Anime & Manga > Kill la Kill
Ricorda la storia  |      
Autore: ReaRyuugu    02/05/2014    3 recensioni
Ciò che era rilevante era che uno dei fidatissimi uomini di Lady Satsuki era lì davanti a lui, e sebbene intrattenesse nei suoi confronti contatti vagamente più frequenti rispetto agli altri tre non poteva certo dire di esservi in completa confidenza: doveva pertanto rivolgersi a lui con lo stesso atteggiamento rispettoso e quasi servile che riservava anche agli altri, chinando leggermente la testa come in una rapida reverenza prima di ripetere mentalmente la domanda che gli era stata appena fatta.
- Hai un minuto per rammendarmi un bottone? –

{Slight InuIori - Inumuta Houka x Iori Shiro}
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Houka Inumuta, Shiro Iori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

{ Bottone dopo bottone

 

 

 

 

In quanto presidente del club di cucito era anche normale, per lui, che ogni tanto arrivasse qualcuno in cerca d’aiuto per rimediare a qualche guaio strappatosi sulle trame di abiti che non fossero necessariamente delle Goku Uniforms.

Certo, il fatto che arrivassero persone non significava che Shiro Iori avesse tempo per ognuna di loro: proprio perché su di lui gravavano determinate responsabilità non poteva permettersi di perdere tempo davanti ad affari di poco conto, specie se coloro che glieli presentavano non erano degni di particolare considerazione.

C’erano degli individui, però, per cui era praticamente costretto a fare delle eccezioni, sebbene comunque lo ritenesse un onore e non certo un onere: se solo Lady Satsuki o qualunque membro della sua Elite fosse venuto a richiedere i suoi servigi era pressoché ovvio che non glieli avrebbe mai negati, anche davanti alla richiesta più semplice e sciocca.

Ecco perché non si era potuto permettere di tirarsi indietro quando, senza nemmeno sentirlo arrivare, aveva sentito alle proprie spalle la voce di Houka Inumuta: non capiva se la propria mancanza di attenzione fosse dovuta ad un eccessivo zelo nei confronti del lavoro che stava cercando di portare a termine in quel momento o se, al contrario, la responsabilità fosse del passo felpato e pressoché impercettibile di quell’altro, ma in ogni caso questo non importava. Ciò che era rilevante era che uno dei fidatissimi uomini di Lady Satsuki era lì davanti a lui, e sebbene intrattenesse nei suoi confronti contatti vagamente più frequenti rispetto agli altri tre (più volte gli era capitato di dipendere da lui per informazioni necessarie al proprio lavoro, così come la maggior parte degli esperimenti che aveva fatto per verificare coi propri occhi le potenzialità della Biofibra erano stati possibili grazie alla sua collaborazione) non poteva certo dire di esservi in completa confidenza: doveva pertanto rivolgersi a lui con lo stesso atteggiamento rispettoso e quasi servile che riservava anche agli altri, chinando leggermente la testa come in una rapida reverenza prima di ripetere mentalmente la domanda che gli era stata appena fatta.

- Hai un minuto per rammendarmi un bottone? –

Aggrottando le sopracciglia sottili sull’espressione già corrucciata squadrò il più alto per tutta la sua figura, trovando insolita la sua scelta di vestiario per quel giorno: raramente l’aveva visto con qualcosa che fosse diverso da una felpa o da un cappotto o la sua specifica uniforme, motivo per cui la camicia che invece quel giorno indossava sembrava quasi inutilmente fuori luogo su qualcuno come lui - specie se associata a quella sciarpa che troneggiava come un bavaglio attorno al collo fino alla bocca. Ma non era nessuno, in fondo, per giudicare: non lo conosceva da così tanto tempo, e poteva benissimo essersi fatto le idee sbagliate sul suo abbigliamento tipo. Doveva solamente limitarsi ad eseguire quanto richiesto e così fece, afferrando da un puntaspilli un ago sottile con un filo bianco già infilato nella cruna, prendendo poi dalle mani dell’altro ragazzo il bottone mancante.

Fu un gesto breve, un affare da qualche minuto. Il biondo si assicurò che il bottone fosse ben fissato, dopodiché Inumuta se ne andò, forse senza dire niente, forse borbottando una qualche parola di ringraziamento che però rimase strozzata dietro la stoffa della sciarpa.

Ognuno tornò silenziosamente alle proprie mansioni, senza che questo gesto intaccasse in alcun modo il ritmo dei due.

 

 

 

- Potresti ricucirmi un altro bottone? –

Stavolta, se non altro, quell’altro aveva avuto la grazia di farsi sentire prima di irrompere improvvisamente nelle percezioni del piccolo sarto, che si voltò non appena sentì dei passi leggeri avvicinarsi lentamente a lui. Sbatté le palpebre, perplesso, non resistendo ad esaminare ancora una volta la figura del ragazzo a capo del settore informativo e strategico: aveva la stessa camicia che aveva indossato l’altro giorno, non faticava a riconoscerla, ma quando quella mattina l’aveva incrociato casualmente nei corridoi dell’Honnouji era sicuro di averlo visto con un altro vestiario. Per quale motivo si era cambiato, per giunta insistendo nel mettersi una camicia che non solo aveva un bottone staccato, ma la cui fattura contribuiva inoltre a renderla terribilmente fragile? Le palpebre gli si sbarrarono da sole, appesantite dal dubbio e dal sospetto che qualcosa non quadrasse, ma quando alzò gli occhi per cercare di leggere un qualsiasi indizio nel viso del ragazzo tutto quello che incontrò fu uno sguardo indecifrabile, celato dietro a un paio di occhiali che riflettevano come specchi la luce soffusa dei monitor che sbucavano qua e là come funghi per l’intero laboratorio. Non c’era altro che gli consentisse di intuire i suoi pensieri, la sua bocca ancora coperta dalla solita sciarpa: tutto quello che poté fare fu obbedire in silenzio, concentrandosi col capo chino sul piccolo bottone mentre lesto lo riagganciava laddove sarebbe dovuto rimanere. Non c’era niente di strano in tutto ciò, a chiunque poteva capitare di perdere un bottone; poteva addirittura capitare che la stessa camicia perdesse per coincidenza un paio di bottoni nel giro di una settimana, eppure non poteva fare a meno di sentire una strana sensazione di sospetto mentre dava gli ultimi punti per assicurarsi che il proprio operato fosse impeccabile come al solito. Ma forse era solo la sua fantasia, o forse era Inumuta stesso a infondergli quello strano presentimento: non amava particolarmente avere a che fare con persone che non fossero chiare e trasparenti, come se fosse perennemente immerso in un’atavica avversione nei confronti dell’’incomprensibile’ e deldiverso’, e il fatto che tutte le volte che cercava di capire cosa ci fosse oltre la palese mania di analizzare chiunque e qualsiasi cosa del suo occasionale compagno di lavoro trovasse solo uno specchio d’acqua torbido e impenetrabile di certo non lo rassicurava. Sembrava sempre che stesse nascondendo chissà quale intenzione, anche se fino ad ora non si era mai comportato in modo che fosse palesemente sospetto o degno di segnalazione: era semplicemente un personaggio ambiguo, e Iori non era sicuro di voler davvero svelare tutti i segreti che si celavano dietro quegli occhiali azzurrognoli e quei colletti rialzati fino al limite.

Non era nel suo interesse, pensava, ma più si ripeteva di esserne convinto, più si rendeva conto di non esserlo affatto: finì il suo lavoro, ma mentre l’altro tornò senza apparenti turbamenti ai suoi impegni, il più piccolo non riuscì a concentrarsi minimamente su ciò che avrebbe dovuto fare, la mente ancora impegnata dal rimuginare ancora e ancora sulla strana sensazione che insistente finiva per coprire con arroganza ogni altro pensiero.

 

 

 

Sguardo cupo e braccia conserte, quella volta Shiro Iori non aveva intenzione di farsi trovare impreparato.

Aveva già pronti ago e filo stretti nella mano, ma non appena per la terza volta nel giro di così pochi giorni Houka si fece vedere nel suo laboratorio con l’ennesimo bottone della solita camicia da risistemare, il biondo si diresse di buona lena verso di lui, impedendogli addirittura di prendere la parola tanto il suo impeto fu disarmante.

Presa la stoffa chiara tra le mani gli bastò lasciar scorrere rapidamente lo sguardo prima di individuare, prima che gli fosse detto, il punto da cui era presumibilmente ‘caduto’ il bottone: risistematisi gli occhiali vicini alle attente iridi ambrate si accorse che non solo i fili sembravano lacerati da uno strappo, ma che la stoffa era ancora particolarmente tesa –segno che, di fatto, qualunque fosse il motivo di una simile azione quel bottone era stato strappato via da poco.

Non mancò di riempire il proprio sguardo di rimprovero mentre silenzioso alzava gli occhi verso il viso dell’altro ragazzo, deciso a non farsi intimorire da quel muro di silenzio: anche se era un membro dell’Elite non aveva intenzione di continuare a giocare al suo misterioso gioco, non aveva il tempo materiale di continuare a concedere così tanto tempo a mansioni che fossero diverse dai compiti specifici che doveva portare a termine!

- Non so perché tu lo sti facendo, – iniziò, severo, sforzandosi di incatenare gli occhi a quelli del giovane informatico – ma per quanto tu sia uno dei fidatissimi uomini di Lady Satsuki non sono disposto a continuare a far parte di questo tuo futile divertimento. Ho altro da fare, sai, piuttosto che rammendare bottoni! –

E mentre parlava, sentiva come una piccola punta di orgoglio crescere dentro di sé sempre di più via via che le parole uscivano da sole dalla propria bocca: la sensazione di essere riuscito per una volta a leggere dietro gli schemi segreti di quel misterioso individuo era sorprendentemente piacevole, al punto che se solo fosse stato un poco più sfacciato non avrebbe esitato a sfoderare un’espressione molto più fiera di quella che già a fatica nascondeva dietro l’inseparabile mascherina arancione.

Da parte del suo interlocutore, però, non arrivò alcuna risposta immediata.

Iori sgranò leggermente gli occhi, sentendo l’orgoglio venir sostituito di nuovo dal dubbio: perché quell’altro non si era smosso neanche di un centimetro? Tutto tutto quello che vide fu solo un rapido battito di ciglia, seguito quasi immediatamente dopo da un lungo sospiro e da un arreso scrollare di spalle. Cos’aveva da sbuffare?!

- Vuoi davvero che faccia una cosa così tanto anticlimatica come dirti a chiare lettere perché sono qui? – la voce leggermente nasale di quell’altro gli martellò fastidiosamente le orecchie, facendo crollare anche l’ultima certezza che pensava di aver costruito. Si era davvero illuso di riuscire a capire quell’enigma vivente? – Perché continuo a indossare e martoriare questa terribile camicia, perché ogni volta è proprio il tuo aiuto che chiedo, anche se perfino io sono capace di ricucire un bottone? Dovresti essere in grado di arrivarci da solo- o mi sono sbagliato? –

Non mancò, l’altro, di lanciargli un’occhiataccia risentita all’ascoltare quelle parole di fredda sufficienza: abbassò lo sguardo sui fili strappati, e silenzioso ripercorse ogni parola di quel breve discorso.

Perché diavolo si ostinava a venire lì, tanto, se per sua esatta ammissione non amava indossare quel tipo di vestiario? E perché sprecava il suo tempo- no, il tempo di entrambi in quel modo così disdicevole? Avrebbe voluto semplicemente dirgli di andarsene e di smettere di porre tutte quelle inutili domande, quando un singolo, quasi assurdo sospetto si accese nella sua mente come una lampadina, così improvviso che lasciò d’istinto la presa sulla stoffa leggera della sua camicia come se scottasse per avvicinarsi i pugni chiusi al petto.

Era un’ipotesi a dir poco surreale, ma possibile che tutto quello fosse solo una scusa mal costruita per riuscire a vederlo? E che lui non ci fosse arrivato subito solo perché paradossalmente, troppo impegnato a capire cosa stesse macchinando quell’altro nella propria testa, aveva tralasciato degli indizi tanto evidenti?

Deglutì, destabilizzato davanti a quella realizzazione che diventò una sicurezza inattaccabile non appena trovò il coraggio di alzare gli occhi a quelli di Inumuta: sorprendentemente, stavolta la sua espressione era limpida come il mare di mattina presto, e in essa poteva leggere senza difficoltà tutte le conferme di cui aveva bisogno.

Non aggiunse altro: mentre il viso gli si dipingeva di una palese sfumatura di imbarazzo prese il bottone dalle mani di quell’altro e lo ricucì al suo posto, senza commenti, senza sguardi e senza repliche.

Ognuno tornò ai propri impegni, anche se probabilmente, stavolta, non era solo lui a ritrovarsi totalmente incapace di mantenere i propri pensieri ancorati ai suoi doveri per sentirli divagare senza sosta, alla ricerca del ricordo così fresco dello sguardo fugace che si erano lanciati quando la verità era silenziosamente e inevitabilmente arrivata a galla.

 

 

- Giuro che questa è l’ultima volta. –

Il suo arrivo non sorprese minimamente il capo del club di cucito, che con tutta la calma del mondo posò l’abito su cui stava lavorando per voltarsi verso di lui.

Quella sciocca scusa del bottone aveva solo a malapena ragione di esistere adesso che era riuscito a svelare i suoi veri intenti, senza contare, inoltre, che aveva espressamente detto che non avrebbe più partecipato alla sua ‘farsa’.

Ma, dopotutto, voleva davvero mettere fine a quell’abitudine? Voleva davvero chiudere bruscamente quello spiraglio che si era aperto tra di loro, eliminando quell’unico, breve rapporto che per adesso potevano permettersi di intrattenere al di là del lavoro?

Sorrise per un attimo dietro la plastica arancione della sua maschera, recuperando i soliti ago e filo mentre ammetteva a se stesso che no, non aveva nessunissima intenzione di farlo.

Era davvero strano, pensava mentre adempieva alla sua richiesta, come la concezione che aveva di Inumuta fosse cambiata con così tanta spiazzante facilità. Non lo considerava più, adesso che aveva lasciato intendere il suo implicito interesse, una palude torbida o uno specchio d’acqua dimenticato dai raggi del sole: più ci pensava, più sentiva che il mistero che lo avvolgeva non era altro che un velo da squarciare lentamente, senza fretta, così che ciò che vi era celato dietro ne rimanesse completamente intatto.

Non sapeva ancora quali fossero le sue vere intenzioni, o cosa gli passasse per la testa: quello che sapeva era che non provava più inquietudine nei suoi confronti, e che i segreti che nascondeva erano diventati qualcosa che suscitava in lui più curiosità che spavento. Non aveva, però, nessun bisogno di finirvi in contatto così presto: avrebbe aspettato che l’accenno di rapporto che si era instaurato tra di loro si rafforzasse col tempo, e che bottone dopo bottone quella nebbia di segreti si diradasse da sola, permettendogli finalmente di ammirare il panorama da essa nascosta con i suoi stessi occhi.

Alzò solo per un attimo lo sguardo al viso di Houka, rendendosi conto solo allora che non c’era nessuna sciarpa a coprire quel mezzo sorriso che lasciava intendere la piena consapevolezza di ciò che il biondo stava per dirgli.

Non che in ogni caso non sia prevedibile.” pensò semplicemente, tranciando con delicatezza il filo bianco tra i denti prima di rivolgersi, finalmente, direttamente a lui.

- … non deve per forza essere l’ultima volta, potrai sempre tornare da me quando ti servirà. –

 

 

 

 

 

Oddio l’ho fatto davvero sono seriamente finita a scrivere una InuIori e la sto seriamente postando qui hahaha probabilmente tra cinque minuti me ne pentirò.

Ad ogni modo, buonasera popolo! Quando ho iniziato KlK avevo fatto il silenzioso voto di attenermi quanto più possibile al canon se proprio dovevo decidere di shippare qualcosa, ma dopo cinque puntate ero già lì che bam.

InuIori.

Che dire? Volevo scrivere una ff che non fosse troppo esplicita e neanche troppo melensa, soprattutto perché non ho abbastanza confidenza con ‘sti due quattrocchi per permettermi di giocare un po’ con i loro sentimenti. Il problema è che temo mi sia uscito qualcosa di troppo inutilmente patetico, sebbene fossi partita con l’idea di scrivere qualcosa di veloce e poco impegnativo giusto per scaldarmi.

È anche vero che mi sento arrugginita come non mai e che tirare fuori queste parole è stato più o meno facile come scavare un tunnel nel monte bianco con un cucchiaino, ma alla fine qualcosa ne è uscito… e spero che non faccia completamente schifo.

Al solito ringrazio chiunque leggerà/commenterà/etc, ogni recensione è sempre bene accetta e cercherò al solito di rispondere a tutti se già non l’ho fatto in separata sede------- e se non lo faccio o sono stata già inglobata dai COVERS, o pensavo di aver già risposto, oppure ho posposto così tanto che alla fine rispondere mi sembrava poco appropriato.

Alla prossima!

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kill la Kill / Vai alla pagina dell'autore: ReaRyuugu