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Autore: yuko_ichi    04/05/2014    4 recensioni
Raccolta di extra legati alla long "Tutto è già cambiato".
-Ti fanno uscire Naruto?
-Sì, mi sono rimesso completamente,- rispose lui, -Kurama ci ha messo un po’ più del previsto, perché anche lui non aveva più chakra.
-Kurama?- fece Suigetsu.
-La volpe a nove code,- rispose Sasuke laconico.
Il biondo si voltò verso di lui e si ritrovarono a fissarsi negli occhi per un istante.
-Già,- disse dopo poco con un sorriso enorme, sfiorandosi l’addome, -il mio amico Kurama…
-Sei amico di un bijuu?- domandò Suigetsu perplesso.
-Come pensi che abbiamo vinto questa guerra?- fece il biondo, -i bijuu sono nostri alleati ora…
Suigetsu si voltò perplesso verso il moro, ma vedendo che non diceva nulla, se non sbuffare emettendo il suo solito tsk, lasciò perdere.
Shikamaru invece ridacchiò.
-Voi non lo conoscete ancora, Naruto,- spiegò, -la sua più grande abilità è quella di diventare amico praticamente di chiunque e di spargere amore tutto intorno a lui…
Il biondo ridacchiò sorridendo.
Invece il moro sussultò, che cosa voleva dire? Ma soprattutto, perché diavolo il suo cuore aveva perso un colpo a sentire quelle parole e a vedere il biondo sorridere?
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutto è già cambiato'
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Note:
Allora, allora, allora, deduco, dal numero di visite e di recensioni, che le storie Shikamaru/Temari non le apprezziate poi più di tanto… ho infatti postato la scorsa settimana una one-shot su di loro, che avrebbe tranquillamente potuto essere inclusa in questa raccolta, ma che, per la differenza di protagonisti principali ho preferito pubblicare a parte.
Comunque, spero che invece questo ulteriore extra pre-long tutto su Sasuke, lo apprezzerete di più,
a presto e buona lettura!
 
Yuko

 
 
 
10.

Davanti alla porta

 
 
È fermo lì, da giorni, ore, minuti. Davanti a quella porta scorrevole di legno e carta di riso, uguale a tutte le altre di quella grande casa in cui ha ricominciato a vivere da quasi due mesi. L’unica che ancora non è riuscito a varcare. Tra quelle del piano di sotto. Quelle del piano di sopra non ha nessuna intenzione di varcarle almeno per il momento. Anzi, non sale neanche le scale, ad essere precisi.
È così dannatamente difficile, maledizione, pensa.
E lui che credeva di aver già intrapreso e affrontato tutte le cose più difficili del mondo, si ritrova lì, davanti ad una porta chiusa, a darsi del cretino perché non riesce, proprio non ci riesce, ad aprirla. È terrorizzato da quello che potrebbe trovarci.
Eppure una volta Orochimaru aveva provato a dirglielo, lo ricorda distintamente. Gli aveva detto che la scelta che aveva fatto, allontanarsi dal villaggio e diventare forte per vendicarsi di suo fratello, era stata una via facile. Si ricorda che lo aveva guardato con stupore e sufficienza, senza dire nulla, e poi Orochimaru, dopo un po’, accorgendosi della muta domanda che gli era rivolta, aveva aggiunto:
-Un giorno lo capirai, Sasuke-kun, un giorno ti accorgerai che la via più difficile è sempre quella che si compie quando si prova a rimettere insieme le cose, non a distruggere…
Dopo pochi giorni lo aveva ucciso.
Non aveva capito quello che intendesse.
Solo ora sta iniziando a rendersene conto. E le parole di quel maestro che lo ha fatto diventare forte gli risuonano nella mente come un ammonimento, severo, ma dolce al tempo stesso. Come alla fine si è ritrovato a considerarlo pensando a quello che è successo durante la guerra, quando lo ha resuscitato. Alla fine Orochimaru lo ha aiutato, così come Kabuto, che ha addirittura evitato che morisse e lo ha curato. Alla fine, oggi, quando ripensa a quei due, sente quasi riconoscenza nei loro confronti.
Ma era solo un ragazzino, si dice, anche se non era che un po’ più di un anno fa.
Tante cose sono cambiate, da quelle parole. Troppe, forse.
E oggi, che è tornato a Konoha, dopo aver combattuto contro Madara e Obito, sta iniziando a comprendere.
 
È lì, davanti alla porta dello studio di suo padre, ed è terrorizzato. Forse più di quanto lo sia mai stato prima. E sta cercando di capire come mai.
Però il senso di quelle parole del suo vecchio maestro sta iniziando a comprenderlo. Tornare, è così difficile. Rientrare in quella grande casa, che è straordinariamente rimasta uguale a come l’ha lasciata, è stato molto più faticoso di quanto avrebbe mai immaginato.
Dopo che Itachi aveva ucciso la sua famiglia e tutto il clan, aveva continuato a viverci per anni, ma si era limitato ad abitare solo una minima parte di quelle stanze. Aveva sigillato il piano superiore e la maggior parte di quello inferiore. Usava solo il salotto, la cucina, un bagno e una stanza. Tutte le altre camere non le aveva più aperte.
Quando era rientrato a casa, in seguito a quella notte, dopo aver passato circa una settimana in ospedale, la aveva trovata così, era stato il Terzo a ripulirla e a farla sistemare quando lui gli aveva detto che voleva continuare a vivere lì, da solo.
Ma oggi ha diciassette anni, ha ucciso suo fratello, ha ottenuto la sua vendetta per poi scoprire che era stata tutta una farsa, il perfetto inganno di Itachi, la sua illusione suprema. Le parole di quello che si era presentato come Madara e che poi invece si era rivelato Obito, un fantoccio nelle sue mani, l’ennesimo Uchiha caduto preda dell’odio e del dolore, avevano distrutto tutto. Il mondo si era capovolto. Tutto era cambiato. Un cataclisma aveva sovvertito l’ordine delle cose e i suoi occhi si erano risvegliati. Una verità sconcertante si era rivelata. Non era più suo fratello il traditore.
Per un po’ aveva provato a convincersi che i veri traditori fossero le alte sfere della Foglia, ma poi, lentamente, ma inesorabilmente, aveva dovuto accettare un’altra verità, che si stava facendo spazio dentro di lui e cercava di trovare una via di accesso alla sua coscienza.
Il vero traditore era suo padre. Il capoclan degli Uchiha.
Dai racconti del primo Hogake aveva compreso che quello era un vecchio problema che il Villaggio della Foglia si portava appresso dai tempi della sua fondazione, lo scontento degli Uchiha per la posizione che avevano all’interno del Villaggio. La prima volta era stato Madara stesso ad allontanarsi e a farsi carico di tutto quello scontento combattendo contro Hashirama. La sua presunta morte pareva aver acquietato la sete di potere del clan per quasi un secolo. Ma poi si era ripresentata.
Gli Uchiha stavano per dare il via ad una guerra civile e suo fratello aveva deciso che il modo migliore per evitare quella catastrofe e la morte di tanti innocenti sarebbe stata l’eliminazione completa del clan. Ma dove aveva trovato quel coraggio? Se lo era chiesto spesso nell’ultimo anno.
Dove aveva trovato Itachi la forza di uccidere i suoi stessi genitori e tutte le persone che gli erano care? Dove aveva trovato la forza di uccidere Shisui, il suo migliore amico? Ricordava chiaramente che quei due erano inseparabili e aveva compreso, anche grazie ai ricordi che Naruto gli aveva fatto vedere, che era stato Shisui stesso a volere che lui lo uccidesse per poter così acquisire il potere del mangekyo sharingan, l’unico che lo avrebbe messo in grado di compiere quella strage.
Doveva quindi essere stato per forza un piano congiunto tra loro due, Shisui sapeva e gli aveva affidato la sua vita e il suo occhio. Ma come avevano potuto, quei due, compiere un sacrificio così estremo di tutti i loro stessi sentimenti? Come aveva potuto Itachi rimanere da solo a custodire quel segreto per tutto quel tempo?
E poi farsi bollare come traditore e vagare per anni, accodandosi a quell’organizzazione, l’Akatsuki, per tenerla d’occhio, facendosi odiare da lui… perché Itachi non lo aveva portato con sé? D’accordo che era solo un bambino, ma possibile che avesse fatto davvero tutto quello per lui? Aveva ragione Naruto quando gli aveva detto che il desiderio di Itachi era che lui avesse un posto da poter ancora chiamare casa, un luogo in cui poter essere felice? Si poteva fare davvero una cosa del genere?
 
Erano giorni che continuava a passare davanti a quella porta e a porsi queste stesse domande. Aveva aperto le altre stanze del piano inferiore e le aveva un po’ sistemate, aveva ammassato tutte le cose che non voleva più avere intorno in un magazzino in fondo alla casa, aveva pulito e messo in ordine. Anche se non era necessario, in fondo a lui non servivano altre stanze, ma gli era sembrato che non avesse senso continuare a vivere in quel modo, anche se era di nuovo da solo in quella casa.
La verità, per quanto ancora più orribile e crudele di quella che aveva conosciuto, richiedeva che anche quella casa cambiasse. E gli era sembrato che quelle pulizie e quel  mettere in ordine, quel riscoprire gli oggetti della sua famiglia, per quanto doloroso, fosse anche un po’ utile, gli era sembrato che mettere a posto fuori di sé coincidesse anche con il rimettere a posto qualcosa dentro di sé, e c’erano così tante cose da mettere a posto anche lì…
Ma ora non poteva più continuare ad evitare quella stanza, erano almeno tre giorni che al ritorno dalle missioni, dopo essersi fatto una doccia ed aver mangiato qualcosa, si ritrovava lì davanti. Oggi era il suo giorno libero, era mattina, aveva tutta la giornata di fronte a sé, doveva per forza entrarci.
Poggiò la fronte sul legno e sospirò.
 
Padre, pensò, perché diamine non sei riuscito a porre fine al folle desiderio di potere del clan? Eri il capo, avevi l’autorità, avresti potuto sedare quella ribellione… invece la hai assecondata… perché? Non pensavi ai tuoi figli? Non riuscivi a renderti conto che quello che stavi facendo avrebbe portato solo a delle conseguenze orribili? Anche se avessi vinto, anche se aveste preso il potere, poi cosa sarebbe accaduto? Pensavi davvero che sarebbe finita lì?
Eppure eri un uomo intelligente… e tu, madre, perché non lo hai fermato? Sapevi quello che stava facendo?
Itachi ha fatto bene. Io non so se sarei stato capace di fare lo stesso, ma oggi penso che lui abbia fatto bene. Anche se questo pensiero mi stordisce e mi lascia senza fiato per tutto quello che comporta… l’ho ucciso, ho ucciso mio fratello, che amavo così tanto, e a volte mi viene voglia di morire per questo… è stata colpa tua padre… lo sai? Lo senti, dalla tomba, che le tue azioni sconsiderate, che la tua brama di potere, hanno portato a tutto questo? Hanno scatenato questa guerra fratricida?
Mi verrebbe voglia di resuscitarti solo per vedere la tua faccia nel raccontarti tutto quello che è avvenuto…
Non riesco neanche ad essere arrabbiato, perché diamine non riesco neanche ad essere infuriato con te? Mi viene solo da piangere…
Era così facile il mondo quando pensavo che Itachi dicesse la verità, quando pensavo che vi avesse ucciso per la sua follia… era più semplice, lui era un traditore, voi le vittime e io avevo la mia vendetta, che mi teneva in vita e mi spingeva ad agire…
Ora il mondo è diventato un luogo in cui i vecchi sentimenti si mescolano ai nuovi, in cui l’odio e la sofferenza sembrano vagare disperati dentro di me, senza più trovare un appiglio, e non riesco neanche a sentire il fuoco familiare della rabbia che mi invade le viscere e mi fa sentire di avere uno scopo…
Penso a Madara, che ho combattuto allo stremo delle mie forze, e non riesco a non sentirlo vicino in qualche modo perverso… avrà mentito anche lui? In fondo sembra che noi Uchiha siamo davvero bravi in questo… mentiamo a tutti, forse anche a noi stessi… sarà lo scotto che paghiamo per essere capaci di creare illusioni così potenti? Cadiamo preda dei nostri stessi genjutsu?
Comincio a chiedermi se sia poi vero quello che diceva Madara, ho visto il modo in cui guardava Hashirama… la mente mi si riempie di domande su di lui e su quello che provava… perché ha voluto tutto questo? Era davvero così preda della sete di potere? O aveva qualche altro desiderio segreto che lo muoveva? Lo ha fatto per se stesso o per il clan? E tu, padre? Quello che hai provato a fare lo stavi facendo per te stesso o per il clan?
Il mondo è diventato un luogo complesso e incomprensibile, in cui le vere intenzioni delle persone mi risultano così misteriose…
 
Eppure sono tornato, anche se tutto quello che ho pensato e fatto fino a poco tempo fa è stato inesorabilmente sbagliato, alla fine so di aver fatto la scelta giusta. Ho combattuto contro il mio stesso sangue, come mio fratello prima di me, e so che lui ne sarebbe fiero.
Ho combattuto insieme a Naruto… come voleva Itachi… non lo trovi ironico, padre?
Ho provato a uccidere il mio migliore amico, più di una volta, ho provato a estirparmelo dal cuore con tutte le mie forze… senza nessun risultato a quanto pare… io, che tutti hanno sempre considerato un genio, ho fallito miseramente nel compito che sembrava il più facile… alla fine mi sono arreso a lui, ho combattuto al suo fianco e sono tornato qui, proprio come voleva quel dobe…
Anche se non riesco ad ammetterlo che dentro di me.
E anche questo è così dannatamente difficile, sai?
Essere qui a Konoha, vedere le persone che ho odiato ricostruire le proprie vite dopo la guerra, vedere le persone che mi sorridono, il ghigno di Tsunade quando mi parla, l’occhio bonario di Kakashi, il sorriso di Iruka, la felicità così palese negli occhi di Sakura, la serenità di Suigetsu, Jugo e Karin che si stanno ambientando così bene, il sospiro di sollievo che sembrano emettere Kiba, Shikamaru, Ino, Choji, Ten Ten, Rock Lee, Hinata, persino Shino, quando li incontro… e poi… Naruto…
È tutto così strano con lui… lo penso, più spesso di quanto abbia mai pensato a chiunque altro… lo guardo, mi accorgo che lo guardo in continuazione, è più forte di me, a volte cerco di non farlo, ma poi ci ricasco, e non so neanche il perché… e anche lui lo fa, sento il suo sguardo su di me, sempre, e non capisco…
Avrei bisogno di te… mamma, avrei bisogno di uno di quei tuoi sguardi pieni di comprensione e affetto, del tuo abbraccio, delle tue carezze, di una tua parola gentile… tu riusciresti ad aiutarmi a capire quello che mi sta succedendo?
I miei sentimenti sono in subbuglio, è tutto differente, tutto sta cambiando, tutto è già cambiato, e io non so in che modo e mi sento confuso, per la prima volta nella mia vita non so cosa penso, né cosa provo…
 
Itachi avrei bisogno di un po’ di quel tuo coraggio ora, per aprire questa porta e capire cosa c’è in questa stanza, immagino di trovarci le foto della nostra famiglia, e so che farà male guardarle, ma ho anche tanta paura di trovarci dei documenti che attestino della follia di nostro padre. L’immagine che avevo di lui, di te, del clan, è cambiata inesorabilmente e ora ho paura di trovare qualcosa che possa cambiarla ancora di più…
Non ne posso più dei cambiamenti, vorrei solo che il mondo smettesse di girare in questo modo vorticoso e tornasse a diventare un luogo semplice e comprensibile, un luogo in cui due più due fa quattro e non a volte sedici e altre uno, un mondo in cui la logica funzioni e non in cui sembri che tutto sia stato sovvertito, un mondo in cui sia facile comprendere la differenza tra quello che è giusto e quello che è sbagliato…
 
Il mio cuore non ha ancora trovato riposo, non so se lo troverà mai e non so come fare per calmarmi. Nessuno se ne accorge, nessuno lo nota, la maschera di freddezza e impassibilità che mi sono costruito sembra reggere ancora abbastanza bene, solo qualche volta la sento come incrinarsi… mi sono accorto che succede qualcosa dentro di me quando sono accanto a Naruto, ma soprattutto quando c’è qualcun altro accanto a noi e vedo il modo in cui lui guarda gli altri. Mi sento, quasi… geloso delle sue attenzioni… vorrei che guardasse solo me, che sorridesse solo a me… perché? Sono dunque diventato così fragile da avere bisogno di sentirlo come un punto di riferimento? Mi sento un cretino, dannata possessività Uchiha…
Inoltre, mi sembra veramente impossibile, ma sembra che quel pesce lesso di Sai abbia notato qualcosa, sembra che faccia apposta a provocarmi… quando siamo insieme tocca sempre Naruto, in un modo o nell’altro, e io non riesco proprio a impedirmi di sentire un’ondata di ostilità nei suoi confronti e temo che lui se ne sia accorto, temo di essermi fatto beccare a fulminarlo in più di un’occasione… e mi danno fastidio anche tutte quelle ragazzine che ci girano intorno ultimamente, quelle petulanti che cercano di attirare la mia attenzione non faccio altro che ignorarle come facevo anni fa, ma quelle che girano intorno a Naruto vorrei scannarle, mi danno sui nervi…
Lui dice che sono il suo migliore amico, lo ha sempre detto, prima diceva anche che ero come un fratello per lui, e da quello che ci ha detto l’eremita delle sei vie, sembrerebbe anche vero in un certo qual modo, ma quel giorno in ospedale lo abbiamo negato entrambi, perché? Che cos’è Naruto per me oggi?
E perché diavolo sono appoggiato a questa porta da ore e non riesco a muovermi di un passo? Dannazione, sono l’ultimo degli Uchiha, ho più potere di tutta Konoha messa insieme, escluso il dobe, e non trovo il coraggio di aprirla!
 
-Sasuke Uchiha?
Si voltò di scatto al sentire una voce pronunciare il suo nome. Un rospo lo stava guardando incuriosito.
-Che vuoi?- gli domandò cercando di darsi un contegno.
-Naruto vuole sapere se, visto che è il vostro giorno libero, ti va di raggiungere lui e Kakashi a mangiare da Ichiraku,- disse il rospo sbuffando, evidentemente quello doveva sembrargli un modo davvero inutile di utilizzare i suoi servigi.
Gli venne da sorridere per un istante, Naruto, pensò, sembra proprio che tu non riesca a fare altro che venirmi sempre a salvare eh?
-Digli che non posso,- rispose solo al rospo.
-Ok,- fece quello e poi sparì con uno sbuffo così come era apparso.
Lui fece un respiro profondo, sorrise impercettibilmente, e infine aprì quella porta.
 
Diverse ore dopo era ancora seduto per terra tra vecchi album di foto che ritraevano i suoi genitori da giovani con vari altri ninja. Non aveva trovato molto più di quello, solo qualche vecchio documento, niente che riguardasse il piano di suo padre e del clan di muovere guerra al villaggio.
Forse è meglio così, si ritrovò a pensare, in fondo era ovvio che non avrei trovato poi molto, il Terzo deve aver fatto perquisire la casa e avrà preso lui qualsiasi cosa riguardasse la cospirazione, in fondo il patto con Itachi era che io non avrei mai dovuto sapere nulla.
Poi si guardò intorno un’altra volta, oltre ad una grande scrivania, c’erano tante librerie di legno piene di libri e rotoli vari, più un divanetto e una poltrona.
Si rialzò e si sedette alla scrivania, poggiò le mani sul tavolo, aprì ancora una volta i cassetti, rialzò lo sguardo e davanti a sé vide un quadro, era una calligrafia tradizionale con due versi:
 
Quando i tuoi occhi saranno risvegliati
la verità non sarà più celata al tuo sguardo
 
Dopo uno spazio bianco appariva, in basso, il simbolo dello sharingan stilizzato. Aggrottò la fronte perplesso, non si ricordava di quel quadro, ma in fondo quando era piccolo non entrava spesso in quello studio. Poi gli venne un’idea e il rosso apparve nei suoi occhi.
Rimase senza fiato, con lo sharingan attivo oltre a quei versi compariva un’altra scritta:
 
Nelle parole dietro le parole troverai
una luce che non può essere oscurata
 
Andò di fronte al quadro, lo sollevò dal chiodo, con le mani che gli tremavano, e lo girò.
 
 
Figli miei,
se un giorno leggerete questo vorrà dire che io sarò morto. Mi dispiace.
In questi giorni ho compiuto la scelta più difficile della mia vita.
Il clan desidera la guerra, è stanco di sentirsi escluso da tutte le decisioni più importanti che vengono prese e di essere solo sfruttato come forza militare. I nostri figli vengono mandati a morire con più leggerezza di quelli degli altri e questa situazione non è più sopportabile. Ho provato a parlare con l’Hokage più volte, ma il consiglio è irremovibile.
Il Terzo ha sbagliato a non proclamare un nuovo Hokage dopo la morte del Quarto, ma non lo sta facendo perché noi stiamo richiedendo che il prossimo Hokage sia un Uchiha, non importa chi. Molti jonin del nostro clan hanno proclamato che non accetteranno che per un’altra volta gli Uchiha siano comandati dai Senju, che tutte le loro carriere vengano sempre ostacolate e che vengano sempre e solo relegati ad essere membri della polizia o anbu.
Ho quindi deciso di fare miei i propositi della maggior parte del clan e di governare io stesso questa insurrezione, in modo anche da poterne attutire gli urti più violenti. Ci sono già stati incidenti poco chiari e non voglio si verifichi una situazione di anarchia e violenza incontrollata.
So che ho preso una decisione che porterà morte e sofferenza, ma spero vivamente che alla lunga possa portare ad una situazione di maggiore equità tra i vari clan del villaggio.
Lo sto facendo per voi, figli miei, e per tutti i giovani Uchiha,
spero che un giorno potrete perdonarmi,

Fugaku Uchiha

 
 
Si accasciò a terra, dopo aver letto e riletto più volte quelle frasi.
Poi pianse. A lungo.
Quando riuscì a calmarsi, mise a posto il quadro, si richiuse quella porta alle spalle lasciando tutti gli album di foto ancora sul pavimento e andò a farsi una doccia per provare a schiarirsi un po’ le idee. Si sentiva svuotato.
Andò in cucina, accorgendosi che non aveva mangiato niente per tutto il giorno, quando sentì bussare alla porta. Storse il naso domandandosi chi potesse essere e andò ad aprire. Si ritrovò davanti Suigetsu e Naruto.
-Neh, Sasuke, vieni a cena da noi?- domandò Suigetsu.
-No,- rispose.
-Dai teme,- disse a quel punto il biondo, -pare che oggi sia il compleanno di Karin, e Sakura e Ino le stanno preparando una sorta di festa a sorpresa, Jugo l’ha fatta uscire perché non si accorgesse di nulla, manchi solo tu.
Li fissò un attimo, poi sospirò e disse:
-Va bene…
Forse non sarebbe stata una cattiva idea prendere un po’ d’aria e stare in mezzo ad altri dopo quella giornata. Inoltre non aveva fatto la spesa e non aveva niente da mangiare in casa.
-Visto Naru?- disse Suigetsu mentre si incamminavano, -te lo avevo detto che se ci fossi andato io da solo non mi avrebbe dato retta…
Il biondo sghignazzò, beccandosi un’occhiataccia da Sasuke.
 
La serata era andata meglio del previsto, Karin era arrossita e si era quasi messa a piangere quando aveva trovato tutte quelle persone in casa che le avevano urlato buon compleanno. E lui era rimasto sinceramente stupito dal vedere la sua reazione, forse venire a vivere a Konoha era stata una buona decisione anche per i suoi tre compagni del team falco, in fondo anche loro avevano vissuto in modo decisamente fuori dall’ordinario fino a quel momento e un po’ di normalità sembrava gli stesse facendo davvero bene. Forse era proprio questo che stava sconvolgendo così profondamente anche lui, da quasi due mesi la sua vita sembrava improvvisamente diventata “normale”…
Avevano mangiato e bevuto, aveva perfino chiacchierato un po’, poi Suigetsu aveva tirato fuori il sakè.
 
-Devo levartela quella bottiglia?
Si girò lentamente verso la voce che aveva appena parlato. Trovò il biondo che lo fissava con aria preoccupata.
-No.
-Ma, teme,- continuò, -ti sei praticamente scolato da solo un litro di sakè e ora hai iniziato una seconda bottiglia, non ti sembra di esagerare?
-Neh, Naru,- si intromise Suigetsu, -non ti preoccupare, Sasuke fa sempre così quando c’è il sakè…
-Sei diventato un ubriacone?- domandò il biondo perplesso.
-Ma figurati,- sbuffò il moro, -mi piace e lo reggo, quindi non fare quella faccia…
-Wow,- aveva proseguito Naruto, -quindi sulla terra esiste anche qualcosa che ti piace? Sono davvero sorpreso!
La risata sguaiata di Suigetsu che ne era seguita lo aveva distolto dal proposito di ribattere in qualsiasi modo.
Jugo si era praticamente addormentato con la testa sul tavolo, lui l’alcool lo reggeva malissimo, Suigetsu aveva invece iniziato a cianciare con le tre ragazze, beccandosi delle pesanti prese in giro da parte di Sakura e anche qualche pugno di Karin, che lo aveva fatto liquefare un paio di volte.
-Non trovi un po’ inquietante quanto Sakura, Ino e Karin siano diventate amiche?- gli chiese il biondo che era seduto di fronte a lui, osservando le ragazze.
Sasuke si girò per guardarlo, aveva il volto poggiato sopra una mano e le guance leggermente arrossate dall’alcool, guardava verso le tre ragazze e sorrideva. Sentendo il suo sguardo si girò e incontrò i suoi occhi, ma lui distolse lo sguardo portando la sua attenzione sul bicchiere che aveva tra le mani.
-Contente loro…- sospirò.
-Non trovi che sembrino felici?
Le osservò con più attenzione e disse:
-Sembra strano che si possa essere felici dopo tutto quello che è successo…
-Beh, ma è proprio per questo, no?- disse ancora il biondo con un sorriso dolce, -è proprio dopo tutte le cose brutte che sono successe che si riesce ad apprezzare di più le piccole cose…
-Hm…- rispose solo.
-Che hai fatto oggi?- continuò il biondo.
-Ho messo a posto casa…
-È per questo che sei di cattivo umore?
Lo guardò stupito per un istante, quel Naruto che sembrava capace di leggergli dentro lo sorprendeva ogni volta.
-Non sono di cattivo umore,- disse dopo aver versato dell’altro sakè sia a se stesso che al biondo.
-Hai la testa da un’altra parte però…
-Quello sì,- rispose.
Poi lo guardò, Naruto non gli stava chiedendo nulla, ma gli venne voglia di raccontargli quello che aveva scoperto, inspiegabilmente.
-Ho trovato un messaggio di mio padre…- iniziò.
Lo sguardo del biondo si fece più attento, stava aspettando in silenzio, e lui apprezzò che gli stesse dando il tempo di decidere cosa dirgli.
Poi gli raccontò quello che aveva trovato.
-Quindi,- disse alla fine il biondo, -anche se non sei d’accordo con le sue scelte, hai almeno avuto conferma che ti voleva bene e che quello che ha fatto lo ha fatto per i suoi figli…
-Qualcosa del genere…- sospirò, -ma trovo davvero inquietante come le migliori intenzioni possano portare a tali catastrofi,- aggiunse.
-Io credo che le persone difficilmente siano proprio cattive, sai?- disse il biondo appoggiandosi sulle mani dietro di lui e sollevando lo sguardo verso il soffitto.
-E come la metti con gente come Obito e Madara?- domandò scettico.
-Io credo che le persone soffrano, tanto,- continuò il biondo, -e che quando si sentono ferite è come se la loro vista e il loro cuore si restringessero, come se non riuscissero più a vedere le cose in modo obiettivo, l’unica cosa che vogliono è cercare di mettere a tacere in qualche modo quella sofferenza e, a volte, trovano delle soluzioni che gli sembrano perfette, ma non riescono a rendersi bene conto delle conseguenze… non vedono più altro che il proprio dolore e se stessi e così smettono anche di vedere il dolore che stanno provocando, a se stessi e agli altri…
-Questo potrebbe valere anche per me…- disse il moro fissandolo.
-È così?- gli domandò il biondo rivolgendo a quel punto lo sguardo verso di lui.
-È possibile…- rispose, stavolta senza distogliere lo sguardo da quegli occhi chiari, basta fuggire anche da questo, pensò, basta guardarsi di nascosto.
-Oggi soffri di meno?- domandò ancora il biondo, piano.
-Non lo so ancora… ma qualcosa è cambiato…
-Bene,- disse Naruto con un sorriso dei suoi, -l’importante è che ci sia qualcosa di differente rispetto a prima, no?
-Ragazzi, grazie di tutto,- iniziarono a dire Sakura e Ino a quel punto, -noi andiamo, Naruto, Sasuke-kun, venite anche voi?
-Sì,- disse il biondo rialzandosi.
Il moro lo seguì. Meglio così, pensò, tanto non avrebbe saputo cosa rispondere a quelle parole. Salutarono e se ne andarono.
Fecero la strada fino a Villa Uchiha insieme, poi gli altri tre proseguirono verso le proprie case. Sulla porta del giardino, Sasuke si ritrovò a guardare le spalle del biondo mentre si allontanava e chiacchierava con le ragazze.
Da quanto sei diventato così saggio Naruto? Si chiese. Sei così pieno di sorprese…
Forse era questo che intendeva Itachi quando ti ha detto che lui ha fallito perché ha fatto tutto da solo, forse è questo che intendeva Orochimaru. Distruggere, separare, lasciarsi andare al dolore e all’odio, fare tutto da soli, in fondo è una via semplice, anche se ai nostri occhi, soprattutto a quelli di un’Uchiha orgoglioso, sembra invece arduo e faticoso…
Forse, invece, la via più difficile è sempre stata quella che hai scelto tu, cercare di tenere insieme le cose e le persone… avere fiducia negli altri…
Forse è vero che l’odio genera odio, mentre la fiducia genera fiducia… in fondo è per questo che abbiamo vinto, perché lo abbiamo fatto insieme, tutti quanti, sorpassando quello che ci divideva, perfino i bijuu sono diventati tuoi amici e tutti i ninja esistenti hanno imparato a collaborare tra di loro.
È così duro da ammettere ma penso tu abbia ragione, le scelte che ho preso erano dettate dal dolore e dall’odio, non erano davvero lucide, e per questo si sono rivelate sbagliate… ma ora sembra ci sia qualcosa di differente dentro di me… e in questo qualcosa sembra tu abbia un qualche ruolo…
Mi sento meglio dopo aver parlato con te, e questo è così strano… in fondo io non ho mai davvero parlato con nessuno, solo con te, qualche volta… ma io, cosa so di te oggi? So che sei diventato forte, so che sei cresciuto, so che “la tua più grande abilità è quella di diventare amico praticamente di chiunque e di spargere amore tutto intorno a te”, come ha detto Shikamaru,  ma non so niente dei tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti di questi anni che abbiamo trascorso separati… forse, la prossima volta che ce ne sarà occasione, mi piacerebbe mi raccontassi qualcosa di te…
 
  
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