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Autore: Karyon    24/07/2008    5 recensioni
[...]Rose ritirò la testa dal finestrino e sospirò « Stiamo per andare a Hogwarts » fece a Albus e Lysander.
« Già » replicò Albus. « Stiamo per raggiungere la Leggendaria Hogwarts ». Lo disse con un certo timore, socchiudendo gli occhi contro la luce sole [...]
Un ragazzino biondo, dagli occhi di un portentoso color Artemisia, li stava fissando, solo.
Albus sorrise, al pensiero di ciò che avrebbe cambiato, alla Storia che avrebbero fatto.
«Scorpius, Scorpius Malfoy » chiamò. « Nessuno ci ha presentato per bene. Albus Potter ».
Genere: Commedia, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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______To Hogwarts_____


Harry si rigirò sotto le coperte, mugugnando. Un rumore attutito lo raggiunse e la voce di Ginny Weasley, nonché sua moglie, lo svegliò:
« Mmm… tesoro? »
Il Bambino sopravvissuto continuò a tenere gli occhi ben serrati «Cosa? »
« Rumori ». rispose lei, concisa, con la voce ancora impastata dal sonno, dopodiché sistemò meglio le lenzuola, tornando a dormire.
Harry aprì gli occhi a fatica, strizzandoli, osservando il quadrante luminoso in bilico sul comodino accanto al letto: 03.00.
Le tre del mattino.
Sospirò lentamente invocando la calma, nel frattempo nuovo rumori, come di scoppi, si susseguivano con intensità sempre crescente.
Questa volta li avrebbe uccisi. Dannazione, le tre del mattino!
Si alzò pigramente, quasi trascinandosi, poi lanciò un’occhiata alla donna al suo fianco, che avrebbe dovuto sostenerlo; invece dormiva beata, lei.
Strascicando i piedi come qualsiasi umano di buon senso avrebbe fatto a quell’ora indecente, Harry si spostò nel corridoio, dove i rumori erano più nitidi, riuscendo così a capire la loro provenienza: ultima stanza a sinistra, ovviamente.
La porta in legno scuro, quasi nero, recava una targhetta consunta con inciso con grafia scombinata ‘Sirius’, sopra un’altra scrittura più ordinata e regolare, aveva aggiunto un nuovo nome ‘James’.
Nonostante fossero passati degli anni, venti per la precisione, non riusciva ad abituarsi: quei due nomi, ancora insieme, entrambi incisi con la magia, uno accanto all’altro. Suo padre e il suo padrino.
« Jamie ».
Harry bussò cautamente, ma i rumori al di là della porta non cessarono, anzi si facevano più vigorosi.
« James! » urlò allora e, per magia, tutto cessò.
La porta si aprì, rivelando un ragazzino dodicenne con espressione truce « Sì? » sbottò, sfrontato.
Harry sospirò nuovamente, contando mentalmente fino a dieci « James, ti sei reso conto che sono le tre di notte? »
Il ragazzo si esibì in una scrollata di spalle indifferente, che avrebbe reso orgoglioso un certo padrino di sua conoscenza.
« Perché sei sveglio a quest’ora? » domandò Harry, circospetto, varcando la soglia.
« Così, non avevo sonno » rispose sintetico il ragazzo, seguendo il padre. « Che guardi? » gli chiese curioso.
« Cerco segni di esplosioni, distruzioni e roba varia… » borbottò Harry, gettando un’occhiata sotto il letto del suo primogenito.
« Cioè mi stai ispezionando » borbottò James, con una linguaccia.
Harry lo fissò: capelli corvini, scuri come la pece e lunghi fino alle spalle in stato catastrofico, occhi castano chiaro, tendente al nocciola, finta aria angelica stampata in volto. Suo figlio era una terrificante combinazione di James Potter e Sirius Black e la cosa lo inquietava non poco.
« Sì. Ricordi l’ultima volta… » continuò, lanciandogli un’occhiata minacciosa.
« E’ stato un errore! Non posso mica pagare a vita! » sbottò veemente il figlio, accasciandosi sul letto che scricchiolò sotto al suo peso.
Harry annuì frettolosamente, come se il fatto che il divano in soggiorno avesse preso fuoco misteriosamente potesse capitare effettivamente a chiunque, poi si fermò, come colto da un’idea improvvisa:
« Dov’è tuo fratello? » domandò, con orrore.
« E’ a letto ». Rispose caustico James,  con l’aria di chi avrebbe voluto, un esempio puramente ipotetico, che fosse appeso con le caviglie alla quercia in giardino.
Harry piantò lo sguardo in quello del figlio, che lo sostenne fino a che il padre non sospirò sconfitto « Diciamo che stavolta passi ».
« Oh bé, grazie per la fiducia! » sbottò James, mentre un ghignò gli fioriva sul viso olivastro. 
Harry suo malgrado, sentì il cipiglio sciogliersi come neve al sole e un sorriso salirgli in gola. Si sedette accanto al figlio, poi si mise ad osservare la camera: era pressoché identica a come l’aveva vista anni fa, durante la fuga dal Ministero; mesi di pulizia profonda avevano cancellato del tutto l’aria malsana e tetra che la contrassegnavano, rendendola ariosa, luminosa, senz’altro più simile ai tempi in cui ci viveva un Sirius ragazzo.
 Poster di donne Babbane, calendari e alcune fotografie, erano state fissate con un incantesimo permanente, cosicché ad anni di distanza, i Marauders continuavano a sorridergli dal muro.
« Papà, ti è venuto l’attacco di nostalgia? »
I ragazzi sapevano quanto Harry fosse legato a quell’abitazione. Grimmauld Place era stato un maniero oscuro, tenebroso e sede di Mangiamorte, eppure per pochi istanti era divenuta la sua ancora di salvezza; con l’Ordine prima e con Ron, Hermione e Kreatcher, poi.
Così alla fine quella era diventata la stanza del suo primogenito. Sembrava quasi un atto dovuto, che James Sirius occupasse la stanza del suo omonimo. Lily e Albus, invece, occupavano la stanza di Regulus ingrandita.
« Papà… »
Una voce assonnata  lo richiamò dalla soglia: una bambina novenne in pigiama, dai capelli rosso cupo, si stropicciava gli occhi gonfi dal sonno.
« Tesoro, sei già sveglia? » tubò dolcemente Harry, inginocchiandosi accanto alla piccola.
« Sev parla nel sonno ». Spiegò risentita la ragazzina, mentre James sbuffava.
« Quello scemo! Vado a svegliarlo! » esclamò, muovendosi di gran carriera e rovesciando, come suo solito, la lampada.
« Sei una calamità, Jamie » sospirò Harry, mentre Lily ridacchiava. « Ma è tardi. Dovreste dormire, tutti quanti. Domani abbiamo da fare, lo sapete… »
Sia sul viso magro e bronzeo di James, sia su quello paffuto di Lily, si disegnò la stessa identica espressione ad occhi sgranati.
«Andiamo ad Hogvart, papà?» domandò Lily, aggrottando la fronte per la fatica di pronunciare quel nome.
Harry rise, scompigliandole i capelli « Si pronuncia Hogwarts, tesoro, e comunque dovremmo prima incontrare zio Ron, zia Hermione e gli altri… »
James annuì entusiasta « Ci sarà anche Lorcan? » chiese impaziente.
Harry si accigliò « Dovrebbe. Sì, forse anche i suoi genitori verranno a Diagon Alley… »
« Allora devo essere in forze! » sbottò James, dopodiché saltò nel grande letto, coprendosi fino alla gola.
« Via, devo riposare ».
Lily gli indirizzò una linguaccia prima di uscire col naso all’insù per l’indignazione, mentre Harry lo fissava figlio, perplesso « Che state combinando tu e quell’altra piaga? »
Secondo Hagrid, Lorcan Scamander, il primogenito di Luna e Ralf, e James, avevano adeguatamente recuperato la tradizione dei Marauders e dei gemelli Weasley. Già il primo anno erano stati richiamati un giorno sì e l’altro pure, per buona pace della McGranitt che si faceva saltare le coronarie.
Un ghigno a quarantadue denti lo spaventò, se è possibile, ancora di più. Ad un tratto capì che preferiva vivere nella beata ignoranza: alzò le mani in segno di resa e si allontanò « Cambiato idea, non voglio saperlo nemmeno… » borbottò, uscendo.
Qualche ora più tardi, precisamente alle sette in punto, Ginny lo chiamò con una nota di rimprovero nella voce « Caro, devi alzarti! »
Certo, perché lui non aveva fatto altro che dormire ininterrottamente tutta la notte.
Harry spalancò gli occhi, distendendosi sotto le coperte, cercando di assorbire ancora un po’ di calore. La giornata sarebbe stata dura e si sentiva eccitato come un ragazzino: quello sarebbe stato il primo anno di  Severus, Rose e Lysander. Certo Lily e Hugo avrebbero dovuto aspettare un altro anno, ma comunque vedere Diagon Alley li avrebbe entusiasmati.
« Papà! »
Una voce stridula e uno scalpiccio di piedi, annunciarono l’arrivo burrascoso del suo secondogenito. Con un sospirò, Harry si ritrovò ad osservare degli occhi simili ai suoi, sbarrati dal panico.  Si mise seduto contro il cuscino, mentre Albus nel pigiama azzurro lo fissava, balbettando.
« Sev, che succede? » domandò annoiato, visto che scene di quel tipo si ripetevano ogni mattina.
Prima che Albus potesse spiccicare parola, James fece capolino nella stanza, con il pigiama verde in disordine,  reggendo un serpente di gomma.
Harry sbottò qualcosa a mezza voce, poi scoccò un’occhiata al bruno « James, ancora con questi serpenti? »
Il ragazzo ghignò « Che ci posso fare se lui è così idiota da averne paura? » fece con una scrollata di spalle, dopodiché si buttò sul letto, gettando il serpente verso il fratello che gridò, appendendosi al braccio del padre.
« James, piantala! » sbottò Harry con un sibilo serpentino, quasi spodestato dal letto.
Nonostante fossero passati anni da Voldemort, dalla profezia, dalla maledizione che lo legava a lui, il serpentese era rimasta una delle sue qualità più affascinanti e terribili; Ginny si lamentava terrorizzata quando, per la rabbia, si faceva scappare qualche sibilo sputacchiante, ma ai ragazzi non incuteva grande timore. Anzi, era accaduto qualcosa che mai e poi mai si sarebbe aspettato.
 James lo fissò, senza espressione di sorta, poi rispose con un sibilo di negazione in risposta: aveva ereditato la sua capacità di parlare ai serpenti. Non capivano ancora come fosse possibile e quando lo avevano saputo, Ginny lo aveva quasi decapitato per paura che Voldemort avesse trasmesso qualcosa ai loro figli, ma poi si era scoperto che non era così. Puri e semplici geni, a quanto pareva.
« Dovevi andare a Serpeverde, tu! » sbottò Albus con forza, pur aggrappato convulsamente alla manica del padre.
« Si vede che il mio coraggio è più importante del serpentese! » ribatté James, poi osservò sprezzante la salda presa di Albus, « E di sicuro tu non verrai a Grifondoro, visto che sei un coniglio ».
Albus si scostò velocemente dal padre, poi borbottò a capo chino « Io non sono un vigliacco… »
« Ma no! » cominciò Harry, poggiandogli una mano sulla spalla «Solo non sei incosciente come tuo fratello. E poi, vi ho già detto che non è la Casata a decidere il vostro destino e la vostra vita… »
James alzò gli occhi al cielo: quel discorso gli era stato fatto mille e mille volte, ma quello scemo di Albus non voleva farselo entrare in testa.
« A me non dispiacerebbe andare a Serpeverde… » annunciò Lily, sgattaiolando sul letto e afferrando il pupazzo del fratello. « I serpenti non sono così brutti… » considerò, fissando la testa glabra del rettile.
Harry sorrise « No, non lo sono. E poi, il Serpentese non è una qualità specifica dei Sepreverde… »
« Anche il Signore che ti ha fatto quella brutta ferita, parlava con i serpenti, vero papà? » domandò Lily, sgranando gli occhi castani.
Harry annuì « Sì, però lui non era cattivo perché parlava il serpentese…  anche io lo parlo e non sono cattivo, no? » concluse e Lily lo abbracciò ridendo « No, tu sei il papà migliore del mondo! »
Mentre Harry accarezzava la testolina fulva della sua terzogenita, Albus e James si squadravano in silenzio, poi James borbottò « E perché Voldemort ti ha fatto quella cicatrice? »
La mano di Harry si bloccò a mezz’aria, osservò il suo primogenito con sguardo indecifrabile: sentire nominare Voldemort a tanti anni di distanza era strano, ma ascoltarlo con la voce dei propri figli, sembrava quasi un incubo che ritornava.
Si schiarì la gola « Chi ti ha detto che si chiamava Voldemort? »
James scrollò le spalle « L’ho letto in un libro di zia Hermione ».
Avrebbe dovuto fare un discorsetto con lei a proposito, pensò Harry, poi guardò i suoi tre figli che aspettavano in attesa di una risposta. Il mito del bambino sopravvissuto era storia, a Hogwarts avrebbero studiato le sue vicende, quelle di Ron, di Hermione e dei loro vecchi compagni, nei libri di Storia della Magia. Avevano il diritto di sapere, ma lui credeva di non avere la forza per rispolverare quel passato: le morti, i sensi di colpa, il peso di un destino non voluto… aleggiavano nel suo animo come spettri di un trascorso terrorizzante mai sopito del tutto.
La voce di Ginny li raggiunse dal piano di sotto e, suo malgrado, Harry ne fu sollevato « E’ ora di andare. La storia è molto lunga, ve la racconterò un giorno… »
Albus sbuffò correndo verso le scale, mentre Lily gli attizzava contro il pupazzo, ridacchiando.
Harry sospirò ad occhi chiusi, poi riaprendoli vide James, che non si era mosso dalla sua posizione, trafiggendolo con gli occhi color nocciola dolorosamente familiari.
« Era tanto cattivo? » chiese, come se la domanda fosse più importante di quel che sembrava.
Harry lo fissò attentamente, poi annuì. Allora James sembrò aver capito qualcosa di importante e, ghignando come suo solito, raggiunse i due fratelli al piano di sotto per la colazione.   
Rimasto solo, Harry lasciò vagare la mente a ben venti anni di distanza, verso la Hogwarts di allora, verso l’Ordine della Fenice e i Mangiamorte e Sirius con i Marauders, Severus Piton e sua madre,  l’Esercito di Silente e infine lui, Albus Silente, l’uomo che gli aveva cambiato la vita.
Appoggiò la fronte alla parete, un vago pizzicore lo riportò alla sua cicatrice, simbolo di tante e troppe sofferenze. Quando James aveva compito undici anni, il ritorno ah King’s Cross e al binario 9¾ fu come un tuffo: il cuore gli batteva all’impazzata quanto e più di James stesso: i compagni di vita, scuola e battaglia, lo salutavano dalla banchina, mentre suo figlio conosceva sconvolto il mito del bambino sopravvissuto, suo padre. Ora, a distanza di un anno, continuava a non abituarsi e, ci scommetteva, non l’avrebbe fatto neanche con Lily; i suoi amici vivevano le stesse sensazioni con i propri figli. Come un filo invisibile erano legati gli uni agli altri a quel treno che, come un serpente scarlatto, li aveva accompagnati per anni al loro destino. Forse i propri figli avrebbero vissuto le stesse emozioni, forse più grandi, forse più intense. Era come se tutto ciò che avevano vissuto, fino ad allora, fosse una preparazione a ciò che sarebbe accaduto poi, ai loro figli, ai suoi figli. La Saga del Bambino Sopravvissuto… per lui era come se non fosse mai esistita, come se fosse stata un test, una prova per loro che, ne era certo, li avrebbero superati con la loro grandezza.
Harry sbuffò, trattenendo una risata; come diceva Ron: lo stomaco vuoto non va bene, si rischia di ragionare troppo.

« Maammaaa! E’ tardi! »
Una voce petulante la richiamò dal piano inferiore. Hermione sbuffò, scostandosi le lunghe ciocche ondulate dagli occhi accigliati « Dobbiamo andare!» sbottò per la tredicesima volta ».
Hugo incrociò le braccia, scuotendo la testolina fulva e guardando insistentemente in basso, verso il cortile.
« Hugo! » continuò veemente e il ragazzino scattò, si girò verso la madre e la trafisse con gli occhi di un azzurro chiaro, quasi bianco « Che ci vengo a fare? Io nemmeno devo andarci a Hogwarts! »
Gli occhi dorati di Hermione si strinsero dolcemente « Ah, è per questo? Sei invidioso di tua sorella che può andare? »
Hugo spalancò gli occhi, rabbioso « Io non sono geloso di quella stregaccia! Semplicemente non mi va! » gridò, scostandosi per evitare che Hermione gli poggiasse una mano sulla spalla.
« Guarda che ti ho sentito! » sbottò la voce di Rose dalle scale.
« Chissenefrega! » gridò il fratello e Hermione lo rimproverò.
« Scemo, si può sapere che ti prende? Non volevi vedere quegli stupidi manici da scopa? Allora vieni! E poi c’è sono anche Lily. Anche lei non viene a Hogwarts, ma mica fa tutte queste storie! » sbottò la ragazzina, apparendo sulla soglia, con le mani sui fianchi.
Hugo si ammutolì testardo, limitandosi a rifilarle occhiate corrucciate.
Rose sbuffò, scostandosi i crespi capelli castani dal viso « Guarda che con me non attaccano questi sguardi! Andiamo… » afferrò il fratello per un polso, poi continuò a borbottare mentre lo trascinava « Conosco delle magie che possono mantenerci in contatto, le ho lette in Storia di Hogwarts…  »
« Mi ricorda qualcuno… »
La voce gentile di Ron, la raggiunse dalla soglia e Hermione lo guardò sospirando « Non sarà facile, quando staranno entrambi a Hogwarts… »
Ron la abbracciò da dietro, scoccandole un bacio tra i capelli « Certo, hanno un carattere diverso, però mi sembra che noi due ce la siamo cavata, no? E poi ci sono Albus, Lysander e Lily che sono tranquilli, calmeranno gli animi delle pesti ».
Prima ancora di Hogwarts, tutti avevano già capito chi era destinato a controllare i bollenti spiriti di tutto il gruppetto: Lily, Albus e Lorcan, erano tre angeli dal carattere tranquillo e diligente che sembravano dover riconciliare i cugini più burrascosi, ossia Hugo, James e Lysander.
Hermione sorrise « Abbiamo messo su un bel gruppo di canaglie ».
Ron ghignò « Non che noi fossimo degli angeli alla loro età. A dirtela tutta, ancora devo capire da chi abbiano preso Albus e Lily… » fece, alludendo alla superba qualità del loro amico di attirare i guai. E dopotutto, neanche Ginny era mai stata un esempio di tranquillità.
 Uno squillo acuto li richiamò « Parlando del diavolo… » mormorò Ron, poi afferrò il telefono « Sì, Harry, dammi il tempo di raccattare quelle due piaghe e vi raggiungiamo. Sì, veniamo in metropolvere… »
« Ehm, ehm… »
Ron osservò il cipiglio di sua moglie, poi sibilò un’imprecazione tra i denti « No, abbiamo cambiato idea… veniamo con l’otomobile… Sì, » gettò un’occhiataccia a Hermione, poi rise « D’accordo, a dopo ».
E  riagganciò.
« Cosa ha detto? » volle sapere la donna.
Ron ghignò « ”Dì a Hermione che è una vera babbanofila rompiscatole.” » riprodusse il rosso e Hermione sbuffò « Non possiamo fare credere loro che si risolva tutto con la magia! » insorse e Ron annuì « Certo, come vuoi cara ».
Hermione ebbe la precisa sensazione di essere stata zittita, tuttavia non replicò, incredibile ma vero.

Tornare quell’anno a Diagon Alley, era un vero inferno. Quando era  toccato a James e Lorcan, il numero di pargoli al seguito era nettamente inferiore, visto che alcuni erano troppo piccoli per scortarli in giro. Ora però si sentivano tutti grandi e pronti per affrontare una miriade di maghi indaffarati.
James attraversò il varco nel muro del Paiolo Magico e proruppe in un esclamazione di gioia « Wow!  Il Castagno ha messo nuovi gusti! » esclamò riferendosi alla gelateria all’angolo.
 In netto contrasto col fratello così sicuro, Albus e Lily si osservavano intorno intimoriti: Albus aveva già visto Diagon Alley l’anno precedente, ma non riusciva ad abituarsi, per Lily era la prima volta.
« Mamma, cos’è quello? » la piccola tirò la giacca di Ginny ed indico un gruppo di ombrelli dai colori sgargianti.
«  E’ il Frog’s café! Si mangia! » sbottò entusiasta James, che sembrava avere le molle sotto ai piedi.
« James, smettila di saltellare come un matto. Tua sorella si spaventa » lo redarguì Harry, ma il figlio guardò Lily « Non è forte? Tutto colorato… devi vedere assolutamente L’Emporio del gufo e la gelateria di Florian! »
Lily annuì entusiasta e Ginny sorrise « Certo,faremo un giro, ma prima ci aspetta la Gringott. E poi dobbiamo comprare la divisa a Albus e tu devi cambiare la tua, signorino…. » aggiunse adocchiando James che sbuffò « Uff è solo un po’ rovinata… » si lamentò.
« Un pò? James, gli manca una manica. »
Lily ridacchiò, mentre Harry si avvicinava ad Albus, appiccicato ad una vetrina vistosa.
« Cosa guardi? » domandò, osservando nella vetrinetta.
« Sono pozioni? » fece di rimando Albus, sgranando gli occhi verdi.
Harry annuì  « Questo è il farmacista, vende tutti gli ingredienti per i filtri magici ».
«  E’ quello che fa zio Ralph? » chiese il piccolo Albus, alludendo al marito di Luna, che era un pozionista.
« Sì, proprio così ».
Il bruno sorrise « Posso fare pozioni a Hogwarts? »
Harry lo osservò, con uno strano sussulto al cuore: Severus che voleva fare pozioni… c’era un che di ironico in tutto quello.
« Puoi fare quello che vuoi, piccolo ». Affermò Harry, scompigliandogli i capelli.
James li raggiunse, gettò un’occhiata alla vetrina poi sbottò « Non vorrai perdere tempo con quegli intrugli puzzolenti! »
Harry sorrise: James che non sopportava pozioni. Anche quello non era niente di nuovo.
« E cosa vorresti fare? » domandò Albus, interessato.
« A me piacerebbe la Trasfigurazione…  » fece meditabondo.
Harry lo osservò « Sarà felice la McGranitt » ghignò.
James lo fissò, sgranando gli occhi « La preside? »
« Sì, era insegnate di Trasfigurazione, qualche anno fa ».
James lo guardò, con stampata in volto un’espressione sbalordita, poi fece una smorfia « Ho cambiato idea… »
« Ehi, uomini di casa, andiamo? » rise Ginny, richiamandoli.

Dopo aver prelevato del denaro dal conto esclusivamente dedicato allo studio dei tre figli, si fermarono per qualche istante di fronte alla banca.
Harry indicò la sua sinistra « Madama McClan? »
Ginny, invece, indicò la destra « Direi che potremmo andare da Ollivander’s. Albus ha bisogno della bacchetta ».
« E lì dove si va? » Albus indicò invece il vicolo che si apriva di fronte alla banca, angusto e oscuro.
« Quello e Nocturne Alley! Una figata… » Cominciò James.
Ginny tossicchiò e il ragazzo si schiarì la gola « Ehm, come non detto… »
« Sì, ma che c’è? » insisté Albus e Harry sospirò « Negozi di magia oscura ».
Sia Lily che Albus sgranarono gli occhi e James sbuffò « Ho chiesto a papà di andarci, ma dice di no… »
« Perché no? Mica dobbiamo comprare qualcosa… » lo interruppe Albus e Harry non seppe che  rispondere. Certo che i suoi figli erano proprio svegli…
« Non perdiamo altro tempo, Sev, ti serve la bacchetta » li interruppe Ginny e gli occhi del ragazzino si accesero « Che bello! »
James scoccò la lingua con le mani affondate nelle tasche « Non sarà mai bella come la mia… » e tirò fuori un’ asta in legno scuro, piuttosto sottile.
« Di cosa è fatta? » domandò entusiasta Albus. Per un anno aveva praticamente implorato James di fargliela provare;  inutile dire che il fratello non aveva fatto altro che vantarsene.
« Cipresso e corde del cuore di drago » fece conciso lui, con stampata in faccia un’aria di superiorità.

« Eccoci. Sev, ricordi cosa abbiamo detto di Ollivander, vero? » domandò Ginny e il piccolo annuì « Sì, ” E’ un tipo strano e non devo darmi pensiero… »
« Salve Signor Potter, che piacere rivederla qui… Signora… e James, come va la bacchetta? »
Ollivander abbracciò tutti con il suo inquietante sguardo. Harry aveva ancora una volta la sensazione che ci fosse qualcosa di nuovo, come un guizzò diverso, in fondo a quegli occhi cerulei. Probabilmente, ciò che aveva subito da Voldemort, era ancora ben radicato nella sua mente.  Rabbrividì, poi si guardò intorno, ma nessuno lo aveva scorso: Albus se ne stava in piedi, con una bacchetta alzata sulla testa, con l’aria di chi si sentiva molto stupido, James saltellava in giro adocchiando le varie bacchette e Lily fissava Ollivander come se avesse avuto due teste.
« Mancino, eh? E’ una caratteristica un po’ ambigua… secondo alcuni la mano sinistra era quella delle forze oscure… » stava dicendo Ollivander, tirando giù le scatole senza alcuna noncuranza.
Albus sussultò « Ah , davvero? »
« Sono solo leggende » lo interruppe rigida Ginny.
Ollivander le gettò un’occhiata, poi disse con voce limpida e neutra « Molte leggende si rivelano più veritiere di altre, signora ».
Albus guardò dalla madre all’uomo, perplesso.
Harry diede loro le spalle per non ridere: Ollivander era sempre dannatamente preoccupante, dubitava che Ginny avrebbe mai capito il suo modo di fare.
« Ecco, provi questa ».
Ollivander diede al ragazzo una bacchetta piuttosto scura, abbastanza rigida.
Scintille rossastre annunciarono  che al bacchetta era quella giusta.
« Si tratta di legno di Pino e corde del cuore i drago, 11 pollici, un po’ rigida. Bacchetta potente, direi ».
Albus annuì allegro, poi salutarono e si diressero verso il negozio di Madama McClan, Abiti per ogni occasione.

Ginny pensò bene di piazzare i due figli sugli sgabelli e svignarsela da Florian con Lily, mentre Harry dovette spiegare a James che la Madama non poteva piazzare gli spilli se non stava un attimo fermo.
Cosa impossibile, ovviamente.
« Stia fermo… »
Madama McClan sbuffò per l’ennesima volta, mentre James sembrava non riuscire a stare immobile nemmeno per qualche secondo. Chiunque vedendo quei due, uno così mite e rigido sullo sgabello, l’altro burrascoso dai capelli disordinati, avrebbe mai immaginato fossero fratelli.
Un scampanellio annunciò l’entrata di qualche altro cliente e subito James proruppe in un grido che fece ammutolire parecchi ragazzi « Lorcan! » sbottò e scese dallo sgabello, trainandosi la nuova divisa a mò di strascico, in barba alla padrona del locale.
Un dodicenne piuttosto alto, dai corti capelli neri e dai sognanti occhi grigio-azzurri, sorrise a James.
« Ciao, Jam. Anche tu nuova divisa? »
« Già, a quanto pare l’anno scorso le abbiamo distrutte… »
« Ciao Ralph, come va? » Harry salutò un uomo entrato subito dietro al figlio.
« Oh, ciao zio! » esclamò James, mentre Ralph Scamander sorrideva pacioso.
Era quasi portentoso vedere come padre e figlio si somigliavano: entrambi alti, dal portamento rigido e, in contrasto, dall’espressione serena.
Se Hagrid non gli avesse raccontato quello che combinavano ad Hogwarts, avrebbe stentato a crederci. Se James era una sottospecie di terremoto fuori e dentro le mura del Castello, disordinato e caotico; Lorcan era il perfetto opposto: sempre a posto, pacato e tranquillo. Ancora non riusciva a capire come potessero andare d’accordo.
« Ciao Ralph, e Luna? » domandò ancora Harry.
« Luna è già da Florian con Lysander. Hanno incontrato anche Hermione e Rose ».
L’altro  annuì « Bene, ci siamo tutti ».
« Rose? Ah, devo dirle una cosa! » sbottò James e Harry lo fissò « Cioè? »
Il ragazzo gonfiò il petto, dandosi aria di importanza  « Avevo ragione io sugli incantesimi vincolanti ».
Harry si mostrò spaventato « Vuoi dire alla figlia di Hermione Granger che aveva torto? »
James annuì e Harry ghignò « Da oggi avrò un figlio in meno ».
Ralph rise « In effetti, ricordo che Hermione era intrattabile, quando le si facevano notare gli errori… »
Harry sgranò gli occhi « Ricordo ancora la faccenda di Crosta e Grattastinchi… no, no, impossibile farle notare un errore. »

Dopo  aver comprato due divise nuove fiammanti, attraversarono la massa umana, per raggiungere l’altro marciapiede dove un’enorme foto di un mago, sorrideva abbracciando la folla.
« Chi è quel signore? » fece Lily, con timore.
« Florian! » esclamò Albus, precedendo Ralph.  « Era il vecchio proletario del locale… »
« Ragazzi! »
Ron, Hermione e Luna, li salutavano da un tavolo piuttosto lungo.
Ginny sedeva di fronte ad Hermione « Giorno, Ralph! »
« Buongiorno, ragazze » fece Harry, accomodandosi tra Luna e Hermione « E le belve? » domandò, rivolto a Hermione.
La donna sorrise « Sono andati a comprare dei gelati. Ho mandato anche Lysander, per evitare che Hugo e Rose si ammazzino nel frattempo… ciao piccola!» fece a Lily, che accorreva per sederle in grembo.
«  Ciao, zia Herm! »
« Ciao, piccola Luna, » ridacchiò Luna, per poi girarsi verso James « Tu! Hai usato l’essenza di elloboro come ti ho detto? »
James la guardò con espressione colpevole « Ehm… »
Harry passò lo sguardo dall’uno all’altra « Essenza di che? »
Luna lo guardò incredula « Elloboro, Harry, Elloboro! » esclamò, come se ripeterlo potesse fargli capire di che diavolo parlava. Harry e Hermione si lanciarono un’occhiata, poi lei ridacchiò « L’Elloboro per l’irrequietezza. Luna sperava di somministrargliela come se fossero dolci… »
Harry sorrise « Luna, volevi drogare mio figlio? »
« Immagino non ti sarebbe dispiaciuto averlo un po’ più calmo, eh? » ribatté la bionda.
« Assolutamente no. Anzi, peccato non sia andato a buon fine…  » replicò Harry, sotto lo sguardo omicida del suo primogenito.

Intanto, come loro solito, quei due dementi degli amici davano spettacolo, prendendosi a calci e morsi.
« La piantate? » sbottò Lysander, guardando torvo Rose e contemporaneamente trattenendo Hugo.
« Ha cominciato lui! » sbottò la ragazzina, mentre il fratello le faceva una linguaccia.
Lysander sbuffò, poi annunciò pigramente « E’ il nostro turno… »
Il gelataio fece un sorriso stiracchiato a Rose, sperando che si decidessero a ordinare, ma Hugo si intromise spingendola di lato « E’ il mio turno ».
« Niente affatto! » ribatté lei, avventandosi pericolosamente verso i capelli rosso fiamma dell’altro.
Intanto, James era sgattaiolato alle spalle dei due rissosi cugini « Grazie, per lo spazio ragazzi… due coni: uno a nocciola e un altro a cioccolato, grazie ».
Il ragazzo usci all’esterno con nonchalance, lasciando gli altri a fauci spalancate, mentre Lysander si sghignazzava « Ben vi sta! »

«  Sei un arrogante presuntuoso… »
Stava dicendo per l’ennesima volta Rose, mentre uscivano dal locale.
James leccò svogliatamente il suo cono, poi la fissò dall’alto dei suoi cinque centimetri di altezza in più «  Se voi siete due pivelli non è colpa mia ».
Hugo sbuffò, sedendosi accanto a Albus  « Ciao Al ».
« Ciao » rispose mite quello, mentre Rose e James continuavano a discutere.
« Faranno così anche a Hogwarts? » gemette Lysander, dopo buoni dieci minuti avanti in quel modo.
Lorcan sorrise pacatamente «  James fa così con tutti a Hogwarts » rivelò e Harry sgranò gli occhi « E tu come fai a sopportarlo? » domandò brutale.
Il ragazzo scrollò le spalle  « Buona dose di pazienza e tanto denaro da parte sua ».
Ralph si riscosse « Ecco perché non hai bisogno di soldi »
Hermione rise « Siete due esempi di rettitudine incredibile » fece, scuotendo la testa, poi si girò verso Rose « Piccolo avvocato, hai finito? »
La ragazzina scrollò la chioma crespa e si rivolse a tutto il gruppo « Come fate a sopportarlo? » domandò, indicando James che aveva messo su la migliore espressione angelica di questo mondo.
« Masochismo, direi » commentò Ginny.
« Colpa loro » rispose Albus, indicando i genitori.
« Colpa sua » rincarò Harry, indicando Ginny.
Luna rise «  Una famiglia di svalvolati ».

« Ok, fammi capire… cosa vuole? »
James guardò incredulo Lorcan che scrollò le spalle con fare noncurante «  Mi ha detto solo di “prepararti”, che poi non so cosa voglia dire, e farti vedere quello che s i è fregato ».
Il bruno digrignò i denti «  Quello vuole fare una brutta fine ».
Lorcan sbuffò, guardando di sottecchi Albus e Lysander, seduti di fronte a loro « Quest’anno ci sono anche quei due, non puoi fare il gradasso come ti pare… »
« Chi se ne frega, mi fratello si farà gli affari suoi » sibilò convinto in risposta e l’altro inarcò un sopracciglio « Ne sei convinto? »
Sotto lo sguardo indagatore dell’amico, James sbuffò « Merlino, no! Albus già rompe le scatole a casa! Così mio padre avrà una bela spia a scuola. Già non si fida… »
Il bruno rise « Bé, non è che tu sia esattamente uno stinco di santo… »
James annuì « Già, ma devo vedere di non esagerare con quel Tasso lì, o mi metto nei guai » borbottò risentito, poi guardò accanto a sé dove Rose parlava animatamente, mentre Lily la ascoltava a occhi sgranati.
« Sì, e a quanto pare il soffitto della Sala Grande  cambia a seconda del tempo! E si dice che ci siano i troll  per i corridoi… » stava dicendo la bruna, dandosi aria di importanza.
James ghignò alle sue spalle e esordì « Scema, guarda che non ci sono i Troll! Ti inventi frottole per fare colpo su quella pover’anima di Lily? »
Rose si girò, con l’aria di chi parla a un bambinetto di cinque anni « Si troveranno in qualche piano che tu non hai ancora visto, no? » sbottò.
Harry, Ron e Hermione si scambiarono un sorrisetto di intesa, poi Ron corse in soccorso della sua primogenita .
« In realtà ci sono stati i Troll ad Hogwarts, sulla torre Grifondoro ».
« Visto? » frecciò la ragazzina al cugino.
« Ma solo per un’emergenza, non sono permanenti  » aggiunse Ginny e James ghignò « Visto? »
« E perché c’erano? » domandò curioso Lysander sovrastando le voci degli amici che già battibeccavano.
« Per difendere la Signora Grassa… » cominciò Harry, senza avere la più pallida idea di come continuare.
« E perché? » fece ancora Lily, con l’insistenza tipica dei bambini.
« Perché erano accadute alcune cose… » borbottò Ron, pericolosamente rosso in zona orecchie.
« Ah! La storia del Prigioniero di Azkaban » sbottò James, felice di conoscere qualcosa che nessun altro sapeva.
E difatti sei paia di occhi si girarono verso Harry che si schiarì la gola a disagio « Già ».
Dopo molte insistenze e qualche moina, Harry supportato da Luna e Hermione, Ron sembrava aver perso l’uso della parola, raccontarono ciò che era accaduto.
« Quindi tutti i Sirius sono aspiranti galeotti? » fece caustica Rose a termine racconto.
« Chissà che non sia tu la prima vittima della carriera? » replicò con voce flautata James.
« Voi, sicuramente sareste piaciuti a Sirius » assicurò Harry, con un ghigno e Rose si bloccò. Sembrava indecisa se essere impaurita o compiaciuta del fatto che un ex galeotto avrebbe potuto provare simpatia per lei.
« Siete stati da Ollivander? »stava invece domandando Luna a Hermione.
« Sì, Rose ha trovato un pezzo di legno che la sopporti… » rise Hermione.
« Ollivander? Quel vecchio pazzo? » domandò Hugo, mentre Albus ridacchiava.
« Non è pazzo, Hugo! » lo rimproverò severo la madre.
« E’ solo tocco… » la interruppe Ron e Hugo rise.
« Ronald Weasley! La pianti di dare brutti esempi ai tuoi figli? » sbottò solenne Hermione, mentre il  rosso scrollava le spalle.
« E che bacchetta hai? » domandò entusiasta Lily.
Rose le sorrise e tirò fuori un bastoncino di legno chiaro, molto sottile « Questo è nocciolo con piume di cigno. 11 pollici e mezzo, flessibile » fece, tutta orgogliosa.
James ghignò « Una bacchetta per femminucce, insomma.
Lysander e Albus soffocarono nel succo di zucca, mentre Lorcan si limitava a guardare con biasimo l’amico.
« Harry, guarda chi c’è… » la voce sogghignante di Ron, distolse i due ragazzi dall’ennesimo dibattito e entrambi si girarono nella direzione indicata dal rosso: due persone dagli inconfondibili capelli biondo platino, si immettevano nel flusso caotico della strada principale, dopo essere usciti dal vicolo stretto di Nocturne Alley.
« Mi avrebbe stupito non vederlo lì » sbottò Ron, mentre Ginny gli tirava una manica.
« Smettila Ron, i vecchi rancori di Hogwarts sono finiti. Diamine sono passati vent’anni, rilassati! »
« Per me, no » replicò il fratello. « Per me era e resta un vigliacco ».
Avevano ragione entrambi, pensò Harry. I sentimenti di disprezzo infantili che tutti avevano tenuto almeno una volta, in passato, erano superati, ma Ron non aveva tutti i torti: Draco Lucius Malfoy si era dimostrato incapace di prendere una vera e propria posizione. Eppure non poteva biasimarlo: Ron non riusciva a cogliere certi particolari, ma lui sì; i suoi occhi alla morte di Tyger, di fronte a Silente, di fronte al salvataggio miracoloso da parte dei suoi genitori… quegli occhi avevano mostrato qualcuno segnato dal cambiamento profondo a cui Tom Riddle aveva condotto tutti quanti, nolente o volente. Era un uomo migliore, per quello che ne sapeva.
« Malfoy…  » Ron mosse rigidamente il capo.
Mentre era perso nei suoi pensieri, Draco e suo figlio si erano avvicinati, così poteva vederli da vicino.
Scorpius, aveva gli occhi inconfondibili dei Malfoy e così anche i capelli, ma il sorriso, il sorriso era così aperto e pulito che dubitava Draco fosse mai stato capace di eguagliarlo. Quest’ultimo aveva fatto crescere la chioma cosicché la somiglianza con un Lucius giovane fosse prodigiosa; ma lo sguardo era mille e mille volte differente. Sì, era cambiato, non aveva dubbi.
Harry spostò lo sguardo, fino a puntare gli occhi smeraldinei in quelli plumbei del biondo « Ciao, Draco ».
Il fatto che Harry lo avesse salutato sembrò quasi risvegliare Draco, che si riscosse e sorrise brevemente.
« Ciao Scorpius… » salutò indifferente James, succhiando dalla cannuccia fregata ad Albus.
« Ehi, Scorpius! » fece invece con calore Hugo.
Tutti gli altri si limitarono a qualche accenno di assenso, tranne Rose che li fissava diffidente.
« Draco… » cominciò Hermione e il biondo la guardò con circospezione, che si avvicinava quasi al terrore.
« Come va il lavoro al Ministero? » domandò la bruna con un sorriso gentile.
La sua cortesia sembrò scuotere profondamente l’uomo e un movimento convulso alla mano sinistra ne tradì il disagio.
« Tutto bene, Hermione ».
L’aveva chiamata per nome. Quell’evento era sulla strada giusta per diventare un miracolo.
Draco pronunciò quella parola con inflessione interrogativa, come se non ne fosse sicuro.
Hermione sorrise e Draco tirò avanti, aspettando Scorpius fermatosi a parlare con il rosso Weasley.
« Che ragazzo silenzioso… » borbottò Lysander.
Albus si mostrò perplesso « Secondo me è solo timido ».
Rose gli lanciò un’occhiata intenerita, come se fosse stato un pazzo che non sapeva cosa dicesse, poi si girò verso Lily.
Dopo altre chiacchiere, arrivò l’ora di pranzo e molti stomaci cominciarono a borbottare.
« D’accordo, io voto per il cibo » alzò la mano Ron e subito tutti i ragazzi del gruppo alzarono la mano di rimando.
Rose sbuffò « Cioè, siete dei pozzi senza fondo… »
« Bé, sai com’è… noi ci muoviamo, mica come una persona di mia conoscenza… » replicò James, alludendo alle forme rotondette della ragazzina.
« Hai il tatto di un Ippogrifo in una cristalleria, Jam » osservò Harry e il figlio scrollò e spalle.
« Almeno non ha l’attitudine alle frottole come i suoi omonimi… » rise Hermione e Harry parve pensieroso
« In effetti, non credo che lui sarà come Sirius… »
« E meno male! Era un casanova » sbottò Ginny e Rose frecciò con un ghigno « Perché, chi se lo prenderebbe a questo? »
« Non si può dire lo stesso di te. Mi sbaglio o c’è del tenero con la serpe Malfoy? »
Rose arrossì fino alla punta dei capelli e i grandi sorrisero sotto i baffi, mentre Hugo sgranava gli occhi « Scorpius? » sbottò, poi indicò James. « Ma io ti facevo più con un tipo come lui. Mica con una statua di sale ».
Lily si intromise con la sua vocina fievole « Scorpius mica è una statua… »
« Lily, tesoro, non perdermi anche tu… » implorò Harry, accosciandosi al suo fianco con uno sguardo così supplichevole da strapparle un risolino.
« Già qualcuno sano deve rimanere, se no papà rischia l’infarto » fece James e Albus si accigliò « Io sono normale ».
« Sì, certo. Uno che ama le pozioni… »
Fu Lysander e James lo guardò con nuovi occhi « Sai, comincio a rivalutarti » fece solenne, mentre Albus sbuffava.
« O bé, grazie… » borbottò ironico Lysander.
Qualche minuto più tardi dopo pranzo, stipati attorno ad un ampio tavolo al Paiolo Magico, la conversazione cadde su Hogwarts, ma soprattutto sulle Casate di appartenenza.
« Bé i Grifondoro sono… »
« Coraggiosi, sì lo sappiamo ».
« E i Corvonero… »
« Sì, sono intelligenti ».
Harry guardò di sbieco Albus che sorrise con fare innocente « Lo sappiamo a memoria, Papà ».
« Ho capito, ma loro no » fece tranquillo il padre, indicando Hugo, Lily, Lysander e Rose.
« Rose, ma io ti ho già spiegato come funziona » sbottò Ron e la ragazzina sbuffò « Papà, non te la prendere, ma sei una frana a spiegare ».
Ron le lanciò un’occhiataccia e Hermione rise « Direi che ha ragione! »
« Allora… » cominciò Luna, seduta accanto ad Harry. « Vediamo se ricordo… »
Luna era perfetta nel raccontare storie: aveva quello sguardo sognante, la pazienza e la voce giusta.
« “E' forse Grifondoro la vostra via, culla dei coraggiosi di cuore: audacia, fegato, cavalleria fan di quel luogo uno splendore…” »
Luna cominciò a cantare con voce melodiosa e tutti, tranne Ralph che aveva studiato a Bauxbatons, si sentirono quasi trasportati nel passato. Il terrore di capitare nella Casata sbagliata, o peggio, il timore di non essere scelti affatto, li aveva colpiti come un macigno. Harry ricordava di aver passato gli ultimi dieci minuti prima dello Smistamento a credere di dover affrontare un duello con le spade, come gli aveva detto Fred. Ron, invece, aveva assunto l’aspetto di un cadavere e si era trascinato a stento: la paura di non essere un Grifondoro come il restante della famiglia Weasley, era incontenibile. Hermione era già pronta, ovviamente.  Harry poté quasi risentire la piccola voce saccente che diceva di aver letto tutto su un libro.
E Luna… ora che ci pensava, non sapeva come Luna avesse vissuto quegli attimi di stravolgimento. Al periodo, non si conoscevano nemmeno, ma era sicuro che l‘aveva affrontata con la solita flemma.
« Che bello! » la voce di Albus, lo ridestò.
« Papà, tu non ci hai mai cantato la canzone! » gli fece notare, con un cipiglio.
Harry tossì, a disagio « Piccolo, io sono stonato ».
« Confermo » dissero all’unisono Ron e Hermione, poi risero sotto lo sguardo sdegnato dei loro figli.
« Quello fu il nostro primo smistamento. Oh, ce ne furono molti altri, tutti gli anni ed ogni anno una canzone differente… ma per un motivo o per l’altro non li abbiamo sentiti tutti. Come dicono i versi, Grifondoro è la Casata dei fieri e dei coraggiosi… »
« O anche degli incoscienti » ricordò Ginny e scambiò un cenno d’intesa con Hermione.
Luna sorrise con indulgenza « Anche, ma cos’è la vita ad Hogwarts senza un po’ di follia e disastri? »
Ron e Harry la fissarono « Perché nessuno di noi due ha sposato te, invece di queste arpie? »
Ralph ghignò « In fila, prego ».
Il borbottio infastidito della mandria di pesti li riportò sull’argomento principale.
« La Sala Comune si trova nella torre Grifondoro, al settimo piano. All’entrata c’è La Signora Grassa, che inventa delle parole magiche per entrare… »
« Vecchia megera… » borbottò James.
« Jamie! » esclamò Ginny e James annuì freneticamente, gesticolando « Ma è vero! Mi ha lasciato fuori per una notte intera! » alzò l’indice, scandalizzato.
« Dimenticato la parola? » domandò con voce flautata Harry e James si imbronciò.
« Sirius entrò di soppiatto con le parole magiche e scatenò un casino…. Non c’è da meravigliarsi se ha fatto quello che ha fatto » osservò Ron e Harry annuì « Credo anch’io ».
« Com’è Corvonero? » interloquì Rose, zittendoli.
Luna le sorrise « Ti piacerebbe Corvonero? »
Rose annuì e Luna continuò « “Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio, se siete svegli e pronti di mente, ragione e sapienza qui trovan linguaggio che si confà a simile gente” »  canticchiò divertita.
« Non ricordavo fosse così… comunque… Corvonero si trova nella torre Ovest. Si entra attraverso una porta dove un’ aquila di bronzo ti fa una domanda a cui devi rispondere. Se non ci riesci, rimani fuori ».
« Credo che rimarrei fuori molto spesso, allora » fece sarcastico Hugo, ma Rose era completamente assorbita dal discorso.
« La Sala è spaziosa e ariosa, piena di vetrate che danno sul lago. Forse è la Sala Comune più particolare ».
« Ora che ci penso… chi ha mai visto quella dei Tassi? » domandò Ron; sia Hermione, che Ginny scrollarono le spalle.
« Bé, Ted mi ha spiegato com’è.  Ma se non ci fosse stato lui, non l’avrei mai saputo » rispose Harry alludendo al suo figlioccio, Ted Remus Lupin, finito a Tassorosso come la madre Ninfadora Tonks.
« Come mai non la conoscete? » domandò Lorcan.
« La Sala dei Corvi l’abbiamo vista solo il settimo anno e solo per trovare il diadema… »
« Serpeverde dopotutto era quella dei nemici, ovvio che la conoscessimo… » aggiunse Ron.
« E la coppa di Tassorosso era già nelle mani di Riddle… » inserì ancora Hermione.
« Cioè non ne avete idea? » tradusse Lorcan, inarcando le sopracciglia.
« E Serpeverde com’è? » introdusse Lily e Harry sembrò guardarla con nuovi occhi. « Piccola, dopo la storia dei serpenti e Scorpius Malfoy, mi preoccupi. Non farti venire idee strane eh? »
Ginny gli lanciò un’occhiata « Caro, non metterle pensieri cretini in testa ».
Luna si accigliò « La canzone faceva più o meno così: “O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!” Non ho mai pensato che Sepreverde fosse malvagia… »
« Bè, non male»  commentò Hugo e Ron sbuffò « Sì erano bravi a parole. Ma mancavano di pratica ».
« Comunque Serpeverde  nei sotterranei e fa freddo, molto freddo. Capito Lily? E tu soffri il freddo! » fece velocemente Harry e Hermione gli diede un pugno sulla spalla.
« Ragazzi, ricordate che potete fare quel che volete. Scegliete col cuore che noi siamo sempre orgogliosi. foste anche Tassi o Serpi, a noi va bene. Vero? »  domandò minacciosamente la mora.
Harry e Ron la guardarono spaventati, prima di annuire, mentre Ralph sghignazzava.
« Potete sempre venire a Bauxbatons… » provò speranzoso tra le risate e Ron sbuffò con incredulità « Ah! Bauxbatons! Per favoreee»
Lorcan rise « Sembrate un manipolo di fanatici religiosi pronti a convertirci » osservò e tutti i ragazzi annuirono in accordo.
« A proposito di conversioni… » fece Hermione, gettando un’occhiataccia a Ginny che si strinse nelle spalle.
« Cosa? » domandò Ron, guardando dall’una all’altra.
« C.R.E.P.A. » replicò semplicemente Harry, sospirando.
Tre giorni prima aveva assistito ad un deja-vu terrificante: Hermione era passata a trovarli e aveva cercato di coinvolgere Ginny nel suo ampliamento del “ Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti ”. La speranza sua e di Ron che tutto cessasse dopo Hogwarts era del tutto svanita; anzi le ricerche di Hermione erano aumentate, si erano approfondite, e la ragazza ne aveva fatto un lavoro. Sfortunatamente Kingsley Shacklebolt, diventato nel frattempo Ministro della Magia, condivideva il suo interesse per gli esseri più deboli e sfruttati.
Ginny scosse la testa « Mi spiace, Herm, ma tra questo e la dirigenza dei Pride jr… »
Hermione emise un sospiro tremolante, senza azzardarsi a parlare, mentre Ron e Harry si scambiavano un sorrisino. Ginny allenava una piccola squadra di Quidditch giovanile, il quale nome aveva preso ispirazione dai Pride of Portree.  Hermione, che continuava a detestare cordialmente il Quidditch, non riusciva a capire come Ginny preferisse insegnare ai ragazzini uno sport così “stupido”, invece di prodigarsi per i poveri elfi domestici. In realtà, Harry sapeva per certo che anche potendo, Ginny non avrebbe mai aiutato Hermione in quella che lei chiamava “Missione contro i mulini al vento”.

Salutarono Tom, lo sdentato proprietario del Paiolo, solo qualche ora più tardi, attraversando la parete per Londra, carichi di pacchi colorati.
Scoprirono che ad attenderli c’era la monovolume verde bottiglia di Hermione (Si era scoperto che Ron aveva confuso l’esaminatore).
« Qualcuno vuole un passaggio? » domandò la bruna, mentre si infilava la cintura di sicurezza e apriva il finestrino.
« No, grazie Hermione. Noi abitiamo qui vicino » fece Luna, indicando la sua sinistra.
A differenza dei Weasley, che avevano ristrutturato la tana, gli Scamander vivevano in centro.
« Voi? » fece poi Hermione, verso Harry.
« Piedi. La macchina è a riparare dopo l’incontro di Ginny con un albero » se ne uscì ironico Harry.
Ginny aveva voluto imparare e lo stava facendo penare; era la quarta volta che quella povera automobile si faceva un viaggio dal meccanico.
« Ok, allora domani  ci ritroviamo alle undici da voi? » chiese Ron a Ginny.
« Vi veniamo a prendere con la nostra auto, dovremmo entrarci tutti, abbiamo fatto qualche accorgimento » fece con un’ occhiolino Ralf ad Harry.
« A domani allora » salutò Hermione, mentre Hugo e Rose già litigavano nei sedili inferiori.
« Ciao, ragazzi! » esclamarono con un cenno Luna e Ralf, mentre giravano a sinistra. I Potter, invece, si mossero in direzione opposta.
Londra  era quasi deserta e dopotutto non era male farsi un giro per la città a quell’ora. Dopo qualche sussurrio, le due pesti si voltarono verso i genitori.
«Pà, ma la Foresta Proibita è davvero così pericolosa? » se ne uscì James, mentre Albus sembrava trattenere il respiro.
Ci fu una bella lotta tra gli ingranaggi della mente di Harry: la foresta, dopo la scomparsa di Aragog, Grop e gran parte dei centauri, non era più pericolosa come un tempo, ma ammetterlo voleva dire al fuga certa di James in braccio a quel labirinto di alberi.
« Un pò » decise infine. « Dipende dalla posizione, il cuore della foresta è molto selvaggio. E poi c’è Hagrid che la conosce a menadito. Però non voglio che ci andiate » disse guardando soprattutto James.
Se Albus annuì all’istante, James ci mise di più, ma Harry fece in tempo a notare un guizzo di sfida negli occhi castani. Sospirò: quel ragazzino era una bomba ad orologeria.
« Avete tutto pronto per domani? » domandò, dopo un po’ e i due annuirono all’unisono.
« Spero che vada tutto bene… » si fece sfuggire Albus e James sbuffò « Oh, no. Ancora? »
« Qual è il problema? » chiese il Bambino sopravvissuto, guardando dall’uno all’altro.

« Sev ha paura di finire a Serpeverde! » fece velocemente James, mentre il fratellino arrossiva.
Harry sorrise « Sev, ne abbiamo già parlato… »
« Spero almeno che non vieni a Grifondoro » borbottò il fratello e Ginny gli tirò un orecchio.
« Mamma, davvero! Sarebbe un guastafeste e poi… diventerebbe sicuramente un prefetto » disse con una linguaccia.
« Bé, almeno siamo sicuri che qualcuno lo diventerà… » rispose caustica la madre. « Caro, tu che dici…? »
Ma Harry non ascoltava, o almeno non del tutto. Era stato rapito, da qualcosa; una vetrina, grande, vuota e scura. Sembrava di grande importanza fissare quella superficie di vetro: le ombre di James e Albus si stagliavano sulla lastra come ingrandite, quasi spettrali e una voce… poco più di un sussurro carico di presagi, lo richiamava verso quell’immagine, le ombre sembravano lottare tra loro… ma James e Albus erano fermi…
« Pà » la voce del suo primogenito lo richiamò. Batté le palpebre e si ritrovò i suoi occhi nocciola a fissarlo, accigliati.
« Sogni a occhi aperti? » gli domandò ghignando.
Harry gli sorrise di rimando, poi vide i due figli prendersi a morsi per la strada.
« Jam, idiota, mi fai male! »
« Sei un pappamolle Sev ».
Harry, purtroppo, non era nuovo ai presagi. Dopo le varie profezie e maledizioni che aveva affrontato, era esperto nel riconoscere un “evento incomprensibile ma di grande importanza”, come era stata in fondo tutta la sua vita. Quella voce additava le ombre dei suoi figli, ombre che si scontravano, che sembravano lottare nell’oscurità e la cosa non sembrava casuale. Lanciò un’occhiata ad entrambi: possibile fossero in pericolo nel loro immediato futuro? Lotta…  sarebbe accaduto qualcosa per la quale i suoi due figli avrebbero diviso le proprie strade? Gli sovvenne in mente l’immagine precisa dei fratelli Black, uniti alla stessa natura, ma divisi da un odio radicato, che nessuno dei due riuscì mai a valicare.
E pregò che i suoi figli non giungessero alla stessa fine.

Il mattino seguente fu un vero macello: Albus aveva dimenticato di mettere in baule il suo fidato libro “Storia di Hogwarts”, quindi aveva dovuto riaprilo e rifare tutto d’accapo; Ginny cercava di preparare qualcosa da mangiare per i due figli, ma anche per Lysander e Lorcan, visto che i genitori erano stati così gentili da andarli a prendere. James, tanto per dire qualcosa di nuovo, era scomparso; svaniva per delle ora e non si capiva mai per certo dove andasse.
Solo due ore dopo, quando avevano raccattato Mail, civetta di Albus, ritrovato James, afferrato i bauli e salvato Harry dalla nevrosi, poterono partire alla volta di King’s Cross.
Ralf possedeva una sette posti grigia, allargata per magia. Ad Harry ricordò le auto del Ministero, dove i sedili inferiori assomigliavano a delle panche. Si girò dietro: James, Albus e Lorcan e Lysander potevano sedere comodamente, ma anche così non facevano altro che prendersi a pugni e spallate.
« Che rompiscatole che è tuo fratello! » se ne uscì Lysander verso Albus, quando James si era rifiutato di sposarsi di qualche centimetro.
« Come se dovessi dirmelo tu… » replicò Sev, con un sospiro di pazienza.
« Insomma, quante storie » sbottò Lorcan, quando on ce la fece più. Girò i profondi occhi blu verso l’amico e fece con tono suadente «Su Jam, perché non ti sposti un po’? »
Come per magia i due si sistemarono ordinati e non si mossero più. Harry guardò Lorcan come se fosse una divinità scesa dal cielo « Sei un Dio! Verrai a casa con noi, da oggi in poi ».
Luna e Ginny scoppiarono a ridere.
Le due donne e Lily, sedevano tranquillamente dietro ai ragazzi, tra i bauli.
Luna a differenza di Hermione non faceva grandi problemi nell’utilizzo della Magia, ma preferiva metodi e rimedi più semplici e naturali. Nonostante ciò, aveva acconsentito a modificare l’auto, proprio per evenienze di quel tipo e Ralf aveva giurato che sarebbe stata l’unica sua variazione. Ma a giudicare da come l’automobile sgusciava tra il traffico, come evitava  ingorghi e semafori, probabilmente aveva detto qualche fandonia.
A quanto pare, lui e Hermione rimanevano gli unici a saper vivere senza magia, essendo comunque cresciuti tra i Babbani, mentre Ginny e Ro proprio non riuscivano a farne a meno. Tra i loro figli, solo James sembrava poco interessato al fascino della Magia, anzi aveva saputo di non poche risse babbane scoppiate guarda caso nelle sue vicinanze.

L’arrivo a King’s Cross fu annunciato da un cicaleccio di turisti, pendolari, studenti e carrelli che si muovevano freneticamente. Nonostante la grande premura nel preparare le varie famiglie di maghi a quell’evento, si potevano scorgere in giro vestiari sgargianti, cappelli a punta e parole come “ Quidditch “, “Babbani “ e “ Scuola di Stregoneria “.
Harry scosse la testa: a quanto pare, non avrebbero imparato mai.
Smontarono dall’auto, cominciando a prendere i carrelli, quell’anno più numerosi:  anche Lysander e Albus approdavano ad Hogwarts. L’idea che i due figli dovessero convivere insieme, inquietava Harry tanto più dopo il sinistro presagio del pomeriggio precedente; guardò i due ragazzini che si strattonavano e si ritrovò quasi ad invidiare Luna e Ralf i cui figli andavano d’amore e d’accordo.
James si sistemò il berretto con la visiera messa al contrario e cominciò a correre tra la folla alla ricerca di compagni, infischiandosene del proprio baule abbandonato accanto al marciapiede.
« James Sirius, non sperare che ti porti il carrello! » sbottò Ginny, richiamandolo.
James sbuffò con aria accigliata e tornò indietro, poi vide Harry portare quello di Albus « E perché lui non si porta il suo, allora? » esclamò, pronto alla lite.
« Perché per lui è il primo anno, anche con te abbiamo fatto così. Ora march! »
James afferrò il carrello, borbottando inviperito a mezza voce, superò Harry, premunendosi di dare una spalata al fratello, e si affiancò a Lorcan che invece aveva cominciato a trainare il suo carrello
pacificamente.
« Che palle… » cominciò il piccolo Potter, ma l’altro sorrise bonario « Dai, non è così grave… Lì c’è Hugo! »
Il rosso aveva i capelli scompigliati di chi sembrava non aver  visto pettine da giorni e li salutava, con accanto Ron.
« Buongiorno » salutò questi. « Siete in ritardo» concluse indicando il grande orologio che segnava le undici meno dieci.
« Lo sai che non siamo mai in orario, noi » sbottò Harry, lanciando un’occhiata ai due figli che se ne fregarono allegramente.
« Dov’è tua sorella? » fece James, cercando Rose con lo sguardo « Dovevo dirle una cosa sulle pozioni astringenti… »
« Ha incontrato delle amiche » lo interruppe Hugo. « Che avete voi due? » domandò, osservando come Lysander e Albus parlottavano intimoriti.
« Come “ cosa abbiamo ”… è il nostro primo anno! » rispose Lyander indignato, mentre Albus annuiva.
Hugo sbuffò « Capirai e avete quella faccia da morti? Almeno voi ci andate… »
Non finì la frase che James lo colpì con una pacca, mandandolo quasi lungo disteso « Così si parla! Non vedo l’ora che ci sia anche tu! »

Intanto Hermione era tornata, salutando tutti e sbuffando come una teiera. A quanto pare, Kingsley l’aveva richiamata a lavoro, cancellando i suoi progetti di ferie anticipate. Mentre discutevano della faccenda, qualcuno di estremamente allegro lì salutò con un ghigno.
«George! » esclamò Ginny, correndo ad abbracciare il fratello.
George Weasley la strinse brevemente con un braccio, poi si girò verso Ron « Ciao, Ronnie, come si va? »
Non era cambiato molto, neanche dopo tutto ciò che era accaduto: i capelli rosso fiamma erano ancora lunghi e ordinati, il fisico continuava ad essere piuttosto magro e alto, e il ghigno era quello di sempre. Solo una sorta di fascia, tesa sulla parte sinistra e le piccole rughe intorno agli occhi, indicavano che qualcosa effettivamente era avvenuto. Il vuoto dove avrebbe dovuto esserci l’orecchio di George, era il segno più evidente del passaggio di Voldemort, dopo la cicatrice da anatema.
« Dov’è Angelina? » domandò Ginny e George scrollò le spalle « Con la squadra, sperduta nelle campagne».
Angelina, come Ginny, si dedicava ad una squadra di piccoli giocatori, la Puddlemere United Jr., che spesso si scontrava con quella dell’amica.
« E Fred come sta? »  fece ancora Ralf.
Fred Weasley Secondo, diciassettenne, aveva appena concluso Hogwarts tra i Grifondoro come nientemeno che Caposcuola, George voleva ripudiarlo per questo, ma si era fatto perdonare successivamente, lavorando con lui nei “ Tiri Vispi Weasley ”; dopo aveva deciso di partire.
« Mi scrive poco. L’ultima volta era in Albania con Charlie allo studio dei Dorsorugosi » .
Mentre gli uomini ancora chiacchieravano del più e del meno, Hermione saltò su sconvolta « Sono le undici! »
Nello stesso istante sentirono un fischio diverso, particolare. Chiunque altro lo avrebbe preso per uno dei treni della stazione, ma quello apparteneva a qualcosa di invisibile o, più precisamente, di magico.
Si guardarono intorno un po’ smarriti, poi agguantati pesti e animali domestici, corsero come dannati tra la folla sulle banchine.
« Possibile che dobbiamo sempre andare di fretta, noi altri? » sbuffò Ron, correndo, trascinandosi Rose e il suo baule. Rose si scostò i capelli e si affacciò dalle braccia del padre « Mamma… »
« Sì » fece Hermione, poco dietro di lei. « Ho io Clio! » sbottò, alzando una cestino dal quale fuoriusciva un’ affusolata coda bianca.
Intanto, accanto a Ron, Ginny  correva con Lily sulle sue spalle che si divertiva un mondo, e Mail tra le braccia.
In testa al gruppo, James superò in tutta fretta la parete stregata, senza farsi alcun tipo di problema, e con una scivolata arrivò al binario 9 e tre quarti. Si guardò intorno per qualche istante e scorse l’unico controllore, intento a guardare su e giù dalla banchina.
« Mi scusi… » fece, strattonandolo per la manica. « I miei genitori e cugini sono in ritardo, non si può fermare il treno per un attimo? » spiegò, con incredibile faccia tosta.
L’anziano uomo lo fissò, come per cercare di decidere se credergli o meno, poi scrollò la testa « Impossibile, abbiamo una tabella di marcia, ragazzo… »
James sbuffò, poi si sentì picchiettare la spalla « Cos- Oh, ciao Scorpius ».
Il bruno salutò il biondo, che indicava la parete alle sue spalle.
« Hugo  è in ritardo? »
« Come tutti gli altri » borbottò James, mentre il treno già fischiava chiudendo le porte. Se non si sbrigavano, sarebbe partito senza baule e gli altri non si sarebbero nemmeno presentati.
« Come al solito » mormorò una voce, dietro Scorpius.
James gli gettò un’occhiata accigliata e sussultò: quello era il padre di Scorpius, Draco Lucius Malfoy, di cui aveva sentito parlare tantissimo il primo anno di scuola.
« Allora, tu sei James Potter? » domandò l’uomo e il ragazzo annuì.
Senza altre parole, Draco lo superò parlottando col controllore che, qualche istante dopo, bloccò il treno con un acuto fischio della sua bacchetta.
James lo fissò accigliato, ma si distrasse quando gli altri superarono la parete con un affanno spaventoso e un diavolo per capello.
« Fate con calma, non fatevi venire un infarto » fece sarcastico, avvicinandosi al gruppo.
Ron, con le mani sulle ginocchia, si rizzò e fisso il treno scarlatto « Perché ancora deve partire? »
James lanciò un’occhiata a Scorpius e a suo padre che si stavano già allontanando e alzò le spalle « Non saprei ».

In pochi secondi riuscirono a caricare tutti e, tra le lacrime trattenute di Hermione, le minacce velate di Ron a non diventare Serpeverde e i saluti isterici di Lily e Hugo, partirono.
Rose ritirò la testa dal finestrino e sospirò « Stiamo per andare a Hogwarts » fece a Albus e Lysander.
« Già » replicò Albus. «Stiamo per raggiungere la Leggendaria Hogwarts ».
Lo disse con un certo timore, socchiudendo gli occhi contro la luce sole, poi si girò verso il corridoio semi deserto.
Un ragazzino biondo, dagli occhi di un portentoso color Artemisia, li stava fissando, solo.
Albus sorrise, al pensiero di ciò che avrebbe cambiato, alla Storia che avrebbero fatto.
 «Scorpius, Scorpius Malfoy » chiamò.
Al solo sentire quel cognome, più di una testa si girò o si affacciò dagli scompartimenti, per  vedere.
Albus lo raggiunse inciampando nei vari bauli stipati nello stretto corridoio e allungò la mano « Nessuno ci ha presentato per bene. Albus Potter ».
Il biondo fissò la mano, poi piantò lo sguardo in quello smeraldineo di Albus, stringendola.
« Molto piacere ».
Molti rimasero spiazzati se non altro dall’accostamento di due cognomi come quelli. Era la leggenda, di un’ antitesi quasi perfetta, che stava per svanire con una stretta di mano. 
Ma come aveva già detto al tempo il Bambino Sopravvissuto, i tempi cambiano, le guerre finiscono, le persone dimenticano; e quella volta non erano soli.
James, appoggiato al finestrino, con le braccia incrociate, sbuffò ravvicinandosi ai due, afferrò il baule di Scorpius e fece rozzamente « Ok, avete dato fin troppo spettacolo. Scorpius se speri che ti chiami Signor Malfoy scordatelo,  e se speri di rimanere qui in mezzo come un’anima in pena hai sbagliato gruppo. Andiamo ».
Così facendo si mossero tutti verso il fondo del treno, alla ricerca di posti. Scorpius si sistemò con Albus e Lysander in uno scomparto vuoto, mentre James e Lorcan si spostarono verso il centro del treno.

Hermione si soffiò il naso, mentre appoggiava la testa sul petto di Ron che le cingeva le spalle con un braccio « Sono partiti »
Harry sorrise « Andiamo, Hermione, staranno bene! Rose è forte, proprio come te alla sua età, e ci sono tutti gli altri. James, poi, conosce già tutto il Castello e si occuperà di loro ».
« Infatti e se proprio non ti fidi di James, c’è Lorcan che fa da chioccia un po’ a tutti » aggiunse Ginny, mentre Luna annuiva.
Superarono chiacchierando la parete magica, ritrovandosi George ad aspettarli « Andiamo?»
« E la tua?» chiese Ralf.
George ghignò « Partita. Ma non mi preoccupo, darà molto da fare alla scuola, molto più di Fred » .

Gran parte del viaggio passò in fretta. Nello scompartimento dei nuovi arrivati, Lysander stava spiegando ad un interessatissimo Albus come funzionassero le pozioni che preparava suo padre.
Scorpius, invece, passava il tempo a guardare fuori dal finestrino. All’ennesimo “ Wow ” di Albus lo fissò « Vuoi fare pozioni? »
Albus annuì « Tu? »
Il biondo lo guardò soprappensiero, poi scrollò le spalle « Non so ».
« Non c’è niente che ti piace? » gli domandò Lysander curioso. « A me per esempio piace Incantesimi o Ebologia! »
Scorpius ci pensò per un po’, poi lentamente, come se non volesse farlo , rispose « Difesa contro le Arti Oscure ». Trattenne quasi il respiro, guardando gli altri due che si scambiavano un’occhiata.
« Bé, bello no? » fece Albus. « Io, secondo James, sarò negato ».
« Molto bello e difficile, Scorpius. Ma secondo me ce la farai, so che sei molto bravo! »
Il biondo arrossì lievemente, assumendo un delicato color rosa chiaro, mentre gli altri ridevano.

A metà treno, James correva per il corridoio tentando di afferrare la copia di una Pluffa, che scorrazzava libera il giro.
« Dannata palla! Lorcan!» urlò, mentre dallo scompartimento aperto riusciva ad intravedere il compagno seduto tranquillamente a leggere.
« Dammi una mano, no? » Sbottò, passando nuovamente da quella parte.
« Arrangiati ». Fece semplicemente Lorcan, girando la pagine di “ Licantropia, effetti e danni ” che gli aveva prestato Ted lupin.
Mentre James lo malediva a mezza voce, una mano sicura afferrò la palla che volava a grande velocità e se la portò al petto.
«Ciao, J. S. ».
C’era una sola persona al mondo che lo chiamava “J. S.” ed era l’unica a cui permetteva di farlo. James alzò la testa guardandola, poi ghignò « Rox, il terrore delle Pluffe » salutò.
Una dodicenne molto alta, più di lui in realtà, si espresse in un ghigno perfido e annunciò « Non sei cambiato affatto, cugino ».
Neanche lei lo era. Roxanne  Weasley, figlia di George e Angelina, già cacciatrice del Grifondoro; era alta, dalla pelle olivastra e i profondi occhi color cioccolata. I lunghi capelli ondulati, cadevano a boccoli sulla sciarpa chilometrica a righe sottili.
I due cugini si avvicinarono chiacchierando allo scompartimento che si aprì con uno scatto.
Lorcan alzò appena gli occhi dal libro e guardò sconvolto Roxanne. Mentre i due si fissavano, James sogghignava diabolico, poi la cugina cominciò a sorridere malignamente, avvicinandosi a Lorcan.
« Il nostro filosofo! Salve… »
Sul viso del bruno fiorì un sorriso prudente « Roxanne… »
James guardò dall’uno all’altro: avevano avuto dei problemi l’anno precedente, ma a giudicare da come si guardavano, era questione di mesi, perché succedesse qualcosa.  Si chiuse la porta alle spalle, e affondò nel sedile di fronte accanto al finestrino, con le mani dietro la testa « Allora ti siedi o vuoi rimanere li impalata? »
Roxanne si riscosse e guardò Lorcan che annuì. Era stata ripresa nel gruppetto dopo la lite dell’estate scorsa; sorrise contenta e si sedette accanto a James, sistemandosi la lunga gonna color cachi.
« Sembri una hippie » fece notare il cugino con un sopracciglio inarcato.
« Ha parlato. Tu vuoi a tutti i costi avere quell’aria da pesce lesso o di viene naturale? » replicò lei e i due cominciarono a battibeccare.
Lorcan sorrise non visto dagli altri due: erano alle solite; abbassò lo sguardo e continuò a leggere.
A quanto pare, era destino che esistesse almeno un trio che proiettasse su di sé l’intero destino.
Il treno intanto, sferragliava per le campagne londinesi  pervase da brina e odore di pioggia.
Diretto a Hogwarts.


N/A
 
E' nata come una shot a parte, poi è diventata una sorta di prologo. A cosa? Ad una long fiction che sto scrivendo, sulla cosiddetta "next generation". Potrete già osservare alcuni caratteri, o alcuni punti fondamentali per la storia che seguirà. Anche se deciderete di non interessarvene, spero che la one shot vi sia piaciuta.






















EDIT: Come al solito mi esprimo come una capra.
Questa sorta di prologo, può considerarsi praticamente concluso, dato che la storia vera e propria avrà inizio dal settimo anno di James e Lorcan.
   
 
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