violacea e gli strani dipinti sulla pelle.
   “È a causa nostra” aveva risposto Vonch quando Kriystal gli aveva domandato per quale motivo Cairne Bloodhoof non avesse invitato gli Elfi della notte ad unirsi ai festeggiamenti.“diciamo che la loro regina ha aiutato la gente di Thunderbluff solo e unicamente per il suo rapporto di alleanza con i Tauren. Non hanno e non vogliono avere nulla da spartire con noi”. Kriystal conosceva i rancori riservati alla razza degli Elfi del sangue. Creature nate dall’odio e dall’energia del caos. Demoni assetati di potere e disposti a tutto pur di ottenerlo. Non poterono che tornarle in mente le parole di Magatha Grimtotem, ma decisa a non ricordare il male subito le respinse all’istante.
   “Sai, alle volte sono spinto a pensare che si concentrino tanto sull’odio verso la nostra razza per tener lontane le loro di origini. Noi un tempo siamo stati Elfi alti. Loro non erano altro che Troll oscuri più corrotti dell’intera Eversong woods. Lascio a te il confronto” Soran scelse parole dure, ma Kriystal non poté che trovarsi d’accordo. Ora il popolo dei Kald’orei trasudava eleganza e misticismo da tutti i pori. Le armature bianche, i capelli tendenti al blu e al verde, gli occhi bianchi come le stelle. Le pantere-ombra adottate dal popolo di Teldrassil come cavalcature ringhiavano sommessi agli sconosciuti. Il pelo scuro, le zanne a sciabola e l’aspetto selvaggio di tali creature costrinsero Kriystal a riconoscerne il fascino, allo stesso modo con cui trovava innegabile la bellezza di Tyrande. La compagna di  vita del leggendario Malfurion Grantempesta portava lisci capelli blu notte abbandonati sugli spallacci dell’armatura e un diadema a forma di luna rispondeva alla morte del sole con scintillii intermittenti nei momenti in cui con brevi cenni del capo rispondeva agli scambi di parole con l’anziano Cairne Bloodhoof. Kriystal non arrivava a sentire i loro dialoghi, eppure ebbe la sensazione che le sentinelle dalla pelle viola osservavano lei e i suoi compagni con disdegno. “Tieni alto il mento e ignorali” le suggerì Vonch.“abbiamo preso noi Magatha Grimtotem”
 
Al calar del sole seguirono le cerimonie per i caduti. Kriystal sedeva accanto ad uno dei focolari accesi nell’altura centrale e studiava i punti del proprio corpo prima flagellati dalle spine.
   “Se ti è rimasto un po’ di prurito è normale. Domattina non sentirai più alcun fastidio” Bithah si sedette al suo fianco e le donò un sorriso gentile.“visto quello che hai passato sei uscita anche troppo illesa”
   “Vorrei poter dire lo stesso di Tanith” l’elfa respinse l’istinto di piangere. Alla fine il guerriero non era sopravvissuto alla ferite inferte per mano di Arnak. “credo ancora che avrei dovuto ignorare la chiamata di quella strana creatura e guarire Tanith. Fuggire e chiamare i rinforzi”
   “In quel caso sarebbero potute accadere due cose: all’arrivo dei rinforzi Magatha Grimtotem poteva esser fuggita da tempo, o semplicemente non vi avrebbe permesso di lasciare il campo. Hai portato a termine la missione, recuperando la salma del figlio di Banqui e consegnando la sciamana alla legge di Thunderbluff. Non potevi fare di meglio”.
   Kriystal non aveva ascoltato una parola di ciò che aveva detto il paladino. Il suo sguardo perso nelle fiamme e nelle danze si rifiutava di soffermarsi sui lati positivi dell’aver vinto la battaglia.
   “Ho indagato sullo strano orso di cui ci hai parlato” continuò Bithah.“Hamuul Runetotem sostiene che si trattasse di un Pandaren. È raro incontrare una creatura simile nei due continenti, ma non è la prima che attraversa queste terre. Ogni tanto qualche esemplare sosta addirittura dentro le mura di Orgrimmar come un qualsiasi viaggiatore”
   “Dunque da dove arrivava?” domandò Kriystal senza distogliere lo sguardo dal fuoco.
   “I Pandaren hanno una terra madre sconosciuta. Alcuni pellegrini attraversano il Kalimdor ed è possibile incontrarli soprattutto al tavolo di qualche taverna intenti a scolarsi litri e litri di birra in compagnia dei nuovi conosciuti. Sono creature pacifiche e sembrerebbe che se fai loro un favore si mettono nella posizione di essere in debito con te per tutta la vita”
   Automaticamente Kriystal portò una mano al ciondolo romboidale donatole dallo strano orso. Egli aveva detto che al momento propizio lei avrebbe saputo come utilizzarlo. Kriystal ne studiò a fondo la composizione e non notò nulla di strano. La liscia superficie di legno non aveva incisioni strane, o fessure in cui soffiare. Nulla. L’accettò come ricordo di un fortunato incontro e l’aveva aggiungendolo alla stessa corda del ciondolo di Banqui.  “Domani faranno la fiaccolata per i caduti in battaglia” per la prima volta in tutta la sera Kriystal si voltò e i suoi occhi incontrarono il volto senza elmo del paladino.“Banqui avrà bisogno della mia presenza”
   “Domani a questa stessa ora saremo già parecchio lontano dal Mulgore…”
   “Lo so” Kriystal tornò delusa a fissare il fuoco.“solo che avrei voluto abbandonare queste alture in tempi migliori”.
   “Se portiamo a termine la nostra missione, recuperando la runa dell’accampamento Grom’gol, allora contribuiremo a portare tempi migliori” Bithah le poggiò una mano sulla spalla nuda.“poi torneremo finalmente a casa”.
 
   Kriystal evitò per tutto il resto della serata ogni Sind’orei o Tauren che fosse stato nei paraggi. Era restata volutamente in solitudine a cercare di ignorare quel fastidioso senso di disgusto che le aveva contagiato le viscere da quando aveva assistito alla sfilza di cadaveri scoperti alla luce del sole rincasare lungo la strada principale che collegava il villaggio Bloodhoof alla capitale. Era rimasta inerme a fissare dall’alto delle alture un lunghissimo cordone di dolore e disperazione. I lamenti e i canti si erano uniti in un unico concerto di angoscia e  tormento. L’unica che non pianse quel giorno fu Banqui Piumaria. Quando riebbe tra le braccia la salma mutilata del figlio si impegnò per intere ore a inneggiare canti di ringraziamento agli antichi dei.
   Quella sera Kriystal ne aveva abbastanza di tutti. Bithah, Soran e Robil non facevano altro che ripeterle quanto era stata brava ad abbattere due Tauren come Isha e Arnak. Come se non fosse al corrente di quante altre decine ne avevano abbattuti i suoi compagni sulle alture di Altovento. Quella pietosa messa in scena forse era solo un modo per starle vicino e tenerle presente che non era sua responsabilità la morte di Tanith Cornogrigio. Ma allora perché lei sentiva di aver fallito?
   Mentre interrogava la larga e nera pianura del Mulgore, proprio fra quei campi d’erba alta avvolti dal mantello della notte una scia luminosa apparve e scomparve in un istante. Kriystal aveva già visto qualcosa di simile. Restò a osservare ancora qualche momento e la scia si ripresentò saltellante da un punto all’altro in direzione del lago vicino al quale si era addestrata con il paladino. L’istinto la spinse a voler conoscere quella scheggia fatua che l’aveva strappata dalle braccia della morte.
   Attraversò il centro di Thunderbluff agitato da canti e danze attorno al fuoco. Passò davanti a Cairne Bloodhoof e nemmeno se ne accorse. Si sentì come quando a pochi anni di vita correva da Solealto a Silvermoon ignorando chiunque fosse sulla strada, o quando intraprendeva una vera e propria gara contro il tempo per raggiungere il Furore Solare e affrontare l’esame di ammissione. Ormai aveva perso il conto delle guardie che la prendevano in giro per il suo eccessivo coinvolgimento emotivo in tale evento non così raro per chi lo vedeva accadere ogni anno con la certezza di non dover dimostrare più nulla a nessuno. Kriystal si costruì l’idea che era perché le guardie di Silvermoon credevano di non dover più dimostrare nulla a nessuno, il motivo per cui metà della città fu devastata. Lei non avrebbe mai commesso quell’errore.
   In poco tempo raggiunse le piattaforme che la condussero ai piedi dell’altura. Tutto il panorama attorno a lei era buio pesto e la falce di luna che sormontava le catene collinose del Mulgore era l’unica fonte di illuminazione che permettesse ai viaggiatori di non finire col rompersi un femore in un fossato. Kriystal seguì per una breve tratta la strada principale, poi si infilò fra l’erba alta in direzione del campo in cui le era parso fosse diretta la singolare presenza.
   Se l’oscurità rendeva difficile e pericoloso l’attraversamento, la muraglia verde tutta attorno a Kriystal pareva un labirinto senza via d’uscita. Si servì delle alture di Thunderbluff e del manto stellato come punti di riferimento per mantenere le coordinate che si era prefissata per raggiungere il lago. Minuscole lucciole notturne fluttuavano attorno a lei agitate dallo spostamento dei fili d’erba, quando un sibilo sottile suggerì a Kriystal d’esser vicina all’obiettivo. Con entrambi le mani l’elfa si aprì la strada tra la fitta vegetazione finché non si trovò in un piccolo spiazzo che le permise di riprendere il respiro. La brezza notturna era fresca a pulita. Il fetido odore di morte che aleggiava nella città Tauren ora era solo un ricordo lontano. Un suono familiare attirò nuovamente la sua attenzione. Senza che Kriystal potesse individuarne l’origine, cominciò a manifestarsi tutto attorno a lei un balletto di luci bianche e verdi simili a stelle cadenti. Non capendo se fosse una o molte, Kriystal cercò di catturarle giocosamente lanciandosi su di esse. Ma proprio quando sembrava che le avesse afferrate, ecco che la magica scintilla si trovava dal lato opposto dell’avvallamento. Quando Kriystal si voltò per prepararsi al prossimo attacco, la natura dell’arcana creatura fu finalmente rivelata. Forse stanco di saltellare e infastidire l’aspirante paladina, un piccolo essere tutto nero, avvolto dall’alone verdognolo che scaturiva quando impazzava nelle sue estreme acrobazie, stava seduto su di un piccolo masso coperto di muschio, mentre ridacchiava dell’inettitudine della sua compagna di giochi.
   “Lo trovi divertente?” Kriystal non poté lasciarsi scappare un sorrisetto.“cos’è che saresti?” l’esserino in tutta risposta si lasciò andare ad una stridula risatina, mostrando una schiera di piccolissimi denti appuntiti e dilatando i suoi bianchi occhi vuoti. Le dimensioni della creatura che si stava facendo beffe di Kriystal non superavano quelle della pietra su cui sedeva e per quanto l’elfa ne sapesse poteva benissimo trattarsi di una qualche specie di gnomo. La pelle nera come la pece, le piccole orecchie a punta e la sottilissima coda che ondeggiava ad ogni movimento, restringevano di molto il cerchio di appartenenza geografica. Non era certamente una creatura del Mulgore e forse non proveniva nemmeno da Azeroth. “Sai parlare?” provò ancora Kriystal, tentando di avvicinarsi molto lentamente.
   L’omino stava lì, a fissarla con sguardo vacuo e curioso, finché lei non finì con lo spezzare con il piede un piccolo ramoscello. L’essere drizzò le orecchie, si guardò attorno freneticamente e poi ridacchiando tornò a saltellare come una scheggia impazzita scomparendo nuovamente fra l’erba. Questa volta Kriystal gli stette dietro. Si fiondò all’inseguimento piombando di soprassalto sulle rive del lago che aveva avvistato dall’alto di Thunderbluff.
   “Cosa ci fai tu qui?” non capì al volo da dove provenisse la voce che l’aveva interpellata, quando guardando al largo delle acque nere si imbatté nella figura immersa fino alla vita di Thehorde. La pelle nuda era resa cristallina dalla luce della luna e lunghe pitture astratte ricoprivano parte del corpo dalla spalla destra al basso ventre. Quando si rese conto d’essersi soffermata troppo nell’osservare il Warlock, Kriystal gli diede nervosamente le spalle:“I-io non volevo! Stavo rincorrendo uno gnomo quando…”
   “Uno gnomo nel Muglore?” Thehorde sembrò quasi divertito. Ignorando la presenza dell’elfa strizzò uno straccio nell’acqua del lago e si pulì alcuni graffi sul fianco sinistro.
   Kriystal si voltò di un quarto e notò il sangue sul panno bagnato:“sei ferito” non era una domanda.
   “Hai sbirciato?” domandò Thehorde, beffandosi dell’elfa.
   Kriystal fece per lasciarlo lì, quando il verso riconoscibilissimo dell’esserino tutto nero attirò nuovamente la sua attenzione. La piccola creatura incantata stava giocherellando sulle rive del lago dando la caccia ad un insetto. “lo vedi anche tu non è vero!?” domandò Kriystal.
   “Parli di Nakrot?” domandò l’elfo del sangue, dando una breve occhiata alla creatura.
   Kriystal era attonita:“Tu lo conosci?”
   “È il mio demone. Ho affrontato più battaglie al suo fianco che bevute tra amici” Thehorde si passò lo straccio umido sul sangue incrostato senza emettere un solo gemito di dolore.
   “Su questo non c’è dubbio” Kriystal fece per avvicinarsi al demone.“e così tu sei Nakrot. Sei piccolo per essere un demone”
   “Dillo a Magatha Grimtotem” se quello di Thehorde fu un tentativo di far trasparire tracce di  orgoglio, non lo diede a vedere.
   “Questo è vero…” Kriystal allungò una mano e il piccolo demone si lasciò accarezzare senza problemi:“Bithah mi ha raccontato di come mi hai trovata, laggiù…”
   “Se sei venuta per ringraziarmi sappi che non ce n’è alcun bisogno” si protesse immediatamente il Warlock.
   “Lo so” controbatté quasi infastidita l’elfa.“a dire il vero credo di essere qui per il tuo stesso motivo”
   “Per fare un bagno?”
   “No. È solo che… io credo che neanche tu sopporta tutto questo…”
   “Tutto questo?” ora gli occhi di Thehorde si spostarono sull’aspirante paladina, chinata sulle rive del lago al fianco del suo demone.
   “Sì. Intendo le cerimonie, i canti. Le parole di conforto e gratitudine. Banqui Piumaria ha speso parole preziose sulla mia persona per averle riportato il cadavere del figlio. Il cadavere, capisci?”
   Thehorde abbassò il capo, fingendo di non ascoltare o non ascoltando affatto.
   “Io non devo essere ringraziata per nulla. Non ho fatto nulla. Ho combattuto al fianco di uno dei più valorosi guerrieri di Thunderbluff e non sono stata capace nemmeno di…” le parole le si strozzarono in gola.“… di salvarlo quando era finalmente il mio momento di agire. Lo riconosco, fu Tanith stesso a ordinarmi di conservare le energie per combattere Magatha. Eppure se non fosse stato per il tuo intervento in questo momento non sarei nemmeno qui a piangermi addosso.
   Ho fallito. Tanith è morto e vengo quasi riverita per questo. Bithah dice che mi hai raccolta da terra e mi hai portata via da quella grotta. Deve essere stato uno spettacolo patetico per te…”
   Thehorde non rispose, uscì dall’acqua e ancora grondante cominciò a rivestirsi. Kriystal rivolse tutto il tempo il suo sguardo al piccolo demone in procinto di addormentarsi sotto le sue amorevoli cure:“Non posso biasimarti per l’opinione che hai di me. Avevi ragione, sono un frutto troppo acerbo per esser staccato dall’albero. Ritengo che avresti dovuto pensare prima a Tanith, poi a me.” Fece per alzarsi, spogliata di tutto il suo onore, quando voltandosi verso il Warlock rosso vide che Egli ora indossava una semplice camicia biancastra sopra braghe marroni e stivali di pelle lunghi fino al ginocchio.
   “Chiedo perdono per averti disturbato…” Kriystal chinò il capo in segno di saluto.
   “A Nakrot sembra aver fatto piacere…” rispose lui con il suo solito tono piatto, una barriera attraverso cui era ancora impossibile leggere alcuna emozione. Si sedette su un masso vicino ad una borsa in cuoio dalla quale estrasse due piccole pietre focaie. Nel piegarsi la bocca si piegò in un brevissimo attimo di dolore. Preso da un attimo di rabbia scagliò nel lago le pietre, impugnò la staffa e accese il fuoco con la magia. Le fiamme presero subito a danzare sotto la brezza leggera della notte.
   “Se lasciassi che io dia un’occhiata alla ferita potrei…” provò l’elfa.
   “Non importa. L’importante è averla pulita, poi il resto verrà da sé”
   “Se per il resto intendi un’infezione!” lo sgridò Kriystal.“se la piantassi di schivare il mondo, io potrei guarirti”. Quando i capelli bagnati di Thehorde oscillarono e i suoi occhi caddero nuovamente su di lei, non poteva credere di avere pronunciato quelle parole. Era come se il volto di Tanith Cornogrigio le si fosse materializzato davanti. “Scusami. Sono proprio una sciocca, non so se ne sarei in grado dopotutto. Ma ti prometto che ti manderò Bithah. Sembra un taglio profondo per guarire naturalmente” senza aggiungere altro  fece per andarsene.
 “Mi piacciono le cicatrici” confessò Thehorde. Kriystal non seppe se era cortesia o un modo gentile per invitarla a liberarlo della sua presenza.“e non credo che tu debba addossartene la colpa”
   “Perché dovrei sentirmi colpevole per le tue cicatrici?” Kriystal riscoprì il tono litigioso riservato all’elfo. Egli la fissò intensamente in volto come se per la prima volta fosse interessato a leggervi qualcosa.
   “Quando sono giunto nell’accampamento dei Nubescura, Tanith Cornogrigio giaceva nella polvere privo di vita. Non potevo farci nulla e a giudicare dalle sue ferite non potevi nemmeno tu. Era già morto nel momento in cui ha scelto di spezzarsi una lama all’interno del suo corpo”
   Kriystal non si aspettava che Thehorde avrebbe affrontato quel discorso con lei:“Forse è vero, però avrei potuto provare a…”
   “Così, priva dell’energia necessaria, saresti morta pochi istanti prima che io arrivassi a soccorrerti. Mentirei se ti dicessi che Tanith Cornogrigio contava realmente sul fatto che tu sconfiggessi Magatha Grimtotem. Ma era un guerriero, un combattente e sapeva il fatto suo. Ha lasciato apposta che tu conservassi le energie affinché avessi la riserva utile a sopravvivere”
   “Non poteva essere certo che saresti arrivato tu…”
   “No, non poteva. Questa è la guerra, principessa. È incertezza. È morte. L’unica energia su cui si possa contare è quella del caos” a quelle parole Nakrot sembrò quasi sentirsi preso in causa:“quel che conta realmente è che il tuo nome non venga dimenticato nella storia avvenire.”
   Kriystal soppeso le parole di Thehorde. Se per la prima volta lui aveva formulato delle frasi prive di offese alla sua persona, lei per la prima volta aveva preso in considerazione la possibilità d’essersi sbagliata sul suo conto. L’arrogante Warlock della cicatrice morta in quel momento non parve meno arrogante. Tuttavia c’era qualcosa nel suo sguardo che era estraneo alla compassione che si respirava sulle alture di Thunderbluff.
Kriystal lo lasciò lì, al calore di un fuoco in compagnia del suo fedele compagno di avventure e delle proprie barriere, quella notte leggermente abbassate per lei.
  
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