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Autore: danonleggere    01/05/2014    1 recensioni
Daccordo, mi ero preparata per quello.
Ma sarebbe stata la mia prima missione così lontana dalla gilda.
Dover studiare per tre anni in una accademia maschile dalla quale sarei potuta uscire pochissime volte.
Sì, ne ero in grado.
Se non per il fatto che sono una ragazza.
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Questa è la storia di una ragazza con un passato oscuro. Che nonostante le sfide che ha incontrato ha lottato ed è riuscita a farsi ammettere nella gilda dove operava il mentore.
E ora sta per iniziare la sua prima vera missione nella quale incontrerà veri amici, rivali e forse qualcuno di speciale.
Sulle note di un regno medievale con combattimenti mortali e sprazzi di magia spero di riuscire a coinvolgervi e divertirvi!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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kinder 4




Andammo a mangiare e sempre con le modalità della sera prima ci diedero la colazione, pane appena sfornato con burro caldo, un bicchiere di latte appena munto e delle arance. Dove caspita a vevano trovato delle arance alla fine dell'estate in questa zona?!
Non me ne capacitavo, ma feci finta di niente dopo aver visto che gli altri non ci facevano caso.
Neanche nella gilda trovavamo latte così fresco tutti i giorni, forse quando mi avevano ospitato in quella fattoria in campagna...
Mi riscossi dai miei pensieri vedendo ancora quell'ombra di sfuggita con la consapevolezza di essere osservata. Cominciai a distrarmi parlando con Dieno delle lezioni che stavamo per fare. Tattica, storia e arte nel corso base. Retorica, oratoria e politica per le famiglie più in vista e letteratura, filosofia e dizione come corsi extra.
In breve più ricco sei più studi.
E io stavo iniziando seriamente a chiedermi dove cavolo il mentore e gli altri avessero trovato il denaro.
Finita la colazione i ragazzi degli altri anni se ne andarono nelle rispettive classi, mentre degli uomini vestiti tutti uguali che avevo visto allo stesso tavolo del direttore si presentarono.
Avrei tanto voluto stare ad ascoltarli, dico veramente, ma dalla finestra alle spalle dei tipi vidi un drappo familiare.
Il mentore mi stava spiando.
Che irritazione!
Cioè, fui felicissima di vederlo, mi ricordava casa. Ma non sopportavo quando mi teneva d'occhio durante le mie missioni, non ero piccola, poteva fidarsi di me.
Mi riscossi quando il terzo dei cinque uomini cominciò a parlare, doveva essere il maestro di storia, arte e letteratura. Un vecchietto dal volto allegro con una voce severa. Al momento mi stette subito simpatico. Il suo sguardo dolce e duro allo stesso tempo mi affascinò dal primo istante e un senso di nostalgia mi pervase.
Avevo ricordi sfocati della mia infanzia, ma ricordavo una figura che chiamavo nonno.
Ebbi la grande sensazione che le sue materie mi sarebbero piaciute all'istante.
Senza farmi vedere chiesi a Dieno che avessero detto i primi due, così capii che il primo omaccione era il responsabile dell'allenamneto fisico. Mentre il secondo vecchietto che ci sfidava con sguardo sprezzante lisciandosi la barba lunga striata di grigio era il maestro di tattica e politica.
Poi cominciò a parlare il quarto ragazzo che si presentò con voce squillante che era il maestro di filosofia e indicò l'ultimo uomo come il maestro di retorica, dialettica e oratoria.
Ci dividero in cinque gruppi a seconda delle materie di studio che avevamo, uno con ogni insegnante più un gruppo libero, dove ci era concesso ciò che detto in altre parole diventa cazzeggiare.
Mentre nel pomeriggio saremmo stati tutti nell'arena con il maestro di allenamento e i suoi assistenti. Ci alzammo e ci dividemmo nelle classi.
Per mia sfortuna Dieno e i suoi amici avevano solo alcune lezioni con me, quindi ci dividemmo. E perchè le disgrazie non sono mai sole mentre ci dirigevamo verso la sala della lezione di storia con il professor Flamada mi passò a fiaco Kuesa spintonandomi come se volesse più spazio.
Stavo per ignorarlo tranquillamente quando Ognemosi lo prese per una spalla.
"Ti ho visto anche prima dargli fastidio. Che c'è, con uno della tua taglia non riesci a prendertela?"
Lui... mi aveva difesa? Volevo ringraziarlo ma la risposta pronta fu più veloce di me.
"Guarda che non devi difendermi, e poi io non sono basso!"
Il mio compagno di stanza mi diede una gomitata sorridendo.
"Sì che lo sei!" e si sedette nella grande sala per la lezione.
Essendo arrivati ultimi non c'erano più posti, così mi dovetti sedere vicino a Ognemonis. Ma in quel caso era solo un vantaggio, perchè ho imparato a scrivere tardi, dopo il mio ingresso nella gilda, e avevo bisogno di una mano...
Il maestro ci fece passare un libro a testa e un blocco di fogli rilegato. La carta è molto costosa, ma evidentemente devo smetterla di stupirmi delle cose.
Me li rigirai un attimo tra le mani, mentre con voce profonda ci elencava il programma di quest'anno. Parole e date che ricordavo sommariamente da quello che avevo letto in giro.
Il libro era un grosso volume rilegato in pelle chiara, le pagine all'interno erano giallognole macchiate con un inchiostro scuro, ma il tutto sembrava in buone condizioni. I fogli rilegati invece erano completamente bianchi e da quello che vedevo fare agli altri servivano per... prendere appunti?
E loro sprecavano una cosa come la carta per questo motivo?!
Ma dopo lo shock iniziale iniziai a prendere confidenza con gli altri attrezzi. Una penna, una boccetta di inchiostro e una lametta per grattarlo via dai fogli.
Non c'ero particolarmente abbituata, ma sapevo usarli.
Dopo aver finito la presentazione il maestro fece passare dei fogli tra di noi.
"Bene, e ora iniziate."
Merda.
Non avevo seguito e non avevo capito cosa avremmo dovuto fare.
Cercai di farmi notare da Ognemonis per chiedergli una mano quando una voce dal fondo della classe mi fece scoprire.
"Un alunno sta cercando di copiare." disse Kuesa all'indirizzo del maestro indicandomi.
Merda di nuovo.
"Alzati." mi fece quindi il professore con sguardo severo. Io obbedii tenendo lo sguardo basso ignorando gli sghignazzi che si stava facendo il tipo che mi aveva denunciata alle spalle.
"Per caso non sai rispondere?" mi si fece vicino.
Io deglutii silenziosamente e provai.
"No, non ho capito la domanda." e rimasi in silenzio.
Lui mi scrutò per qualche istante che a me parvero secoli per poi pronunciare la sentenza.
"Non accetto disattenzioni durante le mie lezioni, adesso ti riporrò la traccia, e se non risponderai correttamente ti esibirai in duecento flessioni sui ceci." come non detto, nel giro di una frase avevo completamente cambiato il mio giudizio su di lui.
Ma fiera alzai il volto per fissarlo negli occhi, adesso stava giocando col mio onore, e non l'avrei permesso.
"Come operò l'esercito della riforma per sconfiggere l'aristocrazia nella guerra delle tre rose nella città di Fuste?" mi chiese fermandosi davanti a me.
Ok, dovevo mettere in chiaro le informazioni. Fuste era la mia città e questa mi era andata bene, ma le tre rose... non mi veniva in mente nessuna guerra con quel nome...
Poi un ricordo.
Sorrisi compiaciuta e iniziai a parlare.
"La guerra delle tre rose che si è svolta nella cittadina di Fuste si è conclusa un ventennio fa con la fine dell'aristocrazia. Hanno vinto i commercianti rinominati l'esercito riformatore facendo ciò che gli riusciva meglio. Trattare.
Hanno smesso di sostenere nobili che non facevano altro che i loro comodi dirigendo i loro traffici all'estero.
Assoldarono mercenari e in cambio di accordi politici del nuovo governo e in un giorno dove i nobili erano impreparati attaccarono mietendo tantissime vittime."
E mi fermai a fissarlo.
Per fortuna mi erano tornati alla mente i racconti del mentore, poi mi era bastato modificare il linguaggio e il gioco era fatto.
Perchè non credo che l'avrei potuta definire la battaglia della latrina. Dove dei nobili lardosi in un giorno di festa si erano lasciati sgozzare da dei borghesi maiali e corrotti. E soprattutto non avrei potuto dire il ruolo che la gilda ha avuto in tutto questo.
Il maestro mi scrutò per una manciata di secondi e poi rivolto alla classe disse.
"Dato che il vostro compagno è stato così gentile da rispondere al posto vostro il compito è annullato. Prendete il cuaderno che inizio a spiegare."
Mi sedetti di scatto sentendomi gli sguardi di tutti puntati addosso.
Non era una bella sensazione, ma durante quelle ore dovetti farci l'abitudine.
Mi misi ad ascoltare il professore e le sue parole mi rapirono subito. La durezza dei suoi modi di un attimo prima era completamente sparita, lasciando il posto ad un ragazzo sognante.
Ci raccontò di alcune battaglie del passato, quando la nostra terra aveva una denotazione geografica del tutto differente. Un unico grande impero eravamo. Non una serie di ridicole cittadelle che si ostinano a farsi la guerra. Disse con lo sgurado perso oltre la parete bianca.
Dopo due ore ci alzammo tutti e ci dirigemmo verso un'altra classe per la lezione di tattica con il maestro Al-Otreb, il vecchietto con la lunga barba grigia.
La sua classe era una grande stanza ovale con un grosso tavolo rettangolare al centro ricoperto da ogni tipo di mappa e pupazzetti di legno a forma di plotoni dell'esercito. Ai lati delle parti lunghe del tavolo si trovavano degli sgabelli, alcuni più alti e altri più bassi. Mentre lungo i lati corti, in librerie rotondeggianti che seguivano  la forma delle pareti, stavano decine e decine di libri.
Il professore ci accolse con una scrollata di spalle mentre ci indicava i nostri posti. Ci sedemmo quindi sugli sgabelli e iniziò a parlare.
"Allora, benvenuti al corso di tattica. Qui vedremo le più grandi battaglie dei più grandi generali che abbiano mai solcato queste terre."
Vidi difronte a me Kuesa che con i suoi amici ridacchiava, quindi mi guardai intorno per capire cosa stava succedendo e vidi Ognemonis con sguardo trasognato osservare il maestro.
"Qua ne vedremo le tecniche, ne carpiremo i segreti e le riprodurremo." si girò verso il gruppetto che ridacchiava che si zittì all'istante "Avrete a disposizione la mia biblioteca per approfondire, ma quello che voglio vedere da voi è lo studio."
Mentre parlava mi accorsi di avere in tasca un fogliettino di carta non mio, lo presi e lo lessi.
-All'ora di pranzo, sul tetto-
Non ci potevo credere, come caspita aveva fatto il mentore a infilarmelo in tasca? Era sicuramente suo perchè riconoscevo l'elegante calligrafia che tendeva ad ingigantire le "o", e poi se fosse stato quelcun'altro l'avrei visto. Intanto il professor Al-Otreb continuava.
"Se qualcuno mancherà di imparare la lezione o non darà sempre il massimo troverà qualcosa pronto a spronarlo." e sorrise sadicamente lisciandosi la barba prima di iniziare la prima lezione con i combattimenti del nord.
Finita anche questa lezione mi ritrovai con Dieno e gli altri a cui volevo far conoscere Ognemonis che però avevo perso di vista.
Così tranquillamente iniziammo a mangiare. Il mentore l'avrei raggiunto nella pausa dopo pranzo.
Gli altri mi raccontarono che avevano avuto lezione di calcolo con quello che si era presentato come insegnante di filosofia, e che in realtà aveva sott'occhio tutto il loro corso. E arte con il maestro Flamada, e io raccontai la mia quasi punizione con lo stesso a causa di Kuesa.
"Mi sa che vuole vendicarsi dal torneo, se non c'eri tu avrebbe dovuto conderseri il posto di migliore solo con il tuo compagnetto di stanza." mi disse Dieno abbassando il tono.
Finito l'ottimo pranzo a base di una strana pastura verde chiaro ma dall'ottimo sapore e del formaggio i ragazzi erano liberi di stare o nella sala comune, la sala delle cerimonie ma con delle panche e dei tavoli, farsi un giro tra le arene o ritirarsi nelle camerate. Io con la scusa del bagno mi defilai cercando un modo di arrivare sul tetto. Se non andavo errando l'accademia si sviluppa su quattro piani esterni più uno interrato e usato come magazzino. Il piano terra ospitava la mensa con le cucine, la sala comune e altre stanze usate dai ragazzi. Al primo piano c'erano le aule di tutte le discipline di studio. Al secondo si trovavano i dormitori di tutti i cinquecento ragazzi, comprese le camere doppie come la mia. Mentre al terzo e al quarto ci era severamente proibito accedere. Da quello che aveva detto Dieno, che sembrava un enciclopedia al riguardo, il terzo ospitava gli alloggi dei maestri, mentre al quarto nessuno sapeva cosa ci fosse.
Così senza farmi vedere mi avviai verso le scale.
Fino al secondo piano tutto a posto, poi per continuare mi dovetti fare più cauta. Velocemente feci la rampa fino al terzo, ma poi le scale terminavano. Incuriosita percorsi il corridoio, ma non c'erano neanche dalla parte opposta, ma che?
Stavo per ritornare indietro e usare il piano B, ovvero arrampicarsi da fuori quando una delle porte si aprì facendo uscire delle persone in corridoio.
Mi appiattii nella nicchia di una statua e trattenni il fiato, se si fossero incamminati verso di me mi avrebbero beccata, ma se andavano verso le scale ero salva.
Intanto la curiosità si fece sentire e mi misi ad origliare la conversazone.
"E soprattutto si può sapere perchè hai scelto quel figlio di mercante come tuo compagno di stanza? Mi aspettavo che avresti fatto una scelta più consona al tuo rango." disse una voce profonda mentre la figura di un uomo imponente usciva dalla stanza. Aspe... figlio di mercante?
"Mi sembrava la persona indicata, padre." rispose una voce famigliare mentre anche il suo proprietario usciva dalla stanza. Ognemonis?
Ecco perchè durante il pranzo era sparito.
"Tua madre e io siamo molto delusi dal tuo comportamento." disse ancora la voce profonda andando verso le scale e scomparendo alla mia vista.
"Mi spiace." disse il mio compagno di stanza con voce piatta, come se fosse una cantilena ripetuta ormai troppo spesso.
Doveva essere stato a colloquio col padre, e non doveva essere andata troppo bene.
Ma senza perdemi nei miei pensieri approfittai della porta lasciata aperta e mi introdussi nella stanza non facendo rumori. Arrivai alla finestra e sicura di non essere avvistata da sotto grazie al sole sopra di me iniziai ad arrampicarmi. Le decorazioni e le strombature ai davanzali facilitarono molto il compito.
Arrivata al quarto piano da fuori cercai di guardare dentro alle finestre presa dalla curiosità, ma erano tutte oscurate da tendaggi in broccato scuro. Quindi agilmente mi diressi sul tetto.
Era ua zona leggermente sopraelevata con una punta verso il centro ricoperta di tegole rosse con dei comignoli qua e là che parevano piccoli funghi.
Da li si vedeva tutta la distesa di case della città, costruita su una piccola collinetta circondata su due lati da fiumi, ormai inglobati nelle costruzioni.
In lontananza si scorgeva il ghetto con i cunicoli così simili a quelli dove avevo vissuto. E ancora più oltre i campi coltivati e prati a perdita d'occhio.
Il mentore se ne stava sdraiato al sole ad aspettarmi e quando mi vide mi fece segno di raggiungerlo.
"Perchè sei qui?" gli chiesi irritata. Non avrei ammesso davanti a lui, o in generale, che la sua presenza mi rincuorava.
"Dovevo controllare il tuo inserimento nei primi momenti, ma sembra che sia tutto a posto." mi sorrise quando mi sedetti al suo fianco.
"Bha, è tutto a posto." scrollai le spalle sperando che il mentore non accennasse alla piccola disputa che stavo avendo con Kuesa. Per mia fortuna cambiò discorso.
"Nel giro di qualche giorno la gilda che si sta formando in questa città invierà qualcuno a darti una mano, si farà notare con le parole mille volte di più a cui risponderai  mai come il primo giorno." e si fermò a guardarmi.
Mi sdraiai chiudendo gli occhi e grugnendo per fargli segno di aver memorizzato il concetto. Mille volte di più, mai come il primo giorno. Potevo ricordarmelo.
Si alzò di scatto pronto ad andare, quello era davvero un arrivederci, poi lo avrei rivisto tra tanto. Un peso mi scese sul cuore.
Sospirai "Allora... ciao."
Il mentore si girò e mi sorrise "Ce la farai." e iniziò a scendere dal tetto.
Lo imitai sperando che la finesra dalla quale ero uscita fosse ancora aperta e la stanza non sorvagliata e mi diressi nella sala comune. Proprio mentre ci stavano radunando per gli allenamenti pomeridiani.










Lolz (non è una parola bellissima?)
Cooomunque, non so perchè sia venuta così la fine, ma nel prossimo capitolo ci sarà da divertirsi.
Combattimenti, armi e...
CIAO!
  
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