Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: ContessaDeWinter    01/05/2014    3 recensioni
Derek ha marchiato Stiles, rendendolo il suo Compagno per la vita.
Ma quali saranno le conseguenze?
"Vedete,” iniziò Deaton, “il Marchio non è unicamente la costruzione di un legame fine a se stesso tra due individui della stessa specie. Ma è il fondamento di una condivisione perpetua, emozionale, fisica, simbolica. È Amore allo stato primario, sottolineato dalla passione che lega due anime.”
“Io e Stiles non siamo della stessa specie, però,”disse Derek e nel farlo non poté esimersi dallo stringere maggiormente il corpo del giovane, ancora incosciente e tremante in quel letto a due piazze.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I'm not searching the sky for a Reason to Live
It's like there's cancer in my blood
It's like there's water in my lungs
And I can't take another step
Please tell me I am not undone
It's like there's fire in my skin
And I'm drowning from within
I can't take another breath
Please tell me I am not undone
I've been searching for an exit
But I'm lost inside my head


Pittsburgh – The Amity Affliction
 
Deaton non ebbe neppure il tempo di parcheggiare l’auto di fronte il loft di Derek e bussare alla porta. Peter era già lì ad attenderlo, sulla soglia, con l’espressione mista tra l’essere scocciata e, al contempo, divertita dalla presenza del dottore.
 Si scambiarono un accenno di saluto prima di passare alle cose serie: Derek aveva dato specifiche indicazioni da seguire e Deaton teneva troppo a Stiles per vederlo relegato in un letto, spossato da un malessere dai tratti soprannaturali. Perciò non esitò a darsi da fare, entrando nel salotto degli Hale dove troneggiava un’alta libreria, colma di volumi dall’aspetto antico e poco curato.
Iniziò a scartabellare, in modo incessante, senza risparmiare nessun paragrafo di ogni saggio o testo lì presente.
Non si sarebbe mai perdonato se le condizioni del giovane Stilinski si fossero aggravate.
 
 
Derek ricevette la telefonata all’alba del quarto giorno da quando aveva morso Stiles.
Appena vide il nome di suo zio sullo schermo comprese che qualcosa era cambiato nel quadro generale. Si allontanò un poco dal ragazzo dormiente e placidamente steso sul proprio letto (il volto finalmente rilassato, in parte coperto dal piumone pesante che lo avvolgeva quasi per intero), rispondendo al cellulare senza esitazioni.
“Cosa?”
“Abbiamo novità. Ma, forse, è meglio che tu venga qui di persona,” rispose Peter con voce placidamente calma. Ma Derek lo conosceva troppo bene per non notare un sentore di inquietudine scuoterla.
E sbarrò gli occhi nel buio.
“Non posso lasciare solo Stiles,” tentò di ragionare l’Alfa, non volendosi allontanare dal compagno neppure per un secondo.
“So per certo che tu conosca qualcun altro che possa fargli da balia, non è così?” e dopo aver detto ciò terminò la conversazione.
Derek rimase imbambolato per alcuni minuti interminabili, assorto a contemplare fuori dalla piccola finestra il cielo scuro di Beacon Hills.
Sapeva che l’unica persona di cui poteva fidarsi fosse Scott, benché il fastidio che strisciava come un serpente sotto la sua pelle lo annientasse: dopo la discussione avuta con il beta, non poteva realmente chiedergli una cosa del genere. Era cosciente che McCall avrebbe accettato comunque di rimanere la notte con Stiles, perché teneva a lui più che a chiunque altro ma la sola idea di lasciarli da soli gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Derek voltò lo sguardo verso il letto dell’altro, osservandolo dormire nel più totale silenzio, con il respiro leggermente accelerato.
Non poteva tollerare che stesse in quelle condizioni. Per quanto lo avesse detestato prima di conoscerlo (per quanto lo avesse ignorato ed allontanato per la troppa paura di avvicinarsi ed affezionarsi a lui), adesso Stiles era il fulcro della sua esistenza. Era molto più di una dichiarazione d’amore, sdolcinata e banale da film di seconda mano, era puro bisogno.
Derek avrebbe sempre avuto bisogno di Stiles, in maniera viscerale ed intima. Il lupo pretendeva la presenza dell’altro ogni giorno di più, come un mantra. Non poteva rischiare di perderlo, neppure per un secondo.
Perciò era necessario scegliere il male minore.
Con la testa ed il cuore divisi a metà, s’impose di comporre il numero di telefono di Scott.
 
Non dovette aspettare molto, in effetti.
Fu solo una mezzora dopo che Scott fece il suo ingresso dalla finestra di casa Stilinski, con la solita aria spaesata e mezz’addormentata, tipica degli adolescenti. I capelli disfatti ed i vestiti scelti, sicuramente, tra il marasma che soleva dominare nella camera del giovane licantropo, gli donavano una certa bellezza ribelle e naturale che Derek non poté fare a meno di notare.
Si appuntò mentalmente di redarguire Stiles su come ed a quali condizioni poter vedere il migliore amico.
“C’è qualche problema, Derek?” chiese con voce turbata, segno che avesse intuito il lieve cambiamento della situazione, respirando l’atmosfera colma di aspettativa aleggiante in quella camera.
“Devo allontanarmi da lui, per qualche ora, ed anche se non vorrei è necessario. Peter e Deaton hanno delle novità,” rispose sinceramente alla domanda dell’altro.
Si guardarono negli occhi, quasi fronteggiandosi sul campo di battaglia che era Stiles, scrutandosi a fondo, cercando reciprocamente negli occhi dell’altro una qualche sorta di rimorso per ciò che avevano sostenuto durante la breve discussione avuta giorni addietro.
Ma sia Derek sia Scott non avrebbero mai smesso di lottare per rivendicare la propria influenza sul giovane umano. Era come se entrambi sentissero, seppur in maniera differente, di non poter vivere senza la sua presenza. In qualche strano modo, Stiles riusciva ad attrarre tutte le persone che incontrava, senza riservarsi di donare tutto se stesso per gli altri.
“Capisco… Non preoccuparti per lui, lo terrò d’occhio io al posto tuo.”
“So che lo farai,” scosse la testa Derek, per poi alzare con più fermezza la testa e fissarlo intensamente, “ma se dovesse dire qualsiasi cosa, chiamami. Capito? Qualsiasi cosa.”
“Non preoccuparti. Saremo sempre alleati se si stratta della sua salute,” sorrise il moro, prima di accomodarsi alla scrivania dell’amico ed accendere il pc.
Neppure si girò a guardarlo, quando Derek uscì finalmente dalla finestra.
 
 
“Qual è il problema?” esclamò Derek, non appena varcò la soglia della sala da pranzo. I due uomini erano ancora lì, a sorseggiare una tazza di caffè calda, mentre i volumi pesanti e ricamati da mani esperte non appartenenti a questo secolo erano sparpagliati sul divano e le sedie.
“Derek, vedo che ci hai impiegato un po’ prima di chiamare rinforzi. Ma vedo con piacere che alla fine sei riuscito a staccarsi dalla tua scimmietta,” borbottò malizioso Peter.
Derek non gli diede minimamente ascolto, troppo concentrato ad osservare l’espressione turbata che aleggiava sul volto di Deaton.
“Dimmi,” pronunciò con voce solenne, “Avanti, sono qui. Ti ascolto… e ti prego di non tralasciare nulla.”
“Non morirà, se è questo che ti preoccupa. La tua scimmietta è semi-al-sicuro,” rispose Peter, incrociando le braccia al petto, appoggiandosi alla parete di fianco al caminetto spento.
“Che cosa intendi dire?” ringhiò nuovamente l’alfa.
“Che è comunque una situazione precaria, nipote.”
“In che senso?!” urlò, alzandosi in piedi e fronteggiando lo zio, con gli artigli in bella mostra e le pupille striate di rosso. La sua frustrazione era palpabile, e l’idea di non poter fare nulla che servisse a far guarire Stiles lo distruggeva.
“Derek, siediti, con calma. Non risolveremo niente così; te lo chiedo per favore,” disse il medico, appoggiando una mano sulla spalla dell’interpellato, tentando di placare in suo animo irruento.
Lui annuì, prima di tornare ad accomodarsi sul divanetto di pelle.
“Ti ascolto, parla Deaton. Non posso sopportare di non sapere.”
“È lo stesso per me, se ti può consolare. Ma non siamo qui per piangerci addosso. Ho trovato questo, - affermò, indicando un volume nero e vecchio di centinaia di anni,- è un bestiario del XVII secolo in cui sono riportate tutte le cure che riguardano i licantropi e, soprattutto,”  sfogliò qualche pagina, prima di passargli il testo ed indicargli un paragrafo preciso, “anche dei loro compagni per la vita.”
“E c’è un caso simile al nostro?”
“Sfortunatamente no, - ammise – perché nessun umano è stato tanto avventato da farsi marchiare, all’epoca in cui fu scritto questo libro, m- ma…”
Esitò.
“Ma?”
“Ma è chiaro, in tutti casi presenti qui, che il compagno il quale viene scelto dal suo lupo subisca una mutazione fisica e genetica, in modo tale da sopravvivere il più a lungo possibile con il proprio licantropo. È una cosa implicita, per la specie.” Concluse l’uomo.
“Io non ne ho mai saputo nulla,” borbottò Derek, “quindi questo vuol dire che, prima o poi, il malessere di Stiles finirà?”
“Sì, teoricamente sì. Ma non vi sono esempi di unioni tra licantropi e uomini. Se sono esistiti, a quei tempi, erano casi rarissimi e non ammessi socialmente: le tribù americane veneravano i lupi, quasi fossero divinità, e legarsi a loro era proibito.”
“In pratica,” intervenne Peter, nuovamente, “non abbiamo idea di come finirà, quando finirà, a quali conseguenze porterà. Ma se ti accontenti che, prima o poi, Stiles starà bene, beh… ci aspettiamo un grazie,” concluse, indicando ironicamente sia Deaton che se stesso.
Derek scosse la testa, esasperato.
Il cellulare dell’alfa, però, interruppe la conversazione dai toni più leggeri che i tre avevano appena instaurato. Lo schermo s’illuminava a tratti ma per lui non ci fu bisogno di aspettare a vedere chi fosse.
“Pronto?”
“Derek, puoi tornare qui? Ha iniziato a piangere, chiedendo di te. Probabilmente sono allucinazioni ma non riesco a farlo calmare e non voglio dargli dei sonniferi perché non ne ha mai provato, neppure uno,” parlò chiaramente Scott, “dimmi cosa devo fare e lo farò. Ma se tu potessi, sai, tornare… sarebbe meglio, ci scommetto.”
“Sto tornando adesso a casa. Diglielo.”
“Riferirò.”
E prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Derek Hare era già fuori dalla finestra. Direzione: casa Stilinski.




NdA: 
Scusate per il ritardissimo! Cause di forza maggiore, purtroppo, come sempre. Spero che questo capitolo vi piaccia e ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno del loro passaggio nei capitoli precedenti.
Un bacio a tutti :'D 
_ContessaDeWinter
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: ContessaDeWinter