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Autore: sereve    30/04/2014    1 recensioni
Raf e Cry, una storia romantica in uno sfondo apocalittico, ma, come si sa, non si può decidere quando l'amore ti colpirà.
tratto dal ... capitolo: "Mi ritrovai davanti ad un paio di occhi grigi; quasi facevano paura da quanto erano chiari. Cercavo di muovermi ma ero come bloccata, ipnotizzata, quasi, da quello sguardo, che sembrava volermi leggere dentro. Vidi dietro di lui uno spostamento d’ombre e osservai, terrorizzata, il mostro che avanzava lentamente verso il ragazzo sconosciuto, puntando dritto al suo collo."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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gutentag! allora, invece di postare due capitoli ne ho messo solo uno, circa lungo, spero. comunque se volete oggi, o chi lo legge 1 Maggio, ieri, due one shots, nel caso siete interessati! il desiderio di Tom è simile a questa storia, ma niente di romantico, mentre Passioni diciamo che parla un po' della mia vita e di un'esperienza bellissima che ho avuto ... quindi la scelta a voi! a lunedì
sereve


al parco giochi



 

~~“- so cosa vuoi dirmi, ma ti prego, ora come ora se lo nomini, non farai altro che farmi soffrire, quindi, no. Dopo, forse, ma ora no. – feci morire sul nascere l’argomento Rafael.

-va bene, ora siediti, dobbiamo chiarire alcune cose. - accettò di buon grado Lu.
Ci trovavamo sul portico della casa dei nostri nonni paterni, sedute sulle poltroncine rivolte sul mare e sulla spiaggia; eravamo divise da un semplice tavolino in ferro battuto con sopra una pianta di geranio. Ci appoggiai vicino il squadernino e la penna e mi voltai a guardare completamente mia sorella.
-quindi … -iniziai io.
-si giusto! Allora iniziamo dall’inizio: lo scoppio del virus. Le mie fonti mi hanno detto che alcune cavie che gli scienziati stavano trasportando dal loro laboratorio in Bosnia al laboratorio dell’Inghilterra, non so bene in quale città. Comunque queste cavie erano ratti e anche qualche piccione, cioè poverini, come possono fare esperimenti sugli animali?! Soprattutto i topini bianchi tanto carini!
- Lu! Vai avanti che non abbiamo molto tempo!- la rimbeccai.
- si, si, vero! Comunque per farla breve, le cavie sono scappate diffondendo il virus tramite morsi e feci negli altri animali; questi mordendo alcuni animali, che poi sono stati abbattuti, hanno attaccato il virus alle persone e il metabolismo degli umani essendo più veloce ci ha trasformato in … questo. Purtroppo. Ora sai come è successo tutto questo.
-si ma tu come lo hai preso?!
- vedi, quel giorno non avevo scuola, quindi avevo deciso di aiutare la mamma a cucinare, sai quanto ci tenesse. Comunque, mi aveva detto che, siccome facevo pena a preparare pure una semplice pasta, avrei dovuto andare a buttare la spazzatura. Allora prendo il sacco nero e esco dal cancello, ma mentre l’ho per terra ho visto un uomo barcollare delirando, con il collo sporco di sangue; stavo per entrare in casa quando mi accorgo che era il professore di lettere, sai,Mr. Tomas, quindi mi avvicino e gli chiedo se ha bisogno di aiuto, ma ad un certo punto mi afferra per un braccio e mi tira verso di sé con una forza sovraumana, soprattutto per un vecchietto di sessantacinque anni. Dov’ero rimasta? Ah, si, comunque mi prende il polso e strappa la manica del piumino, mostrando il braccio bianco e … ci affonda i denti.- e detto questo, tirò su la manica della maglia blu elettrico che indossava e mi mostrò la cicatrice simile alla mia che aveva sull’avambraccio destro.
-non mi ricordo cosa successe dopo- continuò sussurrando – so solo che dopo averti morsa è come se il mio cervello avesse capito cosa avevo fatto e mi costrinsi a fermarmi, poi ti sporcai un po’ con il mio sangue per non farti mordere nuovamente. Penso che quando il mio sangue si è mischiato col tuo, abbia creato una nuova sostanza, rara, per questo volevo che stessi con … il biondino, per proteggerti.
Ringraziai mentalmente che non avesse detto quel nome prima che le saltassi addosso e la picchiassi.
- ok, quindi ora? Cosa si fa? Mi insegni qualcos’altro?- chiesi, realmente interessata.
-purtroppo il tempo per oggi è finito, ma tranquilla, ci vediamo presto. Ora, che ne dici di farci una bella nuotatina?
E ridendo, corremmo verso il mare e ci buttammo, giocando come quando eravamo piccole.”
Mi svegliai con il sorriso sulle labbra per quella scena, ma quando mi resi conto che ero sola, mi si formò un groppo in gola. Presi una barretta dalla cucina e mi avviai lentamente verso la porta, per recarmi al parco; li almeno avrei trovato un po’ di pace. Non chiusi neanche la porta, tanto chi sarebbe mai entrato? Gli zombie non avrebbero trovato niente di interessante, come le persone vive.
Mentre camminavo mi legai in una coda alta i capelli, sapendo che appena tornata avrei dovuto lavarli e schivai prontamente uno zombie barcollante che vagava per le strade; ogni tanto ne incontravo qualche gruppetto, massimo quattro o cinque insieme e, quando ripensavo a chi aveva morso la mia sorellina, tiravo fuori il coltello e li massacravo, accanendomi su uno o due, così almeno li dimezzavo. Se mi voltavo a guardare indietro, vedevo una ventina di corpi accoltellati sulla fronte; chissà cosa avrebbero pensato quelli che sarebbero passati per quella strada. Arrivata al parco, mi diressi sulle altalene e mi ci sedetti sopra, iniziando a dondolarmi, cercando di non pensare a niente; per un po’ ci riuscii e mi divertì anche, finché non vidi qualcuno venirmi incontro. Sbuffando scesi dall’altalena e presi il coltello dalla tasca, pronta per uccidere quel maledettissimo zombie che correva verso di me; quando però si avvicinò, notai che non era un non morto, bensì una persona viva, anzi vivissima, siccome mi stava correndo contro. Il moro mi travolse e mi ritrovai stretta tra le sue braccia che mi avevano artigliato quasi possessivamente.
- sorellina, non farlo mai più!- esclamò poi con il sorriso sulle labbra.
- si, ok Red, ma ora mettimi giù! E non fare più cosa?
-non venire qui per giocare, se ti becca uno di quei mostri sai dopo che ti fa?!
“me lo ha già fatto” pensai amaramente e gli chiesi, stavolta un po’ più gentilmente di mettermi giù.
-agli ordini capo!- disse ridacchiando.
Io rimisi l’arma in tasca e mi sedetti di nuovo sull’altalena, mentre il moro prendeva posto vicino a me.
-come mai qui? Avevi voglia di farti un giretto a parco?- chiesi, un po’ stranita. Mi aveva rivelato al secondo incontro che potevano uscire solo quando vedevano uno zombie avvicinarsi o quando dovevano fare rifornimenti.
-niente di tutto ciò, ma belle!- esclamò lui, -sono stato incaricato da Raf di rapire una bellissima ragazza …
-ah, se? - chiesi estraniandomi dal discorso. Non pensavo che quel ragazzo potesse arrivare a rapire delle ragazze.
“La verità è che avresti voluto essere tu quella ragazza.”
“Menzogne!”
“E perché allora ci stai male?”
“Non credevo che potesse essere così … subdolo?”
“Lo sappiamo tutte e due che non credevi che potesse cambiarti con un’altra ragazza subito. Tranquilla ti capisco.”
“Dillo a qualcuno e ti uccido.”
“E a chi dovrei dirlo? Ti ricordo che sono bloccata dentro il tuo corpo!”
“Iniziai a ridacchiare malefica e mi beccai un’occhiataccia da parte di Red.”
-hai per caso, ma solo per curiosità, problemi mentali?
-mai quanto te caro .- sorrisi innocentemente. -ripensavo a una battuta che mi avevano detto.
-ah si? Me la dici?
- no. Ora devo andare, divertiti a rapire ragazze.
-grazie. Ultima cosa: sai dove si trova Rayrigg Road?
Ingoiai aria e iniziai a sudare freddo. Chiesi poi: -certo, perché?
-ah niente, la ragazza vive là, sai quella che devo prendere. Al numero 194. Vuoi accompagnarmi? Poi ti riporto a casa. Sai, vivere vicino a un covo di zombie non è consigliabile!
-come fai a sapere che il supermercato è la loro tana?- chiesi perplessa-
-perché ci sono stato? Comunque so che vivi là attaccato, no? Allora ti accompagno.
-ma io … -stavo per dire che non abitavo là ma se lo avesse saputo, mi avrebbe fatto la ramanzina perché gli avevo ceduto il mio cibo e se avesse scoperto che abitavo nella casa della “ragazza da rapire”, mi avrebbe portato di peso, come minimo.
-ok va bene. – mi arresi.
  
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