Steve Rogers, Bucky © Marvel Comics, Marvel Studios, Paramount Pictures.
Questa fanfiction è il tributo di una fan e non rivendica alcun diritto sull’opera citata, né persegue finalità lucrative. Non si ritiene infranto alcun copyright o altro diritto depositato.
L’intreccio rappresenta copyright dell’autrice, salvo quanto espressamente indicato.
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You are nobody,
and I might have been somebody,
and the road to each of us is love.
― John Fante, Ask the Dust
1. Chiedi alla polvere
Chi è Bucky?
Domandalo alla polvere, soldato.
Quella che non piangi e non respiri, macchina carne-metallo.
Quella che riempiva l’aria un mezzogiorno di cinquantun anni fa, sotto la coltre uggiosa di una nuvolaglia novembrina.
Tra i corridoi deserti del TSBD (1) brilla fine e sospesa – una nebbia d’oro.
Al cecchino trema la mano.
A te, mai.
Hail Hydra.
Pum.
Il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti si sgrana come un fiore.
Chiedi alla polvere degli Hamptons, alla candida lingua di sabbia che hai percorso fucile in spalla – la Morte e la sua falce. Inseparabili.
Rena fine come cipria s’incolla agli stivali, sotto un cielo alto e troppo azzurro. L’aria sa di sale, erba tagliata, stoppie combuste, ma tu non senti niente, se non il quieto ronfare di un motore sportivo.
Hail Hydra.
Pum.
E Howard Stark è cenere spazzata via dal vento.
E ancora: Markale, Sarajevo, 5 febbraio 1994 (2).
Un mercato gremito. Sudore e foglie verdi e fame.
Vecchie con facce da radice, bambini consumati – target, li chiamano e sono pezzi di carne morta perché tu li osservi, mai ricambiato.
Sei la Morte d’Inverno e ti basta un colpo.
Uno solo.
Pum.
Sale la polvere.
Hail Hydra. Hail Hydra. Hail Hydra.
I cecchini di Mladić sgranano il rosario della vera fede, mentre puntano nel mucchio.
Una testa per ogni Hail. Un cuore per ogni Hydra.
E le strade sono fango rosso.
Dimmi chi è Bucky!
Allora ascolta e
2. Respira la polvere
Quella di un vicolo fetido di Brooklyn, tra spazzatura e topi. C’è un ragazzo, a terra; farà sessanta libbre bagnato, ma ha la guerra negli occhi – e un pezzo del cielo che ti pesa addosso.
Quella di un ring improvvisato – colpisci, coraggio. Alza la guardia, cerca il mento.
Quella di un campo d’addestramento in culo all’America – marce forzate, dest sinist, sinist dest.
Quella di una campagna cauterizzata dalle bombe – silenzio. Una cicala stonata.
Quella di un buco sotto terra – un topo grosso quanto un castoro. Cuoio tra i denti. La lingua gonfia, sapore di metallo e ruggine e piscio.
Quella di un salto nel vuoto – neve dura come grandine.
Quella di un quotidiano giorno di guerra, incontro a un nemico che ti chiama per nome.
Un nome? Io non ce l’ho un nome
Però t’interessa saperlo.
Chi è Bucky?
Allora posati.
Come polvere.
Note:
(1) Texas School Book Depository. L’edificio di sette piani, sito nella Dealey Plaza di Dallas, all’angolo tra Houston ed Elm Street, è celebre per il ruolo avuto nell’attentato che costò la vita a John Fitzgerald Kennedy, il 22 novembre 1963.
Stando a quel che dice Natasha, il killer noto come Winter Soldier è attivo da almeno un cinquantennio, perciò ho scelto di dargli una parte anche nell’assassinio di JFK.
(2) È uno degli episodi più sanguinosi della guerra in Jugoslavia: un solo colpo di mortaio uccise sessantotto civili e ne ferì centoquaranta.
N.d.A.: Poco più di trecento parole per dare sfogo ai feels
prima d'impegnarmi sul serio.
Questo potrebbe essere un accompagnamento musicale adatto.
Per tutto il resto, c’è il
Kensal Green.