Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: morphological    30/04/2014    8 recensioni
Questa è una storia diversa dalle altre. Parlerà di destini, del fato che tesse la sua tela inesorabile. Una storia per coloro che amano l'amore, è la storia di Sayuri. La Principessa del Destino, di colei che ignara della sua incredibile capacità, dovrà viaggiare tra i ricordi di un passato antico e misterioso per riuscire finalmente a trovare se stessa.
Dovrà fare una scelta.
Nel suo cuore il bene ed il male infuriano perché ognuno di loro la vuole accanto a sé, perché lei può fare tutto e anche di più. Ma la Principessa è una creatura che deve scegliere da sola, perché lei, solo lei può adempiere alla sua missione.
Ma l'amore come sempre ci metterà lo zampino. Non sarà un amore bello e giocoso, sarà un amore scuro e proibito, uno di quelli che trasforma il più innocente desiderio in bramosia. Lei è una creatura della notte, lei è la padrona dei tempi, lei è la Principessa dei Destini e nulla può fermasrla se non lui, l'angelo dal cuore di nero inchiostro.
Il bene e il male si fonderanno, che cosa è giusto e che cosa è sbagliato?
La scelta spetta solo a lei, noi possiamo solo sperare che sia quella giusta.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bekuta/Vector, Nuovo personaggio, Ryoga/Shark
Note: OOC | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Note autrice: dopo aver appurato che non riesco a non pubblicare un capitolo se ce l'ho pronto vi presento il mio nuovo capitolo!

Capitolo 1 – Primo giorno
ĉapitro 1- unua tago


 
 
Si vestì in fretta, non voleva fare tardi. Legò i suoi ciuffi di capelli azzurri dietro la testa, in modo tale da impedire a quelli arancioni di finirle negli occhi. Indossò l’uniforme, drammaticamente rosa, e fece una faccia inorridita quando si accorse della lunghezza della gonna: sì e no dieci centimetri, al massimo dodici. Sapeva che avrebbe dovuto mettere le scarpe corredate all’uniforme, ma detestava indossare qualsiasi cosa tranne gli stivali perciò mise i suoi preferiti, anche se così facendo avrebbe infranto le regole dell’istituto. Quella era circa la milionesima volta che cambiava scuola e sperava disperatamente che fosse quella buona, magari si sarebbe fatta anche degli amici. Non ne aveva mai avuti di veri, questo perché la maggior parte dei suoi coetanei erano intimoriti dalla sua spiccata intelligenza e dal comportamento che pareva freddo. In realtà non era così, lei era semplicemente timida.
Uscì di casa in anticipo, perciò si prese un po’ di tempo per camminare con tranquillità. Quello sarebbe stato il suo primo giorno alle superiori, adesso aveva 14 anni.
Si immerse come al solito nel suo mondo fatto di sogni e colori, dove nessuno soffriva mai. Un mondo perfetto e, proprio per questo, assolutamente irreale.
Sentì delle voci maschili e si girò appena in tempo per vedere due ragazzi, uno magrolino e uno grosso come un armadio, passare accanto a lei. Quello magrolino, che aveva gli occhi rossi e dei capelli di un colore strano, blu con dei ciuffi rosso fragola, la travolse in pieno. Il ragazzo sbatté sonoramente il fondoschiena sul marciapiede, mentre lei mantenne l’equilibrio, abituata com’era a cadere sin da piccola, aveva ormai imparato a non cascare al minimo spostamento d’aria. Quando lui si riprese dalla botta, che a giudicare dalla sua espressione doveva essere stata piuttosto violenta, si rialzò. «Scusami tanto non ti avevo vista!», tese una mano verso la ragazza,«molto piacere, io sono Yuma Tsukumo, tu invece?»
Lei gli strinse la mano con vigore, una stretta ben salda. «Piacere Yuma, io sono Sayuri Reika Matsumoto, ma preferisco essere chiamata Sayuri»
Yuma la guardò stranito, sorpreso dal fatto che Sayuri avesse tanti nomi. Poi notò com’era vestita e un sorriso gli si dipinse sul volto . «Hey, ma quella è l’uniforme della nostra scuola! Non ti ho mai vista, sei nuova per caso?»
Sayuri sperò di essere in classe con quel ragazzino così esuberante, le stava simpatico. «Sì, oggi è il mio primo giorno!».E era così felice di avere conosciuto qualcuno della sua nuova scuola, sapeva che era enorme e aveva una paura matta di perdersi.
Anche l’altro si presentò e disse di chiamarsi Bronk. Solo in quel momento i tre si accorsero di che ore fossero e si affrettarono per non arrivare tardi a scuola, anche se in fondo non mancava poi così poco, potevano tranquillamente farcela.
Fu allora che, svoltando un angolo, un ragzzino cadde addosso a Yuma ed entrambi finirono sulla strada.  Sayuri ebbe un piccolo deja-vu e si chiese se per caso Yuma non fosse uno di quelli che cade in continuazione, anche perché, se così fosse stato, avrebbe avuto tutta la sua comprensione.
Il ragazzino contro cui Yuma era andato a sbattere era piuttosto bizzarro: aveva dei dolcissimi occhi color violetto, un sorriso sincero e aperto, la pelle bianchissima e dei capelli color carota ritti in testa, quasi parevano una carota vera.
A Sayuri ricordò qualcuno, ma non capiva chi.
Intanto il ragazzo si era presentato e scusato e aveva asserito di essere un grande fan di Yuma, il suo nome era Rei Shingetsu. Alla fine si era rivelato un tipo simpatico, sembrava docile come un agnellino. Arrivarono a scuola giusto in tempo – Rei, guarda caso andava nella loro scuola – appena prima che squillasse la campanella.
Non appena i quattro arrivarono a scuola una ragazza della loro età con dei brillanti capelli smeraldini aveva detto «Yuma? Sei arrivato in orario? Sicuro di star bene?». Quelle semplici domande scherzose furono la causa di una discussione tra i due che venne interrotta dal trillo della campanella.
Sayuri si diresse verso quella che le era stata indicata come la segreteria della scuola, dove aveva trovato una gentilissima segretaria che le aveva fornito il nome della sua sezione, 1° C, la stessa di Rei, che era venuto con lei, accompagnato dai ragazzi che avevano incontrato, che anch’essi si trovavano nella stessa classe.
Non appena Sayuri fece il suo ingresso nell’aula tutti gli studenti si zittirono improvvisamente.  Non era strano, anche perché la ragazza era molto carina e aveva il fisico di una modella. L’uniforme rosa, anche se faceva a  pugni col colore dei suoi capelli, sembrava essere stata cucita su misura per lei. Tutti la guardarono sorpresi e la ragazza arrossì violentemente, portando un po’ di colore sulle pallidissime guance.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso un uomo che doveva avere circa una trentina d’anni e che con tutta probabilità era il professore.
«Buon giorno ragazzi! Oh, vedo con piacere che abbiamo due nuovi arrivi, molto piacere io sono il professor Kay e insegno matematica! »
Uno dei ragazzini presenti fece un’alquanto strana e insolita domanda «Hey, pel di carota! Quella è tua sorella vero? Se è così mi dai il permesso di uscirci?»
Rei, al quale era rivolto la domanda rispose «eh?». Lui e Sayuri si scambiarono uno sguardo e dissero all’unisono, puntando l’indice  l’uno contro l’altra. «Noi due parenti? Ma sei fuori di testa?»
Il ragazzino che aveva fatto la domanda ci rimase parecchio stupito .«Scusate, ma vi assomigliate come due gocce d’acqua!»
Sayuri rifletté attentamente su quanto affermato da quel tipo e si rese conto che aveva ragione: se non fosse stato per gli occhi sarebbero potuti passare per due gemelli! Era parecchio strano in effetti...
«Spiacente Akiro, ma ti sei sbagliato. Rei e Sayuri non sono parenti», intervenne il professore.«Ora ragazzi, se non vi dispiace venite a presentarvi»
Ecco quello era il momento tanto temuto, la presentazione. Lei era troppo timida e aveva paura di combinare qualche pasticcio, come suo solito del resto. Si avvicinò alla cattedra titubante, mentre il suo viso s’imporporava sempre di più.
«P-piacere i-io s-sono...», a quel punto la voce le si bloccò in gola. Si sentiva addosso gli sguardi di tutti quei ragazzi e non sapeva cosa fare. Fu Rei a tirarla fuori dai guai.«Lei è Sayuri, ma è timidissima. Io invece sono Rei, molto piacere di conoscervi!». Sayuri era sconcertata. Quel ragazzo era un concentrato di energie, sprizzava allegria da tutti i pori.
«Bene, ora potete sedervi, c’è un solo banco libero», detto questo indicò un banco che si trovava in un angolino dell’aula.
I due si diressero verso il banco e presero posto.
Sayuri era troppo sconvolta per parlare, tutto al contrario del suo nuovo compagno, che chiacchierava con lei come se si conoscessero da sempre. Era strano a pensarci bene ma ogni volta che si trovava in sua compagnia sentiva uno strano senso di familiarità.
Quel giorno non sapeva che le prendesse, non riusciva a concentrarsi e non riusciva a prestare alla lezione del professore, nonostante la matematica fosse la sua materia preferita.
Fu un attimo. Percepì una variazione di luce all’interno della classe, come se ci fosse più luce del solito, una cosa assurda. Si guardò in giro e, non appena i suoi occhi si posarono sul banco di Yuma, credette di sognare: proprio sopra la testa del suo amico c’era uno spirito azzurrognolo che fluttuava a mezz’aria. Il corpo etereo era coperto di arabeschi verdini e i capelli, dello stesso colore della pelle, erano tagliati come una mezzaluna. Lo spirito, quasi come se percepisse lo sguardo della ragazza, si voltò nella sua direzione. Lo strano essere aveva gli occhi più strani che avesse mai visto: uno era di un colore ambrato che andava verso l’oro, mentre l’altro era di un colore simile a quello dei capelli e della pelle, un azzurro tanto tenue da parer quasi bianco. La ragazza distolse subito lo sguardo, terribilmente shoccata e imbarazzata. Non sapeva se quello fosse un frutto della sua fervida immaginazione che ogni tanto le giocava qualche brutto tiro oppure fosse reale, sta di fatto che non riusciva a guardarlo negli occhi per più di due secondi.
Vide con la coda dell’occhio che lo strano essere le si avvicinava con circospezione. Non sapeva come reagire, decise quindi di far finta di non vederlo. Quando egli arrivò al suo banco, anche se né lui né Sayuri se ne accorsero, Rei guardò nella sua direzione, perdendo per un istante quell’aria da tonto  per assumerne una seria e fredda.
Comunque nessuno dei due se ne rese conto perché troppo impegnati ad osservarsi a vicenda.
Lo spirito ormai era vicinissimo, tanto vicino che se avesse voluto Sayuri l’avrebbe potuto allungare una mano e toccarlo.
«Tu mi vedi?», chiese il ragazzo, con una voce seria e composta che non lasciava trapelare nessuna emozione.
Lei scrisse qualcosa su un foglio, anche perché era certa che nessuno lo vedesse.
“Sì”, scrisse. “sei reale?”                                
Lui assunse un espressione perplessa. «Certo, il mio nome è Astral, Sayuri»
Le trasalì: come faceva a conoscere il suo nome?
“Come...?”, cercò di scrivere, ma venne interrotta da Astral. «Ho sentito quando lo dicevi a Yuma»
“Eri sempre con lui?”
«Sì, lo sai succede raramente che qualcuno riesca a vedermi, come fai tu?» Ecco, quella sì che era una bella domanda.
“Non lo so, ma questa è solo una delle cose strane che mi accadono”, scrisse lei senza pensarci, quasi istintivamente. Non si era mai aperta così tanto con qualcuno, ma quello strano essere le ispirava fiducia.
«Ad esempio?», ora Astral non riusciva più a mascherare la sua curiosità.
“E’ complicato da scrivere”, rispose semplicemente la ragazza.
Proprio in quel momento la campanella suonò e il professore uscì, salutando tutti gli studenti. Quello era il momento della pausa pranzo. Sayuri si allontanò dal suo banco e si diresse verso il prato che c’era fuori nel cortile, ma prima che potesse raggiungerlo Yuma e altri suoi amici le si piantarono davanti.
«Hey, Sayuri, vedo che hai già conosciuto Astral», disse il ragazzo dagli occhi cremisi, indicando il suo amico.
«Sì e vorrei sapere un po’ di più su di lui»
«Lascia perdere, la storia della mia vita è un salto tra buchi di memoria e missioni di cui nemmeno io so gli obiettivi, una cosa noiosissima». A quanto pareva lo spirito era più interessato a sapere che cosa accadeva alla nuova arrivata, piuttosto che raccontarle le poche cose che si ricordava di sé
«Se dici così m’incuriosisci ancora di più!», protestò la ragazza.
«Allora facciamo così: tu mi racconti qualcosa di te e io di me»
I due fino a quel momento avevano parlato come se ci fossero solo loro, incuranti della presenza degli altri.
«Questa cosa la potreste fare dopo?», chiese Yuma. «Vorrei presentarti i miei amici nonché tuoi compagni di classe!»
Sayuri lo guardò negli occhi e sorrise imbarazzata, mai nessuno si era comportato in modo tanto gentile con lei.
Il ragazzo dalla capigliatura punk cominciò a presentarle tutti. C’era la ragazza dai capelli verde smeraldo che aveva incontrato quella mattina, il suo nome era Tori e sembrava molto dolce. L’altra ragazza del gruppo era parecchio bizzarra: aveva i capelli tagliati in modo che sembrassero delle orecchie da gatto e aveva una coda che penzolava inquieta, come se fosse preoccupata per qualcosa. Oltre a Bronk, che lei aveva già conosciuto, c’era anche Caswell, il mago dell’informatica, Flip l’imbroglione e...
«Shark! Ciao amico, come va?», urlò Yuma ad un ragazzo che passava di là. Il cosiddetto Shark era molto strano, aveva un espressione da duro. I colori della sua uniforme erano diversi dai loro quindi si poteva presumere che fosse più grande. Ma la cosa che colpiva di più erano i suoi capelli. In quella scuola ce n’erano tipi con tagli strani ma il suo superava ogni limite: era  viola scuro e aveva quatto ciuffi laterali che gli incorniciavano il volto che sembravano i tentacoli di un polpo. Era troppo buffo!
Il ragazzo si girò e guardò Yuma «bene, tu che combini di bello?»
«Presento ai mie amici la nostra nuova compagna di classe. Anzi! Ora la presento pure a te!»
Sayuri si avvinò a Shark con circospezione, quasi avesse paura che potesse morderla.
Lui l’osservò per un po’ e lei fece lo stesso. Rimase colpita dagli occhi: un blu profondo come i fondali marini, incredibili. Lui le porse la mano «io sono Reginald Kastle, altrimenti detto Shark»
Lei gliela stinse e non appena lo toccò percepì uno strano calore che dalla mano le attraversò  tutto il corpo. La ragazza non capì cosa fosse successo, ma si convinse che fosse solo una cosa passeggera. «io invece sono Sayuri Reika Matsumoto, altrimenti detta Sayuri», disse riecheggiando di proposito le parole del ragazzo.
Lui sorrise compiaciuto. «piacere di conoscerti Sayuri», si rivolse a Yuma,«hey, Yuma,ti ricordi di Rio? Domani tornerà a scuola»
A quel punto Tori s’intromise «allora si è rimessa! Sono tanto contenta per voi!», quella ragazza era sempre gentile con tutti.
«già ora si sente meglio», detto questo Shark si girò e si diresse verso le scale che c’erano dietro alla combriccola.
“che strano tipo!”, pensò Sayuri, che ancora non si spiegava la sensazione che aveva provato quando aveva toccato Reginald.  Una sensazione sconosciuta. Mai provata prima d’allora.
Un rumore la distolse dai suoi pensieri: il tonfo di qualcuno che cadeva dalle scale. Inconfondibile, almeno per chi è abituata ad inciampare regolarmente. Sayuri si voltò e vide che Rei era a terra ai piedi della scalinata. Sembrava quasi che quel ragazzino non potesse fare un passo senza cadere e portarsi giù con lui un paio di persone, come aveva fatto in quel momento. Sotto di lui infatti c’era il povero Reginald che gli urlava contro «accidenti! Ma vuoi stare più attento a dove metti i piedi?!!»sembrava parecchio arrabbiato e continuò ad urlare fino anche dopo che lui l’ebbe aiutato a rialzarsi.
«scusami, scusami tanto, non ti avevo visto!», il ragazzo sembrava parecchio dispiaciuto.
Molti degli studenti in corridoio si erano fermati per assistere alla scena e confabulavano tra loro. Sentivano aria di guai. Infatti, da come Sayuri poté sentire, Shark era l’ex bullo della scuola ed era uno dei preferiti dalle ragazze. Lei non dava loro torto: quel ragazzo – capelli a parte – non era affatto male. Si rimproverò per aver formulato quel pensiero, non era da lei!
Intanto Reginald  cercava di trattenersi dal fare qualsiasi cosa gli stesse passando per la testa «impara a camminare su una superficie piana!». Il ragazzo si voltò mentre un intimorito Rei cercava di non prendersela a male.
«tranquillo, Shark fa sempre così», gli disse Yuma per cercare di tirarlo su di morale.
Sayuri osservò il ragazzino dai capelli arancio e decise che avrebbe fatto amicizia con lui, timidezza o no. Non sapeva perché ma sentiva che legare con lui era una cosa che doveva assolutamente fare. Si rese conto che troppe cose stavano accadendo senza che lei se ne spiegasse il motivo. Troppi misteri stavano entrando nella sua vita, ma si disse che non poteva farle altro che bene.
Dopo  la pausa pranzo ci fu un po’ di tempo solo per duellare. Sayuri si defilò in quattro e quattr’otto:  non voleva duellare con nessuno. Il vero problema fu riuscire a sfuggire a Yuma, che voleva assolutamente fare un duello con lei. Niente di più facile, direste voi, ma per lei non era facile duellare, accadevano sempre delle cose brutte quando duellava, un ragazzo una volta si era accasciato al suolo non appena i suoi life points si erano azzerati e dal suo cuore era emersa una carta molto particolare, lei le conosceva bene, era una carta Numero. Anche Sayuri ne possedeva una, anche se non si comportava come la maggior parte delle persone che entrava in possesso di uno di quei mostri. Lei aveva una volontà sua.  Non si sarebbe mai fatta comandare da nessuno, men che meno da una carta.
Le altre ore scolastiche passarono tranquille, senza nessun tipo di problema. Strano per lei, che combinava guai dalla mattina alla sera grazie alla sua innata goffaggine. Quando le lezioni finirono si alzò dal suo banco e Yuma la raggiunse.
«hey, Sayuri, io e i miei amici facciamo un giro in città oggi. Ti va di venire con noi?»
Sayuri ci rimase di sasso. Mai nessuno l’aveva invitata a passare un pomeriggio fuori. Era terribilmente indecisa, non sapeva che pesci pigliare. Guardò Astral e vide che faceva un impercettibile sì con la testa. Fu grazie al gesto dell’Astrale che si decise. In fondo non aveva di meglio da fare.
«ma certo Yuma», gli rispose sorridendo.
«va bene allora passiamo davanti casa tua», Sayuri gli diede il suo indirizzo e si misero d’accordo. La ragazza non era mai stata tanto imbarazzata ed entusiasta in vita sua. Era elettrizzata al pensiero di trascorrere una giornata con dei suoi amici. Credeva che niente quel giorno sarebbe potuto andare storto.

 
 
   







Angolo autrice
Eccomi di nuovo, vi avverto che non riesco a rispettare le scadenze, quindi se avrò un capitolo nuovo pronto ve lo presenterò.
Questo capitolo sarà il primo di una serie che spero vi piacerà.
Sono troppo elettrizzata! Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!
Vector: sempre che ce ne siano
Io: non portare sfortuna! non  vedo l'ora di sapere che ne pensate!
Ciaoo!!


 
 
 
  
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