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Autore: Frei Frau    01/05/2014    2 recensioni
Harry non ha bisogno di nessuno. Lui sta bene così. Eppure si sente così vuoto, ha bisogno di qualcosa, e quel qualcosa ha un nome: Louis Tomlinson.
[Larry.]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Even Hapiness Has A Name

 



Harry non aveva bisogno di nessuno, era un ragazzo che, dopo una storia d’amore andata male, decise di non badare più a certe cose. Ma certe cose non si possono controllare, le persone si innamorano, soffrono, e si innamorano ancora. Non è qualcosa che si può controllare, ma Harry lo credeva. Harry era fermamente convinto di poter vivere senza amore. Lo aveva già fatto, erano due anni che il riccio badava solo a divertirsi, senza provare sentimenti per nessuno. Non era tipo da credere al destino, amore, felicità e tutte le cose che venivano scritte nei libri. Lui non era il tipo di un libro, lui non credeva all’amore. Certo, fino a un giorno particolare, dove non sapeva se voler ricominciare o no.
HARRY’S POV
Mi svegliai a causa del fastidioso rumore di un cellulare che squillava nella stanza, probabilmente quello del mio compagno di letto, quello con cui avevo passato l’ennesima nottata senza amore. Si vestii velocemente, credendo che io ancora dormissi, per poi andarsene. Lo avrei cacciato io comunque.
Mia sorella quella mattina mi chiese se avessi potuto portare la piccola Krystal in giro, per farla svagare, e io ovviamente accettai, i bambini erano l’unica cosa che riuscivano a farmi distrarre dai problemi. Puntualmente arrivarono per le 8.00, come da orario stabilito. “Sono in ritardo?” chiese Gemma, mia sorella, agitata. “No tranquilla? Vuoi qualcosa?” chiesi sorridendole. “No, devo andare a lavoro, e non voglio fare tardi. Passo a prenderla per le tre” disse dandomi un bacio veloce, per poi correre giù per le scale. Presi in braccio Krystal, probabilmente ancora assonnata, altrimenti avrebbe già iniziato a parlare. “Come mai siamo così silenziose oggi?” le chiesi ridendo. “Io e mamma stavamo facendo il gioco del silenzio in macchina, ma lei ha già perso perché ha parlato con te” disse, realizzando di aver vinto. Risi, adoravo stare con i bambini, forse era questo il motivo per cui mi sentissi così vuoto ogni giorno? Beh, effettivamente una persona che non voleva provare amore, come poteva sorridere tutte le volte che vedeva un bambino. Forse la mia era solo una farsa. Forse un giorno sarebbe passato tutto. “Allora, hai fame?” chiesi andando verso la cucina. “Hai il cioccolato?” mi chiese innocentemente. Insomma, stava parlando con Harry Styles, come poteva non avere il cioccolato in casa, è un crimine non possedere del cioccolato. Presi una barretta dalla credenza per poi porgergliela. “Oggi andiamo al parco?” chiese, mentre metteva in bocca il primo pezzo. “Dove vuoi tu” gli sorrisi, mentre preparavo per me una tazza di caffè. Mi sedetti accanto a lei, rubandole a volte qualche pezzo di cioccolato, ricevendo solo occhiatacce, che pur volendo apparire accusatorie erano comunque tenerissime.
Arrivammo al parco, dove ci sedemmo sul prato, vicini.
Accanto a noi c’era un ragazzo, capelli castani, occhi azzurri, occhi che colpirebbero chiunque, ma non Harry Styles. “Ehi ma che bel disegno!” esclamò Krystal, riferendosi a ciò che stava ritraendo il ragazzo accanto a noi. “Beh, non è davvero il massimo” sorrise. E quel sorriso mi fece provare qualcosa che non provavo da tempo. “No, invece è molto bello” dissi, uscendo dal mio stato trance. “Grazie” rispose, sorridendo, ancora. “Cosa c’è disegnato qui?” riprese il discorso Krystal, prendendo uno dei disegni accanto al ragazzo. “Questa è una farfalla, rappresenta l’anima, ma non è completamente libera, gli manca qualcosa” continuò a parlare ma io mi persi nei suoi occhi, troppo azzurri per essere veri. Con troppi pensieri per essere felici. Finito il discorso, Krystal sembrò abbastanza soddisfatta di aver imparato qualcos’altro, risedendosi di nuovo sul prato. “Io sono Louis” disse il ragazzo, continuando a disegnare ciò che era davanti a sé. “Harry” risposi semplicemente.
Finì di disegnare, guardò il foglio per qualche secondo, e, infine, abbastanza soddisfatto del lavoro si rivolse a Krystal, “vuoi tenerlo?” le chiese, sorridendo. “Non c’è bisogno, grazie” risposi, ma non doveva sentirsi in obbligo di farlo, gli avevamo dato abbastanza fastidio guardandolo disegnare. “No, non importa, vengo spesso qui, farne uno uguale non sarà difficile” disse alzandosi dopo aver dato il disegno nelle mani di Krystal. “Ci vediamo in giro, Harry” disse, per poi andarsene.
Erano le undici del mattino, portai Krystal al bar dove lavoravo con me, nel caso sarebbe stata con Niall, lei lo adora.
Servii un paio di clienti, quando dalla porta principale entrò lo stesso ragazzo della mattina. Presi un panno per pulire il bancone, quando si posizionò proprio davanti a me, “Mi stai seguendo?” gli sorrisi. “O forse è il destino che vuole ha voluto farci incontrare e ora vuole qualcosa di più”
Louis era il perfetto contrario di Harry, eppure quest’ultimo ne era così attratto. Non solo dal punto di vista fisico, e questo fatto fece preoccupare Harry, non avrebbe avuto un’altra delusione, ancora. Harry non era tipo da credere al destino, ma dette da Louis quelle cose sembrarono terribilmente vere e dolci. Dolce, cosa che Harry non era da tempo, se non con la famiglia. Perché si, se qualcuno gli avesse chiesto cosa fosse l’amore, lui avrebbe risposto la famiglia. Harry non aveva mai avuto un buon rapporto con l’amore, sin da piccolo. Il padre e la madre si erano lasciati, lui era stato tradito parecchie volte, poiché l’unico a innamorarsi nella coppia era lui, sempre. E infine la sorella, dicevano che si amavano, ma quando è rimasta incinta di Krystal, anche lui se ne è andato. Non avrebbe mai potuto fidarsi dell’amore. Ma non poteva immagina davvero cosa fosse l’amore.
“Forse” gli sorrisi mentre servivo il ragazzo accanto a lui, quando arrivò Krystal accanto a me. “Zio Harry, posso rimanere con Niall e mamma mi viene a prendere qui se te ne vai prima?” mi chiese con occhi talmente dolci che nessuno sarebbe mai stato in grado di darle un no come risposta. “Va bene, ora la chiamo, ma devi promettermi di fare la brava” dissi sorridendole. Lei tornò felice in cucina saltellando e chiamando Niall, con piccoli errori di pronuncia che fecero ridere sia me che Niall nell’altra stanza. “Quando finisci?” mi chiese Louis che era ancora davanti a me. Guardai l’orario sul cellulare nella mia tasca per poi rispondere. “10 minuti” risposi sicuro. “bene allora ti aspetto” rispose sorridendomi e sorseggiando un bicchiere d’acqua che gli avevo dato io poco prima.
Facemmo la strada insieme, nessuno dei due aveva intenzione di iniziare un discorso, fino a quando lui non prese parola. “Krystal è tua nipote?” mi chiese, lo guardai interrogativo, non capendo come mai non avesse sospettato che fosse mia figlia. “L’ho capito quando ha detto se poteva restare lì, se fosse stata tua figlia l’avresti portata comunque a casa” disse velocemente “e in tutta sincerità speravo anche che non fossi padre.” Confessò timidamente. Si fermò davanti un grande portone, “io abito qui, vuoi prendere qualcosa?” mi chiese gentilmente. Annuii in risposta.
La casa era enorme, decorata con cose apparentemente costose, più di 3 camere da letto e due bagni. Il soggiorno era pieno di fotografie, non come il mio. “Lei è tua madre?” dissi indicando una foto che mi colpì particolarmente, rappresentava una donna su una spiaggia, aveva il viso simile a quello di Louis. “si” sorrise amaramente. “è morta in un incidente stradale con mia sorella” abbassò lo sguardo. “Oddio, scusa, non lo sapevo …” mi scusai, “No, non preoccuparti” disse velocemente lui, “non potevi saperlo” sorrise di nuovo. “è strano sai …” iniziai “tu hai avuto molti problemi … eppure sei felice, mentre io che non ne ho nemmeno la metà dei tuoi …” abbassai lo sguardo, cosa diamine stavo facendo? Lo conoscevo a malapena. Il fatto è che provai una grande invidia per quel ragazzo che dopo tutto riusciva a sorridere ancora, mentre io … ero semplicemente sbagliato. In tutto. “Abbiamo solo un concetto di felicità diverso”
“Abbiamo una vita diversa” risposi freddo. Non capii bene perché diventai freddo e distaccato all’improvviso, ma era così: avevamo una vita diversa. A lui i soldi non mancavano, io facevo a fatica ad arrivare a fine mese. Lui non doveva badare a sua … i pensieri si bloccarono tutto d’un tratto, non volendo continuare la frase che si stava formando nella mia mente. Lui non aveva l’appoggio di una famiglia. Io avevo quello di Gemma e Krystal, non era una grande famiglia, ma era qualcosa in più. Così quel pomeriggio mi sfogai, mi sfogai davvero. Gli raccontai tutto, gli raccontai di quando a scuola ero vittima di bullismo. Gli raccontai di quando dissi di essere gay, prendendomi il doppio degli insulti e ricevendo abusi da mio padre. Gli raccontai di quando mia madre morì. Gli raccontai di quando Gemma rimase in cinta a 16 anni e io non potevo fare altro che aiutarla, forse era per questo che non volevo l’amore di nessuno.
Troppe lacrime, così tante che Louis non si fidò a mandarmi a casa da solo, e mi convinse a dormire da lui.
Perché fosse così preoccupato per me non potevo saperlo. Gli ero solo grato per essere stato comprensivo. Forse non era nemmeno quello, forse gli facevo solo pena, probabilmente aveva visto i tagli sul braccio e gli feci così pena da chiedermi di non andare quella notte. Mille pensieri invasero la mia mente, e la voglia di provocarmi del dolore da solo si faceva sempre più forte.
Mi alzai dal letto, cercando di fare il più piano possibile per non svegliare Louis che dormiva in un’altra camera da letto. Avevo guardato l’ora, erano le 5.17.
Presi un bicchiere d’acqua per calmarmi. Quando una voce angelica risuonò nella stanza “tutto bene?” mi chiese. Dio, era solo in boxer. “Si, tutto bene” sorrisi poggiando il bicchiere nel lavandino, quando sentii i boxer farsi più stretti e pregai che Louis non si fosse accorto di niente.
La mattina dopo mi svegliai tra le braccia di Louis, non ricordo bene come fossimo finiti abbracciati su quel letto, ricordo solo lui che tentava di tranquillizzarmi mentre altri ricordi riaffioravano nella mia mente. Eppure non mi ero mai sentito così al sicuro tra le braccia di qualcuno. Guardai l’ora: le nove e dieci. Sarei rimasto tra quelle braccia per l’eternità, ma dovevo andare a lavoro per le dieci. Così mi alzai cercando i miei vestiti “dove vai?” mugolò Louis con la voce ancora impiastrata di sonno. “Devo andare al bar” risposi. “Va bene, passo per l’una” disse tranquillamente richiudendo gli occhi e tornando a dormire.
Adoravo come lui fosse entrato nella mia vita. E tutti i giorni furono così, io uscivo da casa sua, tutte le mattine, e andavo a lavoro. Quando finivo lui passava a prendermi e tornavamo a casa insieme, alcuni giorni mi aiutava anche con Krystal se Gemma aveva del lavoro in più da fare. Sicuramente se io non lo avessi incontrato,oggi, non sarei qui. Probabilmente non avrei sopportato ancora per molto quella vita, se così si poteva chiamare. Mi domandai, quindi, se stessi iniziando a provare qualcosa di serio per quel castano che mi aveva salvato da quel giorno, in quel parco. Mi domandai se una persona potesse cambiare in così poco tempo, ma la risposta era abbastanza ovvia, la mia era semplicemente una maschera, perché io in realtà non ero mai cambiato. Ero sempre il sedicenne che credeva alle storie d’amore dei libri come nessun’altro. Io ero il solito Harry, solo un po’ più maturo.
“Ehi, siamo un po’ in ritardo” ripresi il ragazzo più grande di fronte a me, imperlato da piccole goccioline di sudore che gli cadevano sulla fronte. Deve aver corso per arrivare puntuale, e questo pensiero mi fece sorridere. “Scusa, avevo dimenticato le foto che mi avevano chiesto a casa, e così sono dovuto tornare a casa per riprenderle quando ero a metà strada” si scusò, anche se sapeva bene che non c’era bisogno.
Iniziammo ad avviarci verso casa. Nelle ultime settimane Louis era strano, pregai perché non avesse capito quello che provavo per lui. Perché si, anche se mi ero ripromesso di non innamorarmi, ci ero cascato, di nuovo, inevitabilmente, in quel vortice. Il cellulare vibrò nelle mie tasche, era Niall. “Pronto?” risposi. “Harry, Gemma ha detto che Krystal si è dimenticata le sue cosa, di nuovo, da voi”
“oddio, no, questa volta me le sono dimenticate io, le prendo e passo da te, ok?” dissi velocemente. “No, no, sono di passaggio, vengo io” disse per poi attaccare la chiamata.
Arrivò dopo cinque minuti, quando Louis era intento a cucinare quello che doveva essere il nostro pranzo. “è lui?” sussurrò quasi Niall appena entrato, si perché, avevo avuto momenti in cui avevo bisogno di sfogarmi a lavoro, e lui come sempre c’era. Annuii, per poi prendere la borsa con le cose di Krystal che avevo messo in ordine poco prima e gliela porsi. “Tranquillo, non c’è bisogno di cacciarmi, me ne vado” disse divertito dalla mia reazione per poi scendere le scale.
“Chi era?” chiese la voce angelica di Louis alle mie spalle. “Niall” risposi tranquillamente, sicuro del fatto di avergli già parlato di lui. Vidi Louis abbastanza agitato, forse voleva dirmi qualcosa. “Lou, tutto bene” chiesi preoccupato. “Si, solo che …” non finì la frase che le sue labbra si trovarono in poco tempo unite alle mie. Questa era una delle tante scene che avevo sognato da sempre, da quando lo avevo conosciuto. Fece pressione con la lingua fino a quando le mie labbra non si schiusero facendolo entrare, forse amare qualcuno significava questo. I nostri occhi si incontrarono, verde e azzurro insieme, componendo un insieme di colori invidiabili al mondo. Sorrisi contro le sue labbra pensando che, probabilmente, Louis stesse usando maggiormente azzurro e verde nei suoi disegni astratti esattamente per questo motivo.
E poi quel giorno facemmo l’amore, l’amore vero. Non quello che io avevo chiamato solo sesso per due anni interi. E in realtà quella sensazione mi era mancata. La sensazione di essere amato. Probabilmente era per questo che mi sentivo così vuoto, mancava solamente un po’ di amore.
Ma quell’amore aveva un nome preciso: Louis Tomlinson.

Angolo Autrice:
Ciao popolo! Eccomi con un'altra one shot larry. Non l'ho riletta, quindi perdonatemi per gli errori-orrori.
aaw, adoro i larry che ora che è iniziato il tour mi stanno iniziando a gayeggiare un po' ovunque, non li trovate dolcissimi? Ok basta la smetto.
Anyway ... scusatemi se vi ho annoiato con questo sclero nato parlando con i poster, se non vi piace qualcosa prendetevela con loro. Detto questo potete andare in pace, Adios :)

  
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