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Autore: MimiRyuugu    05/05/2014    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonaseeeera *^* *parla da dietro ventordici scudi*
so che sono sparita e che inizio ogni intro così. Quindi mi limito ad aggiornare e scappare XD

Avvertenze: capitolo natalizio ad inizio maggio, che tempismo Mimi XD (mi ricordo che quando lo scrissi era tipo agosto, quindi sono migliorata XD) anyway, solita diabetanza ed Assenzio. E limoncello. E comunella Grifondoro-Serpeverde u.u ah e OOC, ma concedetelo un pò di svago alla nostra Herm *w*

In questo capitolo troviamo The Last Tour on Earth del nostro caro Marilyn Manson, White Christmas di Bing Crosby e I Can Do Better della oramai sempre presente Avril Lavigne *-*

Spero che il nuovo capitolo vi piaccia,
Buona lettura bimbe <3

 
Ventunesimo Capitolo

Fuori era oramai buio. Gli alberi spogli facevano da contorno al giardino silenzioso. La luna illuminava il giardino. Pallida. Alcune nuvole le passavano davanti. Oscurandola dalla visuale del Lago Nero. La piovra insisteva per nuotare tranquilla, nonostante il freddo dell’acqua. Forse si sentiva soltanto sola. Erano oramai le undici passate. E nel castello c’era un silenzio spettrale. Dovuto dalla mancanza degli studenti. Alla oramai dormiente veglia dei professori. Ma non tutti si erano oramai arresi al sonno. Al settimo piano, una stanza era occupata. Non era visibile. E la porta era nascosta. Anna stava seduta con le gambe accavallate elegantemente. In mano un nuovo bicchiere. Più piccolo. Un liquido verde lo riempiva quasi fino all’orlo. Con un gesto fine, la ragazza si postò il bicchiere alle labbra. Assaporandone il contenuto goccia dopo goccia. Draco la guardava divertito. Anche lui aveva in mano lo stesso bicchiere. Solo che quello di lei era mezzo vuoto. “Quanto adoro l’assenzio…” sorrise Anna. Il biondo scosse la testa e bevve un lungo sorso dal suo calice. “Ti piace solo perché è la bevanda preferita di Manson…” commentò poi. La castana lo guardò scettica. “Anche per quello…però è buono…forte al punto giusto…” spiegò. Draco ghignò. “Tu non sei una ragazza normale…saresti già dovuta essere svenuta sul tavolo per quanto ne hai bevuto…o almeno, dovresti girare per la stanza cantando cose senza senso…” osservò. Anna scosse la testa. “Se lo assaggiassero Giulia o Herm, farebbe questo effetto…ma non dimenticarti che ho una buona soglia d’alcool…” commentò. Poi ne bevve ancora un sorso. Stavolta più lungo. La bottiglia, stappata da una mezzora, era già alla sua metà. “E comunque lo so quali sono i tuoi propositi, caro mio Malfoy…volevi farmi ubriacare e poi approfittarti della mia confusione mentale…” soffiò divertita. Draco rise. “Si, mi hai scoperto! Infatti questo non è assenzio…ma è una miscela di alcolici a gradi altissimi e veleno…tra poco sverrai e io me ne approfitterò…” spiegò. Aggiungendo una risata malefica alla fine. Anna lo guardò scettica. Il ragazzo se ne stava con la schiena affondata nello schienale morbido. Gambe accavallate. Il bicchiere tenuto con due dita in una mano. Alla castana sembrò di vedere Lucius. Quell’estate Narcissa le aveva fatto vedere un’ala del Malfoy Manor piena di quadri. E in uno, era ritratto proprio il capo famiglia. Nella stessa posizione in cui era in quel momento Draco. Anna sorrise. E bevve ancora il contenuto del bicchiere. Anche se fosse stato veleno, non gliele sarebbe importato nulla. Era talmente buono, che non si sarebbe fermata per nulla al mondo. Draco, dal canto suo, osservava quella magica creatura seduta di fronte a lui. Gli ricordava incredibilmente sua madre. Quando era piccolo, i suoi genitori usavano riunirsi nella sala accanto alla biblioteca. Davanti al camino, li aveva visti più volte conversare. Scambiarsi complimenti pungenti. Con in mano qualche buon alcolico. Esattamente come stavano facendo lui e Anna in quel momento. D’impulso, il ragazzo prese la bacchetta. la puntò verso il muro vicino a loro. E fece apparire un caminetto acceso. “Ora sono pienamente soddisfatto…” ghignò Draco. La castana sorrise. Per poi bere un altro sorso di assenzio. La voce di Manson suonava ancora nella stanza. E lei sarebbe potuta rimanere li per sempre. Quella era l’atmosfera che le faceva vibrare il cuore. Che le dava una sensazione di vita. Vita eterna. Vita perpetua. Anna chiuse gli occhi. E inclinò di poco la testa. “Draco…” lo chiamò. Il ragazzo si estraniò dai suoi pensieri. Per concentrarsi su di lei. Quella fata che lo chiamava. Dalla voce suadente. E, guardandola così. La carnagione chiara. Il bicchiere in mano. Non potè fare a meno di paragonarla ad una vampira. La signora delle tenebre. E lui allora cos’era? La sua vittima designata? No. Lui era il suo compagno. “Si?” rispose piano. La castana riaprì di scatto gli occhi. Per poter incatenarli con quelli grigi di lui. E aspettò qualche minuto. Seguì piano la voce del suo Manson. “I love you, so much you must kill me now…” canto. Insieme a lui. Il biondo la guardò divertito. Mentre Anna ancora lo osservava. “Draco…” lo chiamò ancora. Il ragazzo fece un cenno della testa. Per poi sorseggiare il suo assenzio. “Moriresti con me?” gli chiese. Il biondo sorrise. lo sapeva. Non era l’alcolico che parlava. Era il cuore di Anna. Che aveva preso il sopravvento. Trasportato da quell’atmosfera romantica. Gotica. Lugubre. Che anche lui adorava. “Si…morirei con te…” le rispose poi. La ragazza chiuse ancora gli occhi per qualche minuto. Poi si portò alla bocca il bicchiere. Per berne avidamente il contenuto. Draco la guardò ammaliato. E si alzò. Anna lo guardò curiosa. Il ragazzo le andò vicino. “Signorina Haliwell…mi concede questo ballo?” le chiese. La ragazza lo guardò stupita. “Certo signor Malfoy…con piacere…” sorrise. Bevve ancora un sorso di assenzio. Poi poggiò il bicchiere e si alzò. Sistemandosi la gonna. Draco le porse una mano ed Anna la accettò. I due si spostarono vicino al camino. Mentre Manson li accompagnava. Yesterday was a million years ago. La castana si avvicinò piano. Il ragazzo la attirò a se. Ed Anna gli cinse il collo con le braccia. “Sono passati due anni…” sussurrò Draco. Mettendole le mani sui fianchi. La ragazza annuì. “Vero…sono successe così tante cose…” concordò. In all my past lives I played an asshole. “Già…però io mi ricordo ancora la sera del ballo…” precisò lui. Anna sorrise. “Anche io…sai…anche se ti avevo davanti agli occhi…non credevo che mi avessi invitato davvero…mi sembrava un sogno…” spiegò. Draco si chinò di poco e le diede un leggero bacio sulle labbra. “Non pensavo di piacerti…” aggiunse poi Anna. Now I found you, it's almost too late. Il ragazzo le fece fare una piroetta. Poi l’attirò a se. “Nemmeno io pensavo di piacerti…” osservò. La castana scosse la testa. “Mi sei piaciuto al primo anno…al secondo…al terzo…e anche al quarto…” commentò. Draco ghignò. “E ora? Non ti piaccio più?” le chiese. Anna rise. “Certo che mi piaci stupido! Altrimenti perché pensi che starei con te?” rimbeccò. And this earth seems obliviating. Draco ghignò. “Per i soldi, ovvio…” rispose. La castana scosse la testa divertita. “Piuttosto, quando hai capito che anche io ti piacevo?” gli chiese. Il biondo alzò le spalle. “Quando ti ho invitata al ballo…vederti li da sola…con le lacrime agli occhi…” rispose. Anna sbuffò. “Insomma ti ho fatto pena…” riassunse in breve. Draco scosse energicamente la testa. “No…mi piacevi…ma cercavo di non darlo a vedere…volevo evitare un sacco di casini…sai…eri una Grifondoro…e anche Mezzosangue…pensavo che i miei mi avrebbero fucilato come minimo!” spiegò. Anna sbuffò. We are trembling in our crutches. “Lo sono ancora…” osservò poi. Draco annuì. “Però i miei genitori ti adorano…” commentò. Anna lo guardò divertita. “Quindi ti piaccio ancora?” gli chiese. Il biondo annuì. “Altrimenti perché starei con te?” la imitò. La castana lo guardò. “Perché hai il gusto del macabro!” rispose. Draco scoppiò a ridere. E la strinse forte a se. Anna appoggiò la testa sulla sua spalla. Chiudendo gli occhi per qualche minuto. High and dead our skin is glass. In effetti era rimasta a dir poco sconcertata dal suo invito di due anni prima. Aveva accettato. Ma credeva ci fosse qualche inganno. Forse uno scherzo di cattivo gusto. Nonostante ciò la sera di quattro giorni dopo, aveva indossato il suo vestito. Si era tirata a lucido. E quando aveva sceso le scale per la Sala Grande. L’aveva trovato li. Ad aspettarla. Nel suo smoking verde dalle finiture argento. I capelli tirati indietro con il gel. I'm so empty here without you. Aveva sognato quella serata per molto tempo. Aveva rifiutato inviti su inviti dei ragazzi che si erano fatti avanti. Così Anna era stata ripagata. Aveva ballato tutta la sera con Draco. Si era perfino addolcita. Poi, verso mezzanotte, i due si erano recati sul balcone per prendere un po’ d’aria. Anna guardava il panorama. Non osava guardare il suo accompagnatore in viso. Sarebbe arrossita di sicuro. I crack and split my xerox hands. Draco l’aveva fatta voltare. E l’aveva baciata. Senza preavviso. Ed il suo cuore aveva smesso di battere per qualche minuto. Poi, gli aveva dato uno schiaffo. Non sapeva il perché di quel gesto. Gli aveva urlato contro. Ma il biondo l’aveva fermata. E le aveva confessato il suo amore. Così era iniziata la loro storia. Impossibile. Che tutti dicevano fosse destinata a terminare presto. Perché nessuno credeva possibile che il bel rampollo della famiglia Malfoy si fosse messo assieme con la lugubre Mezzosangue Haliwell. I know it's the last day on earth, we'll be together while the planet dies. Per un secondo Anna tremò. E Draco la strinse ancora di più a se. Immergendo il viso in quei capelli morbidi. Profumati. Se la ricordava come fosse stato ieri. La sera che era andato in Guferia, per scappare da Pansy. Gli stava costantemente alle costole. In modo che lui si decidesse ad invitarla al ballo. Però lui era deciso. Non voleva lei. Voleva qualcun’altra. I know it's the last day on earth, we'll never say goodbye. Ed ecco che l’aveva trovata. Proprio Anna. In Guferia. Gli rivolgeva la schiena. E lui sen’era uscito con una delle solite frecciatine. Però la castana non voleva voltarsi. Così Draco l’aveva presa per un polso e fatta girare a forza. Rimanendo poi di sasso. Guardando quegli occhi castani che tante volte aveva visto ostili. Colmi di lacrime. Che scendevano dalle guance della ragazza. The dogs slaughter each other softly. A quell’immagine, il suo cuore si era fermato. Lui il perché lo sapeva bene. Non voleva vederla in lacrime. Non lo sopportava. E così. Quella parole gli erano uscite dalla bocca senza rendersene conto. “Anna Alvis Haliwell, vuoi venire al ballo con me?”. Non la chiamava mai per nome. Solo insulti usciti di getto. Lei era visibilmente stupita. E per un attimo il biondo aveva temuto in un rifiuto. Però, dopo lo stupore iniziale, la castana aveva accettato. Così Draco si era ritrovato infondo alle scale della Sala Grande. A controllare l’orologio. Love burns it's casualties. Quando l’aveva vista scendere le scale. Nel suo abito nero. Meravigliosa. Draco era rimasto senza fiato. E dopo qualche ballo di rigore. Si erano defilati sul balcone. Quello che avevano ritrovato ad Halloween. Anna fissava il Lago Nero. Ma lui. Lui era lei che osservava. I capelli castani mossi dal venticello. Gli occhiali sulla punta del naso. Così si era deciso. L’aveva fatta voltare. E l’aveva baciata. We are damaged provider modules. Finalmente a contatto di quelle labbra morbide, che aveva voluto tanto. A cui aveva pensato per giorni e giorni. In quel momento. Erano sue. Quando si erano staccati però, Anna gli aveva rifilato uno schiaffo. Gli aveva urlato contro. Di smetterla si giocare con i suoi sentimenti. Di smetterla di prendersi gioco di lei. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Ancora. E lui non aveva resistito. Spill the seeds at our children's feet. Le aveva confessato i suoi sentimenti. Di getto. Non gli importava più della sua famiglia. Delle tradizioni. In quel momento, avrebbe voluto solo baciarla ancora. Stretta a se. Come stava facendo in quel giro di danza. E nel ricordo di due anni prima. Draco abbracciò forte la sua Anna. Per non lasciarla andare. Per tenerla sempre con se. La sua piccola Anna. Quella mocciosa con cui battibeccava sempre. Quella mocciosa che d’improvviso era diventata una ragazza ai suoi occhi. Quella mocciosa che amava più di se stesso.  I'm so empty here without you. Anna si strinse in quell’abbraccio. Le sue labbra increspate in un sorriso. Non un ghigno. Ma un vero e puro sorriso. Che solo lui riusciva a farle avere. Se lui era vicino a lei, nulla le importava più. Se Draco era li con lei. La scuola non sembrava nulla. La sua rabbia svaniva. Le sue paure si eclissavano. Ed il suo cuore si schiudeva. Come un fiore. Solo grazie a lui. Solo per lui. I know they want me dead. I due rimasero incatenati in quell’abbraccio. Fino a che fu proprio Draco a scioglierlo. Anna lo guardò dubbiosa. Però il ragazzo sapeva cosa fare. L’aveva programmato da più di un mese. Ci aveva pensato a lungo. Guardando con riluttanza quel tatuaggio oscuro sul braccio sinistro. Aveva deciso di darle una vita felice. Qualunque cosa fosse successa. I know it's the last day on earth. Così Draco guardò la ragazza. Le si inginocchiò davanti. Anna lo guardava curiosa. Cosa si era inventato stavolta? Il biondo portò una mano al taschino della giacca. Ed alzò la testa. Per fondere i suoi occhi con quelli di lei. “Anna Alvis Haliwell…è da due anni che stiamo assieme oramai…” iniziò a dire. La ragazza annuì. “Mi rendo conto che quello che ti sto per dire sembrerà una proposta affrettata…ma giuro che ci ho riflettuto…e tanto anche…” continuò. Anna si portò le mani alla croce che le aveva regalato a settembre. We'll be together while the planet dies. “Ho capito che ti amo…ti amo tanto…ma probabilmente sai anche questo…e non pensare che quello che stia per dire sia frutto di una semplice pazzia adolescenziale…” proseguì. La ragazza lo guardava curiosa. “La verità è che questi due anni sono stati meravigliosi…tu sei meravigliosa…e ho visto con i miei occhi cosa mi donerai fra qualche anno…non mi importa cosa succederà nei prossimi mesi…non mi importa cosa succederà al mondo…per quanto mi riguarda, siamo solo noi due…” sorrise Draco. I know it's the last day on earth. Estrasse la mano dal taschino. Al suo interno, una piccola custodia nera. Anna sbarrò gli occhi. Incredula. “Lo so che questo proposito varrà solo tra un anno e mezzo…quando finiremo la scuola…quando nulla più ci potrà trattenere…però…voglio chiedertelo ora…perché il mio cuore non resiste più…” spiegò. La ragazza annuì. “Anna Alvis Haliwell…vuoi diventare mia moglie? La futura madre dei miei figli? Una Malfoy? Insomma…mi vuoi sposare?” le chiese, d’un fiato. Il cuore di Anna si fermò. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Draco le prese piano la mano sinistra. Aprì la scatola. E prese l’anello che era contenuto al suo interno. Mentre la ragazza annuiva piano. L’altra mano sulla bocca. E calde scie di felicità le scorrevano sulle guance. Mentre l’orologio batteva la mezzanotte. E delineava l’unione di due cuori. Finchè morte non li avesse separati. We'll never say goodbye.
Intanto, anche un’altra coppia stava festeggiando. Giulia era seduta accanto al tavolo. Mangiando una fetta di torta al limone. Mentre Severus si guardava attorno. Incredulo di aver permesso una tale trasformazione del proprio ufficio. L’albero li illuminava. Con le sue mille luci colorate. Nell’aria ancora le canzoni natalizie. Il camino scoppiettava nell’altra stanza. Ed un’atmosfera soffusa ed ovattata avvolgeva dal primo all’ultimo oggetto. Giulia sorrise. Iniziò a muovere la testa a tempo della canzone. Severus prese un dolcetto a forma di abete glassato e lo guardò sospettoso. Poi però, lo mise in bocca. Gustandosi quel sapore dolce che di norma avrebbe odiato. “Sono buoni dolcetti?” chiese la ragazza. Il professore alzò le spalle. Giulia lo guardò insoddisfatta. Poi sobbalzò. Sapeva cosa l’avrebbe sciolto del tutto. Prese la bacchetta e fece apparire due tazze di cioccolata calda fumante. E subito vicino, un pacchetto di marshmallow. Severus lo guardò poco entusiasta. “Non si può mai dire di aver celebrato una Vigilia di Natale senza i marshmallow intinti nella cioccolata!” esclamò entusiasta la ragazza. Poi si alzò e avvicinò la sedia a quella di Piton. Passandogli la tazza. “Cosa dovrei mangiare io?” le chiese riluttante il professore. Giulia sorrise. “Deve prendere un marshmallow e inzupparlo nella cioccolata calda…prima che si raffreddi però!” spiegò, aprendo il sacchetto. Lo porse a Piton. Che non potè fare altro che infilarci una mano. Prese un dolcetto. Era rosa e bianco. Morbido. Severus si ricordava di quando vedeva dei bambini al parco giochi arrivare con sacchetti pieni di quegli strani dolcetti. Nonostante ciò, non aveva mai avuto il coraggio per chiederne uno a qualche suo coetaneo. Non sapendo esattamente cosa fare, guardò di sottecchi la ragazza. Aveva appena preso anche lei il suo marshmallow. Poi l’aveva intinto piano nella cioccolata calda. L’aveva tirato fuori ed aveva iniziato a soffiare per raffreddarlo. Severus provò ad imitarla. Cercando di non sporcarsi le dita di cioccolata. In qualche modo ci riuscì e si portò subito alla bocca il dolce per non sporcare ulteriormente. Doveva ammettere che era un sapore singolare. Si scioglieva in bocca. “Allora?” sorrise curiosa Giulia. Il professore alzò ancora le spalle. La ragazza scosse la testa decisa. Allungò una mano e prese un dolcetto dal sacchetto. Lo intinse nella sua cioccolata. Poi guardò Piton. Ed arrossì. “Professore…” lo chiamò. Lui alzò un sopracciglio curioso. “Apra la bocca…” chiese Giulia. Severus sbarrò gli occhi e le sue guance si colorarono. La ragazza lo guardò imbarazzata. Il marshmallow fumante a mezz’aria tra le dita. Dopo qualche minuto, Piton si decise. Aprì la bocca. Giulia si sporse di poco e lo imboccò. Nel mentre i loro occhi si incontrarono. Potevano vedere l’imbarazzo l’una dell’altra. Però la ragazza era decisa. Voleva regalare un bel Natale a Severus. Perché lei voleva veramente farlo felice. Lo amava. E in cuor suo voleva rendere felice le persone a cui voleva bene. Passarono qualche minuto a mangiare i dolcetti. Finchè le cioccolate si raffreddarono. La musica continuava a fare da sottofondo. E le luci soffuse dell’albero creavano una delicata armonia nella stanza. “Sa professore…l’atmosfera è una delle cose che adoro di più di questa festa…” iniziò a dire Giulia. Severus la guardò. E sorrise. “Fin da quando ero piccola ho sempre aspettato con gran gioia il Natale…era un’occasione per stare con la mia famiglia…e con le persone a cui volevo più bene…è da oramai sei anni che passo il Natale insieme alla famiglia di Anna, quella di Herm e la mia tutte assieme…” raccontò. Piton annuì. Poi la guardò. Non gli sembrava ancora vero di trovarsi nella stessa stanza di quella creatura così bella. Così preziosa per lui. Aveva sempre creduto di star bene da solo. E che il Natale fosse solo una sciocca occasione per far uscire la falsità delle persone. Lui prima di tutti aveva visto cosa poteva fare la gente. Un esempio lampante era Lucius. Crudele Mangiamorte. Che ad ogni Natale lo invitava al Malfoy Manor per partecipare alla sua gioia. Per mostrare la sua falsa bontà. Severus non aveva mai accettato. Sapeva che lo faceva solo per pena nei suoi confronti. Però, guardando il viso di quella ragazza davanti a lui. Con gli occhi brillanti di gioia. Di entusiasmo. Che si stava impegnando per fargli passare una buona Vigilia. Non potè far altro che lasciare le sue pessimistiche supposizioni. Per credere che ci fosse ancora qualcuno nel mondo. A cui importasse veramente la sorte degli altri. In tutti i suoi anni di vita non aveva mai incontrato una persona come Giulia. Nonostante la sua età non era una ragazzina frivola. Al contrario lottava per ciò in cui credeva. Cercando di far del bene qua e la. Dopo gli ultimi due anni passati accanto a lei, Severus l’aveva capito. D’improvviso il professore si rabbuiò. “Non sarebbe stato meglio quindi che fosse tornata a casa?” commentò acido. La ragazza alzò lo sguardo dalla sua tazza di cioccolato caldo e lo guardò dubbiosa. “Sarebbe stato più sensato se fosse tornata a casa fra i suoi famigliari…dalle persone a cui vuole bene, come ha detto lei…” commentò ancora Piton. Giulia sorrise. E scosse la testa. “Ma professore…io sono con le persone a cui voglio bene!” esclamò. Fu Severus stavolta a rivolgerle uno sguardo interrogativo. “Io le voglio bene professore…senza di lei che Natale sarebbe stato?” rispose. Piton la guardò per qualche minuto. “Lei è…una delle persone a cui voglio più bene al mondo…non l’avrei mai lasciata da solo professore…e…non…non lo farò mai…io…io voglio starle sempre accanto…” aggiunse poi Giulia. Era arrossita. Ed aveva abbassato lo sguardo per l’imbarazzo. Il cuore di Severus ebbe un fremito. Quelle parole. Lei era stata la prima a dirle. A lui. Per lui. In quel momento la canzone di turno finì. Per lasciare il posto a quella successiva. I'm dreaming of a white Christmas just like the ones I used to know. Dopo qualche minuto, la ragazza alzò la testa. Facendo così incontrare le iridi nocciola con quelle nere di Severus. Entrambi stavano pensando la stessa cosa. Il professore era rimasto basito di fronte a quell’ennesima dimostrazione d’affetto da parte di Giulia. Mentre la ragazza, era felice di aver comunicato quello che teneva nel cuore. Però allo stesso tempo era triste. Perché quello che in realtà provava non si limitava ad un semplice “le voglio bene”. Where the treetops glisten and children listen. Piton sapeva ciò che Giulia volesse intendere con quelle parole. I suoi veri sentimenti. Nascosti da quegli stupidi convenevoli sociali. Eppure lei gliel’aveva già confessato. Già dall’anno prima. E lui cos’aveva fatto per dimostrarle tutto l’affetto che provava nei suoi confronti? Le aveva regalato quel bracciale. Però era un gesto diretto alla piccola Eveline. Certo, le aveva permesso di stare al suo fianco. E sembrava che a Giulia bastasse così. Però Piton si sentiva in colpa. Sentiva di non meritare tutto l’affetto che quella ragazza gli aveva donato. E che continuava a donargli. Giorno dopo giorno. To hear sleigh bells in the snow. Gli occhi di Giulia erano fissi su quelli di Severus. Non riusciva a smettere di guardarli. Aveva paura che se li avesse chiusi. Anche solo per un secondo. Lui non sarebbe stato più li. Si sentiva così felice. Stava trascorrendo la Vigilia di Natale con l’uomo che amava. Ciò che aveva desiderato per anni. E mentre facevano l’albero. Qualche attimo prima. Insieme. Aveva immaginato la loro futura vita. Davanti ad un abete come quello. Adornato da mille luci colorate. Seduti vicino al camino acceso. A bere cioccolata calda. Insieme alla loro piccola Eveline. Il cuore di Giulia aveva sobbalzato. I'm dreaming of a white Christmas with every Christmas card I write. Le sembrava ancora strano. Il fatto che un uomo così intelligente. E irraggiungibile le avesse concesso di stare al suo fianco. E tenesse così tanto a lei da farle una promessa. Nonostante lei avesse combinato solo guai. D’improvviso. Senza rendersene conto. Giulia iniziò a muovere la testa a tempo di canzone. Il ponpon del cappello di Babbo Natale ondeggiava. Severus sorrise. La ragazza finì di bere la sua cioccolata. E poggiò la tazza sul tavolo. Poi si stiracchiò. E notò l’ora. “Professore! È quasi mezzanotte!” esclamò, alzandosi di scatto. Piton scosse la testa divertito. “La signorina Granger le ha attaccato l’agilità a quanto vedo…” commentò. La ragazza rise. “Sa…a casa mia c’è una tradizione…alla Vigilia si prepara l’albero…e si beve la cioccolata calda aspettando la mezzanotte…e poi, quando l’orologio a pendolo suona, ci si scambiano i regali…” raccontò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. Giulia andò alla borsa e ne tirò fuori un pacchetto. May your days be merry and bright and may all your Christmases be white. Lo prese fra le braccia e si avvicinò piano a Piton. “Professore…io…ecco…ho pensato…che…siccome le ho chiesto di passare la Vigilia con me…ecco…sarebbe stato opportuno…farle…un regalo…per ringraziarla…” sussurrò imbarazzata. Severus la guardò stupito. Poi però si alzò. Allungò una mano. E le fece una carezza sulla testa. “La ringrazio signorina Wyspet…però devo confessarle una cosa…” iniziò a dire. La ragazza annuì curiosa. “…deve sapere che io di norma non amo ricevere regali…e non ho molta fantasia per farne…” continuò il professore. Fece il giro del tavolo. Per raggiungerne i cassetti. Giulia lo guardò un po’ triste. Forse aveva sbagliato a compragli qualcosa. I'm dreaming of a white Christmas With every Christmas card I write. Con un gesto elegante Piton aprì un cassetto. E ne tirò fuori qualcosa. Nascondendolo poi dietro la schiena. Giulia lo guardò curiosa. “Nonostante ciò, io le devo un grande favore…signorina Wyspet, il le devo la vita…le sue cure sono state fondamentali per me…e per questo, ho dato retta alla mia gratitudine…così…questo è quello che ne è uscito…” concluse Severus. Così Giulia vide che quello che il professore aveva preso dal cassetto era nientemeno che un pacchetto. La carta regalo era lucida e viola. Il fiocco rosso. La ragazza rimase stupita. Piano porse il suo pacchetto a Piton. E questo fece lo stesso con il suo. “Davvero è per me?” gli chiese Giulia. Severus sorrise. Ed annuì. “Lo scarti…” le suggerì. La ragazza non se lo fece ripetere. Lo aprì cercando di non rovinare la bella carta da regalo. E conservando il fiocco. Piton fece lo stesso con il suo regalo. Doveva ammettere che aveva scelto una bella carta. Il pacchetto sembrava fosse stato fatto a mano. Finalmente Giulia lo scartò. Quello che vi trovò dentro la fece rimanere ancor più di sasso. Nelle sue mani si trovava quel libricino. Quello che aveva visto da Armony. Ne accarezzò piano la copertina. Passando delicatamente un dito sul titolo. ‘Il cuore di Arlene’. May your days be merry and bright and may all your Christmases be white. Severus rimase piacevolmente stupido del suo regalo. Era un’elegante e raffinata camicia. Verde scuro. I bottoni pregiati. Così morbida al tatto. Il professore alzò lo sguardo per poter poi fare una carezza a Giulia. Era stata davvero gentile. Quando vide la ragazza però, sobbalzò. Aveva gli occhi lucidi e delle lacrime avevano iniziato a scorrere sulle sue guance. “Signorina Wyspet…” la chiamò stupito. Forse aveva sbagliato regalo. Eppure aveva sentito che ne parlava con le sue amiche mentre usciva da una lezione di Difesa. Giulia lo guardò. Sorrise. Poggiò il libro sul tavolo. E gli si gettò fra le braccia. Severus tirò un sospiro di sollievo. E poco dopo ricambiò l’abbraccio. “Non c’è motivo di piangere signorina Wyspet…” osservò poi. La ragazza annuì. “Piango…perché…sono felice…” rispose solo. Piton sorrise divertito. E le fece una carezza sulla guancia. Per asciugarle le lacrime. “Non so davvero come ringraziarla!” esclamò ancora Giulia. Severus scosse la testa. “Lei ha già fatto tanto…mi ha fatto passare una bellissima Vigilia di Natale…” commentò. Poi arrossì. Le parole gli erano uscite di getto. La ragazza sorrise. Quando alzò la testa, notò che sopra di loro stava appeso un rametto di vischio. Così fu un attimo. Giulia si alzò in punta di piedi. Chiuse gli occhi. E. Mentre l’orologio nell’altra stanza suonava. La ragazza unì le sue labbra con quelle di Severus. In un piccolo bacio. Più dolce di qualunque leccornia natalizia. E ricolmo di un affetto più spontaneo e grande di quelli che il mondo avesse mai visto.
Qualche corridoio più su, altre due persone stavano festeggiando il Natale. In un modo un po’ fuori dal comune. “Ne vuoi ancora?” chiese Pansy, alzando la bottiglia mezza vuota di limoncello. Hermione la guardò. E alzò le spalle. “Massì! Riempi tu!” rispose sicura. La serpe ghignò e le riempì il bicchiere. Poi fece lo stesso con il suo. E per l’ennesima volta bevvero d’un fiato. “E così lenticchia ti ha mollato per quell’oca eh?” le disse ancora Pansy. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Sta zitta Parkinson!” sbottò. La serpe sbuffò. “Sta zitta tu!” esclamò. Poi le due si guardarono. E scoppiarono a ridere. Passò qualche minuto. “Hey…ma tu passi spesso serate così?” chiese Hermione. Pansy la guardò dubbiosa. “Così come?” rispose. Il prefetto alzò le spalle. “A bere in un angolino di qualche corridoio…” spiegò. La serpe scosse la testa. “Di solito me ne sto in dormitorio ad ascoltare musica…” rispose. Hermione le sorrise. “Che musica ascolti?” chiese ancora. “Hey Granger guarda che qua non siamo a lezione! Puoi evitare di sparare domande alla velocità della luce…” osservò divertita Pansy. Il prefetto arrossì. Mentre le serpe si riempiva di nuovo il bicchiere. “Comunque ascolto un po’ di tutto…anche se ultimamente Millicent mi ha fatto fissare con gli Him…” rispose poi. Hermione si illuminò. “Anche io conosco gli Him! Ho visto un loro video sul programma di musica del venerdì sera!” esclamò. Pansy la guardò stupita. Poi avvicinò la bottiglia e le riempì il bicchiere. “Che voce che ha il cantante! E poi ha anche un bell’aspetto…” commentò ancora il prefetto. La serpe annuì. “Eh si…decisamente…Ville è proprio il mio uomo ideale…” sospirò. Hermione la guardò dubbiosa. “Ville Valo…il cantante…” spiegò sintetica Pansy. Il prefetto annuì. “Scusa…è che li ho sentiti solo una volta…vorrei avere un loro cd ma mi sa che dovrò aspettare la prossima uscita ad Hogsmeade…” sbuffò. La serpe scosse la testa. “Non necessariamente...” ghignò. Hermione la guardò dubbiosa. “Io ho un cd misto in dormitorio… doppio…” spiegò. Gli occhi del prefetto si illuminarono. “Potrei passartelo…” precisò Pansy. Hermione annuì. “Se vuoi…io accetto volentieri…” sorrise. La serpe scoppiò a ridere e si riempì il bicchiere fino all’orlo. Per poi farlo anche con quello del prefetto. “E tu che ascolti? Oltre a cercare di farti una cultura sugli Him…” le chiese poi Pansy. Hermione alzò il suo bicchiere stracolmo. “Avril Lavigne…” rispose. La serpe sobbalzò. “Anche io…” commentò con un filo di voce. Il prefetto la guardò stupita. Uh, yeah you can do it. Hermione guardò il liquido giallo brillante nel proprio bicchiere. Senza indugio lo portò alla bocca e ne bevve un lungo sorso. Pansy la guardò divertita. “Buono il limoncello eh? Però ti do un consiglio…bevilo lentamente…lo assapori meglio…” spiegò. Il prefetto annuì. Si portò ancora il bicchiere alla bocca e bevve. Stavolta più piano. I didn't give a damn what you say to me, I don't really care what you think of me. Il limoncello le infiammò la gola. Le andò direttamente alla testa. E perfino alle narici. Dovette scuotere la testa per riprendersi. Pansy scoppiò a ridere. “Non ho davvero resistito! Stessa cosa di Millicent!” esclamò. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Sei una vipera Parkinson…” soffiò. Poi però bevve ancora un sorso veloce. Doveva riprendersi. “Una vipera? Questo è l’insulto migliore che sai tirare fuori Granger?” commentò la serpe quasi delusa. Il prefetto le rivolse un’occhiata dubbiosa. “Avanti ammettilo…sono stata una stronza…” ghignò. Hermione sobbalzò. Certi linguaggi scurrili li sentiva usare da Anna. E non le piacevano per nulla. “Dillo…avanti…” cercò di persuaderla Pansy. Il prefetto scosse sicura la testa. Cause either way you're gonna think what you believe there's nothing you could say that would hurt me. La serpe sbuffò. “Sai cosa mi sono sempre chiesta Granger? Come tu faccia a mantenere quell’aria da perfettina anche quando sei con i tuoi amici…mi auguro seriamente che tu non sia veramente così…” osservò. Hermione trasalì. “Io…io non sono perfettina!” rimbeccò. Pansy la guardò scettica. “Cioè…con Anna e Giulia…non lo sono…” precisò. La serpe bevve un lungo sorso di limoncello. “E comunque non credo che dire parolacce mi gioverebbe molto…” commentò ancora Hermione. Pansy sbadigliò. “Chissene…io mica le dico per rendermi più dura agli occhi degli altri…” rimbeccò. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Semplicemente sfogano…e certe volte esprimono molto più di una frase ben fatta…mai sentito il detto ‘ferisce più la lingua che la spada’?” spiegò. I'm better off without you anyway I thought it would be hard but I'm ok. Hermione dovette per forza darle ragione. Anche se trovava ancora impossibile che stesse davvero bevendo limoncello. Con Pansy tra l’altro! “Strano che la Haliwell non ti abbia insegnato nulla…” commentò ancora. Il prefetto vuotò in un colpo il suo bicchiere. Poi guardò negli occhi Pansy. “Avanti Granger…dillo…” ghignò. Hermione sostenne il suo sguardo. “Parkinson…sei davvero…” iniziò a dire. La serpe le sorrise compiaciuta. “Cosa sono?” la aiutò. Il prefetto le prese la bottiglia di mano e riempì di poco il suo bicchiere. “Parkinson…sei davvero una stronza!” esclamò. Poi d’un fiato vuotò ancora il bicchiere. Ed infine, tirò un sospiro di sollievo. I don't need you if you're gonna be that way because with me, it's all or nothing. Pansy intanto aveva preso a battere le mani esultante. “Ti senti meglio giusto?” le chiese. Hermione arrossì. Ed annuì. “Visto? E ora, brindiamo!” esclamò ancora la serpe. Il prefetto la guardò interrogativa. “E a cosa scusa?” rimbeccò. Pansy le rubò la bottiglia di mano e riempì ad entrambe i bicchieri. “A noi!” rispose spiccia. Hermione scosse la testa. “Mi dispiace Parkinson ma non sei il mio tipo…” precisò. La serpe scosse la testa divertita. “Mi correggo…la Haliwell e la Wyspet ti hanno contagiato…” si corresse. Il prefetto le diede una piccola spinta alla spalla. Che però non la fece muovere di un solo millimetro. “Bene! E ora, sfoghiamoci!” esordì Pansy. Hermione annuì già pronta a bere il contenuto del suo bicchiere. I'm sick of this shit, don't deny. La serpe alzò in alto il bicchiere. “Brindo all’essere single! Perché non mi serve un maschio senza cervello per essere felice!” esclamò. Poi bevve un sorso di limoncello. E fece segno al prefetto di continuare. You're a waste of time. Stavolta fu Hermione ad alzare il bicchiere. “Concordo in pieno…brindo all’essere una donna indipendente! I maschi non servono a nulla!” esordì. Poi buttò giù un lungo sorso di bevanda. I'm sick of this shit, don't ask why. “Vai così sorella!” concordò Pansy. Il prefetto sorrise e la invitò a continuare. “Brindo a me stessa! Perché sono egoista e me ne vanto!” ghignò. E giù un altro sorso di limoncello. Hermione applaudì. “Buona scelta! Brindo anche io a me stessa…perché mi merito di meglio di un bradipo con le lentiggini!” esclamò sicura. Poi anche lei bevve un altro sorso di liquido. “Esattamente…ci sono altri mille ragazzi in questa scuola! Ci meritiamo di meglio!” sorrise Pansy. Il prefetto annuì. Ed insieme bevvero anche l’ultima goccia nei loro bicchieri. I hate you now, so go away from me. You're gone, so long. I can do better, I can do better. “Hey sai una cosa Granger? Noi due siamo più simili di quanto pensassi!” osservò la serpe. Hermione annuì. “Non avrei mai pensato di passare la Vigilia a bere limoncello…e con te! Senza offesa eh…” confessò. Pansy ghignò. “Nemmeno io…sinceramente non pensavo nemmeno che reggessi così bene l’alcool Granger! Quando ti ho versato il primo bicchiere ti immaginavo già stesa a terra dopo averlo bevuto! Senza offesa eh…” le fece il verso. Hermione scoppiò a ridere. “Sta zitta Parkinson…altrimenti ti rubo la bottiglia…” sbuffò divertita. Pansy scosse la testa. E riempì i bicchieri di entrambe. Hey, hey you, I found myself again. That's why you're gone. I can do better, I can do better. “Comunque non su come tu faccia a star dietro a un idiota come quel Weasley…sinceramente sei una ragazza intelligente…e anche passabile…dovresti puntare più in alto…” commentò ancora la serpe. Per poi sorseggiare il suo limoncello. Hermione sospirò. “Sono felice che almeno tu mi trovi passabile…e comunque non so nemmeno cosa gli sia preso a quello li…il giorno prima era tutto dolce e sensibile, poi da qualche giorno era freddo e distante…senza contare quella pugnalata alla schiena…che nervi…” spiegò amareggiata. Pansy annuì. “Mettersi con la Brown…davvero un colpo basso! Che poi…dicendola tutta…quella li non è così bella…è un’oca! Quando starnazza con Calì sembra che abbiamo appena aperto il recinto delle galline…” sbottò. Il prefetto scoppiò a ridere. Stava davvero rivalutando Pansy. You're so full of it, I can't stand the way you act, I just can't comprehend. “E poi ha quei capelli…così piatti…bleah…sembrano spaghetti tinti e scotti…” continuò acida la serpe. Hermione quasi si rotolava per terra dalla risate. Pansy sorrise soddisfatta. Appoggiò in terra la bottiglia quasi vuota di limoncello. E si alzò. Si sistemò la gonna e si schiarì la voce. “Oh RonRon ho paura! Portami con te, non si sa mai che una pericolosa e brutta mosca mi aggredisca!” esordì poi con tono stridulo. Congiungendo le mani. E sbattendo le ciglia a mo di cerbiatta. “Per Merlino! Sei uguale!” esclamò Hermione, che si teneva la pancia dalle risate. La serpe si avvicinò e la prese per un braccio. “Avanti RonRon andiamo!” disse ancora. Il prefetto cercò di ricomporsi. E si alzò. “Certo LavLav…” rispose, abbassando il tono della voce per renderlo più maschile. Pansy prese a braccetto Hermione. Per poi iniziare a trotterellare per il corridoio scambiandosi nomignoli quantomeno ridicoli. I don't think that you can handle it, I'm way over, over it. Dopo aver percorso tutto il corridoio ed essere tornate indietro, le due si dedicarono al limoncello. In modo da riprendersi dalle risate. “Comunque…forse ho capito cosa gli è preso al bradipo lentigginoso…” disse all’improvviso Pansy. Hermione la guardò curiosa. “Avanti…esprimi la tua teoria…almeno così mi metto l’anima in pace appigliandomi ad una spiegazione…” la invitò. La serpe scosse la testa divertita. “Non credo che sia solo una teoria…era domenica mi pare…si…la domenica prima del venerdì della partita di Quiddich…” iniziò a dire. I prefetto annuì sorseggiando il limoncello. Era proprio da quella domenica che Ron aveva iniziato a comportarsi freddamente nei suoi confronti. “Stavo girovagando con Millicent quando siamo capitate per caso verso la Torre di Grifondoro…” continuò a raccontare. Hermione la guardò scettica. Ma Pansy evitò il confronto. “Siamo arrivate dall’altra parte del corridoio…quello che si raggiunge anche con il passaggio segreto dell’arazzo…hai presente?” proseguì. Il prefetto annuì. Mentre affogava i suoi dubbi nel limoncello. “Ecco…abbiamo visto il caro RonRon battibeccare contro la sorellina…non abbiamo capito molto, tranne che lei lo ha accusato di essere invidioso…e poi ha elencato i vari baci dei suoi amici…” disse tranquilla Pansy. Hermione strabuzzò gli occhi. Per poco le sputò il limoncello in faccia dallo stupore.  I will drink as much limoncello as I can and I'll do again and again. “Co…cosa ha detto di preciso?” esclamò il prefetto. La serpe la guardò curiosa. “Solo che Potter ha baciato la Chang…e mi pare che abbia nominato anche te e Krum…e ovviamente la sua grandissima lista di amicizie…” rispose. Hermione per poco lasciò andare il bicchiere. Il cuore aveva smesso di batterle. “Hey Granger…tutto bene?” le chiese Pansy. Il prefetto annuì poco convinta. “Ora capisco tutto!! Ma certo!!” esclamò. La serpe annuì. “In poche parole RonRon si è sentito ferito perché ha scoperto che tu avevi baciato Krum…e così per ripicca si è messo con LavLav…” riassunse. Hermione annuì. Però, non scoppiò in lacrime. No. Guardò negli occhi Pansy. “Grazie…” le disse. “E di che…certo che però quella pigna della Weasley poteva starsene zitta…” sbottò. Il prefetto le diede ragione. Si ricordò che quando aveva raccontato del ballo ad Anna e Giulia, con loro c’erano anche Ginny e Mary Kate. Lei voleva bene a Ginevra. Però decise che l’avrebbe insultata in tutte le lingue del mondo appena fosse tornata dalle vacanze. I don't really care what you have to say cause you know, you know you're nothing. “Sai che ti dico Parkinson? Finiamo questa bottiglia!” esordii poi Hermione. La serpe non potè fare altro che accettare la proposta. Così prese la bottiglia. E ne versò il rimanente contenuto nei loro bicchieri. Si sfogarono fino ad aver finito anche l’ultima goccia di limoncello. Incredibilmente, la rivelazione di Pansy aveva chiarito le idee ad Hermione. Però non voleva pensare a Ron in un momento come quello. Ci avrebbe pensato l’indomani. “Hey Granger…sai che ora è?” chiese la serpe. Il prefetto guardò l’orologio. Segnava la mezzanotte ed un minuto. “È ufficialmente Natale!” esclamò poi. Pansy ghignò e le passò la bottiglia. Cen’era ancora un goccio. Hermione non se lo fece ripetere e lo bevve. Un po’ stupita che l’altra gliel’avesse lasciato. “Della bottiglia, mi sbarazzo io…” commentò Pansy, alzandosi. Il prefetto la imitò e le passò l’oggetto di vetro oramai vuoto. Poi si stiracchiò. “Te ne torni in dormitorio?” le chiese la serpe. Hermione annuì. “E tu?” chiese a sua volta. Pansy alzò le spalle. “Mi tocca…Millicent vorrà raccontarmi i dettagli del suo appuntamento natalizio…” rispose poco entusiasta. Il prefetto rise. Poi le due si guardarono. “Sai…non sei poi così male Granger…” osservò Pansy. Hermione sorrise. “Nemmeno tu Parkinson…” rispose. Dopo qualche minuto di silenzio, le due si dettero la mano. E si scambiarono gli auguri natalizi. Per poi prendere ognuna la propria strada. Che le avrebbe condotte i loro dormitori. Camminarono da sole per i diversi corridoi. Entrambe con un sorriso stampato sul volto.
  
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