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Autore: fuoritema    30/04/2014    5 recensioni
[SPIN-OFF | Nat Carter (Torna con lo scudo o su di esso) | Distretto 10 | 550 words]
Ma.
C’è sempre un ma, un’eccezione alla regola. E quell’eccezione era Gea.
Il ragazzo si sedette sul letto, passandosi le mani sulle guance, per poi liberare le ciglia dalle lacrime che vi erano rimaste impigliate. Perché non poteva essere come gli altri? Aveva avuto la risposta, ma non era quella che avrebbe voluto.
***
Un piccolo SPIN-OFF su Nat Carter, Tributo della 69esima edizione degli Hunger Games (Long "Torna con lo scudo o su di esso), proveniente dal distretto 10.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We are not iron children, our shields are shattered glass '
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Errore
 
 
 
 
Errore.
L’aveva chiamato così, prima di chiudere la porta e lasciarlo solo, per terra, a piangere. Era assurdo come una sola parola fosse stata più potente delle botte, cui era abituato fin da piccolo. No, Nat era certo che le frasi avevano il potere di distruggere tutto, così come l’avevano creato. E, nel suo caso, così come lo aveva immaginato. Non avrebbe mai pensato di stare così male per quello. Ma stava piangendo, come sempre, chiedendosi perché era così, perché non sarebbe dovuta essere diversa, la realtà.
«Il mondo non è fatto solo di rose e fiori. Devi impararlo» aveva sussurrato suo padre, sfilandosi la cintura. Nat aveva chiuso gli occhi impotente, sopportando tutto, per poi scappare in camera e chiudere a chiave la porta. Ormai lo aveva imparato, ma quella rimaneva la frase preferita dell'uomo, perché, secondo lui, suo figlio fantasticava troppo. Nat aveva una grande immaginazione: creava mondi, storie, e seguiva addirittura quella bambina, figlia di una Vincitrice . Il ragazzino non aveva mai avuto il permesso di mischiarsi con quelli che avevano i soldi – come dicevano i ragazzi della periferia - perché era inutile provare a farsi trattare da pari. Lo faceva lo stesso, tuttavia, disubbidendo ai ferrei ordini dell'uomo. Secondo suo padre bisognava solo emergere, e non sprecare il tempo a farsi degli amici.
Ma.
C’è sempre un ma, un’eccezione alla regola. E quell’eccezione era Gea.
Il ragazzo si sedette sul letto, passandosi le mani sulle guance, per poi liberare le ciglia dalle lacrime che vi erano rimaste impigliate. Perché non poteva essere come gli altri? Aveva avuto la risposta, ma non era quella che avrebbe voluto.
Idiota.
Mise la faccia tra le mani, cercando di darsi un contegno; intanto il suo sguardo vagava sugli oggetti e i libri che si trovavano lì dentro. Glieli aveva dati Gea, tirandoli fuori dalla sua piccola libreria di cassette, ed erano ancora per terra, impilati uno sopra l’altro, pronti a scomparire se suo padre avesse fatto irruzione nella sua camera. Non voleva che il figlio leggesse: la considerava una pratica inutile, per un ragazzo che doveva solo badare alle pecore.
Sorrise leggermente, posando lo sguardo su un sasso liscio che si portava dietro da quando era ancora un bambino. Lo aveva preso tempo prima, al torrente, ma, appena aveva cercato di lanciarlo sull’acqua e farlo rimbalzare, Gea lo aveva fermato. Le piaceva, quel ciottolo, e gli aveva tassativamente proibito di buttarlo nel fiume. E se lei diceva una cosa, quella era legge.
«Potrebbe diventare il tuo portafortuna, sai?» aveva esclamato, dondolando le gambe dal ramo dove era seduta. Stava sempre in alto, lei, forse per superarlo e sentirsi più grande. Nat aveva assentito leggermente, accarezzandolo con la mano, poi se l’era ficcato in tasca. Lo teneva lì da allora, e lo tirava fuori solo di rado.
Il ragazzo cercò di tornare alla realtà.
Si vedeva una falce di luna dalla finestra, se girava la testa e la tirava fuori; piccole strisce di luce illuminavano il pavimento sporco della sua camera. Gli angoli della sua bocca si alzarono: gli bastava poco per essere felice. Strinse con più forza il sassolino, lasciandosi cadere per terra. Avrebbe dormito lì, con la testa proiettata verso il cielo stellato, senza badare al bruciore che gli dava la schiena.
Chissà, forse, per un istante avrebbe dimenticato tutto. O almeno, Gea diceva così.


 

NDA

Sinceramente, non ho idea di chi sia arrivato in fondo, perché Nat non è affatto conosciuto, come la mia long (Torna con lo scudo o su di esso). E' un ragazzo del dieci, che in questa oS ha circa undici anni. E' uno dei miei OC che amo di più, e il preferito dalle Pandine del gruppo (The Capitol). E niente... In questa storia ho voluto spiegare perché suo padre lo tratta così male. Secondo la mia mente bacata, Nat è un figlio bastardo, di sua madre e un altro uomo. Un errore, come lo definisce suo padre, che lo disprezza e lo tratta in maniera orribile *rabbrividisce*. Gea, che viene nominata più volte, è la sua migliore amica, che lui incontra per la prima volta in "Uno strano incontro." Io li shippo molto <3
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, e, se volete, lasciate un commento, anche piccino :3

Talking Cricket







 
  
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