Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: ansaldobreda    04/05/2014    1 recensioni
allora, prima di tutto è la mia prima storia (vi prego non sbranatemi!) e volevo dedicarla al mio personaggio preferito di sempre, C-17. da quando ero piccola mi sono sempre divertita a creare storie insieme a lui, e vorrei raccontarvi la mia versione della sua storia, o almeno provarci :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Cominciamo dalla figura in basso a sinistra, che tiene in mano delle pillole, rappresenta il suicidio. Poi c'è quella in basso a destra, che sussurra all'orecchio della ragazza e rappresenta l'autolesionismo. La figura inalto a destra, con la bocca enorme, è la bulimia, mentre lo scheletro rappresenta l'anoressia. Poi c'è la depressione, in alto a sinistra, che sorride. E infine c'è lei, al centro, che rappresenta tutti gli adolescenti, ragazzi e ragazze, che non sanno a chi dare ascolto e convivono con i loro demoni. Perchè ho inserito questa immagine? Ve ne accorgerete, per ora vi dico che i nostri due cyborg, prima di diventare macchine, erano ragazzi come noi, con le loro paure e ansie, circondati anche loro dai loro demoni. C'è chi è forte e riesce a sconfiggerli, e c'è chi alla fine cede. 


Mi guardo allo specchio. Vedo una faccia orribile, distrutta dalla notte insonne e decorata con due profonde occhiaie e un bellissimo ematoma proprio sotto l’occhio sinistro. Ripensare a quello che è successo ieri mi fa venire i brividi. Quando Hector si è risvegliato sembrava pazzo, credo di non averle mai prese così forte. La verità è che l’ho lasciato fare, non ho reagito, sono stufo di reagire. Per fortuna non mi ha beccato l’occhio o il naso, se no sarei stato ancora più ridicolo. Non ce la faccio più a sopportare la mia immagine, mi sciacquo la faccia con l’acqua gelida e esco. Cammino velocemente, a testa bassa. Non prendo l’autobus, arrivo a piedi fino a scuola. All’ingresso incontro Tony, che mi vede arrivare e mi aspetta. Ho paura ad alzare lo sguardo, ma lo faccio lo stesso, e quando lui mi vede in faccia mi accorgo di avere un aspetto peggiore di quello che pensavo.
«Cosa hai fatto all’occhio?» mi dice, con un angolo della bocca sollevato.
«Niente.»
«Come niente? È stato tuo padre vero? Devi denunciarlo!»
«Ho detto che non è niente, entriamo.» In corridoio chi mi guarda fa una faccia strana. Non mi sono mai sentito così esposto, come se fossi nudo. Viene verso di noi un ragazzo che odio. È ripetente e stupido, ce l’ha con me per qualche motivo e io non lo sopporto. Quando mi arriva davanti mi dice «Te le ha suonate il paparino, eh?» Tony mi afferra per le spalle per impedirmi di reagire. Ma smetto di camminare perche lui continua. «Quella poveretta è rimasta fregata, vero? D'altronde se l’è cercata ad andare con uno bucato come i suoi preservativi.» Battuta penosa. Ma non abbastanza da non farci caso. Come fa a sapere di Emily? Ha raccontato qualcosa, ne sono sicuro. Lui mi si avvicina ancora per sbattermi in faccia un’altra battuta penosa, ma il mio pugno si muove prima delle sue labbra e lo colpisce in un punto a caso della sua orribile faccia. Devo averlo colpito forte, perché si allontana tastandosi il naso, e quando abbassa la mano è sporca di sangue. «Sei un dannato pazzo!» Intorno a noi incomincia a formarsi una folla, Tony mi trascina via. Mentre cammino verso l’aula sento quell’idiota gridare «Tuo figlio sarà un bastardo, e suo padre è un bastardo ancora più grosso!» Mi mordo il labbro così forte che sento il sapore del sangue. Potrei scoppiare in lacrime, perchè mi accorgo che l’ultima non era stata una battuta da strapazzo. È vero, sono un bastardo, un idiota, uno stronzetto come dice Hector, che non sarà mai in grado di combinare nulla di buono. Sento caldo, affondo ancora i denti nel mio labbro. Prima di entrare in classe mi ritrovo davanti lei. Quando mi vede sembra sul punto di mettersi a piangere, anche lei. Non faccio nulla per consolarla, le avevo pregato di non dire niente a nessuno, quello che è successo è anche colpa sua. Quando entriamo sono già tutti seduti, anche il professore. Come poteva andare peggio di così questa giornata? Avendo matematica alla prima ora. Lo sguardo del vecchio va subito al mio ematoma, sento le gambe molli, non deve vedermi piangere. Corro fino al mio posto, sento Alicia chiamare il mio nome. «Nicky, che è successo?» Mi butto sul banco e nascondo la faccia fra le braccia. A quel punto lascio scorrere le lacrime, cercando di non singhiozzare. «Siediti Alicia, Tony vai al posto. Cominciamo la lezione.» Non alzo la testa per tutta l’ora, non voglio vedere niente, solo il buio, voglio morire.
 
Quando torno a casa corro di sopra e mi chiudo in camera. So cosa sto per fare, e ho paura. Paura di poter ricominciare da capo, paura di non riuscire più a smettere questa volta. Ma ormai è troppo tardi, non voglio più piangere. Piangono solo gli stupidi, sono stupido, e oggi se ne sono accorti tutti. Non deve più succedere. Mi guardo allo specchio. Mi odio. Odio questa stupida faccia, odio questa stupida testa. Sento di nuovo le lacrime lungo la mia guancia, non si sono mai fermate. Basta! Non ce la faccio più! Non ce la faccio più! Apro un’antina, la lametta luccica esattamente nel punto in cui l’avevo lasciata l’ultima volta. Avevo giurato a me stesso che non l’avrei più toccata, ma non posso continuare così! Sto male, e solo questo mi farà stare meglio. La afferro, è così sottile che mi sembra di non avere in mano niente. Sollevo la manica e passo un dito lungo il mio braccio ancora liscio. Forse questa sarà l’ultima volta che potrò farlo. Avvicino la lametta alla pelle, premo e traccio una linea. La pelle si arrossa, poi inizia a formarsi una scia di sangue che si colora sempre di più. È solo un graffio ma mi fa rabbrividire. È così familiare questa sensazione. Osservo il braccio che si decora di rosso, mi viene in mente il labirinto che ho disegnato il giorno del recupero. Eccolo lì, il mio labirinto personale, che nessuno mai sarà in grado di risolvere. Poi mi ricordo anche di un altro giorno…
 
… Pioveva. Quando succede qualcosa di brutto piove sempre nei film, e quel giorno ho capito perché. Ero a letto e sentivo i tuoni da sotto le coperte. Mi ricordo tutto così bene, le lenzuola gelide, il respiro di mia sorella nel letto di fianco. Viveva ancora qui, era uno degli ultimi anni prima che se ne andasse. Eravamo in prima media. Mi sono alzato e ho camminato fino al suo letto. Lei singhiozzava, ma quando mi sono avvicinato ha fatto finta di dormire. «Al, ti posso parlare?»
«Che cosa c’è?» Aveva alzato la testa, i suoi lunghissimi capelli biondi ricoprivano il cuscino.
«Ti devo parlare di una cosa importante.» Di cosa non lo sapevo nemmeno io, ma avevo bisogno di parlare lo stesso.
«Torna a dormire, parliamo domani.»
«Ma è importante!»
«Non ho voglia di parlare, torna a letto.» Stava male, voleva rimanere sola. Mi sono chiuso in bagno e avevo cominciato a piangere anch’io. Per la prima volta mi sono odiato guardandomi allo specchio, e poi mi sono messo a frugare nei cassetti, non mi ricordo cosa cercavo, forse nulla. Ho trovato le lamette da barba. Ne ho presa una, luccicava. Avevo iniziato a passarmela sul braccio come avevo visto fare chissà dove, o magari per istinto…
 
Le prime volte i miei tagli erano simili a quello che ho sul braccio adesso. Nessuno se n’è mai accorto, magari se fosse successo non avrei continuato. Ripasso la lametta sulla pelle e traccio un altro labirinto. E poi un altro. E un altro. Trasformo le lacrime in un dolore concreto, ne scendono sempre di meno mentre aumentano i tagli. Sempre più rossi, sempre più irrisolvibili. Perché lo sto facendo? Perché non riesco a smettere, ecco perché. Mi graffio ancora e ancora, poi mi fermo. Sul mio braccio non si distinguono più le linee dei tagli. Lavo via il sangue sotto il rubinetto per evitare di sporcare troppo la manica, poi la abbasso, lavo la lametta e la rimetto al suo posto. Quando esco dal bagno non piango più.


Angolo autore: Ciao a tutti! Questo è stato un capitolo impegnativo ma molto importante. Magari alcuni non capiranno il perché della mia scelta, comunque credo che l’immagine e la didascalia che ho scritto lo spieghino bene. Comunque se avete qualche domanda o osservazione sono felice di rispondere se me lo fate sapere in un commento :) Come al solito, commentate!! Tutti quelli che leggono in silenzio mi facciano sapere cosa ne pensano, e magari ditemi anche se pensate che aggiorno troppo presto. Grazie a tutti <3

 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: ansaldobreda