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Autore: Makar    01/05/2014    1 recensioni
“Vedo ma soprattutto sento che c'è qualcosa di più in quel ragazzo, qualcosa di anormale, senza una spiegazione valida. Ne sono del tutto certa quando nei suoi occhi noto che le iridi non sono di un colore naturale. E' un colore acceso, molto intenso, che esprime tanta aggressività.
E' il colore degli occhi di un animale.
Quello di un lupo.
Poi penso a quelli del ragazzo della biblioteca. I suoi sono così freddi da congelarti il sangue.
Devono per forza avere qualcosa di più, qualcosa di spaventoso.
Di proibito.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Mi guardo intorno, con la testa fra le mani.
Appoggiato sul banco v’è un foglio bianco, affiancato da una biro blu, che quasi mi sussurra Usami, Danaë. Disperazione è dir poco per descrivere ciò che sento dentro.
Un vortice d’emozioni prende a girare troppo velocemente nello stomaco, finchè tutta quella confusione non mi fa venire lo sforzo del vomito.
Mi sfrego gli occhi con una mano, e coraggiosamente con l’altra riprendo in mano la penna, cercando di buttare giù qualche cosa.
E’ meglio se scrivi qualcosa se non vuoi beccarti una F.
Annuisco dando ragione alla coscienza con enorme riluttanza, ed ingoiando un boccone terribilmente amaro che mette decisamente fuori gioco il mio orgoglio spropositato.
Perché poi sia di quelle misure, non l’ho mai capito. O meglio, da anni ho la risposta sotto al naso ma mi manca sempre il coraggio per accettarla, per arrendermi.
E’ così semplicemente perché il mio comportamento non ha fatto altro che nutrirlo e perciò farlo crescere a dismisura, impedendomi di inchinarmi passivamente alla vita che trascorro qui, a Seattle. Ed in effetti, in questi ultimi giorni ci sto davvero riuscendo.
Sto vivendo un po’ come gli animali, in base agli istinti: quando ho sete bevo, e quando ho fame mangio, tuttavia, quando mi lanciano sfide, non ne posso sapere di arrendermi.
In me ho qualche strano gene che mi dice di non mollare mai e combattere fino alla fine, perciò decido di non pensarci più e di scrivere tutto ciò che mi salta per la testa.
Tengo stretta la penna troppo forte, e sono sicura che se in mano avessi avuto una matita si sarebbe già spezzata. Penso a cosa devo scrivere, mentre ogni tanto butto l’occhio sull’orario che segnano le lancette dell’orologio.
L’ansia mi divora, il che mi fa pensare che sarei la persona meno adatta a dover affrontare situazioni in cui essa si destreggia senza problemi, dato che mi farei prendere dal panico nel giro di qualche secondo. Ricordo per un attimo le parole di mia madre quando qualche anno prima, in un tema assegnatoci da un mio professore, mi avevano talmente spaventato da non farmi parlare per qualche giorno: «Sai, ti ci vedrei molto come vigile del fuoco! Tu che esci dalle fiamme con un corpo in mano, mentre tutti ti acclamano e i tuoi colleghi spengono l’incendio… oppure anche come poliziotta, mentre sei sfortunatamente partecipe ad una sparatoria e ti sacrifichi per il bene comune… sì, saresti perfetta!».
Solo ora mi rendo conto di quanto volesse terrorizzarmi, e di come ci sia riuscita.
Ridacchio il più silenziosamente possibile, e ritorno sul brano che devo scrivere entro la fine di quest’ora. Non appena leggo cosa dovrei scrivere, rido un po’ troppo rumorosamente, dato che i miei compagni si girano per osservarmi curiosi.
Avvampo e leggo nuovamente la consegna: scrivere il mestiere che si sarebbe desiderato svolgere.
Comincio a scrivere freneticamente, con un sorriso imbarazzato stampato sul volto, e il mio cervello si perde nella vagonata di pensieri che arrivano tutti in una volta.
 
*****
 
Sono seduta su una delle tante panchine davanti alla scuola quando Ellie mi raggiunge con il suo solito passo senza un briciolo di grazia e femminilità.
Rido inevitabilmente sotto ai baffi, pensando a quando l’avevo incontrata per la prima volta in prima elementare, quando ancora era una bambina timida e silenziosa, mentre ora i ruoli si sono invertiti completamente: ora, sono io quella senza midollo.
Ellie si siede vicino a me e sbuffa sonoramente, per poi legarsi i capelli ricci in un concio e fissarmi con un’espressione truce, silenziosa. «Dal tuo comportamento direi che tutto ti sta andando a gonfie vele.» mormoro sorridendo, mentre lei comincia a mangiucchiarsi l’unghia dell’indice destro inquieta «Come no! Dire che me la sto spassando è poco.» ringhia ironica, riducendo gli occhi a delle fessure e digrignando i denti.
«Sarei felice di sapere cosa ti è successo.»
«Ho preso una F in chimica e mia sorella è tornata dall’Università. Resterà per qualche giorno.» sospira, sconsolata. Le poggio una mano sulla spalla, con un’espressione corrucciata; ovviamente, non posso fare a meno di riflettere sulla mia situazione familiare: anche io ho una sorella, ma mia madre ha sempre pensato a trattarci allo stesso modo e a non “preferire” una al posto che l’altra. Gliene sono grata.
La madre di Ellie ha sempre posto i suoi tre figli su piedistalli di altezza minore, e in questo caso lei combatte per aggiudicarsi se non altro il secondo posto: ciò non fa che farmi provare solo del dispiacere per la mia amica, la ragazza più spontanea che abbia mai conosciuto. Lei, come me, è capace solo di elencare i propri difetti ed ingigantirli esageratamente, il che riduce notevolmente la sua autostima, ma per gli altri ha sempre una parola buona. Effettivamente, credo che si comporti così solo perché crede fermamente nel karma, ma soprattutto perché desidera essere trattata allo stesso modo.
La capisco, perché come lei anche io faccio così. Ma non sempre vengo ripagata con la stessa moneta; so che è una forma d’estremo egoismo, ma in questi ultimi anni non mi sono mai sentita così povera di speranze come adesso, e necessito sentirmi dire qualcosa di carino, o per lo meno qualcosa che mi faccia sentire meglio con me stessa, con il mio corpo.
Mia madre non riesce a capire perché io sia così insicura di me, delle mie capacità, e neanche io me lo spiego. So solo che quando mi guardo allo specchio, non vedo quello che vorrei vedere, ma d’altronde, cosa posso aspettare da me stessa? Non lo so, ma sono consapevole che non potrò mai cambiare come per magia, che non ci sarà mai per me la fata dei desideri che realizzerà tutti miei sogni con la sua bacchetta.
Osservo Ellie mentre si gratta le gambe, imprecando «Odio questo vestito! E’ scomodissimo, ma mia mamma ha insistito per farmelo mettere.»
«Andiamo in biblioteca, devo prendere un libro.» esclamo, tirandola per un braccio.
Poso lo sguardo sui miei piedi, che indossano delle scarpette nere, e lo faccio scorrere fino ai femori, ben coperti da una gonna nera e leggera che svolazza ogni volta che saltello.
Ellie mi fissa quasi con disprezzo mentre io cammino tranquilla e lei si gratta ad ogni passo che fa, ma non mi interessa così tanto perché so che la sua ostilità non si prolungherà troppo: probabilmente, terminerà non appena arrivate in biblioteca.
E così è.
Quando entriamo, il silenzio regna indisturbato e lo sguardo irritato del bibliotecario ci trapassa come una lama. E’ un uomo tarchiato, stempiato e non riesco a comprendere perché ogni volta che qualcuno entra qui dentro lui sembra molto arrabbiato; scuoto la testa, sconfitta, e seguo Ellie con passo pesante, sedendomi sulla sedia di fronte alla sua.
«Vado a cercare.» mormoro, mentre lei è già immersa nella lettura di Jane Austen; mi alzo dalla sedia e mi reco nel reparto “Classici”, osservando tutti gli scaffali e i nomi dei libri, finchè non trovo quello che desidero: Uno, Nessuno e Centomila., il libro preferito di mia madre. Faccio spallucce e mi giro per andarmene, quando sbatto contro qualcosa.
E’ gelido, ma stranamente è rivestito da un tessuto morbido. Ma che cazzo…
Alzo lo sguardo e scopro che, al contrario di ciò che pensavo, ho sbattuto contro qualcuno.
E questo qualcuno mi sta osservando incuriosito, con la testa leggermente piegata.
Decido di osservarne il fisico, partendo dalle estremità e scendendo: ha capelli corti e castani scuri spettinati, occhi  d’un azzurro chiarissimo –quasi grigio- e due enormi spalle, in contrasto con la vita molto stretta. E’ altissimo, e noto con gioia che gli arrivo più o meno alla clavicola; Vittoria! Penso, per poi distogliere lo sguardo immediatamente non appena mi accorgo che lo sto fissando un bel po’ di tempo.
Arriccio il naso, non riuscendo a capire il perché della sua temperatura troppo bassa, ma abbozzo un sorriso e mormoro delle scuse che riuscirei a sentire solamente io.
Sorride anche lui, poi dice «La mia faccia è qui.» obbligandomi ad alzare gli occhi, per guardargli il viso, e distoglierli dalle mie scarpe.
«Scusami ancora.. non volevo..» mormoro avvampando, e noto che sulla sua bocca si forma un sorriso divertito, di estremo scherno. La mia Me interiore impreca.
Possibile che con un figo del genere debba fare sempre le tue solite figure? grida furiosa, mentre cerco di zittirla, ma invano.
D’un tratto lo vedo abbassarsi velocemente e rialzarsi con un libro fra le mani.
Ah sì, il mio libro. Me ne ero completamente dimenticata, ma d’altronde, quegli occhi magnetici mi avevano portato in un altro pianeta di fiori e caramelle.
La sua voce profonda mi riporta alla realtà «Pirandello! Questo è il mio libro preferito.»
«Anche quello di mia mamma.» dico, grattandomi la testa imbarazzata, mentre una vocina mi rimprovera a gran voce Seriamente? Gli hai davvero detto che quello è il libro preferito di tua madre? Sei una causa persa, Danaë.
Quella vocina, purtroppo, ha ragione, e io sono tremendamente delusa di me stessa, della mia stupidità. Ovviamente, ho sempre rovinato quasi tutte le occasioni che mi si presentavano per conoscere qualcuno del sesso opposto che fosse fisicamente attraente, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine, ed avevo imparato semplicemente ad evitare soggetti di tale livello, consapevole di non poter mai concludere qualcosa, con loro.
Lui, infatti, mi guarda con un’espressione decisamente confusa, ma nei suoi occhi trovo più che altro una sfumatura di delusione, il che mi deprime ulteriormente.
Possibile che tutto si sgretoli, ogni volta che si trova fra le mie mani? Prima, quando ancora avevo una personalità forte, una cosa simile non avrei mai potuto immaginarla, e tutto ciò non fa che peggiorare la mia situazione emotiva. L’hai deciso tu, di esser così.
Annuisco impercettibilmente, mentre constato che, alla fine, di essere così l’ho scelto solo io, ma perché? Forse, per non dover imbattermi in eventi più grandi di me, che non potrei mai affrontare a muso duro, e per giunta da sola; no, non potrei. Perciò, anche così stavo bene lo stesso, senza problemi troppo gravi o soprattutto grandi.
No invece, stai proprio male.
Zittisco la mia coscienza e continuo ad osservare il ragazzo, silenziosa, finchè non mi invento una scusa per dirgli arrivederci (o meglio addio) e tornare da Ellie.
Non appena la raggiungo, decido di non raccontarle niente per evitare che anche lei mi faccia sentire una persona orribile, ed insieme ci incamminiamo verso le nostre abitazioni.
Il pensiero del ragazzo vortica ancora nella mia mente, e mi sembra di ricordare che quando, un’ora prima, l’ho salutato, lui sembrava abbastanza contrario.
Solo a pensarci mi viene la pelle d’oca dall’emozione, ma questo benessere svanisce non appena mi accorgo che non so nemmeno il suo nome: non mi interessa, finchè mi ricordo alla perfezione il suo volto, che sembra quello d’un dio.
Mi sdraio con ancora il suo viso stampato nel cervello, e spero con tutta me stessa di poterlo incontrare nuovamente, un giorno. Magari domani.
E quando cado nel sonno, penso di non dormire così bene da quando ero una bambina.





-don't read me-
Eccomi con la mia seconda fanfiction. Premetto di non essere così sicura come con la prima (strano, dato che solitamente dovrebbe essere il contrario), ma avevo quest'idea che mi stuzzicava da un bel po' di tempo perciò, alla fine, ho deciso di scriverla comunque.
Scusatemi se ci sono tanti errori, ma è la prima volta che scrivo in prima persona, ma soprattutto in presente indicativo. Chiedo venia! Se ci sono errori di questo genere (ma anche di altri) vi supplicherei di avvisarmi, e poi, di dirmi cosa ne pensate :) Grazie per aver visionato la FF ma anche questo angolino magggico ahahahahahah 

 
  
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