18)Qualcuno ha dei segreti.
Stamattina
mi sono alzata per vedere involontariamente l’alba.
Speravo
che uno degli spettacoli naturali della Terra mi calmasse e cancellasse
un po’
delle immagini di morte dei miei incubi, ma è stato tutto
inutile.
Kin,
Kal, la madre e la sorellina del ragazzino che poi ho visitato in
seguito non
se ne vanno.
Alla
fine mi sono rassegnata a non dormire e ora che suona la sveglia sembro
uno
spettro: sono pallida, ho due brutte occhiaie e lo sguardo spento.
Se
ne accorge persino mia madre, nonostante l’uso abbondante del
correttore che ho
fatto.
“Chia,
stai bene?
Hai
un’aria malaticcia.”
Mi
chiede a colazione, io sorrido.
“Sì,
è solo un periodo un po’ così. Faccio
fatica a dormire, forse è lo stress di
ripetere l’anno.”
Lei
annuisce comprensiva.
“Dopo
il lavoro andrò in erboristeria e ti prenderò
quelle gocce che prendevi da
piccola, ti calmavano.”
Sì,
la valeriana mi ha sempre calmato e forse avere un sonno rilassato mi
aiuterà a
non impazzire.
Finita
la colazione io e mia sorella andiamo a scuola, l’alba
pallida è diventata una
giornata piovosa, odio la pioggia: in California sembra fuori posto.
Parcheggio
con l’umore sottoterra, pensando a cosa dovrò dire
oggi ai ragazzi, Anne – che
incontriamo all’ingresso – invece sprizza gioia da
tutti i pori.
Deduco
che finalmente Johnny si sia aperto con lui.
“Ehi,
che allegria!”
Le
dico.
“Puoi
giurarci! Johnny mi ha raccontato tutto, mi ama, capisci?”
Io
sorrido.
“Certo
che capisco, sono mesi che lo sto spronando a farsi avanti!
Ti
ha detto anche cosa siamo?”
Chiedo
a voce più bassa.
“Sì,
ma non mi fa paura.
Mi
ha anche detto che potrei iniziare a sviluppare qualche…
abilità particolare.”
“Sì,
potresti. Sappi che
noi ti aiuteremo.”
“Grazie.
Cioè, suona stranissimo, ma grazie.
Sono
finalmente di Johnny Mayer! Ce l’ho fatta!”
“Sono
felice per te!”
Una
voce fredda e ironica si inserisce – non voluta – nella conversazione: Joel.
“Davvero?
Pensavo
esattamente il contrario, a volte si sbaglia.”
Dico
tagliente.
“Sì,
si sbaglia.
Si
sbaglia troppo, si sbaglia per orgoglio. Non venire con noi
è stato uno
sbaglio.”
“Sento
odore di minaccia, o sbaglio?”
“Non
oserei mai, principessa.”
Se
ne va lasciandomi ancora più nervosa di prima.
“Io
lo ammazzo quello.”
Dico
furiosa, tirando un calcio al muro e beccandomi un rimprovero da un
insegnante
random. Bell’inizio di settimana! Perché non
annunciarmi che d’ora in poi dovrò
vivere solo con Joel?
Ma
che cazzo!
Mia
sorella mi appoggia una mano sulla spalla.
“Stai
calma.”
“No,
non sto calma.
Non
riusciresti a starci nemmeno tu se sapessi quello che so io.”
Sibilo
incazzata.
Lei
non dice nulla e mi lascia bollire nel mio brodo, così vado
a spagnolo
masticando amaro e non vedendo l’ora che si vada a mensa.
La
mattina è lunga e noiosa, cerco di non distrarmi –
se perdo anche quest’anno i
miei mi uccidono – ma la tentazione è forte.
Accolgo
con autentico sollievo il suono della campanella che annuncia il pranzo
e vado
a mensa, ritrovandomi in coda con mia sorella e il mio ragazzo, dietro
di noi
ci sono Keisha e Joel che parlottano tra di loro.
Ricevuto
il rancio ci sediamo al nostro solito tavolo in un silenzio carico di
tensione.
“Allora
com’è andata a Las Vegas?”
“Un
disastro.”
Sussurra
Keisha.
“Erano
dei nostri, non dei loro. Non capisco come abbia fatto Joel a
sbagliarsi.”
“Io
invece ho delle notizie per voi, ci vediamo alla casa nel deserto oggi
pomeriggio.”
Lei
mi guarda sorpresa, ma poi riprende a mangiare.
Non
sono affatto stupita che Joel si sia sbagliato e nella mia testa prende
corpo
l’idea che lui l’abbia fatto apposta e che non sia
dalla nostra parte.
-È
molto strano che si sia sbagliato, lui era il migliore in queste cose e
poi
LORO hanno un’aura inconfondibile. Non si è
sbagliato, non ha voluto trovarli.
La cosa ha parecchio più senso così, ma non posso
dirlo a Keisha, è ovvio che
lei creda al fratello.-
Nessuno
apre più bocca e io – senza farmi sgamare
– analizzo le espressioni degli
altri, Tom escluso: Isabel è curiosa, Keisha è
pensierosa, Joel è una maschera
d’ira.
Questo
mi fa sorridere in un certo modo, perché probabilmente
nasconde qualcosa e
qualcosa di non buono a giudicare dalla faccia.
Matematica
l’ho in comune con Tom, così quando ci avviamo
verso l’aula mano nella mano lui
mi dice che l’espressione di Joel era strana.
“Puoi
giurarci che era strana,ci sta nascondendo qualcosa e ha paura che ci
stiamo
arrivando. Non gli piacerà per niente il fatto che abbiamo
trovato un vero
rifugio.”
“Penso
che tu abbia ragione, il ragazzo è quantomeno
sospetto.”
“Tra
l’altro non riesco a leggere nella sua mente, con Keisha con
un po’ di impegno
ci riesco, lui è impermeabile. Quasi come se
fosse… non è possibile.”
“Uno
dei nostri nemici.”
Abbasso
ulteriormente la voce.
“Uno
degli abitanti delle lune, è impossibile leggere nelle loro
menti. I loro
pensieri viaggiano su frequenze irraggiungibili per noi.”
“Uhm,
davvero?”
“Oh,
sì! È per questo che l’altra fazione li
vuole, per l’effetto sorpresa. Non
siamo in grado di rintracciarli.”
“Capisco.”
È
abbastanza difficile concentrarsi sulla matematica quando hai un dubbio
come il
mio che ti gira per la testa, il resto delle cose sembra privo di
senso. Ha
qualche importanza come si studia una funzione se sai che
c’è un potenziale e
pericoloso nemico in giro?
No,
non ne ha nessuna, ma non puoi dirlo alla tua professoressa se non vuoi
passare
per matta.
Con
un sospiro interrompo il disegno di spirali che stavo facendo e cerco
di
tornare a concentrarmi su quello che la prof sta dicendo.
Spero
che presto arrivino le tre così posso raccontare a tutti
quello che è successo.
Le
tre sono finalmente arrivati e siamo tutti riunito nel parcheggio,
anche Mark che
si è preso un permesso per venire da San Diego.
Joel
lo guarda come si può guardare qualcosa di estremamente
schifoso e non riserva
sguardi migliori a mia sorella o a Anne e Tom che sono mezzi alieni.
“Avanti,
andiamo ora che il circo si è riunito.”
Io
entro in macchina sospirando e pensando che di base – amico o
traditore –
rimane una testa di cazzo egocentrica e insopportabile.
Raggiungiamo
la casa nel deserto
e chi può si siede
sul divano e il resto sul logoro, ma comodo, tappeto.
“Allora,
come ve la siete cavata a Las Vegas?”
Chiedo
io, Joel non risponde – per lui è come se non
avessi parlato – lo fa Keisha al
suo posto.
“Un
vero disastro, non erano nostri nemici, ma delle truppe dei nostri
mandate qui
in caso di bisogno. Nel caso in cui l’esercito sarebbe
rimasto senza uomini
lassù li avrebbero richiamati sul nostro pianeta.”
“Capisco.”
“Non
so come abbia fatto Joel a sbagliare.”
Io
una mezza idea ce l’ho, temo l’abbia fatto a posta.
“Voi
cosa ci dovete raccontare?”
Chiede
Keisha, visibilmente curiosa.
“Siamo
stati a San Francisco ieri e sulla strada del ritorno abbiamo scoperto
una cosa
abbastanza importante: un rifugio di Swaahn.”
Gli
spieghiamo dove l’abbiamo visto e sono tutti sorpresi.
“Non
può essere.”
“Lo
è. Joel, lo so che pensi che io sia diventata una
rincoglionita, ma so ancora
distinguere un rifugio Swaaahn se ne vedo uno.”
“Com’era?”
Il
tono di Keisha è serio.
“Ci
sono molto bozzoli protetti da una struttura da quello che sembra
vetro, ma che
può essere benissimo qualcosa di molto più
resistente. Il posto è sorvegliato,
sia io che Tom abbiamo sentito auree, direi che le guardie sono almeno
due
molto potenti.”
“Vi
hanno visto?”
“No
o non saremmo qui a raccontarvelo.”
“Dobbiamo
distruggerli.”
“E
se la puttana si sbagliasse? E se ci avesse tradito?
Ora
sta con la feccia umana.”
“Joel,
hai rotto i coglioni!”
Urliamo
in coro io e Keisha e il ragazzo si alza in volo e viene violentemente
espulso
dalla stanza.
“Io
non so cosa fare con lui!
Non
lo riconosco più, sembra quasi che non sia mio
fratello!”
Esclama
frustrata l’aliena guardando verso la porta, poi torna a
dirigere il suo
sguardo su di noi.
“Ovviamente
hai ragione: quel posto va distrutto, non dubito della tua
capacità di
riconoscere i loro rifugi.
Dobbiamo
solo organizzarci, loro due.”
Indica
Anne e Tom.
“Devono
esercitarsi ancora un po’ se vogliono esserci
d’aiuto. In quanto a Isabel e
Mark ora come ora possono solo farci da palo.”
“Farvi
da palo?”
Chiedono
senza capire.
“Uno
si piazza sulla strada o meglio alla piazzola e allontana in qualche
modo chi
si vuole fermare e l’altra in un punto del bosco che
studieremo per tenere
lontani eventuali escursionisti, sarà un lavoro duro da fare.
Le
guardie sono forti e dovremo impegnarci al massimo tutti, ognuno come
può.”
Annuiamo
tutti.
“Per
questo motivo ora noi scendiamo ad allenarci, in quanto a
voi…”
Indica
Mark e Isabel studierete le mappe della zona e cercherete di capire da
che
parte possano venire eventuali escursionisti.
Isabel
, tu hai capito come funziona la colonna, vero?”
Mia
sorella annuisce e si mette subito al lavoro, io e gli altri scendiamo
al piano
di sotto seguendo Keisha.
Questa
volta ci fa lavorare come dannati, alla fine della lezione sono senza
una
goccia di energia, ma se mi devo scontrare con gente così
pericolosa è meglio
che mi prepari a dovere.
Il
problema è che non mi reggo nemmeno più in piede
e tocca a Tom prendermi in
braccio e portarmi di sopra.
“Forse
ho esagerato.”
Si
scusa Keisha, Johnny invece si dirige verso il frigorifero, tira fuori
un’arancia e fa una spremuta bella zuccherata che mi porge.
“Questa
ti dovrebbe essere d’aiuto, Chia.”
“Grazie,
Jo!”
Esclamo
bevendola tutta d’un fiato. In effetti qualche minuto dopo
sono in grado di
reggermi sulle mie gambe.
Tom
mi aiuta lo stesso a uscire e accolgo con piacere l’aria
fresca del deserto,
tra un’ora qui farà freddo, adesso però
si sta bene.
“Ci
vediamo qui domani, alla solita ora.”
Io
annuisco, pensando con una punta di paura ai compiti che mi aspettano a
casa,
un po’ invidio Johnny che almeno non li deve fare e non
limiti di alcun genere
né obblighi.
Deve
essere la stanchezza che mi fa parlare.
“Sei
sicura di stare bene?”
Mi
chiede Tom, passandomi un braccio attorno alle spalle per sostenermi.
“Sono
solo stanca, per me è difficile imparare di nuovo a usare
queste cose, ma ce la
devo fare. Te lo ricordi cosa abbiamo sentito?
Non
deve espandersi sulla Terra.”
Lui
annuisce e mi lascia solo quando siamo arrivate alla macchina,Isabel
è
ovviamente alla guida e poco veniamo raggiunti da Johnny. Il signorino
prima
stava parlando e sbaciucchiando Anne, sono felice che finalmente si
siano
chiariti, anche se non mi sono piaciute le condizioni in cui
è successo.
“Johnny,
sono felice di vederti finalmente con Anne!”
“Mh,
lo sapevo. Dopo tutte le volte che mi hai detto di chiarire con
lei.”
“Sei
felice di aver chiarito?”
Lui
sorride.
“Sì,
sono felice. Anne è una ragazza magnifica, dice che non le
importa nulla del
mio passato, della mia reputazione, di quello che sono.”
“E
allora non lasciartela scappare.”
“Puoi
giurarci e la proteggerò a costo della mia vita, lei non
deve essere fare le
spese del mio essere alieno.”
“Andrà
bene, Johnny.”
Gli
dico sorridendo e soffocando uno sbadiglio.
“Stanca,
vero?”
Io
annuisco.
“Se
non ci fosse Tom accanto a me o Isabel o te o Mark non saprei come fare
ad
andare avanti, questi allenamenti sono massacranti.”
“Prima
li eliminiamo, prima finiamo.”
“Giusto.”
Arriviamo
a casa di Johnny e lui scende, ci saluta sorridendo, cosa che sorprende
Isabel.
“Wow,
Anne l’ha proprio cambiato. Johnny sta sorridendo!”
Io
scoppio a ridere.
“Sì,
l’ha cambiato!”
Arriviamo
a casa giusto poco prima di cena, mangiamo le polpette di mamma e poi
io mi
metto a fare i compiti, che sono all’incirca una pila immensa.
A
mezzanotte si è notevolmente ridotta, ma io sono troppo
stanca per andare
avanti, cercherò di farli domani durante le ore buche.
Mi
faccio una doccia veloce e mi metto in pigiama – una
maglietta lunga e larga
dei Sex Pistols – quando sento un rumore proveniente dalla
finestra, come di
sassolini tirati.
Mi
affaccio e nel prato di casa mia c’è Tom.
Lo
guardo sorpresa arrampicarsi sulla quercia che c’è
davanti alla finestra della
mia camera e poi saltare nella mia stanza.
“Ciao,
cosa ci fai qui?”
Lui
mi guarda.
“Mi
piace il tuo pigiama, comunque sono qui per stare un po’ con
te, mi sembravi un
po’ triste quando ci siamo lasciati.”
Io
sorrido.
“Ero
e sono stanca.”
“Mettiti
a letto.”
Lo
faccio e poi – con una punta di imbarazzo – lo vedo
togliersi pantaloni,
calzini e scarpe e raggiungermi.
Immediatamente
sono attirata nel suo abbraccio caldo e confortevole.
“Se
ti vedono i miei sei morto.”
“Rimarrò
con te solo fino quando ti sei addormentata, ti canterò la
ninna nanna.”
“Sei
un pazzo, ma ti adoro.”
Rispondo
insonnolita, stare tra le sue braccia mi fa scivolare via tutta la
tensione e
la stanchezza.
“Con
Joel in giro è pericoloso che tu sia venuto qui.”
“Non
ti preoccupare, ce la farò a tornare a casa mi sano e
salvo.”
“Uhm.”
Lui
inizia a canticchiare l’inizio di una canzone che si chiama
“Carousel”, io
sento di scivolare lentamente nel mondo dei sogni.
“Tom.”
Lo
chiamo, mentre sono ancora cosciente.
“Ti
amo.”
“Ti
amo, anche io.”
Mi
risponde, dandomi un bacio sulle tempie.
Sorridendo
come una scema mi addormento.
La
mattina dopo sul comodino c’è un biglietto
ripiegato in quattro e riconosco la
grafia di Tom.
“Ciao,
piccola.
Ti
sei addormentata subito, dovevi essere proprio stanca.
Sono
rimasto un po’ a guardarti: sei bellissima e terribile. Mi
fai persino scrivere
diabetici bigliettini d’amore.
Spero
che tu non abbia avuto gli incubi dopo che me ne sono andato.
Ben
svegliata.
Ti
amo.
Tom.”
Sorrido
e lo infilo nel portafoglio, voglio rileggermelo durante la giornata,
casomai
mi sentissi giù di morale o sola. Mi faccio la doccia e vado
a scuola con mia
sorella di buon umore, era da un po’ che
non mi succedeva. Tom ci aspetta come
al solito nel parcheggio, io scendo e lo abbraccio, tenendo a lungo la
mia
testa nascosta nell’incavo del suo collo.
Mi
stacco solo per sussurrare una cosa al suo orecchio.
“Grazie
per il bigliettino, è stato molto romantico. Non ti
preoccupare, non lo dirò a
nessuno, sarà il nostro piccolo segreto.”
Lui
sorride e mano nella mano ci avviamo verso il liceo.
“A
proposito, sabato ho la casa libera. Mamma e Kari sono a Los Angeles a
trovare
una mia zia che mi odia, verresti da me?”
Io
rimango in silenzio, so benissimo cosa implica la domanda: sesso.
Probabilmente
sbaglio i termini della questione, non
è
solo sesso per Tom, forse il suo è finalmente il desiderio
di fare l’amore con
qualcuno, che è diverso dalla semplice scopata.
Questa
volta fa sul serio ed è disposto ad aspettare, io non so
cosa fare; da una
parte ho paura che poi lui sparisca, dall’altra mi dico che
se dovesse andare male
con i tizi che stiamo per affrontare morirei vergine e mi scoccerebbe,
visto
che ho un ragazzo che amo.
Cosa
faccio?
“Va
bene, vengo.”
La
mia bocca ha risposto da sola, senza nemmeno chiedere permesso al
cervello e
tagliando la testa al toro.
“Ok.”
“Devo
portare una pizza? Cibo cinese? Messicano?”
“No,
cucino io!”
Io
mi blocco al corridoio come se qualcuno mi avesse fulminato, poi alzo
un dito
tremante e lo punto verso Tom.
“Tu
cucinerai?”
“Sì.”
Alza
le spalle tranquillo, io sono sconvolta, vale la pena di andare da lui
domenica
solo per vedere cosa avrà preparato.
“Beh,
come mai quella faccia?”
Mi
chiede prima di entrare in classe.
“Beh,
tu che cucini è un evento.”
Lui
ride come un matto.
“Domenica
rimarrai stupita, te lo assicuro.
Le
risorse di Thomas Matthew DeLonge sono
infinite.”
Io
lo guardo sempre più sconvolta e se qualcuno una decisa e
poco caritatevole
spinta sarei rimasta per sempre a occupare il vano della porta.
Tom
DeLonge che cucina per me?
Okay,
è il mio ragazzo, ma non pensavo fosse il tipo. Mi fa
piacere, ma allo stesso
tempo è stranissimo, come se un unicorno fosse apparso sulla
cattedra.
In
ogni caso mi siedo nel posto accanto al suo e lo studio: è
tranquillo e sereno,
scarabocchia il suo blocco.
Chi
lo capisce è bravo.
In
ogni caso non vedo l’ora che sia domenica per provare la sua
cucina.
Chissà
che razza di sorpresa riceverò.