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Autore: Layla    02/05/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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18)Qualcuno ha dei segreti.

 

Stamattina mi sono alzata per vedere involontariamente l’alba.
Speravo che uno degli spettacoli naturali della Terra mi calmasse e cancellasse un po’ delle immagini di morte dei miei incubi, ma è stato tutto inutile.
Kin, Kal, la madre e la sorellina del ragazzino che poi ho visitato in seguito non se ne vanno.
Alla fine mi sono rassegnata a non dormire e ora che suona la sveglia sembro uno spettro: sono pallida, ho due brutte occhiaie e lo sguardo spento.
Se ne accorge persino mia madre, nonostante l’uso abbondante del correttore che ho fatto.
“Chia, stai bene?
Hai un’aria malaticcia.”
Mi chiede a colazione, io sorrido.
“Sì, è solo un periodo un po’ così. Faccio fatica a dormire, forse è lo stress di ripetere l’anno.”
Lei annuisce comprensiva.
“Dopo il lavoro andrò in erboristeria e ti prenderò quelle gocce che prendevi da piccola, ti calmavano.”
Sì, la valeriana mi ha sempre calmato e forse avere un sonno rilassato mi aiuterà a non impazzire.
Finita la colazione io e mia sorella andiamo a scuola, l’alba pallida è diventata una giornata piovosa, odio la pioggia: in California sembra fuori posto.
Parcheggio con l’umore sottoterra, pensando a cosa dovrò dire oggi ai ragazzi, Anne – che incontriamo all’ingresso – invece sprizza gioia da tutti i pori.
Deduco che finalmente Johnny si sia aperto con lui.
“Ehi, che allegria!”
Le dico.
“Puoi giurarci! Johnny mi ha raccontato tutto, mi ama, capisci?”
Io sorrido.
“Certo che capisco, sono mesi che lo sto spronando a farsi avanti!
Ti ha detto anche cosa siamo?”
Chiedo a voce più bassa.
“Sì, ma non mi fa paura.
Mi ha anche detto che potrei iniziare a sviluppare qualche… abilità particolare.”
“Sì, potresti. Sappi  che noi ti aiuteremo.”
“Grazie. Cioè, suona stranissimo, ma grazie.
Sono finalmente di Johnny Mayer! Ce l’ho fatta!”
“Sono felice per te!”
Una voce fredda e ironica si inserisce – non voluta –  nella conversazione: Joel.
“Davvero?
Pensavo esattamente il contrario, a volte si sbaglia.”
Dico tagliente.
“Sì, si sbaglia.
Si sbaglia troppo, si sbaglia per orgoglio. Non venire con noi è stato uno sbaglio.”
“Sento odore di minaccia, o sbaglio?”
“Non oserei mai, principessa.”
Se ne va lasciandomi ancora più nervosa di prima.
“Io lo ammazzo quello.”
Dico furiosa, tirando un calcio al muro e beccandomi un rimprovero da un insegnante random. Bell’inizio di settimana! Perché non annunciarmi che d’ora in poi dovrò vivere solo con Joel?
Ma che cazzo!
Mia sorella mi appoggia una mano sulla spalla.
“Stai calma.”
“No, non sto calma.
Non riusciresti a starci nemmeno tu se sapessi quello che so io.”
Sibilo incazzata.
Lei non dice nulla e mi lascia bollire nel mio brodo, così vado a spagnolo masticando amaro e non vedendo l’ora che si vada a mensa.
La mattina è lunga e noiosa, cerco di non distrarmi – se perdo anche quest’anno i miei mi uccidono – ma la tentazione è forte.
Accolgo con autentico sollievo il suono della campanella che annuncia il pranzo e vado a mensa, ritrovandomi in coda con mia sorella e il mio ragazzo, dietro di noi ci sono Keisha e Joel che parlottano tra di loro.
Ricevuto il rancio ci sediamo al nostro solito tavolo in un silenzio carico di tensione.
“Allora com’è andata a Las Vegas?”
“Un disastro.”
Sussurra Keisha.
“Erano dei nostri, non dei loro. Non capisco come abbia fatto Joel a sbagliarsi.”
“Io invece ho delle notizie per voi, ci vediamo alla casa nel deserto oggi pomeriggio.”
Lei mi guarda sorpresa, ma poi riprende a mangiare.
Non sono affatto stupita che Joel si sia sbagliato e nella mia testa prende corpo l’idea che lui l’abbia fatto apposta e che non sia dalla nostra parte.
-È molto strano che si sia sbagliato, lui era il migliore in queste cose e poi LORO hanno un’aura inconfondibile. Non si è sbagliato, non ha voluto trovarli. La cosa ha parecchio più senso così, ma non posso dirlo a Keisha, è ovvio che lei creda al fratello.-
Nessuno apre più bocca e io – senza farmi sgamare – analizzo le espressioni degli altri, Tom escluso: Isabel è curiosa, Keisha è pensierosa, Joel è una maschera d’ira.
Questo mi fa sorridere in un certo modo, perché probabilmente nasconde qualcosa e qualcosa di non buono a giudicare dalla faccia.
Matematica l’ho in comune con Tom, così quando ci avviamo verso l’aula mano nella mano lui mi dice che l’espressione di Joel era strana.
“Puoi giurarci che era strana,ci sta nascondendo qualcosa e ha paura che ci stiamo arrivando. Non gli piacerà per niente il fatto che abbiamo trovato un vero rifugio.”
“Penso che tu abbia ragione, il ragazzo è quantomeno sospetto.”
“Tra l’altro non riesco a leggere nella sua mente, con Keisha con un po’ di impegno ci riesco, lui è impermeabile. Quasi come se fosse… non è possibile.”
“Uno dei nostri nemici.”
Abbasso ulteriormente la voce.
“Uno degli abitanti delle lune, è impossibile leggere nelle loro menti. I loro pensieri viaggiano su frequenze irraggiungibili per noi.”
“Uhm, davvero?”
“Oh, sì! È per questo che l’altra fazione li vuole, per l’effetto sorpresa. Non siamo in grado di rintracciarli.”
“Capisco.”
È abbastanza difficile concentrarsi sulla matematica quando hai un dubbio come il mio che ti gira per la testa, il resto delle cose sembra privo di senso. Ha qualche importanza come si studia una funzione se sai che c’è un potenziale e pericoloso nemico in giro?
No, non ne ha nessuna, ma non puoi dirlo alla tua professoressa se non vuoi passare per matta.
Con un sospiro interrompo il disegno di spirali che stavo facendo e cerco di tornare a concentrarmi su quello che la prof sta dicendo.
Spero che presto arrivino le tre così posso raccontare a tutti quello che è successo.
 

Le tre sono finalmente arrivati e siamo tutti riunito nel parcheggio, anche Mark che si è preso un permesso per venire da San Diego.
Joel lo guarda come si può guardare qualcosa di estremamente schifoso e non riserva sguardi migliori a mia sorella o a Anne e Tom che sono mezzi alieni.
“Avanti, andiamo ora che il circo si è riunito.”
Io entro in macchina sospirando e pensando che di base – amico o traditore – rimane una testa di cazzo egocentrica e insopportabile.
Raggiungiamo la  casa nel deserto e chi può si siede sul divano e il resto sul logoro, ma comodo, tappeto.
“Allora, come ve la siete cavata a Las Vegas?”
Chiedo io, Joel non risponde – per lui è come se non avessi parlato – lo fa Keisha al suo posto.
“Un vero disastro, non erano nostri nemici, ma delle truppe dei nostri mandate qui in caso di bisogno. Nel caso in cui l’esercito sarebbe rimasto senza uomini lassù li avrebbero richiamati sul nostro pianeta.”
“Capisco.”
“Non so come abbia fatto Joel a sbagliare.”
Io una mezza idea ce l’ho, temo l’abbia fatto a posta.
“Voi cosa ci dovete raccontare?”
Chiede Keisha, visibilmente curiosa.
“Siamo stati a San Francisco ieri e sulla strada del ritorno abbiamo scoperto una cosa abbastanza importante: un rifugio di Swaahn.”
Gli spieghiamo dove l’abbiamo visto e sono tutti sorpresi.
“Non può essere.”
“Lo è. Joel, lo so che pensi che io sia diventata una rincoglionita, ma so ancora distinguere un rifugio Swaaahn se ne vedo uno.”
“Com’era?”
Il tono di Keisha è serio.
“Ci sono molto bozzoli protetti da una struttura da quello che sembra vetro, ma che può essere benissimo qualcosa di molto più resistente. Il posto è sorvegliato, sia io che Tom abbiamo sentito auree, direi che le guardie sono almeno due molto potenti.”
“Vi hanno visto?”
“No o non saremmo qui a raccontarvelo.”
“Dobbiamo distruggerli.”
“E se la puttana si sbagliasse? E se ci avesse tradito?
Ora sta con la feccia umana.”
“Joel, hai rotto i coglioni!”
Urliamo in coro io e Keisha e il ragazzo si alza in volo e viene violentemente espulso dalla stanza.
“Io non so cosa fare con lui!
Non lo riconosco più, sembra quasi che non sia mio fratello!”
Esclama frustrata l’aliena guardando verso la porta, poi torna a dirigere il suo sguardo su di noi.
“Ovviamente hai ragione: quel posto va distrutto, non dubito della tua capacità di riconoscere i loro rifugi.
Dobbiamo solo organizzarci, loro due.”
Indica Anne e Tom.
“Devono esercitarsi ancora un po’ se vogliono esserci d’aiuto. In quanto a Isabel e Mark ora come ora possono solo farci da palo.”
“Farvi da palo?”
Chiedono senza capire.
“Uno si piazza sulla strada o meglio alla piazzola e allontana in qualche modo chi si vuole fermare e l’altra in un punto del bosco che studieremo per tenere lontani eventuali escursionisti, sarà un lavoro duro da fare.
Le guardie sono forti e dovremo impegnarci al massimo tutti, ognuno come può.”
Annuiamo tutti.
“Per questo motivo ora noi scendiamo ad allenarci, in quanto a voi…”
Indica Mark e Isabel studierete le mappe della zona e cercherete di capire da che parte possano venire eventuali escursionisti.
Isabel , tu hai capito come funziona la colonna, vero?”
Mia sorella annuisce e si mette subito al lavoro, io e gli altri scendiamo al piano di sotto seguendo Keisha.
Questa volta ci fa lavorare come dannati, alla fine della lezione sono senza una goccia di energia, ma se mi devo scontrare con gente così pericolosa è meglio che mi prepari a dovere.
Il problema è che non mi reggo nemmeno più in piede e tocca a Tom prendermi in braccio e portarmi di sopra.
“Forse ho esagerato.”
Si scusa Keisha, Johnny invece si dirige verso il frigorifero, tira fuori un’arancia e fa una spremuta bella zuccherata che mi porge.
“Questa ti dovrebbe essere d’aiuto, Chia.”
“Grazie, Jo!”
Esclamo bevendola tutta d’un fiato. In effetti qualche minuto dopo sono in grado di reggermi sulle mie gambe.
Tom mi aiuta lo stesso a uscire e accolgo con piacere l’aria fresca del deserto, tra un’ora qui farà freddo, adesso però si sta bene.
“Ci vediamo qui domani, alla solita ora.”
Io annuisco, pensando con una punta di paura ai compiti che mi aspettano a casa, un po’ invidio Johnny che almeno non li deve fare e non limiti di alcun genere né obblighi.
Deve essere la stanchezza che mi fa parlare.
“Sei sicura di stare bene?”
Mi chiede Tom, passandomi un braccio attorno alle spalle per sostenermi.
“Sono solo stanca, per me è difficile imparare di nuovo a usare queste cose, ma ce la devo fare. Te lo ricordi cosa abbiamo sentito?
Non deve espandersi sulla Terra.”
Lui annuisce e mi lascia solo quando siamo arrivate alla macchina,Isabel è ovviamente alla guida e poco veniamo raggiunti da Johnny. Il signorino prima stava parlando e sbaciucchiando Anne, sono felice che finalmente si siano chiariti, anche se non mi sono piaciute le condizioni in cui è successo.
“Johnny, sono felice di vederti finalmente con Anne!”
“Mh, lo sapevo. Dopo tutte le volte che mi hai detto di chiarire con lei.”
“Sei felice di aver chiarito?”
Lui sorride.
“Sì, sono felice. Anne è una ragazza magnifica, dice che non le importa nulla del mio passato, della mia reputazione, di quello che sono.”
“E allora non lasciartela scappare.”
“Puoi giurarci e la proteggerò a costo della mia vita, lei non deve essere fare le spese del mio essere alieno.”
“Andrà bene, Johnny.”
Gli dico sorridendo e soffocando uno sbadiglio.
“Stanca, vero?”
Io annuisco.
“Se non ci fosse Tom accanto a me o Isabel o te o Mark non saprei come fare ad andare avanti, questi allenamenti sono massacranti.”
“Prima li eliminiamo, prima finiamo.”
“Giusto.”
Arriviamo a casa di Johnny e lui scende, ci saluta sorridendo, cosa che sorprende Isabel.
“Wow, Anne l’ha proprio cambiato. Johnny sta sorridendo!”
Io scoppio a ridere.
“Sì, l’ha cambiato!”
Arriviamo a casa giusto poco prima di cena, mangiamo le polpette di mamma e poi io mi metto a fare i compiti, che sono all’incirca una pila immensa.
A mezzanotte si è notevolmente ridotta, ma io sono troppo stanca per andare avanti, cercherò di farli domani durante le ore buche.
Mi faccio una doccia veloce e mi metto in pigiama – una maglietta lunga e larga dei Sex Pistols – quando sento un rumore proveniente dalla finestra, come di sassolini tirati.
Mi affaccio e nel prato di casa mia c’è Tom.
Lo guardo sorpresa arrampicarsi sulla quercia che c’è davanti alla finestra della mia camera e poi saltare nella mia stanza.
“Ciao, cosa ci fai qui?”
Lui mi guarda.
“Mi piace il tuo pigiama, comunque sono qui per stare un po’ con te, mi sembravi un po’ triste quando ci siamo lasciati.”
Io sorrido.
“Ero e sono stanca.”
“Mettiti a letto.”
Lo faccio e poi – con una punta di imbarazzo – lo vedo togliersi pantaloni, calzini e scarpe e raggiungermi.
Immediatamente sono attirata nel suo abbraccio caldo e confortevole.
“Se ti vedono i miei sei morto.”
“Rimarrò con te solo fino quando ti sei addormentata, ti canterò la ninna nanna.”
“Sei un pazzo, ma ti adoro.”
Rispondo insonnolita, stare tra le sue braccia mi fa scivolare via tutta la tensione e la stanchezza.
“Con Joel in giro è pericoloso che tu sia venuto qui.”
“Non ti preoccupare, ce la farò a tornare a casa mi sano e salvo.”
“Uhm.”
Lui inizia a canticchiare l’inizio di una canzone che si chiama “Carousel”, io sento di scivolare lentamente nel mondo dei sogni.
“Tom.”
Lo chiamo, mentre sono ancora cosciente.
“Ti amo.”
“Ti amo, anche io.”
Mi risponde, dandomi un bacio sulle tempie.
Sorridendo come una scema mi addormento.
La mattina dopo sul comodino c’è un biglietto ripiegato in quattro e riconosco la grafia di Tom.

Ciao, piccola.
Ti sei addormentata subito, dovevi essere proprio stanca.
Sono rimasto un po’ a guardarti: sei bellissima e terribile. Mi fai persino scrivere diabetici bigliettini d’amore.
Spero che tu non abbia avuto gli incubi dopo che me ne sono andato.
Ben svegliata.
Ti amo.
                        Tom.

Sorrido e lo infilo nel portafoglio, voglio rileggermelo durante la giornata, casomai mi sentissi giù di morale o sola. Mi faccio la doccia e vado a scuola con mia sorella di buon umore, era da un po’ che
non mi succedeva. Tom ci aspetta come al solito nel parcheggio, io scendo e lo abbraccio, tenendo a lungo la mia testa nascosta nell’incavo del suo collo.
Mi stacco solo per sussurrare una cosa al suo orecchio.
“Grazie per il bigliettino, è stato molto romantico. Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto.”
Lui sorride e mano nella mano ci avviamo verso il liceo.
“A proposito, sabato ho la casa libera. Mamma e Kari sono a Los Angeles a trovare una mia zia che mi odia, verresti da me?”
Io rimango in silenzio, so benissimo cosa implica la domanda: sesso.
Probabilmente sbaglio i termini della questione, non  è solo sesso per Tom, forse il suo è finalmente il desiderio di fare l’amore con qualcuno, che è diverso dalla semplice scopata.
Questa volta fa sul serio ed è disposto ad aspettare, io non so cosa fare; da una parte ho paura che poi lui sparisca, dall’altra mi dico che se dovesse andare male con i tizi che stiamo per affrontare morirei vergine e mi scoccerebbe, visto che ho un ragazzo che amo.
Cosa faccio?
“Va bene, vengo.”
La mia bocca ha risposto da sola, senza nemmeno chiedere permesso al cervello e tagliando la testa al toro.
“Ok.”
“Devo portare una pizza? Cibo cinese? Messicano?”
“No, cucino io!”
Io mi blocco al corridoio come se qualcuno mi avesse fulminato, poi alzo un dito tremante e lo punto verso Tom.
“Tu cucinerai?”
“Sì.”
Alza le spalle tranquillo, io sono sconvolta, vale la pena di andare da lui domenica solo per vedere cosa avrà preparato.
“Beh, come mai quella faccia?”
Mi chiede prima di entrare in classe.
“Beh, tu che cucini è un evento.”
Lui ride come un matto.
“Domenica rimarrai stupita, te lo assicuro.
Le risorse di Thomas Matthew DeLonge sono  infinite.”
Io lo guardo sempre più sconvolta e se qualcuno una decisa e poco caritatevole spinta sarei rimasta per sempre a occupare il vano della porta.
Tom DeLonge che cucina per me?
Okay, è il mio ragazzo, ma non pensavo fosse il tipo. Mi fa piacere, ma allo stesso tempo è stranissimo, come se un unicorno fosse apparso sulla cattedra.
In ogni caso mi siedo nel posto accanto al suo e lo studio: è tranquillo e sereno, scarabocchia il suo blocco.
Chi lo capisce è bravo.
In ogni caso non vedo l’ora che sia domenica per provare la sua cucina.
Chissà che razza di sorpresa riceverò.

Angolo di Layla.

Sono piuttosto scettica se continuare o meno questa storia vista l'assenza di recensioni. Penso che la metterò in pausa se qualcuno non rescensisce.

Scusate lo sfogo.

   
 
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