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Autore: eltanin12    04/05/2014    3 recensioni
(Sequel di Harry e Jamie Potter e La Mappa Del Malandrino)
La voce di Harry, le arrivò a fatica, il fiato le si mozzò in gola. Le voci nella sua testa erano sempre più forti, non riusciva a fermarle. I muscoli sempre più deboli. Perse la presa sulla bacchetta.
«Ahi Dios, muovete», Moccì la colpì in testa con la coda.
Un urlo di dolore le invase la mente, lo sentiva come se lo stesse vivendo sulla propria pelle.
Adesso posso toccarlo
Ora, inchinati alla morte, Harry.
Non ci sarà nessuno a morire per te questa volta
Inchinati.
Avada Kedavra
Seguite Harry e Jamie e il loro camaleonte Moccì, nelle loro nuove avventure nella scuola di Hogwarts, tra amici che trovano la divisa scolastica noiosa e che leggono i giornali al contrario, dovranno affrontate i piccoli problemi dell'adolescenza uniti ad altri molto più grandi di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Ciao a tutti!
Mi scuso tantissimo per i mesi di assenza, purtroppo tra il nuovo lavoro e altri problemi di salute non sono riuscita a dedicarmi alla scrittura come volevo e la storia è rimasta in stand by nel mio pc. Per fortuna ora dovrei essere in grado di continuare, anche perchè siamo quasi alla fine.
Spero che questo capitolo valga l'attesa 

Buona Lettura!



La storia della fuga di Fred e George fu ripetuta così spesso nei giorni successivi che, Jamie non ne dubitava, presto sarebbe diventata leggenda a Hogwarts: nel giro di una settimana, perfino coloro che avevano assistito alla scena erano quasi convinti di aver visto i gemelli scendere in picchiata sulla Umbridge con le loro scope e tempestarla di Caccabombe prima di sfrecciare fuori dal portone. Già molti parlavano di imitarli: Diversi studenti, cominciarono a fare battute del tipo «Certi giorni avrei proprio voglia di saltare sulla scopa e piantare questo posto», o «Un'altra lezione del genere e me la svigno come i Weasley».
Fred e George avevano fatto in modo che nessuno potesse dimenticarli troppo presto. Per cominciare, non avevano lasciato istruzioni su come disfarsi della palude che al momento
riempiva il corridoio al quinto piano dell'ala est. La Umbridge e Gazza furono visti tentare
in tutti i modi, ma senza successo. Alla fine la zona fu recintata e Gazza, digrignando furiosamente i denti, doveva traghettare gli studenti verso le aule. Insegnanti come la McGranitt o Vitious sarebbero stati capaci di eliminarla in un baleno ma, come nel caso dei Fuochi Forsennati, sembrava che preferissero stare a guardare le inutili fatiche della Umbridge.
Poi c'erano i due grossi squarci a forma di scopa nella porta dell'ufficio della Preside, aperti dalle Tornado di Fred e George nella fretta di raggiungere i loro padroni. Gazza sostituì la porta e trasportò la Firebolt di Harry nei sotterranei, dove girava voce che la Umbridge avesse messo di guardia una squadra di troll armati fino ai denti. Ma i suoi guai erano appena cominciati.
Jamie aveva deciso di svagare la mente da Piton, finché non avesse avuto novità dalla McGranitt, e per farlo, si divertiva a fare tiri mancini alla Umbridge, come incantare stormi di uccelli di carta che sganciavano Caccabombe sulla sua testa a ripetizione o incantare la sedia dell’aula perché la legasse e corresse via con lei sopra: quell’incantesimo era durato per quasi tutta la giornata, perché Jamie lo aveva diffuso e ogni volta che la sedia rallentava o incespicava uno o più studenti lo rinnovavano, e quella correva di nuovo via veloce con una Umbridge strillante in groppa. Correva voce che Vitous avesse lanciato l’incantesimo almeno due volte.
Quando Hermione le fece notare che si stava dando troppo da fare con gli scherzi e poco con i compiti,(ma questa parte Jamie la ignorò) diffuse volantini, grazie all’aiuto di Pix, in cui annunciava che si cercavano nuovi Combina Disastri Aiutanti, e Harry, Ron, Hermione  Gabriel (molto scocciato dalla presenza insistente di ragazzi che si mettevano in mostra) furono sorpresi di vedere che quasi tutta la scuola rispose all’appello.
Nonostante la porta nuova, qualcuno riuscì a infilare nell'ufficio della Umbridge uno Snaso dal grugno peloso, che prima demolì la stanza alla ricerca di oggetti luccicanti e poi, quando lei entrò, le saltò addosso e tentò di strapparle a morsi gli anelli dalle dita tozze. Il lancio di Caccabombe e
Pallottole Puzzole nei corridoi era così frequente che per assicurarsi una provvista d'aria fresca gli studenti presero l'abitudine di eseguire su se stessi un Incantesimo Testabolla prima di uscire dalle aule, anche se così sembrava che avessero infilato la testa dentro una boccia di pesci rossi.
Gazza si aggirava per i corridoi brandendo una frusta, ansioso di usarla sui colpevoli, ma ce
n'erano così tanti che non sapeva da chi cominciare. La Squadra d'Inquisizione tentava di
aiutarlo, ma ai suoi componenti continuavano a capitare gli incidenti più strani. Warrington
della squadra di Quidditch di Serpeverde fu ricoverato in infermeria con un'orribile malattia
della pelle, che pareva ricoperta di fiocchi d'avena. Jamie, nonostante negasse il suo coinvolgimento si lasciò scappare che era una versione rinnovata dell’incantesimo che aveva butterato Marietta Edgecombe; e il giorno dopo, con grande gioia di Hermione, che passò a Jamie tutti i suoi appunti di Storia della Magia, Pansy Parkinson saltò tutte le lezioni perché le era spuntato un imponente palco di corna.
Nel frattempo divenne chiaro che, prima di lasciare Hogwarts, Fred e George erano riusciti a
vendere una consistente provvista di Merendine Marinare. Appena la Umbridge entrava in classe gli studenti cominciavano a svenire, vomitare, avvampare di febbre, perdere sangue dal naso. Strillando di rabbia e di frustrazione, lei cercò di risalire alla causa dei sintomi misteriosi, ma gli allievi continuavano a ripetere ostinati di essere afflitti da 'Umbridgite'.
Alla fine, dopo aver messo in castigo quattro classi una dopo l'altra senza riuscire a scoprire il loro segreto, fu costretta a permettere agli studenti sanguinanti, vacillanti, febbricitanti o vomitanti di lasciare l'aula in blocco.
Ma nemmeno i consumatori di Merendine Marinare potevano competere col signore del caos, Pix, che aveva preso a cuore le parole di congedo di Fred. Ridacchiando come un folle, sfrecciava per la scuola rovesciando tavoli, sbucando a sorpresa dalle lavagne, capovolgendo statue e vasi; e per ben due volte chiuse Mrs Purr dentro un'armatura, dalla quale fu estratta ululante dal custode furioso. Pix frantumava lanterne e spegneva candele, faceva volteggiare torce fiammeggianti sulle teste degli studenti atterriti, scagliava ordinate pile di pergamene tra le fiamme o fuori dalla finestra; aprì tutti i rubinetti dei bagni, inondando il secondo piano; rovesciò un sacco pieno di tarantole in mezzo alla Sala Grande durante la colazione; e quando aveva voglia di rilassarsi, svolazzava per ore dietro alla Umbridge, facendole una pernacchia ogni volta che lei apriva bocca.
Di tutto il personale, soltanto Gazza sembrava intenzionato ad aiutarla. Addirittura, una settimana dopo la fuga di Fred e George, Harry vide la professoressa McGranitt passare accanto a Pix che trafficava intorno a un lampadario di cristallo, e poteva giurare di averla sentita sussurrare al poltergeist: «Si svita dall'altra parte».
Inoltre, Montague non si era ripreso dal suo soggiorno nel gabinetto: era ancora confuso e disorientato, e un martedì mattina si videro i suoi genitori salire per il viale, furibondi.
«Credete che dovremmo dire qualcosa?» chiese Hermione preoccupata, premendo la guancia contro la finestra dell'aula di Incantesimi e guardando i signori Montague varcare il portone a passo di marcia. «Di quello che gli è successo, voglio dire. Magari può aiutare Madama Chips a curarlo».
«Certo che no» sbottò Jamie. Se Montague rimaneva fuori gioco, era un vantaggio per la squadra di Quidditch.
«Tu vuoi solo che non giochi a Quidditch» Gabriel toccò con la punta la sua tazzina, a cui sputarono quattro zampe, simili a quelle di un gatto.
Jamie alzò le spalle «Non ho intenzione di negarlo» punzecchiò la tazzina col dito «e comunque non vedo tutta questa grande differenza da prima»
« Prima o poi guarirà» disse Ron indifferente.
«E poi è un problema in più per la Umbridge, no?» aggiunse soddisfatto Harry.
Lui e Ron toccarono con la punta della bacchetta le tazze da tè che avrebbero dovuto Trasfigurare. A quella di Harry spuntarono quattro corte zampette che non riuscirono a raggiungere il ripiano del tavolo e si agitarono impotenti a mezz'aria. Quella di Ron, invece, si sollevò per pochi secondi su quattro lunghe, vacillanti zampe sottili che di colpo cedettero e si afflosciarono, spaccandola in due.
«Reparo» disse svelta Hermione, rimettendola insieme con un gesto della bacchetta. «D'accordo, ma se non guarisse?»
«E chi se ne frega?» replicò irritato Ron mentre la sua tazza si rialzava barcollando, come ubriaca, con le ginocchia che tremavano forte. «Non avrebbe dovuto cercare di togliere punti a Grifondoro. Se vuoi preoccuparti per qualcuno, Hermione, preoccupati per me»
«Per te?» Hermione riacchiappò la propria tazza, che zampettava vispa sul tavolo su piccole zampe robuste a forma di foglia di salice. «E perché dovrei?»
«Quando la lettera della mamma riuscirà a superare il controllo della Umbridge» Ron tenne la sua tazza mentre le fragili zampe cercavano invano di reggerla, «sarò nei guai fino al collo. Non mi stupirebbe ricevere un'altra Strillettera».
«E perché?» Jamie toccò la sua tazza con la bacchetta e a quella spuntarono due grosse zampe basse e artigliate simili a quelle di un Troll «Ciao piccolo scherzo della natura»
«Dirà che è colpa mia se Fred e George se ne sono andati. Dirà che avrei dovuto impedirglielo, aggrapparmi alle loro scope o qualcosa del genere... sì, sarà tutta colpa mia».
«Ma sarebbe un'ingiustizia. Tu non potevi farci niente. Sono sicura che non lo dirà: se è vero che hanno aperto un negozio a Diagon Alley, devono aver progettato tutto da secoli».
«Già, e c'è un'altra cosa: come si sono procurati i locali?» Ron batté la bacchetta sulla tazza con tanta energia che le si piegarono di nuovo le gambe e crollò agitandosi davanti a lui. «È un po' strano, non trovi? Servono galeoni a palate per affittare un posto a Diagon Alley. E lei vorrà sapere come sono riusciti a mettere le mani su tanto oro».
«Sì, me lo sono chiesta anch'io» disse Hermione, facendo correre la sua tazza in piccoli cerchi precisi intorno a quella di Harry, le cui zampette tozze ancora non riuscivano a toccare la scrivania. «Magari Mundungus li ha convinti a vendere merci rubate o fare altre cose orribili»
Gabriel alzò gli occhi su Jamie «Tu non sei coinvolta, vero?»
«Con quello là?» disse Jamie «Vorrai scherzare, sai che non lo sopporto»
«Mundungus non c'entra» intervenne brusco Harry.
«Come fai a saperlo?» chiesero in coro Ron e Hermione.
«Ecco» Harry esitò, ma il momento della confessione era finalmente arrivato. Non aveva senso mantenere il segreto e lasciare che tutti sospettassero Fred e George di essere due criminali. «Gliel'ho dato io, l'oro. Quello che ho vinto al Torneo Tremaghi lo scorso giugno».
Calò un silenzio sbigottito, poi la tazza di Hermione trotterellò oltre il bordo del tavolo e s'infranse sul pavimento.
«Oh, Harry, non ci credo» esclamò Hermione.
«Invece sì» replicò Harry in tono ribelle. «E non sono affatto pentito. A me non serviva, e loro apriranno un negozio fantastico».
«Infatti, Hermione. A noi non servivano quei dannati soldi, loro potranno farci qualcosa di buono» disse Jamie, la sua tazzina si era rovesciata e le zampe da Troll scalciavano.
«Ma è magnifico» esultò Ron. «Quindi è tutta colpa tua, Harry... la mamma non potrà prendersela con me. Posso dirglielo?»
«Sì, forse è meglio» borbottò Harry. «Almeno non penserà che fanno i ricettatori di calderoni rubati».
Hermione non fiatò per il resto dell’ora.
 
A fine lezione, Jamie si avvicinò alla cattedra «Professoressa, posso parlarle un minuto?»
La McGranitt smise di impilare i temi appena consegnati e alzò gli occhi su di lei «Ma certo, Potter»
«Ehm...ci sono novità riguardo...»
La McGranitt strinse le labbra «No, Potter» il cuore di Jamie perse un battito «Mi dispiace ma il professor Piton sembra irremovibile al riguardo»,
Chinò il capo«Oh» l’ansia e la paura tornarono a stringere il cuore.
«Mi dispiace davvero» una nota di insolita dolcezza nella voce
Stirò le labbra nell’abbozzo di un sorriso «Fa...fa niente. Grazie lo stesso per averci provato» si sistemò la borsa in spalla con un gesto nervoso «arrivederci, professoressa» si congedò con un altro sorriso tirato e uscì dall’aula.
Harry e gli altri erano fuori ad aspettarla. «Che dovevi chiederle?» disse Ron
«Niente, informazioni sui G.U.F.O» afferrò la mano che Gabriel le porgeva e si diressero nel parco, sotto il debole sole di maggio.
 
«Hermione, è inutile che mi rimproveri» disse Harry, prima che l’amica, che gli lanciava sguardi da quando la lezione era finita, potesse parlare «ormai è cosa fatta. Fred e George hanno preso l'oro e ne hanno anche già speso un bel po'. E io non posso né voglio chiedere di restituirmelo. Quindi risparmia il fiato».
«Non volevo parlare di Fred e George» protestò lei offesa.
Ron e Jamie sbuffarono increduli e si guadagnarono un'occhiataccia. Gabriel sorrise divertito da dietro le pagine del libro di Antiche Rune.
«Davvero» insisté Hermione arrabbiata. «Volevo chiedere quando pensate di tornare da Piton per chiedergli di riprendere le lezioni di Occlumanzia»
Jamie deglutì e artigliò una manciata di fili d’erba, le dita affondarono nella terra umida e fredda.
Una presa calda si strinse intorno alla sua mano, alzò lo sguardo, Gabriel le fece un piccolo sorriso pieno di affetto e portò in grembo le loro mani intrecciate.
Jamie sospirò e carezzò col pollice il dorso della sua mano. Lui la aiutava sempre.
«E non dirmi che hai smesso di fare sogni strani, Harry» disse Hermione «perché Ron mi ha detto che ieri notte borbottavi di nuovo nel sonno».
Harry scoccò un'occhiataccia a Ron, che ebbe il buon gusto di sentirsi un po' in colpa. «Borbottavi solo un pochino» bofonchiò in tono di scusa. «Qualcosa tipo 'più avanti'».
«Sognavo di vederti giocare a Quidditch» rispose Harry. Jamie gli scoccò un’occhiata e poi sbuffò aria dalle narici. Stava mentendo «E ti dicevo di sporgerti di più per prendere la Pluffa».
«Ci provi, a bloccare la mente, vero?» insisté Hermione, con sguardo penetrante. «Continui
a fare gli esercizi di Occlumanzia?»
«Ma certo» rispose Harry, sforzandosi di sembrare offeso dalla domanda, ma evitando di guardarla negli occhi.
Jamie si trattenne dallo scagliarsi contro di lui e prenderlo a pugni. Quando meno se lo aspettava gli avrebbe chiuso la mente e non avrebbe più sognato un bel niente. Se ci riesci sussurrò la voce delle sue paure.
«Sai» disse Ron, le orecchie ancora paonazze, «se Montague non si riprende prima della partita fra Serpeverde e Tassorosso, forse abbiamo una possibilità di vincere la Coppa».
«Sì, è possibile» annuì Harry, lieto di cambiare argomento.
«Insomma, ne abbiamo vinta una e persa un'altra... se sabato prossimo Serpeverde perde contro Tassorosso...»
«Sì, possiamo sempre sperare che vada così» disse Jamie, ma per un volta, non le importava affatto del Quidditch, né di vincere la coppa.
 
Moccì sbucò da dietro i suoi capelli «Donde stiamo andando?»
Jamie non rispose, si limitò a imboccare le scale dei Sotterranei, non avrebbe aspettato ancora, non aveva tempo, e non si sarebbe fatta dire di no.
Bussò alla porta e abbassò la maniglia senza aspettare risposta. La porta si aprì, Piton era in piedi, dietro la scrivania, il braccio sinistro coperto solo dalla manica della camicia «Potter, nessuno ti ha insegnato ad aspettare il permesso di entrare?» la sua voce era glaciale, gli occhi di solito privi di espressione, erano pieni di rabbia .
Moccì fece scattare la lingua, divenne di un verde più scuro.
«Mi dispiace» il tono stizzoso, «Ma lei non mi ha mai aperto, e io non posso più aspettare. C’è poco tempo e mi stupisce che lei non lo capisca» sistemò una ciocca dietro le orecchie «Deve continuare a insegnarmi, ho bisogno-»
Piton ridusse gli occhi a fessure « Io non devo fare proprio nulla, Potter. Esci immediatamente dal mio ufficio»
«No, non mi farò buttare fuori, lei mi deve ascoltare. Ho bisogno di imparare Occlumanzia, lei non capisce. Lui entrerà nella sua testa, lo farà di nuovo e Harry non è pronto,  devo imparare anche per lui, io» prese un respiro «la prego, la scongiuro, lei deve» deglutì «Non importa quello che è successo tra lei e Harry, lui ha sbagliato, ma quello che ha visto non cambia le cose. Non è niente, non-»
«Esci subito dal mio ufficio» la voce era un sibilo rabbioso «Ora»
«No»
«Potter»
Pestò un piede «Non me ne vado finché lei non prometterà di insegnarmi»
Piton aggirò la scrivania «Tu te ne andrai, ora» avanzò a grandi passi verso di lei
«Non posso credere che lei faccia così, tutto per uno stupido ricordo di quando aveva quindici anni, come può»
Piton la afferrò per un braccio «Fuori, Potter» prese a trascinarla alla porta, mentre Jamie opponeva fiera resistenza
«No, no» cercò di puntare i piedi «lei mi deve ascoltare. È importante» Piton la spinse fuori dalla porta la chiuse dietro di lei.
«No» batté i pugni «Professore, mi apra. No» picchiò di nuovo un pugno con un sibilo frustrato.
II flusso di studenti che si avvicinava per dirigersi a cena, le impedì di insistere, così salì a passi svelti salì le scale e una volta nell’ingresso spinse il pesante portone socchiuso e si scagliò fuori.
Non le importava di essere vista, nè se la Umbridge lo fosse venuto a sapere.
Vagò nel parco, fino al lago, la piovra gigante sfiorava la superficie dell’acqua coi suoi tentacoli. Si sedette sulla riva, i sassi umidi le bagnarono le calze e la gonna, un brivido le corse lungo la schiena. Raccolse le ginocchia contro il petto e le circondò con le braccia, Moccì sbucò dal colletto della camicia e le circondò il collo con la coda. «Moccì» spinse la guancia contro il corpicino del camaleonte in cerca di conforto «Cosa faccio adesso?» la punta del muso di Moccì le fece il solletico quando sfregò contro la sua mandibola «Senza di lui come faccio a imparare? Come proteggo Harry?»
Dei passi sul selciato la fecero voltare, Gabriel era a pochi metri da lei. Gli diede le spalle e aspettò che la raggiungesse. Le si sedette accanto, in silenzio, infilò la mano sotto il mantello e estrasse una coppetta gialla sigillata dalla pellicola «C’è il budino al cioccolato stasera» gliela porse.
Jamie tolse la pellicola, e annusò il profumo caldo del cioccolato, rimase immobile a fissarlo, poi guardò Gabriel con uno sguardo offeso. Lui sorrise e estrasse dalla tasca un biscotto a forma di cucchiaino, gli occhi di Jamie s’illuminarono e lo prese «Dobby ha pensato che avresti apprezzato»
«Dovrò ringraziarlo, allora» affondò il cucchiaino nel budino e se lo portò alla bocca.
«Buona idea»
Jamie annuì «Ci andrò domani, magari dopo pranzo» prese un altro boccone.
«Jamie»
«Mi tirerà su di morale prima di Trasfigurazione»
«Jamie»
Si voltò verso Gabriel «Credi che useremo ancora i topi?», tornò a concentrarsi sul dolce e punzecchiò il budino col cucchiaio «Spero di no o avrò un’altra D e la McGranitt mi fisserà con quel cipiglio tra il deluso e il severo» prese una cucchiaiata di budino «e Hermione sarà la sua fedele copia per tutta la giornata»
«Jamie»
«Mi fa venire i sensi di colpa quando lo fa» gli occhi fissi sulla ciotola
«Jamie»
Alzò gli occhi su di lui in una muta domanda. «Che cosa ti serve?» l’angolo sinistro delle labbra alzato appena in un sorriso.
Aprì la bocca confusa «Beh, ho il cucchiaio» e guardò di nuovo la ciotola «che fa anche da biscotto credo ci sia tutto» umettò le labbra pensierosa «Forse manca un po’ di panna però...»
Gabriel poggiò la mano sulla sua che reggeva il cucchiaio, Jamie incrociò il suo sguardo e strinse le labbra «Mi serve che quell’idiota torni a insegnarmi Occlumanzia, ecco cosa mi serve. Ma non lo farà e qualsiasi cosa io possa dire o fare non cambierà nulla». Gabriel restò a osservarla in silenzio. «Non so come fare ad aiutare Harry»
«Jamie» Gabriel strinse la sua mano «ti serve imparare Occlumanzia» un lieve sorriso sulle labbra «non ti serve Piton»
Sospirò «Lui è l’unico che sappia come si fa, Gabriel»
«Non per forza» si alzò in piedi senza lasciare la sua mano e la tirò con sé «coraggio» le passò il braccio intorno alle spalle «ci faremo dare una mano anche da Hermione. In Biblioteca troverà i libri che ci servono in men che non si dica» una ruga gli solcò la fronte «Sempre che Madama Pince abbia imparato a catalogarli come si deve»
Jamie sorrise e si slanciò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia «Grazie»
 
Hermione aveva procurato loro ogni libro che nominasse anche solo di sfuggita Occlumanzia e Legillimanzia, ciò nonostante trovare consigli pratici che permettessero a Jamie di capire come invadere la mente altrui e schermarla si rivelò impossibile, almeno finché Hermione non se ne andò per poi tornare con un permesso della professoressa McGranitt per accedere alla sezione proibita.
Non era la prima volta che Hermione riusciva a procurarsi un pass per la sezione proibita , Allock le aveva dato i permessi per i libri che servivano loro sulla pozione Polisucco al secondo anno, ma convincere la McGranitt a una cosa simile era su tutt’un altro piano di persuasione.
«Beh, è diventata molto meno rigida da quando c’è la Umbridge come preside» si giustificò Hermione «inoltre sa che lo stiamo facendo per una buona causa e si fida di me. Le ho promesso che non farete sciocchezze»
«Jamie ha solo bisogno di qualche consiglio in più per chiudere la mente» Gabriel sfogliò uno dei libri «per altro sono argomenti interessanti. Qui parla di una collaborazione con un dottore Babbano, un neu...»
«Un neurochirurgo?» Hermione si sporse per leggere
«Sì, esatto. Dopo gli è stata modificata la memoria, e McConaughy arrestato ma avevano sviluppato studi interessanti sulle varie parti del cervello e su come influenzarle stimolando reazioni e illusioni più forti»
Restarono lì tutto il giorno, solo nel tardo pomeriggio Hermione li lasciò, decisa ad andare a sferruzzare berretti in Sala Grande, e ora dopo ora, la Biblioteca cominciò a svuotarsi.
 
«Bene, direi che abbiamo letto tutto quello che poteva esserci utile» Gabriel si rilassò contro lo schienale della sedia «Andiamo ?»
Jamie alzò gli occhi dal libro «Vai tu, io devo ancora capire come mettere in pratica tutte queste cose» riportò lo sguardo sul libro «Da sola la teoria non mi serve a nulla» girò un paio di pagine «Devo trovare un modo per esercitarmi»
Sulle labbra di Gabriel spuntò un lieve sorriso « Non vedo proprio quale sia il problema»
Jamie lo fissò «Che vuoi dire?»
Gabriel si alzò con la consueta calma e le tese una mano «Andiamo?»
Jamie chiuse il libro «Cos’hai in mente?» e afferrò la sua mano
«Meglio non parlarne qui»
Senza dire altro, la condusse per dei corridoi che Jamie conosceva bene, quel percorso le era più che familiare da due anni a quella parte.
Gabriel aprì la porta dell’aula e una volta dentro la bloccò e occultò con la magia. Era il loro unico posto sicuro, dopo la cattura dell’ES, era diventato troppo rischioso utilizzare la Stanza delle Necessità, Jamie era quasi certa che la Umbridge la facesse sorvegliare, capitava fin troppo spesso che Mrs Purr, girovagasse per quel corridoio.
Gabriel posò la borsa sul banco più vicino, poi le si mise di fronte a un paio di metri di distanza, come facevano quando si esercitavano con l’ES. «Forza, prova a entrare nella mia mente»
Jamie sgranò gli occhi «Sei impazzito?»
«Hai detto che hai bisogno di esercitarti, giusto?»
«Sì, ma non così, non» sospirò «Potrebbe succedere qualcosa di brutto, potrei farti male. Non ho mai provato a entrare nella mente di qualcuno, era Piton che entrava nella mia»
«Da qualcuno dovrai pur cominciare» sorrise Gabriel
«Beh, potremmo sempre far sparire Tiger e Goyle»
«La loro mente è troppo vuota non andrebbe bene»
Jamie accennò un sorriso e posò le mani sui fianchi «Lascia perdere»
«E come pensi di fare quando dovrai entrare nella testa di Harry?» appoggiò la schiena contro un banco «Se sbagliassi con lui non sarebbe peggio ?»
«Gabriel non posso chiederti una cosa del genere»
«Non me lo devi chiedere, ti sto dicendo io di farlo»
Jamie aprì la bocca per parlare «Tu non puoi essere sempre» s’interruppe e prese un respiro «Non è giusto, Gabriel. Non dovrei» sbuffò «porca miseria non dovrei neanche prendere in considerazione un’idea del genere, è...e se ti incasinassi la testa?»
Gabriel si avvicinò «Guardami» e le prese la testa tra le mani «è da giorni che ti angosci per questo e» continuò prima che lei lo interrompesse  «questa è l’unica soluzione che abbiamo»
Jamie posò le mani attorno a quelle di Gabriel, carezzò il dorsi coi pollici «Non sei costretto a farlo sai? Non devi sentirti obbligato...voglio dire»
«Non lo sono» rispose con tranquillità «Perché ti fai tanti problemi?» lasciò il suo viso per prendere le mani tra le sue «Che c’è che non va?»
Sospirò «Niente, niente» posò la fronte contro la sua spalla «Grazie» si strinse per un istante contro di lui prima di staccarsi «Quindi» si schiarì la voce «direi di cominciare a provare»
«Direi di sì» disse. Il labbro appena inclinato all’insù, negli occhi però una luce seria
«Non sarà piacevole» disse Jamie estraendo la bacchetta «Spero di riuscire bene...»
«Coraggio»
Prese un respiro e puntò la bacchetta contro Gabriel «Legillimens»
L’aula e Gabriel sbiadirono, mentre si delineava intorno a lei un’altra stanza. Strinse la mano attorno alla bacchetta, aveva piena coscienza del suo corpo, al contrario di quando la sua mente veniva violata. La luce filtrava dalla brina ghiacciata sul vetro, in contrasto con la luce calda del fuoco acceso in un ampio camino. Gabriel era seduto ad una scrivania, le dava le spalle. Parsifal il suo gufo era appollaiato su un grosso trespolo, lì accanto.
Si accostò alla scrivania, Gabriel stava leggendo una lettera, le mani strette intorno al foglio tremavano, la fronte contratta e la mascella tesa. «Gabriel» il cuore si strinse e d’istinto volle toccarlo. La mano affondò nella sua spalla come se fosse un fantasma. Lo sguardo le cadde sulla lettera. Era sua. La prima lettera che si erano scambiati. La bacchetta vibrò, la strinse forte in un attimo di panico, la sua mente venne invasa da parole,mentre tutto intorno a lei svaniva.
 
Ti ho accusato di non essere coinvolto tanto quanto me
 
Era a Hogwarts, in un corridoio. Scivolò tra la folla del cambio d’ora, Gabriel le camminava accanto a grandi passi. Sentì la sua voce chiamarlo a gran voce, lui la ignorò.
«Senti, a me quel libro serve proprio e mi serve adesso» Jamie gli si parò davanti «Tu non hai nemmeno idea di quanto sia importante per me»
«Lo è anche per me» replicò calmo continuando a camminare e costringendola ad arretrare. Jamie si spostò di lato «Non quanto può esserlo per me. Per te è solo una stupida ricerca, ma per me è importante. Dovresti darmelo... come fai a non capire?»
Gabriel la fulminò «Sempre a pensare che tutto ti sia dovuto vero?»
«Cosa? Che cavolo blateri»
«Perché deve essere più importante per te?» sibilò a denti stretti.
«Tu non hai la minima idea di quello che i Dissennatori ci fanno» replicò lei con forza, afferrandolo per un braccio «Non puoi capire» lo sguardo di Gabriel si fece più duro. Si liberò con sgarbo dalla sua presa e affrettò il passo, mischiandosi tra gli altri studenti.
 
e ora che conosco la verità me ne vergogno da morire, credimi.
 
Gabriel,camminava con calma, ma con un pugno serrato,
«Gabriel»
Il ragazzo si voltò non troppo sorpreso di vedere Jamie e si fermò, aspettandola in silenzio.
Lo raggiunse «Grazie, per il libro», le parole le uscirono a fatica «Avevo capito che ti servisse ancora, ma... grazie, era importante per me»
 
Non ti ho prestato attenzione, nonostante insistessi per esserti amica, solo ora me ne rendo conto. Forse ero troppo presa dall’idea di aver trovato un Serpeverde come si deve
 
«Gabriel»
Lui si voltò con un sospiro, la vide correre verso di lui, incurante di travolgere gli altri, la borsa, in bilico sulla spalla che sbatteva contro il fianco, e la cravatta, rovesciata all’indietro sulla spalla.
«Tu che materia hai adesso?» gli domandò, togliendosi dagli occhi i ciuffi che erano sfuggiti dalla treccia.
Gabriel, sorpreso la osservò per un secondo in silenzio, «Hai travolto mezzo corridoio, per chiedermi che materia ho adesso?» disse con una nota di rimprovero che non sfuggì a Jamie
«Ti sei dileguato subito dopo la campanella» borbottò, e si sistemò la cravatta dentro il maglione.
Gabriel la fissò accigliato «Ho Storia della Magia», disse spostandosi di lato per non venire urtato.
«Anche io... l’anno scorso la seguivamo coi Tassorosso» disse Jamie
Gabriel annuì «Noi coi Corvonero»
«Meglio così» disse Jamie contenta «Andiamoci insieme»,afferrò il braccio di Gabriel per farsi seguire lungo il corridoio.
« Sei un Serpeverde» disse Jamie, mentre camminavano «Avrei dovuto capirlo. Non potevi essere Grifondoro, ti avrei notato prima. Troppo poco saccente per essere Corvonero.» poi lo guardò divertita «Davvero troppo taciturno, per essere Tassorosso»
 
Non ti libererai di me.
 
Si voltò appena verso di lui, poi cominciò a correre «Vattene via»
Erano nel parco di Hogwarts, Jamie ricordava fin troppo bene quell’occasione.
Gabriel le andò dietro. Il cielo era nuvoloso. «Jamie»
«Ti ho detto di andare via»
«Sta per piovere»
«E allora rientra e smettila di venirmi dietro»
«Ti devo parlare, piantala di correre»
«No, adesso è il mio turno»
«Cosa?»
«Ti ho sempre corso dietro io da un anno a questa parte»
«Sì e direi anche letteralmente»
«Adesso è il mio turno. Sono io che vado via»
«E io ti sto inseguendo» sfiatò «quindi per favore smettila di correre»
«Perché?»
«Perché ci sono quarantaquattro ettari di parco e non voglio essere senza fiato quando ti richiederò di venire al ballo»
Si fermò e si voltò verso di lui.
«Grazie al cielo» ansimò mentre rallentava nel raggiungerla.
«Cos’è che vorresti fare?»
«Invitarti al ballo»prese un respiro «Di nuovo. Se per te va bene»
Jamie aprì la bocca, poi la richiuse «Non lo so»
«Beh posso...posso chiedertelo comunque e... vediamo come va»
«Ok»
Gabriel prese un altro respiro «Avevo un buon discorso, ben articolato anche, ma non so se ho abbastanza fiato, per cui» respirò «Non ti chiederò scusa per essermi tirato indietro, la situazione era insostenibile per me, avresti dovuto capirlo» Jamie fece per parlare, ma lui alzò una mano per fermarla «Quindi non sono qui perché mi sento in colpa nei tuoi confronti, anche se ti ho lasciato senza cavaliere, ma nei miei. Non avrei dovuto farmi condizionare né imporre nulla che mi impedisse di avere quello che volevo. Non m’importa molto del ballo in sé, ma ci voglio andare con te» si avvicinò di un passo «Se ci devo andare, voglio che sia con te»
 
«Allora, come sto?» Jamie fece una giravolta. I ricami bianchi alla fine del vestito azzurro, luccicarono come ghiaccio. Gli sorrise.
«Sei...sembri» non gli era mai capitato di essere senza parole «Sembri un fiocco di neve» si morse il labbro.
«Davvero?» rise contenta «Adoro i fiocchi di neve»
“Anche io”
 
So che non deve essere stato facile per te
 
«Tesoro ho una sorpresa per te»
Un bambino sui cinque anni era seduto sul tappeto, un grosso libro posato sulle gambe. Una donna dai lunghi capelli biondi si sedette accanto a lui, le mani nascoste dietro la schiena.
«Che cosa, mamma?» chiese il bimbo tentando di sbirciare.
«Ecco qua» mostrò al piccolo un orso di pezza.
Jamie lo riconobbe all’istante, aveva solo qualche toppa in meno e il pelo era più lucido.
Il piccolo prese l’orso « è buffo» lo stritolò in un abbraccio «è caldo. È buffo e caldo»
La madre rise «Ti farà compagnia» accarezzò i capelli al piccolo, spostandogli i ciuffi biondi dalla fronte «Quando sono in viaggio puoi stingerlo forte forte e immaginarti che sia uno dei miei abbracci, d’accordo?»
Il bimbo annuì
 
Nessuno può sapere cosa ti farà stare meglio, sempre che qualcosa possa mai funzionare.
 
«Rinchiudi il Molliccio» Gabriel voltò le spalle al velo, camminò fino ai banchi ai quali si appoggiò
Erano nell’aula del quarto piano, il suo patronus a forma di gufo, aveva appena cacciato indietro il Lethifold.
Jamie lo raggiunse, alzò una mano per posarla sulla sua spalla, ma si fermò
«Non riesco a renderlo divertente» mormorò Gabriel, muovendo appena il viso per guardarla
Jamie sentì il magone salirle al petto «Perché non lo è. Non lo è affatto», la sua voce era piena di dolcezza.
 
È il tuo dolore, non quello di qualcun altro
 
Jamie si trovò davanti a un grosso armadio, le ante erano aperte e all’interno, rannicchiato sotto a delle vesti da strega, c’era Gabriel. Sembrava avere intorno ai dieci anni, indossava un completo nero e una cravatta dello stesso colore. Tremava. «Mamma» la voce flebile, incrinata dal pianto. Stringeva al petto Mr. Muffin. «Sei caldo» premette la fronte contro quella dell’orso «Sei caldo» un singhiozzo «Mamma» la voce si spezzò «Va tutto bene. Sei caldo. Va» scoppiò a piangere «Non va bene» tirò su col naso «Mamma» gemette «mamma»
Un altro singhiozzo.
Le mancò il cuore.
Due gocce salate le bagnarono le labbra, le toccò con la punta delle dita. Era stata lei.
La bacchetta vibrò.
«Mamma» il richiamo divenne ovattato «Mamma» sempre  più lontano, poi Jamie si sentì risucchiare.
 
Un dolore sordo alle ginocchia e si ritrovò a fissare una crepa nella mattonella del pavimento. La vista era appannata, passò la manica sugli occhi. Le braccia tremavano nello sforzo di sostenere il corpo, il cuore batteva a mille. «Gabriel» alzò lo sguardo. Era  anche lui per terra, si stava massaggiando la schiena.
Gattonò veloce fino a lui «S-stai bene ?» chiese con un filo di voce
«Direi di sì» il labbro s’incurvò appena verso l’alto « è davvero fastidioso. Però è andata bene, o almeno credo. Sei riuscita a controllare i miei ricordi?»
Emise un gemito d’incredulità «No, ovviamente no. Gabriel, io» le parole le morirono in gola. Abbassò lo sguardo, aveva lo stomaco stretto in una morsa.
Gabriel allungò una mano e le sfiorò la guancia con la punta delle dita «Era solo il primo tentativo». Jamie sussultò al suo tocco. «Riproviamo?» le chiese con un lieve sorriso
Fu un macigno nello stomaco e un calore spiacevole le investì le guance. Si scostò. «No» rannicchiò le ginocchia al petto e ci infossò il viso, lo sguardo basso.
Gabriel la scrutò per un istante in silenzio, poi si sporse verso di lei «Jamie ?», non ottenne risposta.
Le accarezzò le mani che artigliavano con forza i pantaloni «Jamie, mi dici cos’hai?». Lei emise un gemito. «Ti sei fatta male in qualche modo?» cercò di sciogliere quell’intreccio di gambe e braccia e lei irrigidì i muscoli e gli oppose resistenza. Gabriel sospirò « Guardami» gli occhi ostinati puntati in basso. «Ho bisogno di capire». Jamie rimase immobile. «Ti sei fatta male?», ripeté. A un cenno di diniego di lei si rilassò appena.
Jamie alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Gabriel «Ho paura di averne fatto a te»
Gabriel circondò il suo corpo rannicchiato con le gambe «A me?» abbassò il viso all’altezza del suo.
Puntò di nuovo gli occhi sulle ginocchia e annuì. «Mi dispiace», il suono soffocato dal tessuto dei pantaloni contro cui preme la bocca. Lui la osservava in silenzio, Jamie sentiva il suo respiro caldo sul viso. La morsa che le stringeva lo stomaco aumentò, ebbe l’istinto di ritrarsi, e per risposta le gambe di Gabriel si strinsero di più intorno a lei. «Per cosa ti dispiace ?» il tono pacato e sollevato di chi sta cominciando a capire
« Non volevo» sospirò «non volevo costringerti a rivivere quel ricordo,non» esitò «non avrei dovuto vederlo, io» posò le mani sulle braccia di Gabriel, tremavano «mi dispiace»
Sorrise «Va tutto bene»
«No, non è vero» strinse la presa sulle sue braccia «riguardava tua madre e so quanto-»
Le accarezzò la guancia «Jamie, non è un problema»
Inclinò il viso per spingersi di più contro il suo palmo e lo guardò negli occhi « No, non è giusto. Se qualcuno vedesse un mio ricordo così intimo io» prese la mano di Gabriel fra le sue e la allontanò dal viso «era il tuo dolore, Gabriel» la strinse.
«E io ho scelto di condividerlo con te» le disse lui con semplicità. «Non ho mentito dicendoti che non era un problema. Non avrei acconsentito a lasciar entrare nessun’altro, Jamie. Ma eri tu, non un semplice qualcuno»
«Ti ho costretto a rivivere quel ricordo»
Gabriel strinse le sue mani e con l’altra le accarezzò la guancia « è passato. Fa sempre male, ma non come quel giorno. Non ti devi preoccupare»
« Lo dici solo per consolarmi»
Rise col suo consueto modo composto «Trilli, tendi a dimenticare a volte che agisco diversamente dai tuoi amici» con le gambe la spinse contro di sé «Sai che non uso queste bugie pietose»
Rannicchiò le gambe contro il petto di Gabriel « Non dirmi che non hai sofferto nel rivivere quei momenti, perché non ci credo»
Lui la strinse a sé « Non l’ho detto, e non lo dirò. Ma credi forse che non avessi messo in conto il fatto che avresti avuto libero accesso alla mia mente ? Sapevo che sarebbe potuto accadere e
non è un problema. Possiamo riprovare quando vuoi» le accarezzò la schiena
«No, non è giusto» tese i muscoli per ritrarsi da lui «non voglio che tu soffra. E non voglio essere io la causa»
Gabriel incrociò le gambe dietro la sua schiena impedendole di allontanarsi « Jamie, è importante che impari l’Occlumanzia, e non solo per aiutare Harry»
«Troverò un altro modo. Non voglio che» sospirò « Tu fai tanto per me» le tremò la voce «troppo»
« Mi stai forse dicendo che sono perfetto?» le chiese con sorriso sornione, il tono ironico
«Sì»  disse «Lo sei. Sei stato un ragazzo perfetto ultimamente, mi hai sempre aiutato. Io invece» abbassò lo sguardo «ti ho creato più problemi che altro....devi sopportare Malfoy e tutti gli altri, la Umbridge ti ha nel mirino, rischi di finire in punizione e di essere coinvolto in situazioni pericolose se non probabilmente mortali» puntò gli occhi nei suoi «Mi hai dato il tuo orso di pezza. Quell’orso di pezza» la voce sconvolta e carica di angoscia «come...?» la voce le morì in gola. Come hai potuto darlo a me?
Accennò una risata «Non ti rendi conto, vero?», allo sguardo perplesso di Jamie, rise di nuovo «Non capisci quello che hai fatto per me...quello che continui a fare. C’è un motivo se i ricordi riguardavano quasi tutti te. Guarda» estrasse la bacchetta « Expecto Patronum» dalla bacchetta uscì un filamento argenteo che si plasmò nella figura di una volpe. Si mise a correre allegra per la stanza, poi si dissolse in uno sbuffo di fumo. Jamie si voltò verso Gabriel «Il tuo Patronus era un gufo»
«Lo era,sì» un calmo sorriso sulle labbra
«So che possono cambiare forma, ma...perché una volpe?»
Gabriel alzò gli occhi e umettò le labbra con fare pensieroso, poi la guardò «Tu sarai per me unica al mondo» recitò con un sorriso accennato
Jamie sorrise  «E io ci guadagno il colore del grano» disse a sua volta «ma ancora non capisco cosa significhi»
Poggiò la fronte contro la sua «Che tu sei il mio pensiero felice, Trilli». Jamie sgranò gli occhi a quelle parole e avvertì il calore salirle alle guance, il cuore mancò un battito per poi battere più veloce di prima. Affondò le dita nei suoi capelli e posò le labbra sulle sue, un brivido le percorse la schiena, ogni brutto pensiero venne spazzato via. Amore e gratitudine le riempivano il cuore.
 «Prometto che sarò un buon pensiero felice» disse a pochi centimetri dalle sue labbra «Lo giuro»
Gabriel sorrise e premette di più la fronte contro la sua «Ne sono certo, Trilli. Però adesso ascoltami» lei alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi, il sorriso era svanito. «Non voglio vederti andare in pezzi perché non riesci a proteggere Harry» ammise con brutale sincerità « e voglio saperti al sicuro da Lui» la voce si addolcì « è nel mio interesse preservare il mio pensiero felice. Perciò ti farai aiutare in Occlumanzia»
Sospirò, arrendendosi alla forza delle parole di Gabriel, affondò il viso nell’incavo del suo collo e gli si strinse contro.
«Riproviamo ?»
«Sì»



Tana del camaleonte :

Eccoci qua, spero siate stati in molti ad arrivare fin qui :)
Come dicevo sopra siamo quasi alla fine di questa storia, si cominciano a tirare le somme e presto saremo all'ufficio misteri, ce la farò a finire la storia, non dubitate ! In ogni caso non verrà mai abbandonata, ho tutta l'intenzione di portare a termine questa, come la prossima che seguirà, nonostante possa rischiare di bloccarmi, per cui contniuerò a infestare questo sito per un bel po' xd

Alla prossima (e sarà molto presto, spero xd)

Eltanin ;)


 
  
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