Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Unicorno Alato    01/05/2014    0 recensioni
Londra 1960
Lei, Figlia del re d'Inghilterra.
Lui, il solito bar-man.
Oppure no?
Isabella Beth Clark ha molti problemi nella vita. I genitori che non la comprendono, una società stringata e inflessibile. Cosa succederà quando conoscerà la trasgressione in persona?
Nessuno l'aveva fatta sentire così bene prima di allora.
C'è un piccolo problema però: Innamorarsi non rientrava certo nei piani...
Tratto dalla storia:
-Scusi Mr Bieber. Devo andare. Spero di incontrarvi di nuovo un giorno.- dissi mentre mi toglievo la maschera che avevo indossato per tutta la sera. La posi sul balcone e la lasciai lì. Se avesse voluto ritrovarmi l’avrebbe fatto grazie a quella.
-Se fossi in lei non cercherei di incontrarmi di nuovo.- Mi guardò torvo, e poi guardò la maschera. La prese in mano e la girò tra le dita. -Non sono il tipo per lei.- disse duro, con la voce spezzata e la mascella contratta, mentre la sua mano si stringeva sulla mia maschera. Non mi importava, era l’unico che poteva salvarmi da me stessa e l’avevo capito quella sera.
-E chi ha detto che lo deve essere?-
I fatti e i personaggi narrati sono puramente casuali
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
‘Good Morning’
 
Quella notte ho sognato di volare, volare sopra ogni pregiudizio, sopra ogni casa, arrivare alla fine. A quel punto mi svegliavo, per poi riaddormentarmi e fare, di nuovo, lo stesso sogno. Solo con delle aggiunte. La prima volta c’era qualcuno che volava con me. Il pettirosso che avevo disegnato. La seconda volta Katrin mi pregava di non andarmene, ma io la guardavo come quell’uccellino sul mio terrazzo guardava me. La terza volta avevo sognato di vedere mia mamma e mio babbo sotto di me che mi salutavano. La quarta volta il cielo era più limpido, e l’aria più fresca, come se qualcuno avesse aperto la finestra. E quando avevo aperto gli occhi, in effetti, la porta-finestra della mia camera era aperta. Avevo guardato l’orario della sveglia sopra il comodino di quercia prima di andare a chiudere la porta. Erano appena le sei di mattina, ma non avevo assolutamente intenzione di alzarmi. La quinta volta avevo sognato tutte le cose insieme, ma alla fine atterravo su una veranda diversa. Una veranda più scura, più buia, più rotta e più brutta. Appena entravo nella stanza un sorriso mi accompagnava fino alla fine del corridoio e lì.. lì incombeva buio. La sesta volta non accadeva niente. Il sesto ‘sogno’ raffigurava il buio più completo. Nessun pettirosso svolazzante, nessuna Katrin in lacrime mentre teneva il mio braccio con due mani, nessuna mamma e nessun babbo che salutavano, nessun fresco pulito, nessun vento tra i capelli, nessun terrazzo oscuro e nessun sorriso ammaliante. Niente. Il buio più completo.
Un forte odore di brioche mi fece lentamente svegliare. Ma non aprii gli occhi, ancora totalmente in stato di trance. Non sapevo, infatti, se stessi sognando oppure se Katrin mi avesse veramente cucinato tutta quella bontà. Mi sforzai di aprire gli occhi, anche se non mi andava molto visto che l’oscurità in un certo senso mi faceva felice. La prima cosa che vidi fu’ un vassoio di plastica con dei disegni sopra, contenente una tazza di porcellana bianca –che aveva al suo interno un cappuccino-  due brioche con una spolverata di zucchero a velo sopra e un bicchiere di succo d’arancia. Il profumo era squisito. Annotai nella mia mente di fare una statua a Katrin. Ma una domanda mi annebbiò momentaneamente la testa. Perché Katrin mi aveva preparato la colazione?
<<Ti sei svegliata finalmente.>> una voce calda e roca mi fece svegliare dal mio stato di trance, riportandomi alla realtà. Mi mossi di scatto e mi misi a sedere sul letto tirando il piumone fino al petto. E quello che vidi fu’ più bello di quello che avevo sognato pochi istanti prima. Spalancai gli occhi quando riconobbi il ragazzo seduto comodamente sulla mia poltrona. Rise scuotendo la testa e guardando il pavimento, mentre io mi chiedevo se fosse un sogno o la realtà. <<Cos.. cosa.. tu..>> cercai di formulare una frase di senso compiuto, ma, dopo molti tentativi ci rinunciai. <<Vuoi sapere chi sono, o da dove sono entrato?>> Quella voce risuonava nella mia testa come un disco rotto. Lasciai scivolare il mio sguardo sul suo corpo. Indossava una semplice maglietta bianca con le maniche ripiegate sulle spalle, lasciando intravedere i muscoli e i tatuaggi. Portava poi, un pantalone nero a vita bassa e delle scarpe lucide anch’esse nere. Al polso portava un orologio di marca oro, mi sforzai di mettere a fuoco la vista. Eppure quell’orologio l’avevo già visto da qualche parte. <<Allora, non approfitti della mia generosità?>> disse muovendosi e venendo a sedersi sul mio letto mentre indicava il vassoio accanto alle mie gambe. Solo in quel momento mi ricordai che ero nel mio letto, nella mia camera e che era estate. Ciò voleva dire che io dormivo con addosso solo una sottoveste. Tirai più su i bordi del piumone facendoli arrivare al collo. Intanto sentivo la sua risata sommessa nelle mie orecchie. <<Puoi dirmi qualcosa? Sembro uno stupido.>> disse guardandomi con quegli occhi nocciola da far invidia a degli occhi celesti. <<Grazie. È stato molto gentile da parte sua.>> dopo aver deglutito un paio di volte la mia voce tornò normale, e ripresi il controllo dei miei movimenti mentre stavo per toccargli la mano stesa sul letto. <<Oh, che stupido. Posso darle del tu signorina Clark?>> disse lui sorridendo facendo sì che un sorriso si formasse sul mio volto a sua volta. <<Ma certo. E io posso darlo a lei?>> risposi sorridendo falsamente prima di mettermi a sedere sul letto con la schiena appoggiata al cuscino. <<Ma certo.>> Rispose prima di alzarsi e mettersi di nuovo a sedere sulla poltrona. Presi il vassoio e lo poggiai sulle gambe mentre iniziai a mangiare la brioche. Era deliziosa. Sentivo, intanto, il suo sguardo posarsi su di me mentre io finivo la mia colazione. Quando ebbi finito appoggiai il vassoio di nuovo sul letto accanto alle mie gambe prima di guardare Justin avanzare verso di me. Il mio cuore iniziò a battere talmente forte che sperai non si sentisse all’esterno. Sentii le guance andare a fuoco mentre la sua mano accarezzava la mia guancia. <<Ti sei macchiata.>> disse semplicemente prima di far scorrere un dito sul profilo del mio labbro inferiore. Un sospiro lasciò istantaneamente le mie labbra mentre lui sorrideva. Un secondo dopo lo vidi andare via dalla mia stanza con il vassoio in mano. Approfittai dell’occasione per andare a vestirmi. Misi semplicemente dei pantaloncini che indossavo se dovevo andare in spiaggia e una canottiera perché fuori faceva caldo. Lasciai i capelli sciolti prima di entrare in bagno e lavarmi i denti. Quando uscii mi ritrovai il suo corpo talmente vicino che temetti di non avere più lo spazio di respirare. <<Scusami. Non ti avevo visto>> sussurrò a corto di fiato mentre lo guardavo negli occhi. un sorriso di cortesia si formò sulle mie labbra mentre mi spostavo per avere il tempo di respirare. Feci il letto sgualcito mentre Justin si mise a sedere sulla sedia della mia scrivania facendo finta di guardare fuori dalla finestra. Quando si accorse che lo avevo beccato mentre mi guardava si passò una mano tra i capelli e si voltò ispezionando ogni centimetro della mia scrivania. Quando ebbi finito mi misi a sedere sul letto guardando il mio ultimo capolavoro fatto.
<<Posso chiederti una cosa?>> dissi senza pensare. Quella domanda mi martellava in testa da quando ci eravamo salutati l’ultima volta. Lui fece un cenno con il capo mentre si metteva comodo sulla sedia con i piedi sul mio letto. <<Chi sei?>> chiesi accigliata mentre mi contorcevo sotto il suo sguardo. Io non sapevo niente di lui, ma sembrava che lui sapesse tutto di me. Rise alla mia domanda prima di alzarsi e venirsi a sedere accanto a me sul letto. <<Vedi.. io sono solo un semplice e stupido ragazzo che si è preso un abbaglio per te.>> disse guardando il muro davanti a se. Mi sorpresi per come le sue labbra si curvavano mentre lasciava uscire parole dalla sua gola. Le mie guance si tinsero mentre pronunciava quelle parole e mi guardava. <<Come ha fatto un semplice e stupido ragazzo a entrare in casa mia?>> chiesi piegando la testa di lato e aspettando una risposta. lui rise e scosse la testa torturandosi le mani. <<Dalla finestra. Dovresti chiuderla.>> riprese a parlare dopo un mio sorriso. <<Sai, sono, oltre che ad un semplice e stupido ragazzo, anche un gran scalatore.>> sorrise mentre io risi di nuovo guardando le sue labbra curvarsi. Mi morsi il labbro mentre i suoi occhi si spostavano dalle mie labbra ai miei occhi. fui io ad interrompere gli sguardi facendo una domanda. <<E perche un semplice e stupido ragazzo scalatore è voluto venire a trovarmi nel cuore della notte?>> chiesi guardando il muro bianco davanti a me. Lui rispose quasi subito tenendo lo sguardo sulle sue mani. <<Perché sei bellissima quando dormi.>>

 

 Il pomeriggio passò tranquillamente, tra le risate, scherzi stupidi, battute squallide, musica in sottofondo e tante parole. Avete mai provato la sensazione di stare nel posto giusto al momento giusto?
Mi aveva raccontato molte cose su di lui. Mi aveva detto che era nato in Canada, ma si era trasferito in Inghilterra per questioni economiche. Mi aveva raccontato i suoi primi anni a Londra. Mi aveva detto che frequentava molte persone del quartieri più poveri, ma che si trovava bene con loro. Mi aveva detto che suo padre se n’era andato quando era piccolo e che li aveva lasciati marcire quando aveva scoperto che la moglie –e mamma di Justin, scoprii che si chiamava Pattie – aveva scoperto di aspettare un bambino.    Mi aveva detto che non era arrabbiato con lui perché erano molto giovani quando sua madre è rimasta incinta, e mi aveva detto che suo padre non era un uomo che si prendeva le sue responsabilità, voleva solo divertisti. Mi aveva detto che ora lui aveva un’altra famiglia in America e che aveva due figli. Una femmina, Jazmyn e un maschio, Jaxon. Mi aveva raccontato che nel periodo dell’adolescenza aveva fatto diverse cose sbagliate e mi aveva detto che poi si era ripreso grazie all’aiuto di quegli amici. Mi aveva detto che loro gli avevano trovato un posto come cameriere, e così mi aveva incontrata. Mi dispiaceva in parte per lui. Per tutto quello che aveva passato, ma non potevo essere più felice che in quel momento lui fosse con me, e con nessun’altro. Non riuscivo neanche a pensare ad altro che alla sua storia. Non mi importava neanche come aveva fatto ad entrare nella mia stanza e perché, quello che volevo era che tornasse ancora, o che non se ne andasse mai.    
<<Bene, mi sono stancato di parlare. Ora voglio ascoltare.>> sorrise e si sistemò meglio sul letto. Io appoggiai la testa alla spalliera mentre lui disegnava cerchi sulle mia gambe. In pratica io ero sdraiata sul letto con le gambe sulle sue mentre mi raccontava aneddoti divertenti di quando era piccolo.   
<<Okay.. mh.. cosa vuoi sapere?>> dissi sorridendo mentre lui faceva scorrere il suo indice sul polpaccio lasciato scoperto dai pantaloncini.
<<Non so.. Come fa la tua pelle a essere così morbida per esempio.>> Sorrise guardandomi con quegli occhi caramello che facevano invidia ad un cerbiatto. Spalancai la bocca sorpresa. Non mi aspettavo una domanda del genere. Dopo varie risate isteriche mi decisi a parlare.
<<beh, ecco.. perché ho un olio particolare, e.. si, insomma -deglutii cercando di sembrare umana.- ecco, fa il suo lavoro.-mi ripresi subito dopo- Cioè. Volevo dire, che fa diventare la pelle morbida.>> Sorrisi falsamente annuendo con il capo, tirandomi sberle immaginarie. Che stupida.
<<Oh.. sai mi dovresti dare quella marca. Perché a me non riesce avere una pelle così liscia.>> disse facendo scorrere la mano sulle mie gambe e sorridendo mentre guardava la mia espressione. Annuii confusa prima di rivolgergli un altro sorriso. Mi sedetti meglio sul letto prima di tirare giù la maglia che si era alzata. <<Ho fame. Vado a prepararmi qualcosa, vuoi venire?>> chiesi mentre mi alzavo dal letto e mi mettevo i calzini per non camminare a piedi nudi sul pavimento ghiacciato della cucina.  <<Si. Ho un certo appetito.>> disse colpendosi la pancia con la mano destra prima di sorridere, e far, ovviamente, sorridere me.
<<Bene, allora. Avevo pensato a dei popcorn e un bel film. Volevo farmi delle crêpes, ma  visto che non voglio bruciare la cucina e che in casa non c’è nessuno che ne puo’ preparare un po’, e considerato anche il mio ‘talento’ nel cucinare.. Optiamo per dei semplici popcorn. È ok?>> chiesi tutto d’un fiato mentre scendevo le scale maestose della villa per arrivare alla cucina, mimando le virgolette alla parola talento. Anche perché non ci sapevo proprio fare ai fornelli. Non ero una tipa da cucina. Ero più una tipa da romanzi e estati sotto gli alberi. L’unica cosa che mi veniva bene in cucina erano i Brownies. Deliziosi, piccoli e stupefacenti biscotti al cioccolato.
<<Certo. Solo. Fammi un piacere. Niente film romantici.>> disse congiungendo le mani in segno di preghiera. Risi prendendo i popcorn pre-confezionati dallo scaffale della cucina alzandomi sulle punte dei piedi per arrivarci. Ovviamente la mia statura non me lo permetteva. Cercai di mettere i piedi sui cassetti ma scivolavo e avevo paura di cadere. Justin si mosse dietro di me prendendomi per la vita e allontanandomi dallo scaffale prima che cadessi a terra come una pera cotta. Si allungò e prese senza tanti problemi la scatola che cercavo. <<Certo che sei bassina.>> disse porgendomi la scatola. Io gli feci la linguaccia prima di mettere la busta nel microonde. <<Sei tu che sei uno spilungone.>> dissi facendo l’offesa e incrociando le braccia sotto il seno facendo sporgere il labbro inferiore. <<No! Scherzavo. Dai Bella scherzavo! Scherzavo!>> disse venendo verso di me con le braccia spalancate come per abbracciarmi. Io scappai dalla sua presa e feci il giro del tavolo per sfuggirgli. <>> risi alla sua affermazione prima di rispondere con convinzione.
<<Vediamo se mi riesci a prendere.>> dissi correndo via dalla cucina e salendo velocemente le scale prima di rifugiarmi in bagno e chiudere la porta. Justin era dietro di me e quando mi chiusi dentro la stanza iniziò a tirare colpi ad essa dicendo che dovevo uscire da lì.  Il rumore dei colpi dopo un po’ cessò e, pensando si fosse arreso, aprii la porta del bagno ma prima che potessi fare un altro passo mi ritrovai stesa per terra con Justin sopra di me che rideva.
<<Ti ho presa però.>> disse con il fiatone per la corsa mentre rideva. Lo guardai negli occhi prima di far scorrere le mie dite sulla sua faccia. Era così perfetto che pensavo fosse stato creato da Michelangelo. Tracciai il profilo della mandibola e arrivai sotto il mento tracciando con i polpastrelli la vena che spuntava sul collo. Sospirò quando mossi le dita sulla clavicola pronunciata e lo guardai negli occhi quando un suo dito si mise sotto il mio mento per alzarlo. Sentivo il suo respiro che si confondeva con il mio e il suo sapore inconfondibile di colonia e vaniglia mi confuse i sensi per un periodo che nemmeno ricordo. Solo quando sentii il microonde suonare mi resi conto che eravamo sdraiati uno sopra l’altro sulla moquette del corridoio e che Justin mi stava baciando un angolo delle labbra. Aprii gli occhi e spostai la mia mano sul suo petto per allontanarlo e questo sembrò funzionare perché si mise in piedi e mi aiutò ad alzarmi. Mi sorrise mentre ci avvicinavamo alla cucina e io ricambiai arrossendo pensando a quello che era successo.
Era come se il suo profumo mi avesse stregata per un eternità intera e i suoi occhi catturata e messa in una gabbia da cui non potevo scappare. Ma non era una cosa brutta. Era la cosa più bella che potesse capitarmi. Per tutta la vita ho sognato di trovare il mio principe azzurro e ora.. eccolo lì, che mi aiutava a fare dei pop-corn. Come poteva essere tutto così reale?      



• Spazio Autrice
Salve ragazzi.. Allora? che ve ne pare? Awwwawaww però sono dolci non è vero? A me piace troppo questo capitolo, mi sembra l'inizio di tutto.
Comunque spero che il capitolo vi piaccia e.. mi dispiace tantissimo per il ritardo madornale, ma in questo mese devo davvero dare il massimo a scuola, quindi non ce la farò a riaggiornare molto presto.. mh.. Spero, come ho già detto, che il capitolo vi piaccia e buone vacanze a tutti! 
Ci vediamo quando ci vediamo c:   
 

 
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Unicorno Alato