3. Ayumi
Si avvicina a
lei con un sorriso,
tenendo i cinturini della cartella che ha in spalla.
L’espressione dell’altra
non cambia, perlopiù si limita a continuare a camminare,
rispondendo al suo
buongiorno con un piccolo sbadiglio. La bambina si era accorta da tempo
del
velo di tristezza che la sua amica Ai
portava negli occhi. Nonostante tutto aveva sempre cercato di farla
sorridere e
l’aveva considerata un modello da seguire. Ai
era bella, intelligente, forse taciturna ma a modo suo simpatica. Aveva
imparato a conoscerla e col tempo ad apprezzarla.
- Qualcosa non
va, Ayumi?
Chiede,
accortasi che l’altra la
fissava.
- No, nulla.
Ripensavo a quando ti
abbiamo incontrata.
Risponde la
piccola con dolcezza. Se
tra i Detective Boys c’era qualcuno di dolce, quella era
proprio Ayumi: era
talmente innocente e delicata che era impossibile non volerle bene.
Inconsapevolmente, era l’opposto della persona che le era
accanto. Ai alza gli
occhi, immersa nei pensieri.
- Non ricordo
bene, ma credo di non
essere stata troppo simpatica con voi.
- Eri appena
arrivata. Era il tuo modo
di proteggerti. Avevo
capito subito che
saremmo diventate grandi amiche.
La sua frase
pura e sincera colpisce
la bionda accanto a lei, che la fissa per alcuni istanti. Ayumi la
guarda a sua
volta, non capendo bene cosa l’altra stia pensando.
- Non sono un
granché, come amica.
Confessa con un
mezzo sorriso.
- Oh ma certo che lo sei! Mi hai aiutata tante
volte. Prima ero l’unica
ragazza in mezzo a soli maschi, ma
da
quando ci sei tu siamo in due. Noi ragazze ci capiamo meglio.
Ai sorride.
-
Già, noi ragazze ci
capiamo meglio. Eppure, eri gelosa di me, prima.
La piccola la
guarda imbarazzata,
mettendo una mano dietro la testa.
- Ah,
già, quello. Non fa
niente. Ho capito, ormai.
Sente gli occhi
di Ai che la guardano
di colpo.
- Sei stata
gentile quella volta, ma c’è
qualcosa che non so spiegarti. Conan ti guarda in maniera diversa. Si
fida di
te, ti dice tutto. Tu gli piaci. E
non
può farci nulla.
Accanto a lei
l’altra si incupisce.
- Non
è così. Forse
Conan è innamorato, ma ti assicuro, non di me.
- Parli di Ran?
L’ho notato anch’io.
Ma lei è impegnata e
Conan è un bambino. Gli
passerà.
- Sei brava a
capire le persone,
Ayumi. Quello che
non sai è che certe
cose non passano, persino quando
dovrebbero.
La voce di Ai
è così ferma e seria in
quell’affermazione che Ayumi dopo qualche passo si arresta.
Parlava di Conan,
in quel momento, o di qualcun altro?
L’altra
cambia atteggiamento all’improvviso,
abbozzando
un sorriso.
- Non fare caso
alle mie parole, lo
dice sempre il dottor Agasa. Io invece penso che trovare
un’amica sia meglio
che essere gelose di un maschio.
Ribatte, con lo
stesso tono che Ayumi
ha usato poco prima. Lei le fa un grande sorriso.
- Giusto!
Sono ormai
arrivate davanti al
cancello, quando i maschi le
raggiungono. Genta e Mitsuhiko chiacchierano tra di loro, e le salutano
con
allegria. D’un tratto anche Conan arriva correndo a
perdifiato, fermandosi
sulle ginocchia appena raggiunto il gruppetto. Afferra debolmente il
polsino
della giacca di Ai.
- Fatto tardi..
sveglia..
Dice col fiato
mozzato.
- Anche la mia
mamma mi ha buttato giù
dal letto con questa scusa. Ma se siete ancora tutti qui, vuol dire che
non ho
fatto tanto tardi.
Borbotta Genta.
- Secondo me tua
madre sa che perdi
tempo a rimpinzarti a colazione e ti sveglia prima.
Suggerisce
Mitsuhiko, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte dell’amico.
Ayumi guarda distrattamente l’orologio, e impallidisce.
- AAAH! Non era
la mamma di Genta! è
tardi!
Esclama
afferrando il braccio di Ai e
iniziando a correre verso la porta d’ingresso. Mentre la
bionda guarda i tre
ragazzini correre dietro di loro, le sembra di sentire Ayumi borbottare
“maschi”.
Sorride. Conan non si è ancora
ripreso dalla maratona iniziata da casa, e sembra che sarà
il primo a crollare
sul banco di scuola – se mai ci
arriverà.
Si afferra alla cartella di Ai, che lo guarda infastidita da sopra la
spalla. Ayumi
sa che normalmente lei si sarebbe arrabbiata, ma sa anche che
è Conan quello attaccato
ad Ai. E Ai a
quello sguardo da disperato non riesce proprio a controbattere.
- Te
l’ho detto, non può farci nulla.
Sussurra Ayumi
nella corsa.
- E la cosa
è reciproca. Non puoi
farci nulla neanche tu.