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Autore: Kveykva    01/05/2014    2 recensioni
Eragon č nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarą presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerą in Alagaesia come sarą la sua vita con Arya? Cosa nascerą fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fģrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saphira e Firnen continuavano a mordere e a dilaniare. 
Sentivano le grida acute dei loro nemici, ma nulla potevano contro di loro: erano dei topi in gabbia.
Con un gesto della coda, Saphira colpģ un Ra'Zac in pieno, che non si mosse pił.
Vedeva Firnen che lottava con tutte le sue forze, artigliava il terreno e scaricava tutta la sua furia su quegli esseri.
Ma erano in difficoltą lo stesso: due draghi contro cento Ra'Zac non č una passeggiata.
Non č decisamente una passeggiata.
Quegli elfi-traditori-della-razza li avevano ingannati: appena erano arrivati sul pianoro era sbarcati i Ra'Zac. 
Ed Eragon e Arya erano distanti.
Nonostante le difese che aveva accumulato durante gli anni, Saphira gią riportava alcune ferite: due tagli lunghi ma poco profondi sulla coda, una ferita sul fianco sinistro, e mille altre ammaccatura sul resto del corpo.
Le era difficile alzarsi in volo, visto che il pianoro era delimitato da alti alberi che a volte le ostacolavano i movimenti.
Un Ra'Zac l'attaccó da dietro, e lei lo vide appena in tempo con la coda dell'occhio, si giró e cercó di arpionarla con gli artigli ma quello era troppo veloce.
Con un grido lancinante, il mostro si slanció in avanti, e dilanió con i suoi denti infernali il tricipite destro della dragonessa.
Quest'ultima lanció un ruggito terrificante.
E inizió il fuoco.
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Arya stava correndo come mai in vita sua: i piedi quasi non toccavano terra e da fuori sembrava stesse volando.
I capelli le si muovevano confusamente attorno al viso, sferzati dal vento.
Come avevano potuto?  
Come avevano potuto tradire la loro razza?
Ció che avevano compiuto sarebbe rimasto una macchia sull'onore degli eli per sempre.
Allearsi con dei mostri.
Perchč?
Era la sola domanda che le veniva.
Appena le era arrivato l'allarme mentale di Firnen aveva subito invertito la rotta e ora correva come non mai.
Cercó di fare mente locale: Eragon stava arrivando da est, lei da nord, mentre la battaglia era a sud.
Come minimo le mancavano ancora un paio di chilometri, ma se avesse corso pił veloce...
Si fermó: alzó la pianta del piede destro.
Sanguinava.
'Barzūl' imprecó, e si rimise a correre.
Gią grazie all'udito sviluppatissimo sentiva i rumori della battaglia: spada contro spada (o artigli se mai) , urla acute, ringhi, ruggiti.
Come avrebbero fatto a vincere?
Due draghi contro un esercito di Ra'Zac e due elfi?
Speró solo che Eragon stesse arrivando veloce come lei.
E corse pił veloce.
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Eragon si buttava ora nella battaglia.
Era stato pił veloce dell'elfa perchč ci aveva messo molto di pił a raggiungere la meta ad est, quindi era stato pił fulmineo e l'aveva preceduta nell'arrivo.
La prima cosa che vide fu l'immensa fiamma arancio-bluastra che emettevano ininterrottamente i due draghi.
Era una fiammata davvero immensa: i Ra'Zac che non riuscivano a spostarsi in tempo venivano semplicemente bruciati vivi.
Estrasse brisingr dal fodero, e con un micidiale colpo spaccó il cranio ad un Ra'Zac che non aveva sentito il suo arrivo.
Subito gli furono addosso: in due, in quattro, poi in sei.
Il loro fiato pestilenziale non sortiva alcun effetto su di lui, grazie ad un incantesimo che aveva formulato poco prima, ma non era lo stesso per i draghi.
 Loro ne erano ancora esposti. 
Speró solo che il fuoco tenesse i Ra'Zac a bada.
Con una torsione del polso trapassó il tricipide di un Ra'Zac mentre un altro si slanció avanti per colpirlo.
Eragon colse l'attimo: giró su se' stesso velocissimo, e tranció di netto la testa dei due Ra'Zac.
Altri tre presero il loro posto: le loro urla acute perforavano le orecchie di Eragon.
Aveva l'impressione i non sentire altro che quei devastanti suoni.
Si abbassó, e schivó l'attacco del Ra'Zac di destra, mentre dovette scivolare a sinistra per evitare quello del mostro a sinistra.
Erano troppi. 
Fece ordine nella sua testa:
I Ra'Zac rimasti saranno stati pił o meno un centinaio, ora forse un'ottantina.
I conti tornavano: nel primo scontro nella Du Weldenvarden erano almeno tre centinaia, ed erano riusciti a sterminarne circa duecento.
Ed ora i cadaveri di quelle immonde bestie crescevano, cosģ anche il loro sangue bluastro che imbrattava il terreno.
Eragon si ritrovó subito madido di sudore.
Ne rimanevano ottanta, forse meno.
Ma non potevano resistere ancora molto.
La fiammata dei draghi era sempre pił discontinua, e i Ra'Zac accerchiavano Eragon in numero sempre maggiore.
Dov'era Arya?
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L'elfa era arrivata.
Sentiva sulla pelle il calore del fuoco emesso dai due draghi.
Individuó subito Eragon nel mezzo della mischia: era accerchiato da almeno dieci Ra'Zac.
Era in difficoltą: i suoi colpi si stavano facendo maldestri, tirava a caso, sperava di colpire.
Si buttó subito accanto al Cavaliere, e lui la riconobbe.
Cominciarono a combattere schiena contro schiena.
La fatica della corsa sparģ in un attimo, sostituita dalla ferocia, dalla voglia di combattere.
Maledetti mostri, non avrebbero dovuto esistere.
Salto in alto di qualche centimetro, e quando i piedi ritoccarono il terreno tranció via un braccio e una gamba a due Ra'Zac che subito si allontanarono dallo scontro.
Fece un giro intero su se' stessa e impugnando con entrambe le mani taglió la testa a due di essi, e anche quelli caddero immobili.
Cominció a combattere davvero, qualunque nemico le si presentasse davanti moriva prima o poi.
La pila dei cadaveri cresceva.
Ma i mostri c'erano sempre.
Diminuivano certo, ma ogni qualvolta che se ne eliminava uno, un altro ne prendeva il posto.
Continuó a tranciare, uccidere, finchč non ci fu pił nessun nemico da combattere.
Si giró.
Eragon stava fronteggiandosi con quattro Ra'Zac. Subito Arya si gettó nella mischia.
Vide Eragon pronunciare velocemente una serie di parole, e dal suono sembravano  nella lingua elfica.
Dopo un minuto, un Ra'Zac cadde a terra stretto da liane invisibili, mentre quelle funi gli rompevano le ossa.
-Usa la magia- le urló Eragon.
Lei sapeva che quei mostri erano protetti da chissą quante difese, non a caso Eragon aveva dovuto formulare un incantesimo lunghissimo per aggirarle.
Doveva provare qualcosa di diverso.
-Kveykva!
Un fulmine, kveykva nell'antica lingua, scaturģ dalla punta della sua spada e colpģ quattro Ra'Zac un contemporanea.
Ary era assolutamente sconcertata: cosa era appena successo?
Lei voleva solamente evocare un fulmine, sfruttare la sua carica elettrica, ed indirizzarlo verso i Ra'Zac. 
Ma non aveva previsto che fosse partito da Tįmerlein.
Eragon si giró. Aveva una faccia sconvolta e felice allo stesso tempo.
Con uni sguardo le comunicņ tutto e mentre lui falciava gli ultimi esseri rimasti, lei usava Tamerlein.
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-Dobbiamo andarcene.
-Ma potremmo sempre...
-Li hanno uccisi tutti! Guarda!
Raesel indicó a Manuelģ le montagne di cadaveri sul pianoro, con l'indice.
Erano riusciti a sabotare un altra volta i loro piani.
I suoi piani. 
Manuelģ non era che un fantoccio.
Era lui, lui la vera mente del piano: lui era riuscito a far accadere la prima battaglia.
Ed Arya che non sospettava niente.
Stupida.
Credeva davvero che un qualsiasi Ra'Zac sarebbe riuscito a sconfiggere Gilderien?
No, lui lo conosceva molto bene.
Era stato un gioco da ragazzi farlo fuori, la lama sul suo collo la ricompensa per mesi di progettazione.
Ma il Cavaliere era arrivato.
Non ci sarebbe stato scampo se non avesse combattuto.
Ma l'aveva fatto.
Ed era tutti sfumato.
Ed ora, anche la seconda battaglia era andata persa.
Ma lui , o meglio loro , sarebbero tornati.
Per ucciderlo tutti. Tutti i Cavalieri.
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-C'č la luna piena, guarda. 
Eragon alzó lo sguardo. 
Dalla collina dov'erano potevano vedere tutto.
Tutta Vroengard si estendeva sotto di loro.
Ma tutto quello splendore impallidiva di fronte a ció che stava tenendo fra le braccia.
-Dovremo ricominciare tutto daccapo. Un'altra volta. Sembrava che andasse tutto bene..
-Gli animali non saranno un problema.
-Lo so. 
-Allora cosa ti preoccupa?
Arya sospiró. 
Abbassó gli occhi.
Per un minuto nessuno fiató.
Poi la risposta arrivó dolce come il vento tra le foglie:
-Non voglio che ricominci tutto. 
Le battaglie erano finite.
Il sangue non imbrattava pił la nostra via.
E non lasciavamo dietro morti su morti.
Ma sta riaccadendo. E io non voglio.-
-Se ne sono andati. Torneranno, č vero.
Ma saremo pronti, ci organizzeremo. 
L'elfa sorrise tristemente. 
-Le nuvole possono arrivare anche in una notte stellata.- disse lei amaramente.
Eragon la bació. 
-Ma una stella come te le manda via tutte.-

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Nuovo capitolo!
Scusate (millesima volta) il ritardo, ma sono una grande scema e ho cancellato il capitolo una volta finito ed ho dovuto riscriverlo tutto.
Un bacio!
Kveykva
  
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