Le prove lasciarono i ragazzi completamente distrutti.
Fu con un’enorme sforzo di volontà che si trascinarono fino al solito bar, dove crollarono sui tavolini.
«Ragazzi…
Se continuiamo così, mi dovrete raccogliere con il
cucchiaino!» esclamò Daisuke.
«E
di chi credi che sia la colpa?» domandò acido
Takeru,
fulminandolo con lo sguardo.
«Stai
insinuando che è colpa mia?» rispose
l’altro, tirandosi su
di scatto.
«Non
insinuo, affermo. Tu e Miyako avete fatto il possibile per
rovinare ogni singola scena, anche quelle dove non
recitavate!» scattò il
biondo, fronteggiando il compagno.
La
tensione tra i due era evidente e Hikari intervenne per evitare
uno scontro: «Ragazzi, basta. Siamo tutti stanchi, non
c’è bisogno di litigare
così.»
I due
cessarono improvvisamente ogni ostilità, con grande
delusione di Taichi e Yamato, che erano pronti a veder scorrere il
sangue e a
scommettere su uno o l’altro dei contendenti.
«Hikari
ha ragione, non ho energie sufficienti per litigare con te»
disse Takeru, tornando alla sua bibita.
«Hai
soltanto paura, ammettilo!» lo provocò Daisuke,
ricevendo in
tutta risposta un pugno in faccia.
«Spero
che ora tu stia zitto per un po’»
borbottò il biondino,
ignorando l’espressione di dolore dell’amico, oltre
ad ignorare completamente
la sua aura assassina.
«Lo
sai che Takeru è più forte di
te…» gli disse Ken, passandogli
una lattina gelata per raffreddare la parte colpita.
«Sei
un amico, Ken» si incupì l’altro,
accettando comunque la lattina.
Quel maledetto biondastro da strapazzo era troppo forte, come sempre.
«Quando
posso essere d’aiuto» replicò il
ragazzo, con un ghigno
sardonico stampato sul viso.
I
ragazzi repressero una risata, mentre finalmente i bollenti
spiriti di Daisuke venivano placati.
«Non
per fare il guastafeste, ragazzi, ma io devo andare a casa. Devo
consegnare una ricerca lunedì mattina e devo ancora
lavorarci. Con le prove di
mezzo, non ho molto tempo» disse improvvisamente Jyō, con
un’occhiata all’orologio.
«Vengo
anche io, devo andare ad allenamento di kendō, se no chi lo
sente mio nonno?» si accodò Iori, alzandosi
insieme al ragazzo più grande e
preparandosi per andarsene.
«Allora
ci vediamo domani pomeriggio» li salutò Kōshirō
con un
cenno della mano.
«A
domani!» salutarono i due ragazzi, uscendo dal bar.
«Mi
sa che è meglio se vado pure io… Mia madre ha
detto che
probabilmente ci sarebbe stato bisogno di me in negozio, stasera. E
meno vedo
la sua faccia da stupido, meglio sto!» annunciò
Miyako, facendo una linguaccia
a Daisuke e salutando poi gli amici, che sospirarono al suo insulto
verso il
ragazzo.
Daisuke
si preparò per reagire, ma Sora intervenne
precipitevolmente: «Non stavi andando, Miyako? Non vorrai far
aspettare i tuoi,
vero?» La ragazza annuì e decise di ignorare
l’amico, uscendo dal locale.
Altro
massacro scampato in tempo. Ormai stava diventando uno sport,
nel loro gruppo, evitare i litigi di quei due.
Dopo
un’altra mezz’ora passata a chiacchierare del
più e del meno,
evitando altri due battibecchi tra Daisuke e Takeru (il suo avversario
preferito, dopo Miyako), quasi tutti i ragazzi se ne andarono. Alla
fine
rimasero soltanto i due fratelli Yagami, Yamato, Sora e Takeru.
Con
estrema calma, i cinque pagarono e si avviarono verso casa.
Hikari
e Takeru lasciarono subito indietro i tre ragazzi più
grandi, camminando immersi nella loro conversazione.
«Non
sono carini?» commentò Sora, con voce tenera.
«Carini?
Sono patetici!» esclamò Taichi, senza il minimo
tatto.
«Hai
dato del patetico a mio fratello? Ti informo che non è
l’unico
ad andare in palestra» lo minacciò Yamato, alzando
un pugno.
«Ho
dato del patetico a tuo fratello e a mia
sorella» lo
corresse il ragazzo, senza preoccuparsi minimamente.
«Insomma, cosa aspettano? Che arrivi la fata
madrina?»
«Non
è così facile come la fai sembrare,
Taichi» gli fece notare
Sora, spostandosi tra i due ragazzi per evitare scene di violenza.
«Andiamo,
anche un cieco lo capirebbe che quei due si piacciono!» si
lamentò il castano.
«Devo
dare ragione a Taichi… Anche il peggior sociopatico del
mondo si accorgerebbe che si piacciono» ammise Yamato,
guardando i due ragazzi
davanti a loro.
«Vedi?
L’ha capito anche lui!» esclamò
trionfante Taichi.
«Spera
di non avermi appena dato del sociopatico, perché
è la
volta buona che ti riduco in poltiglia» ringhiò il
biondo, voltandosi verso il
suo cosiddetto migliore amico.
«Su,
su, fate i bravi» li calmò Sora, spostando poi
l’attenzione
sul discorso precedente. «Comunque, Taichi, per loro
è difficile affrontare
questa cosa, perché sono migliori amici da una vita. Hanno
paura delle
conseguenze, perché non vogliono perdere il rapporto che
c’è tra loro.
Però…»
«Però
cosa, Sora? Dai, sono perfetti insieme! Ed è da una vita che
si piacciono!» quasi gridò Taichi, disperato. Quei
due gli mettevano addosso un
nervoso…
«Taichi,
non mettergli fretta. Corri il rischio di rovinare tutto,
e non è quello che vuoi, vero?» intervenne Yamato,
con il famoso cipiglio
imbronciato di casa Ishida.
«Ovviamente
no» sospirò il ragazzo, arrendendosi di fronte ai
due
amici.
Poco
dopo, i fratelli Yagami si separarono dagli altri tre
ragazzi, con appuntamento per l’indomani.
Da:
Taichi
Oggetto:
ohmioddio!
Yamato! Non ci posso
credere! Takeru ha chiesto a mia sorella un
appuntamento!!
Da:
Yamato
Oggetto:
sei un pettegolo
Taichi, sei una comare di
paese. Lasciali in pace! (sono Sora)
P.S. Era ora, che mio
fratello si svegliasse fuori! Y.
Da:
Taichi
Oggetto:
bomboniere
Secondo te le bomboniere,
meglio rosa o bianche?
Da:
Yamato
Oggetto:
senza parole
Taichi, sono sempre Sora.
Sono scandalizzata.
In questo momento ti si
adatta una delle battute di Mr. Darcy:
“L’immaginazione
femminile è veloce: dall’ammirazione passa
all’amore, dall’amore al matrimonio
in un momento solo.”
Da:
Taichi
Oggetto:
la tua ragazza
Dì alla tua
ragazza di non darmi più della donna. E fatti
restituire il cellulare, dannato!