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Autore: Ciccy98    30/04/2014    1 recensioni
Ciao a tutti! Premetto che questa è la mia prima storia, quindi non siate troppo cattivi! Accetterò comunque critiche varie, mi aiuteranno a migliorare! La storia parlerà di Shinichi e Ran prima e dopo la scoperta della vera identità del ragazzo. Ho inserito la mia versione dello scontro con i MIB. Staranno insieme alla fine? Chi è il capo dei MIB?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Shiho#
Eravamo quasi arrivati nella stanza di mio padre, che con un gemito Amuro si strinse forte al mio braccio e sputò sangue. Rabbrividii. Non potevo perdere pure lui; avevo sofferto molto dopo la morte di Akemi e non mi sentivo pronta per ricevere altro dolore. Con un’occhiata comunicai a Kudo che doveva sorreggere da solo il ragazzo, mentre io aprivo la porta e convincevo mio padre ad aiutarci. Non fu però necessario; la stanza era vuota. Un senso di sollievo mi attraversò, mentre Amuro si sdraiava sul divano, aiutato da un incerto Shinichi. Rovistai tutti gli armadietti e finalmente trovai ciò che mi serviva: delle garze, disinfettante e una pomata creata dal mio team di scienziati dell’Organizzazione. In fondo, qualcosa di buono era stato prodotto da quegli individui. Mi chinai di fianco al ferito e lo medicai sotto gli occhi vigili di Shinichi che osservava ogni mia mossa per apprendere cosa fare in situazioni del genere. Probabilmente temeva che di lì a poco si sarebbe ritrovato nei panni, accanto al corpo sanguinante della sua Ran. Ebbi un piccolo tuffo al cuore, mentre la figura del corpo ferito della karateka mi baluginava in mente. Mi ero affezionata tanto a quella ragazza dolce che fino a qualche ora prima mi consolava nonostante io la avessi tenuta sempre alla larga… Amuro riprese colorito, segno che le cure lo stavano rinvigorendo. Sorrisi e alzai lo sguardo verso Shinichi che pareva invece cupo… seguii i suoi occhi e notai che dalla porta rimasta socchiusa, qualcuno ci spiava. Mio padre, il Boss. “Entra.” gli ordinai con voce ferma. Egli sospirò ed entrò, si avvicinò a me e controllò Amuro. Mi irrigidii. Qualcosa mi suggeriva che volesse dare il colpo di grazia al ragazzo, ma l’uomo mi guardò e disse: “Andate a cercare i vostri amici, vigilerò io su Bourbon. Con me è più al sicuro che in qualsiasi altro posto.” Inchiodai i miei occhi in quelli del Boss e scettica chiesi: “Chi mi assicura che non lo ucciderai?”
“Bambina mia, andiamo! Fidati di tuo padre, le parole che hai pronunciato durante il nostro incontro sono state illuminanti. Voglio smetterla con questa pagliacciata, desidero trascorrere quel che mi rimane da vivere con te.” rispose. Qualcosa mi suggeriva di dargli un’ultima chance, dopotutto il detective biondo aveva bisogno di riposo, non sarebbe sopravvissuto se fosse venuto con noi.
“Io… ok. Ci provo, mi fido di te, papà. Non deludermi.” Ti prego aggiunse una vocina nella mia testa. Ma non espressi ad alta voce questo pensiero, sarebbe significato ammettere che alla fin fine ancora speravo di avere una famiglia. E non avevo intenzione di rivelare certe cose davanti a Kudo. Abbracciai appena mio padre, lui mi cinse la vita con un braccio e mi sussurrò all’orecchio: “Ti voglio ancora bene, Shiho.” Sorrsi debolmente e tirai per la manica Shinichi, che imbarazzato, era già davanti la porta e osservava il corridoio. Era il suo modo di darmi un po’ di privacy. Ed io gli ero grata. Andammo preoccupati a cercare il resto del gruppo: c’erano parecchie macchie di sangue sul pavimento (oltre a quelle lasciate da Amuro) che si dirigevano nel corridoio opposto a quello percorso da noi. “Non c’è tempo da perdere” sussurrai a Shinichi quando vidi un corpo sul pavimento. Era Chianti. Vermouth ha avuto ciò che desiderava da una vita.
 
 
#Shinichi#
La scia di corpi continuava, dopo quello di Chianti ne incontrammo parecchi altri, e il mio cuore perdeva un battito ogni volta che uno di questi era minuto come quello di Ran o la cui forma mi ricordasse Heiji. Fortunatamente, li trovammo tutti e tre poco dopo. Erano ai piedi delle scale che portano all’uscita. “Perfetto” pensai, loro potevano fuggire subito, io e Shiho avremmo salvato Amuro e Atsushi Myano. Guardai radioso la scienziata che ricambiò il mio sguardo e sorrise allegra. Mi affrettai a raggiungere Ran che tremava. Hattori fu il primo a parlare: “Shinichi, la tua ragazza ha appena sparato a un uomo che l’aveva bloccata. Era legittima difesa, credo che non sia nemmeno morto, l’ha colpito alla spalla. Ma il sangue di quello le ha macchiato i vestiti e lei è come scossa.” Non so definire come mi sentissi in quel momento, troppe emozioni mi invasero; sentivo paura per il rischio corso da Ran, incredulità per il delitto di cui si era quasi macchiata, tristezza per come dovesse sentirsi lei, lei che aveva sempre odiato le uccisioni… ma alla fine su tutte queste emozioni prevalse il sollievo. Il sollievo che fosse viva e non un’assassina. La abbracciai ed ella non pianse come mi aspettavo, una lacrima solitaria le rigò il viso. La asciugai con l’indice e l’aiutai ad alzarsi. Spostai il mio sguardo su Heiji, che appoggiato al muro, cercava di guardare fuori dalla piccola finestra. Infine mi accertai delle condizioni di Vermouth. Era ferita, come se un proiettile le avesse sfiorato la coscia ma per il resto sembrava stare bene. “Tutto ok?” le domandai.
“Mai stata meglio.” rispose con una nota di ironia nella voce. Shiho prese la parola e comunicò loro che avrebbero dovuto lasciare l’edificio mentre noi ci occupavamo del resto. Aggiunse che suo padre sarebbe venuto con noi e sarebbe stato processato dalla polizia. Tutti sembrarono d’accordo, tranne una persona, una persona che, ancora sanguinante, ci disse: “Sempre che facciate in tempo a fuggire tutti da qui, Sherry cara!” La scienziata, allarmata, si voltò di scatto e vide Gin proprio dietro di lei. “E cosa dovresti farci, senza nemmeno un’arma?” lo schernì. Quello ghignò ed estrasse un coltellino dalla tasca. “Non sono uno spovveduto. Non vi affronterò mica con un misero coltello! Sappiate solo che questo edificio è dotato di bombe pronte ad esplodere nel caso in cui la polizia ci avesse scoperto. Bene, io potrei erroneamente averle attivate e il conto alla rovescia è partito. Ah, non ve l’ho detto? Avevate mezz’ora ma… credo rimangano solo 10 minuti.” detto ciò, si accoltellò. “No! Non può essere vero! Lo sapevo! Lo sapevo, dovevo ucciderlo mentre potevo. Non avrei dovuto risparmiarlo, uno come lui non meritava pietà.” sbraitò Shiho e, rivolgendosi a Vermouth disse: “Portali in salvo. Io e Kudo ci occupiamo di mio padre e Amuro.” La donna annuì e non appena Heiji sollevò obiezioni lo colpì e lo trascinò con se. Le fui grato per il gesto e per dimostrarglielo le sorrisi. Prima di avviarsi all’uscita, si girò e ci raccomandò: “Sopravvivete, entrambi.”
“Vuoi avere tu l’onore di uccidermi?” chiese la Myano.
“Ora come ora preferirei che tu vivessi, Sherry. Bourbon needs you… e tuo padre pure. Da madre, la prima cosa che farò è andare ad abbracciare il mio Akai.” spiegò la bionda. Poi, notando il mio stupore, mi spiegò: “Non sono stupida, Silver Bullet. So che quell’ Okiya è mio figlio.” Le feci l’occhiolino e mi diressi con Shiho verso l’ufficio di suo padre. Era trascorso altro tempo, mancavano poco più di cinque minuti all’esplosione. 
  
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