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Autore: _itsmyworld    04/05/2014    1 recensioni
Ed era come se Hazel si ritrovasse catapultata in una vita completamente diversa da quella che viveva prima. Ed era come se quella ragazza fosse stata sempre così, fosse stata sempre così tranquilla.
Ogni persona chiudeva in se stesso un demone ed il suo era davvero forte, così forte che non poteva essere sconfitto. La perseguitava. Quel demone, che per lei era il suo passato, non lasciava la sua testa e continuava a rovinarle la vita. Trova nuovi amici, ma anche nuovi nemici. Si affeziona a queste persone che le stanno vicino e la fanno sorridere sempre, ma anche se ha tanta gente vicino lei, inconsciamente, vuole lui. Sono ostinati entrambi, provano un odio reciproco. Lui odia il carattere altezzoso di lei, quando non sa cosa si nasconde sotto quella ragazza che sembra tanto dura. Lei odia il giudicare senza conoscere di lui. Un odio reciproco, nato per futili motivazioni. Un odio così debole, che l'amore manderà a frantumi. L'amore vero, quell'amore che non nasce dall'oggi al domani. Quell'amore che ti fa sentire il bisogno di avere lui vicino.
L'amore che ti fa capire che lui è il solo che riesce a renderti forte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE


Mancava poco alla fine delle lezione e poi sarei uscita da scuola, con la consapevolezza che avrei passato l'intero pomeriggio sui libri.
Il giorno dopo mi aspettavano due interrogazioni, alle quali non potevo fuggire. In questi anni di liceo avevo davvero faticato e l'ultimo anno stava dando buoni risultati rispetto ai precedenti. In fin dei conti ero cambiata, il mio stile di vita era cambiato.
«Signorina Fechtner vuole restare in classe ancora per molto?» mi chiese la professoressa facendomi sobbalzare. Notai l'aula vuota e capì di essere scappata nel mio mondo, isolandomi da tutto e tutti. Dopo aver preparato la borsa, uscì finalmente da scuola.
Mentre passeggiavo nel cortile vedevo i ragazzi sulla skate e subito pensai a Juliet. Non ci eravamo sentite più, dopo la serata in pizzeria. Mi ero divertita davvero tanto con lei e i suoi amici, erano persone molto alla mano. Dall'aspetto non sembrava, quei tatuaggi non rispecchiavano il loro modo di essere, ma conoscendoli erano davvero delle persone molto tranquille. Io non li avevo conosciuti in modo approfondito, ma quanto bastava per capirli.
Avevo conosciuto anche il ragazzo di Juliet, Louis, era un tipo strano in senso positivo. Da quello che avevo capito, amava il calcio e anche la musica rock. D'aspetto non era male, capelli castani e occhi azzurri come il cielo, anche lui aveva dei tatuaggi sulle braccia e un piccolo piercing sul labbro inferiore. Con il resto della ciurma ci avevo parlato poco.
Ricordavo, non perfettamente, i loro nomi. C'era Liam e poi Zayn, con i quali avevo conversato di più e poi vi erano Louis, Harry e Niall. Semplici ragazzi, avevano tutti dei tatuaggi e qualche piercing e tutti avevano un senso dell'umorismo illimitato. Quella sera ero tornata a casa con un fortissimo mal di pancia, dovuto alle troppe risate.
«Juliet chiama Hazel» disse qualcuno e subito mi voltai notando Juliet vicino a me, che sorrideva divertita nel vedermi persa nei miei pensieri.
«Ehi» la salutai e subito sentì le sue braccia avvolgermi in un caloroso abbraccio, che io ricambiai senza obiettare. Juliet l'avevo conosciuta molto bene, era un pezzo di pane.
«Scusa se non mi sono fatta viva, ma non ho il tuo numero poi sono stata bloccata a casa dei miei nonni» disse sciogliendo l'abbraccio e invitandomi a camminare con lei, io la seguì annuendo. Si, avevamo parlato spesso ma non così tanto da scambiarci i numeri, però mi stavo affezionando a lei e quindi era arrivato il momento.
«Vero! Dimmi il tuo così ti invio un messaggio» dissi cercando di prendere il telefono dalla tasca della borsa. Dopo esserci scambiate i numeri, decidemmo di sederci su un piccolo muretto vicino alla fermata del bus. Anche Juliet prendeva la mia stessa linea e io non l'avevo mai vista.
«Allora, non ti ho chiesto come sei stata con noi» disse sorridendomi e io sorrisi come risposta.
«Mi sono divertita tanto, poi mi siete sembrati tutti delle brave persone. Spero di non sbagliarmi» dissi trattenendo una risata.
«Hai capito bene. Da fuori sembriamo duri con questi tatuaggi, che sono davvero senza senso, ma siamo dei semplici ragazzi» disse e annuì facendole capire di aver compreso.
«Anche io ho dei tatuaggi, che sto cercando di coprire perchè voglio cambiare, voglio superare definitivamente una fase della mia vita» confessai con tono di voce pacato.
«Hai dei tatuaggi? Mamma mia, sembri una ragazza casa e chiesa invece» disse sbalordita e io risi di gusto, pensando che avrei voluto essere davvero quel genere di ragazza pur di non essere com'ero prima. In un certo senso, la mia adolescenza era stata segnata. Avevo vissuto senza un padre, quando avevo avuto il bisogno di una figuara maschile lui non c'era. Avevo bisogno di qualcuno che mi calmasse, qualcuno che tenesse in pugno la situazione, cosa che mia madre non era riuscita a fare.
«Guarda che non mi conosci bella» dissi divertita dandole un piccolo pugno sul braccio destro.
«Allora lo farò cara» disse facendomi un occhiolino «Ah domani sera c'è una festa, vieni vero?» chiese tornando seria.
«Festa dici?» chiesi cercando di perder tempo, non andavo ad una festa da troppo tempo. 
«Si una festa, hai presente i luoghi dove c'è tanta musica? Dove si fuma, si beve e si balla? Ecco quella è una festa» disse divertita e cercai anche io di sorriderle.
«Si Juliet so cosa è una festa» dissi alzando gli occhi al cielo. La sentì ridere, ma io non avevo nulla da ridere. Un festa mi avrebbe ricordato troppo il passato, ma come si dice? Per rinascere bisogno iniziare dalla cosa in cui si è morti. Quindi andare ad una festa, poteva aiutarmi.
«Ok dai ci vengo» dissi rassegnata e appena vidi il sorriso formarsi sulle sue labbra, fu automatico sorridere.
Il bus arrivò e dopo una decina di minuti fui fuori il portone del mio palazzo. Juliet era scesa alla fermata prima della mia e ci eravamo date appuntamento per il giorno seguente fuori scuola. Lei la mattina non prendeva il bus perchè c'era Liam che l'accompagnava con la sua macchina.
Quando aprì la porta di casa m'immersi in un totale silenzio, mamma e Tom chiudevano alle sette di sera quindi avrei passato quasi tre ore in totale solitudine. Mi diressi in camera, nella mia umile stanza e poggiai lo zaino nell'angolo libero. Siccome non avevo nessun impegno per la sera, decisi di mettermi già in pigiama prima di studiare.
Guardai l'orologio che si trovava sul comodino vicino al mio letto e capì di star studiando da troppe ore, mamma e Tom erano già tornati da più di un'ora e io dovevo ancora finire di studiare.
«Hazel la cena è pronta» disse mia madre entrando silenziosamente in camera «Ma stai ancora studiando?» continuò.
«Mamma arrivo subito, ho finito comunque» mentì, non mi andava più di studiare ero stanchissima.
Scesa in cucina, mi sedetti al mio posto e aspettai che mia madre portasse i piatti a tavola. Tom era impegnato a guardare la televisione, uno stupido programma sportivo. Cercando di non farmi scoprire, presi il telecomando che si trovava vicino al suo piatto e cambiai canale.
«Ehi, ridammi il telecomando» dissi voltandosi verso di me e io, stronza com'ero, gli sventolai il telecomando davanti agli occhi.
«Zitti e mangiate» disse mia madre quando portò i piatti a tavola, prendendo dalle mie mani il telecomando. La guardai scioccata e lei alzò le spalle, come se non fosse successo nulla.
Fino alla fine decidemmo di guardare un film vecchio come mio nonno, ma a quei due ricordava i bei tempi della gioventù.
«Mamma, ma Leo quando torna?» chiesi una volta sedutami sul divano con loro. Leo era mio fratello maggiore e stava trascorrendo un anno all'estero, precisamente in Italia. Ricordo che quando lo seppe, iniziò a vantarsi e non smetteva di ripetermi 'Io vado in Italia tu nooo'. Aveva vent'anni all'anagrafe, ma mentalmente doveva ancora nascere.
«Tra due settimane» rispose, continuando a guardare la tv e io annuì. In fin dei conti mi mancava.
«Io vado in camera, notte» dissi dando ad entrambi il bacio della buonanotte «Ah, domani vado ad una festa» avvisai e subito mia madre posò gli occhi su di me.
«Una festa? Hazel è tutto ok?» chiese e sapevo dove voleva arrivare.
«Mamma tranquilla» le sorrisi e salì in camera.
Non sapevo cosa fare e in quel momento avrei desiderato avere un'amica da chiamare, ma non c'era. Potevo inviare un messaggio a Juliet, ma non volevo disturbarla. Rassegnata presi il pc e mi collegai a Facebook. Appena la home si caricò, notai ben sette richieste d'amicizia e due notifiche. Controllai prima le richieste, erano solo Liam e gli altri che volevano stringere amicizia con me e ovviamente accettai. Le notifiche mi colpirono, qualcuno aveva commentato una mia foto e poi Juliet mi aveva aggiunta su un gruppo.
Controllai il commento: 'Troia che bello quel vestito'. Risi nel leggere il commento di Juliet sotto una delle foto durante il matrimonio di mia zia Marie.
Controllai poi il gruppo, che si chiamava 'Tutti c'invidiano', nome davvero cretino. Controllai i membri e notai che erano solo i fessi del gruppo in cui, ormai, stavo entrando anche io. Decisi di scrivere un post: 'Ma questo nome? Poveriniii' e subito Niall commentò 'Opera di Zayn' e risi, perchè in fin dei conti era prevedibile. Ormai erano arrivate le undici, così decisi di spegnere tutto e andare a letto.
Una volta essermi sistemata sotto le coperte, presi il telefono per spegnerlo ma notai un messaggio in chat.
«Come osi insultare il nome inventato da me?».
«Dai, è orribile».
«Signorina non menta, ama il nome del gruppo».
«La convinzione fotte».
«Mi stupisce questo sui vocabolario così colorito» scoppiai a ridere.
«Io stupisco sempre caro».
«Allora non vedo l'ora di essere stupito».
«Contento tu. Adesso però vado a dormire o mi è vietato?».
«Dovrei pensarci...» risi ancora.
«Notte».
«Ehi dovevo pensarci, vabbè notte c:» lessi e poi spensi definitivamente il telefono, per poi addormentarmi.
La sveglia suonò e dopo averla spenta, mi rimisi comoda sotto le coperte. Non volevo andare a scuola, avevo sonno e poi non avevo svolto tutti i compiti. Passarono altri cinque minuti e poi sentì la voce di mia madre avvicinarsi sempre più, stava entrando in stanza per svegliarmi.
Prima che potesse rompermi i timpani, mi alzai dal letto e uscì dalla stanza. Salutai mamma con cenno di mano e mi chiusi in bagno, di mattina ero davvero uno zombie. Dopo essermi lavata e truccata, tornai in camera per indossare un semplice jeans, una camicietta color lavanda, prendere lo zaino e poi la giacca di jeans. Scesi in cucina, dove non c'era più nessuno, presi una merendina e corsi alla fermata del pullman. Salita, trovai un posto libero e subito l'occupai. Avevo davvero un senso d'ansia per i compiti non fatti la sera prima, ma dovevo calmarmi.
Arrivata, notai Juliet fuori il cancello che mi aspettava e subito la raggiunsi.
«Giorno splendore» dissi dandole un dolce bacio sulla guancia.
«Giorno meraviglia, sei pronta per andare a fare shopping?» mi chiese pimpante e subito strabuzzai gli occhi.
«Shopping?».
«Hai capito bene, oggi niente scuola. Adesso sta tornando Liam con Zayn e andremo a fare shopping» esclamò pimpante, istintivamente l'abbracciai.
«Ti sto amando, oggi non ero preparata e tu mi salvi» dissi urlando, facendola ridere di gusto.
Dopo qualche minuto i ragazzi arrivarono e subito salimmo in macchina, dirette al divertimento. 
«Giorno ragazzi» li salutai sistemandomi meglio sul sedile «Cavolo, ma io non ho soldi» dissi disperata.
«Spendo io per te» disse Zayn voltandosi per guardarmi.
«Grazie mille, stasera ti ridò tutto» lo ringraziai sorridendogli.
Il viaggio in macchina fu piacevole, lo passai parlando con Juliet e ascoltando la musica che veniva trasmessa in radio. Mi trovavo davvero bene con loro, non avevo paura di essere me stessa e mi sentivo accettata. Dopo aver parcheggiato, venni "rapita" da Juliet che mi portò subito nel centro commerciale. Entrammo in tutti i negozi, ma non trovai nessun vestito che mi colpì. Uscì dal negozio con un viso esasperato, Juliet aveva già comprato tutto.
«Ragazzi ho fame, andiamo a mangiare?» chiese la mia amica, ormai potevo chiamarla così.
«Voi andate, io vado alla ricerca di qualcosa» dissi salutandoli.
«Hazel aspettami, vengo con te» urlò una voce dietro di me, mi voltai e notai Zayn correre verso di me. 
«Come mai?» chiesi perplessa.
«Devo pagarti io» disse facendomi un occhiolino e io scossi il capo divertita.
«Allora andiamo e grazie» gli sorrisi.
Avevamo già perlustrato tre negozi, ma nulla. Non avevo trovato nulla. Mi stavo preoccupando per Zayn, in fin dei conti era lì solo perchè doveva pagarmi e avevo paura di stressarlo troppo. Non era colpa mia, però, se ero così precisina per quanto riguardava il vestiario cosa che non accadeva in passato. Ricordo che prima indossavo tutto quello che mi si presentava davanti agli occhi, senza considerare colore e abbinamenti. Ero uno scandalo.
«Ehi questo che dici? Sembra carino» disse Zayn indicando un manichino, che indossava un vestito di una lunghezza media e di un colore che non avevo mai portato in vita mia, il turchese. Lo guardai o meglio m'incantai, era bellissimo su quel manichino e se l'avessi provato io avrei rovinato quella meraviglia.
«Zayn non mi starebbe bene» dissi amareggiata e lui mi guardò torvo.
«Perchè? Scusa sei alta e magra, cosa non va?» chiese stupito e sorrisi a quella specie di complimento.
«Rispetto a quel coso, sono formosa» constatai.
«Non dirmi che ti stai lamentando perchè non sei piatta, dai hai le forme al punto giusto. Provalo, tentar non nuoce. Comunque non abituarti a questi complimenti» disse facendomi ridere e poi, seguita da lui, entrammo nel negozio. Prima di provare il vestito, diedi un'occhiata a tutta la merce ma non trovai nulla che potesse superare la bellezza di quel vestito.
Domandai alla commessa la mia taglia, una M e poi mi diressi ai camerini con Zayn sempre dietro di me.
«Ok adesso lo provo e poi esco, così mi dici cosa ne pensi. Ti avviso, sii sincero» l'avvisai prima di chiudere la tendina del camerino. Una volta aver indossato il vestito, non mi riconobbi più. Tendevo sempre a nascondere le mie curve, diversamente da prima. Quel vestito mi stava benissimo e poi quel colore, faceva risaltare il colore dei mie capelli castani. Timorosa e imbarazzata, uscì dal camerino per farmi dare un consiglio da Zayn.
«Oh mamma» disse facendo cadere il telefono che aveva in mano, risi «Voglio dire, wow stai benissimo Hazel. Devi prendere questo assolutamente, potresti abbinarci queste scarpe» disse porgendomi un paio di tacchi altissimi, ma non mi preoccupai perchè ero abile nel portarli. Mi sedetti vicino a lui per infilarmele e poi mi osservai allo specchio, ero un'altra Hazel e la cosa mi rendeva felice.
«Non sapevo avessi ben tre tatuaggi» disse Zayn avvicinandosi «Mi hai stupito anche questa volta» sorrise e io ricambiai.
«Allora come sto?» chiesi voltandomi verso lui e per la prima volta, grazie ai centimetri in più, mi ritrovai ad osservare i suoi occhi. Era difficile descriverli, avevano un colore normale, simile al mio, ma avevano un taglio decisamente stupendo. Infondevano sicurezza, ma anche mistero. M'affascinavano.
«Certo e lo chiedi anche» rispose ovvio e io annuì, per poi dirigermi in camerino per cambiarmi.
Usciti dal negozio con due buste, che Zayn s'era offerto di portare, decisi di chiamare Juliet per incontrarci. Avevo fame e volevo qualcosa da mangiare.
«Juliet dove siete?» chiesi appena rispose.
«Io e Liam siamo da nostra nonna, sono passati i nostri a prenderci».
«Scusate e noi come torniamo a casa?».
«Zayn ha le chiavi della macchina, in fin dei conti è sua» e guardai subito il ragazzo vicino a me, che mi guardò curioso.
«Ah capito, allora ci sentiamo dopo per stasera. Ciao» la salutai chiudendo.
Rimisi il telefono nella tasca dei miei pantaloni e poi lasciai uno schiaffo dietro il collo a Zayn, che si toccò il punto dolente mentre mi guardava con fare interrogativo.
«Perchè non mi hai detto che hai le chiavi della macchina?» rise «Ridi anche?».
«Dovrei piangere?».
«Adesso per punizione mi porti al mac, perchè ho una fame indescrivibile» dissi incamminandomi verso l'uscita.
Eravamo in macchina, io seduta comodamente al posto del passeggero e lui che guidava. Amavo stare in macchina, soprattutto perchè mi rilassavo ad osservare fuori dal finestrino tutto quello che succedeva. La radio era accesa, non ad un volume molto alto e la cosa mi rilassava ancora di più e poi quel tepore nel mezzo, dovuto al riscaldamento, mi scioglieva la tensione al pensiero di cosa sarebbe successo alcune ore dopo. Andare ad una festa prima era un qualcosa di normale, adesso invece mi sarei sentita un pesce fuor d'acqua tra tutta quella gente che si divertiva a bere, fumare e scopare. Perchè diciamoci la verità, alle feste si andava solo per fare quelle cose, il divertimento in pista era messo in secondo piano e io lo sapevo benissimo.
Ricordo la mia prima festa, ricordo tutte le raccomandazioni di mia madre e tutta la musica che mi mandò in totale confusione. Ricordo anche le grida di mia madre quando mi vide tornare la mattina dopo, senza reggiseno. Quella festa era stata il via al mio periodo buio. Ogni sera ero in una casa diversa o in discoteca, ogni sera ingerivo pasticche accompagnate da drink fortissimi e ogni sera mi trovavo a letto con persone diverse. Avevo iniziato con delle feste, con poca droga e poco sesso, ma avevo perso il controllo della situazione e non avevo avuto la forza e l'aiuto per tornare in me. 
«Capito Hazel?» mi chiese il moro vicino a me, facendomi tornare alla realtà.
«Eh? Cosa? Oh mamma Zayn scusami non stavo ascoltando» dissi mortificata.
«L'avevo intuito, ho detto che non avrei mai immaginato di vedere su una ragazza casa e chiesa dei tatuaggi» risi «Perchè ridi?».
«Rido perchè non sono una ragazza casa e chiesa, caro mio» dissi mettendogli una mano sulla spalla, come chi sa tutto.
«Effettivamente non saresti venuta alla festa stasera, avresti preferito un libro e una cioccolata calda».
«Che tipo di festa sarà?» chiesi curiosa ma anche preoccupata.
«Allora si balla, si fuma, si beve, poi c'è chi si droga e chi scopa. Una normalissima festa» disse e io annuì «Cosa farai delle cose che ti ho elencato?» continuò.
«Ballerò, se proprio devo prenderò qualcosa da bere e poi chissà...» dissi lasciando sospesa la frase, gesto che fece sgranare gli occhi a Zayn e io scoppiai a ridere «Non userò sostanze e non mi porterò a letto nessuno» continuai sorridendogli.
«Allora cambia vestito, quello è troppo...come dire, provocante ecco, si è troppo provocante» confermò.
«Se è, come dici tu, provocante perchè mi hai spinto a prenderlo?» chiesi sedendomi sul sedile in modo da guardarlo in viso.
«Hazel sono pur sempre un maschio» disse facendomi un occhiolino.
«Guarda questo» dissi indicandolo con la mano e lui rise, contagiando anche me.
«Allora andiamo al mac o in caffetteria?» chiese guardandomi.
«Andiamo in caffetteria, tanto a quest'ora dovevo già essere uscita da scuola» risposi rilassandomi sul sedile.
«Mi piaci sai?» annunciò improvvisamente e io diventai paonazza «Nel senso che sto bene con te, sei una brava ragazza e sei anche simpatica» continuò.
«Grazie, anche io sto bene con te. Oggi sei in vena di complimenti?» chiesi divertita.
«Forse» disse ammiccando e io sorrisi scuotendo la testa in segno di rassegnazione. Arrivati difronte alla caffetteria, scendemmo dalla macchina ed entrammo. Amavo quel profumo che caratterizzava quel posto e poi in un certo senso era quel posto che mi dava la forza per non tornare indietro, alla mia vecchia e orribile vita.
«Ciao mamma, ci porti un caffè con cacao, un cornetto e...» mi voltai verso Zayn.
«Un caffè e una fetta della torta fatta in casa» continuò.
«Con marmellata alla fragola o alla pesca?» chiese mia madre gentilmente.
«Pesca grazie» le sorrise, quel sorriso era peggio del suono dei flauti che ammagliavano i serpendi. Quel sorriso ti stregava, dovevo ammettere che Zayn era un bellissimo ragazzo, bello e simpatico.
«Mamma a me porta quella alla fragola».
Dopo aver preso le ordinazioni, calò il silenzio seguito dall'imbarazzo. Io e Zayn non ci conoscevamo e non sapevamo di cosa parlare. Per non dare l'impressione d'esser a disagio, presi il mio telefono e feci finta di messaggiare. Zayn tossì e poi richiamò la mia attenzione iniziando a parlare.
«Allora...» non sapeva cosa dire e io gli sorrisi, posando il telefono sul tavolo.
«Allora ti piaccio eh?» chiesi facendo l'indifferente, ma appena lo vidi aprire leggermente la bocca risi di gusto.
«Sei proprio stronza» disse divertito.
«Ecco a voi ragazzi» disse mia madre portando le nostre ordinazioni, la ringraziammo e poi iniziammo a gustare il nostro pranzo se così poteva definirsi.
«Buona questa torta, io adoro le torte fatte da tua madre davvero» disse mangiandola di gusto.
«Non dovevi dirmelo tu, sono buonissime lo so» risposi trattenendo una risata.
«Ma guarda questa» disse rifacendo il mio stesso gesto e risi, seguita da lui.
Con Zayn stavo davvero bene, non lo conoscevo certamente, ma stavo bene. Potevo essere me stessa, scherzare, prenderlo in giro e fare la seria, ma in qualsiasi modo mi comportavo, ero a mio agio.
Finito di mangiare, cercò di pagare il tutto ma lo fermai dicendogli che offriva la casa e lui non obiettò. Molto gentilmente mi riaccompagnò a casa e s'offrì anche di passare a prendermi, con gli latri, per andare tutti insieme alla grande festa, come l'aveva definita lui. Entrata in casa, portai lo zaino in camera e poi decisi di riposare un paio d'ore per recuperare le forze, per la sera che m'aspettava.


*Spazio autrice
Salve ragazze, volevo ringraziare chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e chi la recensisce. Davvero grazie mille *-*
Comunque alle altre lettrici, sarei felicissima di leggere un vostro parere su questa storia. Sono consapevole di aver pubblicato solo tre capitoli, però non so vorrei vedere cosa ne pensato ahah ok vado, ciao :) Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RnaGxF0eTO8
  
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