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Autore: Rick    22/07/2008    0 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il robot rosso si muoveva agilmente nella fitta coltre di asteroidi, privo di qualsiasi peso. A bordo, il maggiore Mitsubishi si guardava attorno con fare sospetto, cercando di avvistare il suo avversario. Il radar era inutile in quelle condizioni, il disturbo causato dalle pietre spaziali gli impediva di utilizzare il dispositivo con efficienza - ma non poteva neanche provare ad allontanarsi: il suo nemico l'avrebbe abbattuto senza pietà.
Era veloce. Era astuto. Era molto più esperto di lui nel combattimento ravvicinato. Era proprio quello il motivo per cui l'Eisenreise era stato messo in secondo piano per un più resistente Eisentitan: in quel combattimento non contava la velocità con cui si apriva fuoco, quanto chi era in grado di tenere più colpi.
D'un tratto, un movimento. Cos'era? Percepì più volte sui monitor del suo mech una scia di colore arancione spostarsi nello spazio visivo davanti a lui.
-Ti ho trovato!- esclamò, muovendosi di roccia in roccia, cercando di non essere individuato.
Farsi vedere equivaleva alla sconfitta: ed era proprio per quello che aveva intenzione di sorprenderlo alle spalle. Ma prima doveva attirare la sua attenzione con qualcos'altro: doveva distrarlo. Era a poche decine di metri da quel dannato robot color topazio che continuava a cercarlo. L'aveva già affrontato, aveva già perso contro di lui, e ne era uscito vivo. E quella volta, poteva farcela.
Nascosto dagli occhi elettronici del nemico, piazzò una bomba a tempo sull'asteroide dietro il quale si nascondeva, prima di ritirarsi discretamente da tutt'altra parte.
Doveva solo aspettare.
La prima parte del suo piano ebbe successo: l'esplosione mise in moto il meteorite, che si andò a schiantare contro uno dei suoi fratelli dando inizio ad una reazione a catena che mise in confusione il suo avversario. Dalla sua posizione riusciva a vederlo cercare di schivare i detriti in movimento.
Era la sua occasione.
-Sei mio!- si lasciò sfuggire, mentre abbandonava il suo nascondiglio, caricando la lama elettromagnetica sul braccio destro del suo guerriero d'acciaio.
Era certo di sentire il tipico stridio meccanico dell'arma farsi sempre più forte, ma era solo una sua impressione: in quel vuoto cosmico ogni suono era nullo, ogni rumore smorzato, ogni urlo inascoltato. Era proprio su quello che contava: il suo avversario, impegnato nello schivare frammenti di rocce spaziali, non avrebbe certo fatto caso ad un suono proveniente dalle sue spalle, specialmente se quel suono non si poteva diffondere.
Mirò direttamente alla testa: un singolo fendente e tutto sarebbe finito.
Ma non andò come aveva previsto. Il misterioso robot arancione si voltò un attimo prima che la sferzata gli aprisse in due il capo - e fece in tempo a schivarla, tirando indietro il collo. La lama colpì comunque l'armatura sul petto, e lì si infranse. I resti dell'arma si sparsero nell'etere davanti agli occhi esterrefatti di Colt.
-Proprio come pensavo...-
Ebbe il tempo di osservare, prima che il suo avversario contrattaccasse con un semplice calcio. L'armatura dell'Eisentitan resse, e, nonostante il colpo, riuscì a pianificare la sua difesa. Il suo avversario, privo di armi a lungo raggio, doveva avvicinarsi per colpirlo di nuovo, e quale migliore occasione per un contrattacco a sorpresa?
-Quell'armatura può essere spessa quanto ti pare- commentò - ma non c'è niente che possa resistere a questo!-
Certo, probabilmente non avrebbe retto il potente cannone a raggi nel petto dell'Eisentitan - questo ovviamente se il colpo fosse andato a segno. Passò qualche attimo prima che riuscisse a rendersi conto di aver colpito solo gli asteroidi davanti a sè, e che un puntino luminoso su un radar ormai quasi libero dai disturbi gli facesse capire la sua situazione.
-Merda... sta arrivando da die...-
Ma un pugno ben assestato staccò di netto la testa dell'Eisentitan, distruggendone le telecamere e lasciandolo davanti ad un monitor completamente nero.
Aveva perso. Era alla completa mercè del suo avversario.
Game over.

-Gamma!-
-Corvette!- il meccanico dagli occhi verdi, appoggiato al parapetto della sala simulatori con al suo fianco due vassoi della mensa ed un asciugamano, chiamò il nome della donna che aveva appena fatto il suo ingresso.-Ma che ci fa la mia infermiera preferita a bordo dell'Hayabusa? Quanto tempo!-
Eh, si, quanto tempo. I suoi capelli porpora si erano allungati di parecchio e la sua già scura pelle sembrava essere ancora più bruna, ma i suoi occhi azzurri ed il suo volto sbarazzino erano sempre gli stessi, come era la stessa la divisa da assistente medico che indossava.
-Dannazione, ero così preoccupata per te e per Colt!- annunciò lei, avvicinandosi quasi correndo. -Quando ho saputo che la stazione era sotto attacco...-
-Hai ben pensato a vedere come stavamo, vero?- l'anticipò lui. - Grazie del pensiero! Stiamo bene, tutti e due.-
-Come mai hai abbandonato il tuo habitat? Pensavo che non ti piacesse circolare fuori dai condotti di areazione.-
Eh sì, aveva ragione, ma non era stata una scelta sua.
-Colt mi aveva chiesto una consulenza per i simulatori, e, beh, eccomi qui.-
-A proposito, lui dov-- stava chiedendo la ragazza, prima di accorgersi che uno degli innumerevoli simulatori sferici posti a mezz'aria dentro la stanza stava violentemente roteando su sè stesso, in piena battaglia simulata.
-Esatto, è lì dentro.- chiarì il meccanico - Hai presente quel prototipo che abbiamo incontrato sul campo di battaglia ieri?-
-Prototipo? No, non ne ho sentito parlare.-
-Beh, penso fosse un prototipo per l'aspetto.- azzardò lui - era giallo-arancione, hai presente? Di solito solo i prototipi sono colorati in quel modo. Comunque si è rivelato un avversario formidabile. Colt non è riuscito nemmeno a scalfirlo, nonostante ci abbia scaricato addosso l'arsenale dell'Eisenriese.-
-Ma non mi dire!- era visibilmente sorpresa
-E non è tutto. Il suo pilota aveva già abbattuto due unità quando si sono affrontati, e lo ha messo fuori combattimento pochi secondi dopo. Nello scontro che è seguito, poi, ha dimostrato di essere estremamente bravo a muoversi...-
-Perchè, la battaglia è andata avanti?-
Stava per spiegare, ma si trattenne. Il comandante aveva espresso richiesta ufficiale che l'apparizione di Rayearth rimanesse segreta.
-....sssssi, ha dato filo da torcere ad una squadriglia e poi è stato bloccato dai suoi stessi compagni.-
-Chi, Colt?-
-No, il pilota del robot arancione! Dovevi vederlo in azione, sembrava che lui ed il suo mech fossero tutt'uno. I suoi movimenti erano fluidi, quasi umani...completamente diversi da quelli di un robot normale. Fatto sta che, beh, Colt sta affrontando in simulazione un avversario basato sui dati che abbiamo raccolto su di lui, e guarda un pò il risultato.-
Si voltarono verso il monitor esterno del simulatore solo per assistere alla scena di un Eisentitan che veniva decapitato da un pugno.
-Ed è disarmato, eh.-
-Non mi pare se la cavi bene.- commentò la ragazza.
-Affatto.-replicò Gamma. -E' da quasi dodici ore che è al simulatore, e non ha vinto neanche una volta. -
In quella la sfera di metallo che fino a qualche momento prima stava girando su sè stessa cessò il suo movimento e si diresse a terra lentamente. Uno sportello si spalancò lentamente sul fianco, rivelando un'apertura dalla quale uscì Colt. La prima cosa che il maggiore fece fu crollare a terra in preda ai giramenti di testa, mancando quasi volutamente il corrimano della scaletta. Si mise a sedere faticosamente sulla breve scalinata che collegava i due dislivelli, mentre il simulatore, ormai spento, tornava a prendere posto a mezz'aria.
-Puoi prendere quell'asciugamano, grazie? Andiamo a portarglielo.- chiese gentilmente il meccanico alla sua collega.
I due si avvicinarono a lui camminando tranquillamente, scendendo a loro volta una corta rampa di scale, ed il maggiore dai colpi di sole si accorse immediatamente della presenza della ragazza.
-Oh, ciao Corvette. Come mai sei qui?-
-Mi stavo preoccupando per voi, e ho fatto richiesta di entrare nella squadra di soccorso..- affermò di nuovo la donna, porgendo l'asciugamano al suo amico. -Allora, mi hanno detto che ti hanno abbattuto malamente.-
-L'hai visto anche tu, no?- commentò Colt, prendendo il telo da bagno tra le mani e asciugandosi il sudore dalla fronte. - Quell'avversario era...-
-Tranquillo, macho man, gliel'ho già detto.- si introdusse Gamma, appoggiandogli un vassoio coperto con il domopak sulle ginocchia.- Tò, ti ho preso qualcosa da mangiare.-
Dubbioso, il maggiore alzò l'alluminio. Il suo amico fidato era solito portargli pasti ipervitaminici (leggi: pieni di grassi) o con accostamenti di gusto a dir poco vomitevoli (il gelato alle fragole con un'aragosta come guarnizione ancora infestava i suoi incubi), ma quella volta trovò, sorprendentemente, qualcosa di normale.
-Hamburger e patatine?- osservò, mentre rimuoveva completamente la copertura. - Come mai questa novità?-
-Beh, dovevo portare da mangiare alla paziente della camera 102, e visto che non sapevo che prenderle, le ho preso hamburger e patatine. A tutti piacciono hamburger e patatine, no? Poi, visto che già c'ero, ho preso una porzione per me e una per te.-
-Che pensiero gentile.-
Mentiva. Probabilmente gli era venuta voglia di mangiarne, e visto che già c'era l'aveva preso per lui e per quella ragazza dai capelli rossi che dormiva beatamente nella stanza 102. Ragazza che non si era ancora svegliata, peraltro: che diavolo le avrebbe portato da mangiare, se avesse continuato a dormire? Una polpetta di carne in avanzato stato di putrefazione, con contorno di patate puzzolenti?
-A proposito- proseguì il meccanico - vado a portarglielo. Vi lascio da soli~-
Se ne andò saltellando per la sua strada, agitando con il vassoio come se fosse un giocoliere.
Quella pazzia di sottofondo era il marchio di fabbrica della famiglia Montecarlo Rally. Gamma era l'ultimo di tre fratelli, tutti quanti impiegati nelle forze di difesa del pianeta. L'unica persona seria proveniente da quella stirpe che aveva conosciuto era Alpha, la sorella maggiore: pilota di robot, una persona estremamente ligia al dovere, anche se la sua abitudine di collezionare scarpe spaiate gli aveva fatto improvvisamente cambiare idea sull'idea di fidanzarsi con lei. Beta e Gamma, gemelli, erano invece l'uno la copia sputata dell'altro, sebbene non dal punto di vista fisico: si, entrambi avevano capelli color dell'erba, occhi smeraldo e un volto da spiritato, ma Beta era femmina. Anche lei impiegata come meccanico in una delle quattro stazioni orbitanti attorno al Pianeta, anche lei perennemente coperta d'olio, anche lei alla continua esplorazione dei cunicoli segreti di quei curiosi satelliti abitati. L'unica cosa per cui *forse* erano diversi era il fatto che la giovane donna era una ninfomane. Sapeva di questo semplicemente perchè lei ci aveva provato con lui in più di un occasione, e lui, da gentleman, aveva rifiutato.
O forse era solo terrorizzato dall'idea che gli sarebbe sembrato di far sesso con Gamma.
Peraltro, non sapeva e non gli interessava sapere se il suo compagno fosse anch'egli attivo dal punto di vista ormonale. Anche perchè, se ci avesse provato con lui, una bella testata non gliel'avrebbe levata nessuno.
La famiglia... la sua situazione era così simile, e nel contempo così diversa da quella di Gamma. Lui aveva tre sorelle... una era fuggita per nascondersi, le altre due....
Per quanto ancora avrebbe dovuto tenere il nome di Mitsubishi Colt per cercare di proteggerle?
-A che pensi?- se ne uscì senza preavviso Corvette, distogliendolo dai suoi pensieri.
-A quello scemo di Gamma.- sospirò, uscendosene con una mezza verità -Ti sembra questo il cibo da portare a un malato?-


Consumato il suo pasto e accompagnata Corvette a svolgere il suo lavoro, decise di andare a darsi una rinfrescata. In fondo, aveva ancora una buona mezz'ora prima di riprendere il servizio, e doveva levarsi di dosso quell'aspetto da "sono-stato-sveglio-tutta-la-notte-sul-simulatore" che aveva.
Entrò nelle docce comuni con un semplice asciugamano attorno alla vita, diede uno sguardo ai suoi muscoli scolpiti allo specchio e, dopo aver commentato mentalmente
-(Sono sempre più fico.)-
Entrò nella cabina senza fare commenti sui suoi colleghi, aprì l'acqua e, dopo qualche esitazione dovuta ad una temperatura non proprio piacevole e qualche aggiustamento al rubinetto, si infilò sotto il getto, lasciando che a bagnarsi per primi fossero proprio i capelli.
Si rilassò. Era stato in decine di basi diverse, ma nessuna aveva i bagni così ben attrezzati come la stazione Hayabusa. Sebbene fosse una normalissima doccia comune, ogni sbocco aveva una piccola cabina in plexiglass corrugato che offuscava la visione dei propri compagni. Lo scopo di ciò, in realtà, era per garantire un pò di privacy alle persone con carenza di autostima, ma la cosa aveva dato vita ad una regola non scritta piuttosto bizzarra, nota ad ogni soldato della base, dal più infimo dei tecnici agli ufficiali in carica.
Quei bagni erano zona franca. Nascosto da quei quattro muri di plastica si poteva intavolare una discussione con i propri vicini facendo finta di non conoscerli, parlando di tutto e di più: promozioni immeritate, antipatie, simpatie ed altro. Gli era capitato più volte di sentire la voce del precedente comandante quando parlava della prossima esercitazione con la recluta di turno, e la cosa gli era sempre tornata utile.
-Ah, che giornataccia.- disse ad alta voce, cercando di attirare l'attenzione del proprio vicino.
Un vocione basso e profondo gli risposte:
-Giornataccia? Di certo non batte la mia.-
-Tsk! Scommetto che la tua giornata peggiore equivale ad una delle mie migliori!- si lamentò. E ne aveva tutto il diritto, per Sephiro.
La voce sconosciuta tacque. Lo prese come un'autorizzazione a parlare.
Lasciò che l'acqua gli lavasse la faccia prima di iniziare la sua spiegazione mentre, spugna in mano, cominciava a levarsi di dosso il sudore.
-E' cominciata veramente male. Durante un'esercitazione, una stupida recluta non ha seguito le istruzioni del suo caposquadra e mi è venuto addosso. Con un modello da allenamento. Ovviamente l'armatura di quel coso è andata in pezzi e lui è rimasto incastrato, e dato che nessuno aveva capito che stavo solo cercando di evitare che si facesse male, hanno pensato che io l'abbia attaccato. Poi, mentre esprimo il mio disappunto nei corridoi incappo nel comandante Lantis e per poco non lo mando a quel paese, per ricavarne cosa? Una promozione a maggiore per il mio coraggio! Diciamo che la giornata si era risollevata un pò. Poi, all'improvviso, qualche stupida razza 'terrestre' ha deciso di attaccare la stazione. Ovviamente io mi dedico subito alla sua difesa, vado ad abbattere avversari a destra e a manca e catturo un prigioniero, un pilota di alto livello, e questo, massimo della slealtà, mi blocca contro un asteroide e danneggia la testa del mio robot, costringendomi ad una ritirata eroica tra decine e decine di avversari, mentre, basandomi solo sul mio intuito, coprivo la strada al mio compagno che era in difficoltà. Che giornata stancante.-
Mmmh, aveva esagerato? Nah, mica tanto. Effettivamente aveva aggredito Gallardo di sua spontanea volontà perchè si rifiutava di obbedire ai SUOI ordini, e lo aveva ridotto ad una specie di barattolo di carne in scatola 'per ripristinare la disciplina'. Non sapeva perchè Lantis l'avesse promosso, ma non gli importava. Certo, la bugia più grossa era la battaglia contro quel maledetto robot arancione, ma dopotutto, chi era il suo vicino, per riconoscerlo soltanto dalla voce?
Fu proprio l'uomo a rispondergli qualche attimo dopo, mentre lui si dedicava a lavarsi i capelli con il suo shampoo specifico per le meches.
-Io ho preso servizio sulla stazione un giorno prima del mio mandato sotto ordini speciali. Il mio primo giorno, ed una nave si avvicina al Pianeta e ci attacca. Di certo non puoi sapere cosa significa star seduto ad una postazione tutto il tempo mentre le tue squadre vanno li fuori a farsi ammazzare. Avrei voluto combattere anche io, ma in quanto comandante, il mio posto è lì.-
Il suo volto cominciò a sbiancare circa a metà della frase, e, voltandosi verso destra, notò, attraverso il plexiglass, che il suo vicino era alto quasi due metri, era parecchio muscoloso, e aveva i capelli neri.
Oh, cazzo.
-E poi- riprese l'uomo - hai già fatto rapporto sugli eventi di oggi, maggiore Mitsubishi. Non c'è bisogno di ripetermeli.-
Una coltre di risate sommesse si alzò dalle altre cabine mentre si faceva rosso come un semaforo. Cercando di darsi un contegno rimase a lavarsi ancora per qualche istante, prima di uscirne fuori in preda alla stizza.
Come fece per muoversi, anche la porta della doccia al suo fianco si aprì, rivelando che, effettivamente, era proprio il comandante Lantis.
-Devo far finta di non aver sentito niente?- esordì l'uomo dagli occhi azzurri, con tono più serio che mai.
Si, era decisamente una giornataccia.
  
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