Ecco a voi il mio nuovo capitolo idiota! Scusate
se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma in quest’ultimo
periodo mi ero trasferita da mia nonna! Ora finalmente
sono di nuovo a casa!!! Posso dire in pubblico che amo
le scarpe col tacco, posso pronunciare la parola “vaccate” senza
sentirmi dire che sono maleducata, posso uscire ed entrare a casa quando voglio
e soprano posso scrivere!!! Quindi ecco cosa ne e’ venuto fuori!
[Impieghi]
[Ceralacca]
By
[ReD]
Ciò
che mi risveglia dall’incoscienza e’ una
sberla gelida, poi una voce che urla il mio nome, e una forza irriconoscibile
che mi tira da un lato.
Per
un secondo non sento più nulla sotto di me, ma un
attimo dopo le mie chiappe d’oro, sbattono duramente contro il
pavimento liscio.
Apro
gli occhi, e li strizzo , una luce fioca illumina il
viso di una donna, che non riconosco subito. Mi stropiccio gli occhi e la sento
che mi dice “Mamma mia che schifo Red!
Rivestiti! E questa tipa chi sarebbe?”.
E’
George. Non quella sul letto, quella che parla. Chi e’ che sta sul mio letto? Mi isso
sulle braccia per guardarla, ha dei lunghi capelli bruni e ricci , dorme
rannicchiata in posizione fetale con il volto rivolto verso il muro. Non la posso
vedere in faccia, ma ho la sensazione che anche potendolo fare non la riconoscerei, ho il terribile presentimento di non essere
stato molto sobrio ieri sera.
“Non
sai nemmeno come si chiama?” mi domanda George con aria inquisitoria, già
sapendo benissimo la risposta.
Scuoto
la testa con solo le parti intime coperte dal sottile lenzuolo, mentre mia
sorella a braccia conserte sospira. Anche vista dal basso e’
la creatura più bella che abbia mai visto. Non lo dico perché e’ mia sorella, lo dico sia come maschio che inteso come bellezza oggettiva,
George e’ davvero una rarità.
Si
allontana da me facendo ondeggiare la lunga coda di cavallo biondo chiarissimo
che le arriva fin a metà coscia.
Mi
metto le mutande al volo e la seguo fuori dalla stanza
chiudendo la porta in modo che ripiombi nell’oscurità.
“Ma
che ore sono?” chiedo quando una luce folle mi
inonda gli occhi.
“Sono
le tre del pomeriggio Red, non ti abbiamo svegliato
sta mattina, ma adesso devi venire con me all’ufficio di zio Jerry ad aiutarlo”.
“Ma come già le tre? E poi
perché dobbiamo sempre andare ad aiutare zio Jerry
in ufficio? Insomma ha già un segretario!”
“Ma forse se chiede il nostro aiuto si vede che ha bisogno
d’aiuto” ribatte lei saccente scavalcando Zander
che sta leggendo un giornale sdraiato sul tappeto. “Quello non e’ porno vero Zander?”
Mio
fratello Zander, tredicenne e pieno di capelli
castani tendenti al rossiccio, alza il dito medio nella mia direzione senza
nemmeno guardarmi mentre lo scavalco.
“Fai
meno rumore la notte, ok?”
aggiunge.
“Perché
cosa ho fatto sa notte ,scusa?” Chiedo il
sibillino. Zander e George sbuffano sonoramente mentre suona il telefono, in casa Bayard nessuno vuole mai rispondere al telefono, nessuno
tranne Zander, ovviamente.
Si
catapulta verso l’oggetto incriminato e guarda lo schermo. Zio Jerry ha voluto fornirci di un apparecchio telefonico che
rivela il numero che sta chiamando, e ciò ha fatto sì che mio
fratello imparasse tutti i numeri a memoria.
“A occhio e croce questo sembra il numero di cellulare di Dorothy” fa lui con fare da intenditore, come se
stesse descrivendo un vino pregiato.
“E basta!” sbotto io “ma le sembra l’ora di
telefonare?”
“Sarebbero
le tre del pomeriggio Red, non mi sembra
presto…” ribadisce George infilata nella
sua salopette mentre Zander alza la cornetta per dire
“Pronto, qui hotel Zanzibar…come posso esserle utile?”
“ZANDER!”
la sento urlare, mio fratello deve aver inserito il
viva voce. “Lo so che sei tu! Non mi puoi prendere in giro così!
Sono la tua assistente sociale!!”strilla lei,
sembra che stia per avere un infarto, e probabilmente mentre inveisce contro
mio fratello ha gli occhi fuori dalle orbite.
“Vecchia
befana” dico ridendo, forse troppo forte, perché Dorothy da dentro il telefono strilla “Ephram! Ti ho sentito cosa credi!?”.
Mi metto una mano sulla bocca e mi piego a metà per non cominciare a
ridere sguaiatamente intanto con un gesto repentino Zander
rimette la cornetta al suo posto, l’assistente sociale continua a urlare finché la linea non cade.
George
fa un sospirone “prima o poi
le verrà un’embolia, e questo significa nuove beghe per mamma Bayard…” commenta, mia sorella non commenta
mai, ma fa capire che non approva certe situazioni, prima che il discorso si
prolunghi mi rendo conto che non ho ancora visto mamma Bayard,
in realtà in casa a parte noi c’e’ solo Henry
con la sua zazzera di capelli arancioni e gli
occhiali tondi , che guarda i cartoni animati. “Dov’e’ mamma Bayard ?”domando.
“E’
andata in centro con Maya per cercare delle scarpe adatte al suo vestito da
sposa”. Adesso sono io a sospirare. “Povera mamma sopportare quell’arpia”.
I
miei fratelli annuiscono gravi(anche Henry che non ci
stava ascoltando, ma semplicemente carpendo le parole “Maya” e “arpia”).
“allora
andiamo? Su, zio Jerry non può aspettare in
eterno!”. Io invece dico di sì, ma nonostante questo mi infilo la maglia giallo limone che George mi tira
addosso.
In
un momento ci ritroviamo sul pianerottolo dove si affaccia il nostro
appartamento. George e’ ancora intenta ad
allacciarsi i suoi sandali col tacco vertiginoso.
Noi Bayard non abbiamo affatto una casa piccola, ma se si abita in
dieci in un appartamento, ci si sta stretti per forza. E
pensare che spesso anche zio Jerry si ferma a dormire
da noi, o qualche amica di George.
Scendo
le scale di corsa ,come al solito, non lo faccio
apposta, e’ un’abitudine che ho preso rincorrendo sempre Otto che
del canto suo e’ ipercinetico.
Aspetto
venti minuti sul marciapiede in attesa di George, e
nell’attesa mi fumo due o tre sigarette. In generale fumo molto. Ma invece ci sono giorni che non tocco tabacco. Non so come
funzioni questa cosa. Ma se dicessi che posso smettere
quando voglio sarebbe un’enorme bugia. Sono decisamente
dipendente.
George
appare finalmente alla porta un po’ ondeggiante e con il volto
dall’aria addolorata. Non e’ abituata a
camminare sui tacchi. Diciamo pure che non c’e’ mai salita su
quelle trappole prima d’ora. Come darle torto, una bambolona di un metro
e novantadue centimetri coi tacchi svetta decisamente
un po’ troppo.
Coi
quei sandali e’ più alta di me di tutta la testa.
“Finalmente!”
sbuffo vedendola venirmi in contro barcollante, zoppica anche un po’. Oltre
a non essere abituata, mia sorella George non e’
nemmeno la grazia fatta a persona se vogliamo dirla tutta. Insomma, diamo un
rapido sguardo alla sua tenuta da ufficio: salopette
con maglia arancione sotto, calze a righe con annessi sandali col tacco
vertiginoso. Un pugno nell’occhio.
Ma
di certo la gente non si volterà a guardarla per come e’
vestita , ma per quanto e’ bella.
“Smettila
di rompere, adesso andiamo da zio Jerry!”
ordina imperiosa, e mezza ingobbita da una parte. E’ proprio George.
“Sì,
ci andiamo” convengo io “ma prima tu sali
in casa e ti metti le scarpe da ginnastica, perché se no da zio Jerry ci arriviamo la settimana prossima!”continuo
imperterrito.
“Ma stai scherzando?”ribatte scandalizzata “devo
fare pratica! Se non me li metto…” non fa in tempo a finire la
frase che la interrompo.
“Va
bene George, tieniti queste macchine di tortura ai piedi, ma prenderò
provvedimenti…” spiego pratico e pacato.
Le do una manata su una coscia e la ribalto all’indietro, mentre con
l’altra mano la sorreggo dalla schiena, lei urla, finché non si
rende conto che l’ho presa in braccio. Protesta ,
vuole andare a piedi, ma so che in fondo mi e’ grata perché ha i
piedi a pezzi.
Questa
storia folle e’ cominciata tutta un mese fa a
malapena, in sala mensa, mentre trangugiavo il mio pasto come al solito con
Milo Hermes e Baloon, (vorrei far notare che il cibo
della mensa e’ disgustoso, e mamma Bayard
prepara il pranzo per noi tutti , miei amici compresi) quando sentii il
megafono gracchiare qualcosa.
Mi immaginai
che Hermes avesse combinato qualcosa, ormai lui e il preside sono amici, tutte
le volte che viene cacciato fuori da un’aula, va in presidenza a giocare
a poker con il preside e la segretaria, e invece quella volta il megafono
gracchiò il nome di mia sorella “Georgia Queen
Bayard e’ desiderata in presidenza”. Mia
sorella si alzò titubante mentre tutta la sala
mensa aveva gli occhi su di lei. Diciamo che avevano
gli occhi su di lei più del solito; e’ futile dire che tutti i
rappresentanti del sesso maschile della nostra scuola fanno pensieri impuri su
di lei. Miei amici compresi.
L’avevano
vista in giardino mentre fuggiva a un’ora di
matematica. E la volevano, la volevano a tutti i
costi. Giorni dopo l’avevo accompagnata a un
colloquio, e nonostante George fosse la ragazza meno aggraziata del cosmo, non
avevano resistito ai suoi capelli biondi, alla sua bellezza naturale e
spontanea. Una modella come George avrebbe fatto guadagnare
l’impossibile. Ma le modelle usano i tacchi. E perciò eccomi qui a portare George in braccio.
L’edificio
che ospita l’ambulatorio di zio Jerry e’ del secolo scorso, mi piace, ha un
ché di nobiliare. Amo un sacco guardare le case, qualcuno mi ha
consigliato di fare architettura, e chissà mai che non prenda sul serio questo consiglio.
Per
salire al quinto piano dove si trova l’ufficio dello zio
prendiamo l’ascensore, far salire George in quelle condizioni mi sembra
un suicidio sia per me che per lei. Ci apre il segretario, George punta dritto
allo studio di Jerry, con la massima velocità
che i sandali assassini le permettono, ovviamene.
Baloon
e’ già arrivato, a volte anche lui fa un
salto da mio zio. Ha i suoi soliti occhiali scuri e si stringe in un pile di un brutto colore spento che lo fa tanto sembrare
un profugo. Gli sorrido mentre mi dirigo alla
scrivania. “Allora chi e’ che e’
stato male alla fine?”ghigno in ricordo delle sue parole di ieri sera.
Probabilmente
mi rivolge uno sguardo assassino,ma purtroppo attraverso gli occhiali scuri
non lo vedo.
“Maledetto…non
ho potuto partecipare alla corsa…”ringhia stringendosi nella
coperta e andando ad annusare una bacinella di infuso
d’eucalipto.
“Rimedio
impagabile”commenta convinto il segretario. Io mi siedo davanti alla sua scrivania,
lo fisso un momento poi dico “Spiegami Louis,
tutti i professori, i medici e i presidenti hanno una segretaria sexy, perché mio zio ha te?”
Lo
squadro da capo a piedi, porta delle scarpe eleganti in vernice, dei pantaloni
eleganti, una camicia elegante , la cravatta elegante
e’ stretta al collo e la giacca elegante e dimenticata su una sedia
dell’atrio. La testa e’ ricoperta da
grossi dred di capelli neri. Adesso spiegatemi che
razza di soggetto e’ uno che va in giro in frac
e dred?
“Come
Red io non sono sexy?”
mi fa innocente. Lo squadro ancora con aria scettica e poi rispondo “Per
niente…e poi non sei vecchio per i dred? Non
hai ventisette anni?”
Louis
sembra per un secondo impazzito e si mette a sbracciarsi per poi finire
premendosi un dito sulle labbra e facendo “sssh!”. Guarda me, guarda Baloon(
immerso in una coltre di fumo all’eucalipto) e poi guarda mia sorella e
urla nella sua direzione . “MA
COSA DICI RED? IO HO QUARANTACINQUE ANNI!” terminando il tutto con una
risata finta evidentissima. Mia sorella lo ignora bellamente e continua a
parlare con zio Jerry. Mio zio e’
un uomo alto con le spalle larghe, e non troppi capelli, gli occhiali gli
stanno dignitosamente appoggiati col naso a punta che si staglia sul viso da
topo. Io l’ho sempre detto che Jerry e’ un nome da sorcio.
“Ma
che cavolo fai idiota?” sbotto a bassa voce in modo che solo lui e Baloon mi possano sentire.
“Cerco
di fare colpo su tua sorella…sai com’e’, le piacciono gli
uomini maturi e…”.bisbiglia febbrile, lo fermo ,
ho già sentito abbastanza sciocchezze.
“Primo
tu quarantacinque anni non li dimostri neanche per sbaglio, al massimo ne
dimostri quindici, e poi chi te l’ha detta questa vaccata degli uomini
maturi?”. Louis si tortura le mani in grembo e
tiene lo sguardo basso poi biascica qualcosa. Lo guardo con aria indagatrice e
lui ripete in un sussurro non bene udibile. “Zander”
pigola.
“ZANDER?”
urlo io, Louis si agita e mi fa segno di stare zitto.
“Ma come si fa a essere così stupidi?
Fidarsi di uno che al telefono con l’assistente sociale finge si essere
l’impiegato di un’azienda di assicurazioni!”
concludo soffiando. Ma come fa? Sbuffo e mi lascio cadere sullo schienale. Davvero idiota.
“Credi
che possa ancora avere una possibilità?” domanda
speranzoso.
No, penso, non l’ha mai avuta, anzi io non gli
avrei mai permesso di averla, ma stiamo scherzando?
Mia sorella George con questo idioa?
Ma non dico ciò che penso e gli chiedo che c’e’
da fare. Louis sembra rallegrarsi perché mi
sbatte davanti al naso una pila di lettere.
“Devi
metterci la ceralacca e farci il timbro di tuo zio” mi spiega lanciandomi
anche una stecca di cera rossa e un accendino.
E’
sempre la solita storia, quando qualche Bayard viene richiamato all’appello nello studio di zio Jerry e’ sempre per mettere la ceralacca alle buste.
Semplicemente perché Louis non e’ capace e si strina sempre tutte le dita, comincio
il mio lavoro senza fiatare, la ceralacca e’ aromatizzata alla lavanda.
Santo cielo che cosa gay!
Nel frattempo il segretario si siede alla
sua postazione e si mette a fissare le mie mani mentre
lavoro,con la testa appoggiata sui palmi delle mani comincia ciarliero “E
tu come vai a donne?”
“Come
al solito, sta mattina mi sono trovato una tipa nel
letto…ma sinceramente non so chi sia”.
“Ah…”
fa un po’ mogio, forse sperava che fossi un
po’ meno attivo. “E non c’e’ nessuna che ti interessi particolarmente? Che
so…magari per un po’ più che una notte…?” chiede.
Louis crede che prima o poi
la principessa azzurra verrà a prelevarlo da questo studio in groppa a
un cavallo bianco. Sono solo cavolate, l’amore di
coppia non esiste. A parte per Augusta e August
Bayard.
“C’e’,
una ragazza carina… che pare non voglia starci…”faccio io
dandogli un filo di speranza “…Ma prima o poi
ci starà , stai tranquillo…mi ha anche già visto
nudo” lo smonto subito.
L’ultima
frase e’ vera, forse andrebbe inserita con un
po’ più di particolari, ma in sostanza e’ vero, Nadine mi ha
visto mezzo svestito, no?
“Comunque, non più di una notte…al massimo due
se e’ simpatica…”
E’
a quel punto che Baloon si alza lanciando per aria la
coperta con fare teatrale e si dilegua dicendo di avere un impegno. Le solite cose da ciclisti damerini secondo me! Baloon e’ sempre Baloon!
[Impieghi]
[Cera &
Lacca]
By
[Nadine]
Rimango accigliata a guardare gli scaffali mentre
Sylvia coi capelli umidi mi si accosta, entrambe scrutiamo ogni angolo
possibile, io con un camice bianco, lei con gli stivali e il vestito firmato.
“Paula?
Proprio non ti ricordi dove l’hai messa la lacca?” urlo, la voce di
Paula mi risponde dal bagno soffocata dalle pareti
“E’ nell’angolo a destra! Te l’ho gia
detto!” esclama lei un po’ scocciata.
“Non
c’e’!” continuo io imperterrita. Santo cielo, non sono cieca!
Qui la lacca non c’e’!
“Infatti non c’e’…” cinguetta Sylvia
gentile come al solito.
“Oh,
insomma, adesso arrivo io…” sbuffa mentre
tira lo sciacquone , io e la mia migliore amica ci accasciamo su uno degli
scatoloni ammassati nello sgabuzzino del salone di bellezza dove lavoro.
“Come
stai oggi?”chiedo, ieri sera sono tornata a casa tardissimo, in compagnia
di due pazzi scatenati che all’arrivo in città si sono fatti
lasciare all’entrata di un pub.
Quel
cretino che si fa chiamare Red e che si e’ svestito davanti a me ( e che ho avuto
l’onore di castrare) guida davvero come un matto, mi meraviglio di essere
ancora viva. La mia amica invece non sembra per nulla provata
dall’esperienza.
Sylvia alza le spalle “Così così…Hermes e’
simpatico…”. Non sta pensando a Mendel, non glielo ricorderò certo io, quello
stronzo! Come ha potuto!
“Sai…forse
potrebbe anche farmi dimenticare Mendel” fa pensierosa con quel suo sguardo da bambina perso a
guardare il soffitto. Mi viene un colpo. “Ma sei
pazza? Ha la faccia da drogato!”.
Lei
non mi risponde e ride cristallina, mentre Paula entra dicendomi
che ho un cliente e che alla lacca di Sylvia ci avrebbe pensato lei.
Afferro
un pugno di strisce per la ceretta e un carrellino
dove Paula ha posizionato la cera calda e mi trascino stancamente fino allo
scompartimento dove hanno portato la cliente.
Apro
la porta a soffietto e inevitabilmente la mia bocca si spalanca in
un’espressione di assoluta sorpresa.
“Dove hai nascosto la mia cliente?” sbotto.
“Come
dove l’ho nascosta? Sono io! E ti sarei grato se
usassi il maschile! E se ti sbrigassi con questa cera!”
. Il ragazzo
con gli occhiali scuri e la testa grossa che ho visto ieri in spiaggia!
Santo
cielo! Ma si fa la ceretta? Ma
che cosa da effeminato!
Lo
guardo sottecchi e poi domando “sei sicuro di essere
tu quello a cui devo fare la ceretta?”. Lui sbuffa.
“Sì!
Cavolo sono io che mi devo depilare! Allora posso sedermi o no? E sai attenta che non sia troppo calda” commenta scocciata.
Ma tu guarda che tipo!
Si
sveste con la più piena nonchalance e si
lancia a pesce sul lettino, mentre io riscaldo la cera. E’ davvero
incredibile! Da quando ho visto quei quattro ragazzi da Phil,
l’amico di Sylvia che ci ha fatto il piercing, li incontro ovunque.
“e così fai l’estetista” fa lui,
probabilmente per non pensare al fatto che gli strappi gli faranno male. Non mi
piace il tono in cui lo dice e allora ribatto “E così tu di
depili”. Lui gira la testa e mi fissa(almeno credo, da
dietro quei cavolo di occhiali non si vede una mazza! ).
“Per
la cronaca, io mi depilo, perché faccio il ciclista!”replica
acido. Capisco. Uno sportivo.
Facciamo
silenzio,lui stringe i denti e io cerco di fargli il
meno male possibile.
“E allora ti piace Red?”
salta su ad un tratto. Mi fermo di botto, ma che razza di domanda indiscreta e’? e poi chi cavolo e’
Red? Il maniaco che si e’
tirato giù i pantaloni davanti ai miei occhi?
“Certo
che no!E’ un pervertito schifoso!” strillo io inviperita. Lui
ridacchia.
“Eddai… non fare così, e’
anche dotato…cioe’, non che io ci abbia
guardato, me lo racconta lui! Non mi dire che non ti ci
e’ caduto l’occhio…” non fa in tempo a finire la frase
che dalla bocca gli esce un urlo lacerane di dolore,affonda la testa tra le
braccia e rimane così per un po’. Quando finalmente mi guarda di
nuovo ha gli occhi un po’ lucidi, si e’
alzato di poco gli occhiali. Manda giù la saliva e mi guarda chiedendosi
il motivo del mio gesto, io stringo la striscia di ceretta che l’ha torturato
neanche un minuto fa.
“Ricordai
che io qui ho il POTERE, quindi attento a ciò che dici”. Baloon(si chiama così vero?) annuisce, riaffonda la testa nelle braccia e non fiata più.
L’angolo di Aki_Penn che parla a vanvera:
Ecco
la fine del capitolo, e’ un po’ lungo ,
spero che non vi dispiaccia. Come avrete notato Nadine e Red
non si incontrano, non saranno molti i capitoli dove succederà,
però volevo inserirlo per mostrare anche un po’ della loro via
personale. Ditemi cosa ne pensate!
Un altra cosa prima di passare ai ringraziamenti: sinceramene, cosa pensate di Sylvia? Perché
io vorrei farla ingenua , un po’ rimasta, ma
comunque simpatica, ma a volte mi sembra che ne venGa
fuori un’ochetta stupida…fatemi sapere…
Passiamo
ai ringraziamenti: Betty 0_o(si si, infatti Red ama molto
stare nudo…anche all’inizio di questo capitolo infatti mostra le
sue grazie…ognuno ha le proprie perversioni!), emily ff (meglio così! Almeno non mi
sento responsabile^__^ comunque tranquilla ti faccio
compagnia tra i pazzi!!),Trappy(mi dispiace ma alla fine il viaggio in macchina non
c’e’ stato, cioè in realtà c’e’ stato, ma
Nadine ha fatto la prima donna e ha tenuto il broncio, e poi Red e’ andato a rimorchiare al pub… niente
degno di nota a parte il fatto che sono ancora tutti interi!! Grazie dei
complimenti^__^),BabyzQueeny(grazie mille!!!!)
Grazie
a tutti quelli che hanno letto , commentato e messo tra
i preferii!!! Mi date davvero la carica per contiunuare^__^
Baci♥♥e
al prossimo capitolo
Aki_Penn