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Autore: ellephedre    30/04/2014    12 recensioni
Scene correlate alla fanfic 'Oltre le stelle', un mio sequel della quinta serie.
1 - Una gita al mare - Le amiche di Usagi riusciranno a non far capire quello che sanno a Mamoru?
2 - Una cena in famiglia - prima cena a casa Tsukino con Mamoru e il padre di Usagi entrambi presenti. Finirà bene?
3 - Scoprire il potere - Usagi continua ad allenarsi con lo scopo di usare il proprio potere senza il cristallo d'argento
4 - Antichi litigi - Sono passati tre anni, ma Usagi ha ricordato ed è decisa a far pentire Mamoru degli insulti che le ha lanciato in passato.
5 - Troppi studio - Usagi si sta impegnando da morire per essere ammessa all'università e studia tutti i giorni con Mamoru. Lo stress si fa sentire...
6 - Sciolti - Mamoru non ha mai visto i capelli di Usagi sciolti dalle code.
7 - Temporale - Usagi e la sua inquietudine per le tempeste.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Oltre le stelle scene 5 - Troppo studio

 

Episodio 5 - Troppo studio

 

Era impossibile. Facendo del suo meglio aveva imparato i domini, le derivate prime, le derivate seconde, che cos'erano i punti di massimo, di minimo, di flesso... Era stato tremendamente complicato! Adesso non le si poteva chiedere di studiare anche la funzione di 'e' elevato alla x! Lei non sapeva da dove cominciare!

Sollevò gli occhi dal foglio.

Oltre il tavolo Mamoru studiava sereno. Si fidava.

Lei non poteva arrendersi senza aver nemmeno cominciato. Le risposte stavano nel libro, no?

Poteva consultarlo, quello era solo un esercizio. Poteva saltare fuori all'esame di ammissione, e se lei non scriveva neppure mezza parola... Rabbrividì e cominciò a sfogliare le pagine.

«Va tutto bene?»

Si morse un lato della bocca. «Solo un ostacolo. Adesso lo supero.»

«Se vuoi un aiuto, sono qui.»

Evitò di guardarlo. Quando vedeva gli occhi gentili di lui aveva sempre voglia di buttarsi tra le sue braccia, per chiedergli di risolverle tutti i problemi che aveva.

Era sbagliato, all'esame sarebbe stata sola.

Se non capiva nulla dell'esercizio, era chiaro che doveva ricominciare dal principio. Da qualche parte c'era scritto sicuramente qual era il dominio di quella brutta lettera 'e'.

... forse aveva sbagliato a saltare dei pezzi nelle scorse settimane, ma non aveva tempo. Oltre a matematica, aveva un'enormità di materie da studiare per essere ammessa alla Todai.

Ce la stava mettendo tutta, ma non era ancora in pari.

«Usako?»

Respirò a fondo. Come avrebbe fatto a dirgli che non lo aveva ascoltato quando lui le aveva spiegato la funzione esponenziale? Si ricordava qualcosa del logaritmo naturale, che forse era il contrario, però...

«Usa.»

Lo guardò. «Voglio farcela da sola.»

Mamoru strisciò attorno al tavolo, raggiungendola. «Che esercizio è?»

«Quello che mi hai spiegato l'altra volta.»

Lui vide la funzione. «Ah, sì. Te lo rispiego?»

Gli stava facendo perdere tempo, anche lui aveva da studiare.

«Cosa c'è?»

«Forse... forse mi serve trovare... un mio metodo? Per ricordarmi come si procede in questo caso. Adesso leggo per bene il libro e faccio degli schemi, come mi hai insegnato tu.»

Pregò che non insistesse, ma Mamoru la conosceva abbastanza da capire che era nervosa.

«Non vuoi che ti aiuti?»

«Non voglio disturbarti.»

«Sei venuta a casa mia per studiare.»

Sì, e lo faceva tutti i giorni, da quasi un mese. Alcuni pomeriggi erano migliori di altri, imparava di più. In altri momenti invece guardava il cielo e pensava solo... 'Voglio uscire da qui.'

Lo studio le stava annebbiando la testa, ma arrendersi era fuori discussione. Aveva fatto troppi progressi.

La prima volta che aveva completato un esercizio complesso da sola, si era sentita così fiera. E Mamoru? Lui le aveva sollevato le braccia per aria. 'Verrai ammessa!'

Non poteva deluderlo, assolutamente no!

«Usagi, non ragionarci su per un'ora. Così perdi tempo. Adesso ti rispiego tutto, tranquilla.»

«Okay.» Si arrese e cominciò ad ascoltare.

Prestare attenzione la portò solo a confondersi. Perché un tizio di nome Euler si era inventato quel numero? E perché equivaleva a 2,71 qualcosa? Che significava 'irrazionale'?

La teoria matematica per lei era come la scienza aerospaziale, roba da geniacci ultraterreni. Riusciva a fare solo gli esercizi, perciò le interessava esclusivamente il trucco per risolverli in fretta.

Mamoru non se ne rendeva conto.

Ovviamente, aveva ragione lui. Al livello a cui era arrivata, oramai le toccava capire decentemente anche la teoria. Le serviva per fare i disegnini sul grafico, no? Le piacevano i disegni. Almeno davano un senso a tutti quei numeri.

«Hai capito?»

Colta in flagrante, deglutì. «Ho... bisogno di una pausa.»

«Devi andare in bagno?»

«... No.»

«Ci siamo messi a studiare da dieci minuti.»

Ecco il tono che la faceva sentire male. Lui lo aveva usato ai tempi in cui lei si era trovata ad un livello completamente diverso dal suo, nei panni della studentessa ignorante che a stento avrebbe preso il diploma. Quasi si mangiò un'unghia. «Mamoru... Oggi posso andare a casa?»

Lo sorprese. «Non devi chiedermi il permesso. Però...»

Non voleva sentire l'obiezione. «Allora vado a casa.»

«Usa.» Si sentì afferrare un braccio. «Usa

Dovette fermarsi mentre si alzava. «Sì?»

«Perché non mi stai guardando?»

Aveva paura di tradirsi. Ma poteva dirgli una parte della verità. «Quando non capisco le cose, mi innervosisco.» Incontrò i suoi occhi, per non farlo preoccupare. «Oggi le parole mi entrano da un orecchio e e mi escono dall'altro.» Ridacchiò come una stupida. «Ho la testa vuota!»

«... Sei stanca?»

Sì, ma non perché aveva sonno. Aveva bisogno di una giornata senza aprire libri. L'indomani si sarebbe pentita, però...

«Puoi rimanere a dormire qui, se vuoi.»

No. Al risveglio se lo sarebbe trovato accanto, con un sorriso incoraggiante che la invitava a una sessione di studio pre-cena.

Lui le lasciò la mano. «Non vuoi restare.»

Lo stava ferendo. «Non voglio studiare.» Si sentì enormemente bene nel dirlo.

«In effetti è da un mese che... Già, prenditi un pomeriggio. Così domani sarai in forze.»

Per studiare di nuovo. Giusto, inevitabile.

Ma era sbagliato da parte sua volere più di ventiquattro ore? Voleva una settimana intera di vacanze, anzi, un mese!

Era una stupida ragazzina: sapeva benissimo di non poter chiedere a nessuno tanto tempo, neppure a se stessa. La data dell'esame non si sarebbe spostata per far spazio ai suoi bisogni.

Mamoru la stava valutando. «Sei sotto stress. Okay, prenditi il tempo che ti serve.»

«Può essere solo questo pomeriggio. Non abbiamo ancora iniziato con Fisica. Non so niente di Fisica.» A scuola non aveva ancora smesso di prendere sufficienze rosicate. Se anche si impegnava a studiare le basi, il programma scolastico era molto più avanti, e lei ancora incredibilmente indietro. Solo con matematica aveva avuto qualche successo, ma alla fine, anche lì...

«Usa...»

Tratteneva a stento le lacrime.

«Perché ora piangi?» Mamoru provò a tirarla giù, ma lei resistette.

Le veniva da piangere perché, anche dopo mesi di sacrifici, non aveva smesso di sentirsi un'incompetente. Più andava avanti e imparava, più la massa di cose da sapere faceva un balzo in avanti, aprendole interi mondi che lei non era in grado di capire, che non voleva capire.

Era solo una sciocca ragazza a cui interessavano i manga, i drama, le canzoni... Ma da un mese a stento guardava la tv!

Una futura regina non si poteva permettere di restare ignorante.

Mamoru riuscì a farla sedere. «Usagi. Fai un bel respiro.»

Accolse il consiglio solo quando anche lui inspirò a fondo, per farsi imitare.

Espirando l'aria, Usagi rise piano e si stropicciò una guancia umida.

Mamoru annuì. «Se non vuoi studiare, possiamo non studiare. Basta dirlo.»

Non era così semplice, per troppe ragioni. «Ti faccio perdere tempo quando mi aiuti. Se non devi assistermi con lo studio, mi sento ancora più in colpa a distrarti dai tuoi libri.»

Mamoru era perplesso. «Pensavo che fossi tu a voler studiare tanto. Stavo seguendo i tuoi ritmi.»

Che voleva dire? «Non posso studiare di meno!»

«La cosa più importante è uno studio di qualità, Usa. Lascia perdere i tempi. Se devi scegliere, il tuo motto dev'essere 'Poche cose, ma buone'.»

Ahh, quelli erano i consigli che la facevano sprofondare! Quando lui parlava così aveva l'aria del professore, e al suo cospetto lei era solo una somara.

Mamoru la guardava, attento. «... Non devo più parlare di studio?»

Sì. No. «È meglio se vado a casa.»

Venne stretta in un abbraccio. «Aspetta.»

Non si staccò.

«Stiamo litigando?»

Sospirò contro il suo collo. «No.» Era lei il problema: si sentiva come una corda tesa, pronta a spezzarsi.

Mamoru non parlò più. La sistemò meglio contro di sé, sopra le proprie gambe, e Usagi si appoggiò a lui, in cerca di parole che non aveva.

Sul viso percepì dei piccoli respiri.

Poiché lo conosceva, sorrise a occhi chiusi: a volte anche Mamoru, che era tanto intelligente, non sapeva cosa dire.

Adagiò la testa sulla spalla di lui.

Cominciò a permettersi di riposare, di sentire.

La camicia di Mamoru era soffice contro la sua guancia. Profumava come le lenzuola del letto di quella casa - di lui e di serenità. Le poche volte che lei si svegliava lì, si arrotolava tra le coperte, per prolungare il momento. Guardava la luce del giorno attraverso le lenzuola bianche e sorrideva, cercandolo. Si accucciava contro il fianco caldo di lui, a volte si addormentava di nuovo.

Erano i suoi attimi di gioia infinita, piccoli e continui, forse meno frequenti di un tempo.

Da quanto non assaporava un abbraccio come quello?

Non ebbe subito una risposta e, mesta, lo strinse un poco più forte.

«Ti sono cresciuti i capelli.»

«Hm?»

Si senti prendere una coda.

«Ti arrivano alle ginocchia...»

Sorrise. «Può darsi.» Si era dimenticata quando era stata l'ultima volta che li aveva tagliati.

Mamoru continuava a strofinare una ciocca con le dita.

Lei si girò. «Cosa c'è?»

«Niente.» Lui li portò alla faccia. «Mi ricordavo che fanno il solletico quando stanno sul naso.»

Si agitò sotto i fili biondi, facendola ridere.

Mamoru le lasciò andare la coda. La guardò e posò la fronte sulla sua.

Avvicinandosi ancora, Usagi mischiò i loro respiri.

«A volte, non ti sembro... io, vero?»

Lei si scostò, per capire.

Lui pensava. «Ti comporti come se io fossi una persona che può dirti qualcosa che non ti piace.»

Suonava - pensò Usagi - tremendamente vero.

«Mi conosci. Che cosa potrei dirti, Usa?»

«Sei molto più studioso di me.»

Mamoru non capì se era un problema. «In questo mese mi hai superato.»

«Per me è uno sforzo così grande. Mentre... a te piace.»

Lui provò a capire qual era il nodo da districare.

«Mi sento... come quando ci siamo incontrati.» Usagi cercò di spiegargli. «Tu intelligente, io stupida.»

Mamoru si adombrò. «Non lo penso più.»

Lei apprezzò che non la smentisse sul passato. «Il problema è tutto quanto, non solo tu. Mi impegno a studiare e capisco, ma...»

«Hai fatto passi da gigante. Sono fiero di te.»

Questo le dava un mondo di felicità. Al contempo... «È una responsabilità. Ora mi vergogno molto di più quando vengo a dirti che, in alcune materie, non ce la faccio proprio, anche studiando.» Era in imbarazzo con lui più che con i suoi genitori: loro si erano rassegnati, non si aspettavano più niente da lei, a differenza di Mamoru.

Lui stava scuotendo la testa. «È normale, hai-»

«-delle lacune» terminò lei. «Ho delle voragini. In dieci anni non ho mai studiato bene. Ora devo recuperare tutto in pochi mesi.»

«Devi solo fare del tuo meglio.»

L'incoraggiamento le metteva tanta pressione.

«No, Usa. Devi fare del tuo meglio, ma questo non significa che devi riuscire a tutti i costi. Scegli tu qual è il tuo meglio. Con calma, coi tuoi tempi.» Il sorriso di lui fu amaro. «Mi sembrava che stessi andando troppo in fretta, ma... Non è necessario impressionarmi. Sono già impressionato.»

Per forza, bofonchiò lei.

«Cosa?»

Parlò a voce alta. «Rispetto al disastro che ero agli inizi, per forza ora ti sembro...»

«Una persona che si impegna.» Lui le sfiorò la guancia con le dita. «Agli inizi mi sembravi irraggiungibile, sai?»

«Eh?»

Mamoru quasi sorrise. «Tu eri normale rispetto a me, Usa. Per te era facile vivere. Io dovevo pensare a ogni parola, a ogni mossa. Mi chiedevo se, standoti vicino, sarei migliorato.» Le accarezzò la testa. «Mi chiedevo se un giorno ti sarei sembrato meno strambo.»

Lei provò a protestare, ma si zittì. Come lui, non sarebbe stata disonesta, ma non era piacevole.

Mamoru annuì. «Oggi mi guardavi nello stesso modo.»

«No.»

«Sì. Come se fossi troppo strano per te, e perciò tu non potessi starmi vicino.»

«Era senso di inferiorità! Perché sei troppo intelligente

Mamoru la osservò. «Non so tante cose. Quella di cui voglio essere sicuro è che... ti faccio sentire bene. La prossima volta, dimmi in faccia cosa c'è che non va.»

Suonò come un rimprovero. Usagi si sentì in colpa.

Mamoru abbassò le braccia. «Non ti riconosco.» Sorrideva. «In passato, quando ti sentivi così non mi davi contro?»

In passato non le era importato dell'opinione di lui. Ora era tutto per lei.

«Dammi contro, Usa. Crea un bel match.»

Eh?

«Li trovavo divertenti.»

Anche lei. «Adesso?»

Mamoru scosse la testa. «Affrontami quando senti di nuovo che ti sto dando fastidio, in qualunque cosa. Preferisco lo scontro alla fuga.»

Ah. «È solo che ho paura di farti male. Sei diventato così delicato quando si tratta di me...»

Lo colpì sul vivo, e si guadagnò un sorriso incredulo.

«Mai quanto la tua pancia» disse lui.

In che sen-?

Usagi saltò in aria. Il solletico no!

Si dimenò, ma non riuscì a scappare.

«Basta basta ba-!»

Si appoggiò sul tavolino e sgusciò via. «Ehi! Antipatico!»

«Codarda.»

«A me?» Afferrò il bicchiere da cui aveva bevuto. Era ancora mezzo pieno.

«No.»

Sorrise a trentadue denti. «Paura di un po' d'acqua, Mamo-chan?»

«Usa...»

Indietreggiare non gli servì. «Ti prendo!»

Rinvigorita, saltò sul tavolo come una folle, disegnando un arco in aria. Mentre volteggiava sopra la testa di lui, gli buttò l'acqua dritto sui capelli. Atterrò al suolo a ginocchia piegate, in equilibrio perfetto.

Fradicio, Mamoru spalancò la bocca.

Lei pure. «Ah... io...» Guardò il bicchiere vuoto. Aveva usate le sue capacità Sailor per bagnarlo!

Lui scoppiò a ridere.

Lei mollò il bicchiere sulla mensola dell'ingresso. «Scusa!»

Mamoru la tenne lontana con un dito, muovendosi verso il corridoio. «Adesso so cosa ci manca! Un allenamento!»

«Mamo-chan...»

Seguì le risate di lui verso il bagno.

Lo raggiunse mentre Mamoru prendeva un asciugamano.

«Non te la sei presa, vero?»

«No, Usa. Mi rifarò quando ci alleneremo. Preparati.»

Se la metteva così... «Come vuoi. Non sarò clemente.»

«Brava.»

Lui la premiò con un bacio rapido, ma lei lo premiò trattenendolo. Con le mani sui suoi capelli bagnati, premette la bocca contro la sua, nella maniera più dolce che conosceva.

Si staccò. «Usciamo.»

Lo aveva reso felice. «Dove?»

«In giro. Forse al cinema?» Lo trascinò in un girotondo. «Oggi festeggiamo!»

«Che cosa?»

«Io e te. Senza motivo.»

Lo intenerì, e per dargli un momento per riprendersi, si abbassò a recuperare il phon per lui. «Tieni. E sappi che un giorno potrai fare lo stesso.»

«Hm?»

«L'acqua sulla testa. Io non mi lamenterò.» Si mise una mano sul cuore.

Mamoru attaccò la presa alla corrente. Esitò ad accendere il phon. «Scelgo oggi.»

«Impaziente.»

«Più tardi, quando torniamo.»

Che stava pianificando?

Lui indicò la vasca alle loro spalle. «Sotto la doccia. Siccome dovrò essere io a versare l'acqua, meglio se ci togliamo entrambi i vestiti.»

In silenzio, lei indietreggiò verso la porta. «Che maniaco.»

«Parla quella che sta ridendo.»

Si finse offesa. «Ho imparato dal migliore.»

E, siccome per quel giorno aveva deciso di mettere in pausa lo studio - di qualunque tipo - chiuse piano la porta. «Datti una mossa.»

Tornò felice in salotto e mise via i libri.

Per far pace anche con loro, li baciò sulle copertine. «Mmuah! Non preoccupatevi, ci rivediamo domani! Questo pomeriggio vado in giro con Mamo-chan, poi torniamo qui a fare gli hentai insieme...» Ridacchiò. «Dedico la giornata all'amore, capite?»

«Parli da sola?!»

Oltre il rumore del phon, gli lanciò una linguaccia. «Muoviti, o me ne vado senza di te!»

Sospirando di gioia, si abbandonò felice sulla moquette.

 


 

NdA: Sono arrivata ad avere un'idea per questa raccolta, dopo anni che non la riprendevo, per processi mentali troppo contorti per essere spiegati :D

Spero che vi sia piaciuta. A me è piaciuto riscoprire anche Usagi e Mamoru, dopo tanto tempo che non mi dedicavo a loro in momenti felici e spensierati come questi (NdUsagi: insomma!)

ellephedre

 

 

   
 
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