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Autore: ansaldobreda    03/05/2014    1 recensioni
allora, prima di tutto è la mia prima storia (vi prego non sbranatemi!) e volevo dedicarla al mio personaggio preferito di sempre, C-17. da quando ero piccola mi sono sempre divertita a creare storie insieme a lui, e vorrei raccontarvi la mia versione della sua storia, o almeno provarci :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento squillare il telefono, poi la voce di Annabel che mi dice di rispondere. Cerco di uscire dallo stato letargo e di scendere dal divano. Okay, prima una gamba, poi l’altra… Avanzo lentamente verso il telefono, sperando che chiunque sia ci ripensi e metta giù. Purtroppo non succede. Afferro la cornetta. «Sì?»
Mi risponde la voce rauca di un uomo «Buongiorno. Parlo col padre di Nicholas?» Che sia un professore? Che mi abbiano beccato di nuovo a fumare in bagno? Decido di scoprirlo.
«Sì, sono io.» dico cercando di imitare penosamente la voce di Hector.
«Buongiorno, io solo il padre di una ragazza di nome Emily, non so se suo figlio le ha parlato di lei.» Inizia a salirmi l’angoscia.
«N- no, mai.» La mia voce trema. Emily? Ha detto qualcosa ai suoi? Oddio. Forse dovrei attaccare. 
«Ha un minuto? Devo parlarle di una cosa importante che riguarda suo figlio» Calmo! Devi stare calmo!
«M- ma certo.» La mia voce suona stranamente acuta. “Cazzo!” Non riesco a pensare altro.
«Senta, sarò diretto, non so in quale circostanza, ma suo figlio ha messo incinta mia figlia. E volevo parlare con lei per…» Metto giù il telefono. Ricomincio a respirare. Ora sono veramente fottuto, quello richiamerà, era incazzato, richiamerà mentre io sono fuori e risponderà Hector… Devo parlare con Emily, dirle di pregare suo padre di non richiamare. Non disposto a pagare, a frustarmi, quello che vogliono! Parlerò io con suo padre. E se questo vuole che ci sposiamo?  O mio dio…
«Nicholas, chi era al telefono?»
«Nessuno, pubblicità.» Devo cominciare a pregare?
 
Entro in casa. Oggi Emily non era a scuola. Certo, i suoi l’avranno fatta stare a casa per non farmela vedere! Vogliono distruggermi perché ho sverginato la loro piccolina! Ma che dico? Emily non era neanche vergine. Loro pensano di sì? Probabile, dannatamente probabile. Butto lo zaino sul divano e noto la spia della segreteria che lampeggia. Ascolto il messaggio. “Buongiorno, sono il padre di Emily. Non so cosa sia succ…” Cancello il messaggio e mi guardo intorno per vedere se qualcuno ha sentito. Non c’è nessuno. Afferro il cellulare e compongo il numero di Emily. “Segreteria telefonica del numero…” Cazzo! Pure il cellulare spento! Mi chiudo in camera. Non voglio vedere nessuno.
 
Mentre scendo dall’autobus sento una sensazione strana. Come un avvertimento. Avrei voglia di girarmi e correre via, invece proseguo verso casa. Entro, sento uno schiaffo molto forte che mi costringe a guardare per terra. Quando alzo lo sguardo vedo Hector davanti a me, che mi fissa con uno sguardo che conosco troppo bene. Terrore. Sento il terrore. Annabel è dietro di lui, con lo sguardo mi dice “corri”.
«Una ragazzina. Hai messo incinta una ragazzina.» Scatto. Corro verso la porta, riesco ad aprirla ma lui mi afferra per i capelli e mi scaglia verso sua moglie. La porta rimane spalancata. Corro verso la cucina, lui mi insegue, giriamo intorno al tavolo.
«Hector, ti prego, calmati!» Annabel ha le lacrime agli occhi. È la prima volta che interviene. Anch’io ho le lacrime agli occhi. Vedo tutto sfuocato, tutto a parte gli occhi infuocati di Hector. Urlo la prima cosa che mi viene in mente. «Vaffanculo! Mica puoi uccidermi!» Può invece. Riesco a tenerlo a distanza girando intorno al tavolo, la vena che ha sulla fronte si gonfia e pulsa. Appena posso, corro fuori dalla porta. Riesco ad arrivare in strada ma lui mi afferra per un braccio e poi mi tiene stretto per i polsi. Le mie ossa scricchiolano, mi stringe così forte che non sento più le mani. Sferro un calcio sotto il suo ginocchio con tutta la forza che riesco a trovare, ma non è abbastanza da fargli mollare la presa sui miei polsi. Non sarò mai più forte di lui. Riesce a tenermi bloccate le mani con una mano sola e con l’altra mi tira lo schiaffo più forte che abbia mai ricevuto. La mia guancia è bollente e gelida insieme, non riesco a tenere aperto un occhio. Comincio a urlare «Lasciami! Lasciami!» Urlo forte nella speranza che qualcuno senta e lo faccia smettere. Per la prima volta ho veramente paura di lui.
«Lo lasci stare.» Impossibile! Il nuovo prof di matematica esce dal cortile della casa di fronte alla mia. Per un attimo mi dimentico il dolore alla guancia.
«Senta vecchio, si faccia gli affari suoi.» La sua presa sui miei polsi si stringe ancora, sento le dita che formicolano.
«Sono un professore di suo figlio. È meglio se lo lascia stare.»
«Senta, non me ne frega un cazzo di chi è, okay? Sparisca!» La sua presa si allenta un attimo. Mi ripiglio e gli tirò un calcio in mezzo alle gambe urlando, colpendolo con tutto il mio odio. Questa volta è costretto a piegarsi per il dolore, mollando i miei polsi. Dovrei correre, invece rimango lì, a fissarlo. «Piccolo stronzetto! Adesso ti ammazzo!» Fa per rialzarsi, ma subito dopo si blocca con un’espressione strana sul volto, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. Stramazza con la faccia a terra, e vedo dietro di lui il professor Gelo con una mano protesa in avanti. Rimaniamo a fissarci, io con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Il mio respiro comincia a tranquillizzarsi, per un momento credo di svenire.
«Stai bene?» Annuisco a scatti, mi tolgo un ciuffo da davanti alla faccia. Dovrei ringraziarlo, ma mi fa paura. Dovrei scappare, andarmene e non tornare, perché quando Hector si sveglierà potrebbe ammazzarmi sul serio. E invece sono bloccato qui, non riesco a fare altro che fissare il mio professore, poi Hector a terra, e di nuovo il prof di matematica che lo ha steso con… una mano? Sì, mi fa paura. Mi accorgo adesso che siamo in mezzo alla strada, Annabel esce dal cortile e rimane quasi impassibile quando vede suo marito disteso a terra. Annuisce e mi dice solo «Aiutami a portarlo dentro.» Possibile che l’unico che trova strano che un vecchio stenda un uomo enorme con una mano sono io? Decido di aiutare Annabel, tanto anche se scappo prima o poi i conti con lui li dovrò fare. Se devo morire, meglio morire subito. Afferro Hector per un braccio, cercando di sollevarlo e ignorando qualunque cosa mi stia dicendo il vecchio.

 
 
Angolo autore: Ciao a tutti! Eccomi qui, questa volta ho pensato ‘ci sarà mai stato un momento in cui C-17 è stato felice di vedere il caro dottor Gelo?’. Naturalmente questo sarà il primo e l’unico ;) Da qui in poi la storia prenderà una piega un po’ drammatica, anche se non credo che supererà i dieci capitoli. Spero che la storia vi piaccia :D mi raccomando fatemelo sapere!! Commentate please, recensioni positive e negative, cosi mi aiutate a migliorare <3  
  
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