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Autore: LadyLisaLaurie    24/07/2008    4 recensioni
SEQUEL DI GELOSIE: Perché Gregory House vuole un bambino, e perché Lisa Cuddy, invece, no? La vita di coppia è difficile, anche di più se si è House e Cuddy. Le responsabilità sono molto pesanti...(l'ho data per OOC, perché in realtà non so come altro definirla!)
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il secondo (cap XV) Come ogni cosa c'è una fine a tutto. Vorrei ringraziare tutte coloro che mi son state "appresso" nelle mie folli immaginazioni, in particolar modo thia e ladyevil, e poi la mia Stacy, senza la quale tutto questo racconto non avrebbe avuto né capo né coda.
E' un capitolo lungo, pieno di emozioni, sentimenti, pensieri e un piccolo quadretto familiare iniziale che mi sono divertita a tracciare. Grazie ancora!

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14 ottobre. 4 mesi dopo
Era domenica, e nel cielo splendeva un bel sole, non faceva neanche tanto freddo per essere ottobre. Cuddy si muoveva a fatica, ormai all’ottavo mese di gravidanza, ma non voleva rinunciare alle domeniche nel parco, quando facevano un picnic sul prato: ottima occasione per stare un po’ di tempo con la sua famiglia. Lilian giocava a palla con House, o meglio lei lanciava la palla e House da seduto gliela ritirava attento che non colpisse Cuddy che stava al suo fianco. Lisa parlava con la madre del più e del meno, mentre il padre si concedeva una piccola camminata ad osservare qua e là la vita naturale di qualche coppia, pensando a quanto avesse sognato qualcosa di molto simile per la figlia e guardandoli da lontano osservava l’atipicità dell’uomo che lei aveva scelto di avere al suo fianco. Ma quella risata e quel sorriso sul suo volto gli riempivano il cuore di gioia e il sapore di felicità negli occhi di sua nipote rendevano ogni attimo qualcosa di bellissimo, al quale non avrebbe voluto rinunciare. Riavvicinandosi alle persone che più amava al mondo, baciò sulla fronte Lisa e le sussurrò un ‘ti voglio bene’ che stranamente la fece arrossire.
“Ti do il cambio?” si avvicinò ad House sorridendogli
“Grazie Alvin...ha una carica infinita è incredibile...” House cercò di rialzarsi da terra per sgranchirsi le gambe
“Tutta sua madre!” gli sorrise l’uomo e si avvicinò alla nipote invitandola a giocare con lui.
“Nonna nonna...” gridava la bambina da lontano. Le piaceva, Lilian amava giocare con i nonni e per quanto sapesse di esser fortunata ad averne quattro, per lei quelli erano i veri nonni...si poteva quasi definirli secondi genitori per lei. I genitori di House erano molto lontani e difficilmente si vedevano, se non nelle festività e per quanto amassero la loro nipotina, considerando anche essere l’unica che avessero, erano molto più distaccati. Lilian li chiamava nonno e nonna House.
Gregory House aveva ancora un sentimento conflittuale nei confronti del padre, tanto che quest’ultimo era rimasto a casa, quando la moglie era andata una settimana a Princeton per stare accanto a Lisa, durante un particolare momento della sua gravidanza. L’amava molto e da sempre aveva pensato esser perfetta per il suo Gregory e in lei vedeva quella figlia che non aveva mai avuto: una figlia intelligente, bellissima e soprattutto che sapesse tener testa al suo scalmanato bambino, perché è questo che vedeva nel figlio...ancora un bambino!
“Sei stanca?” House si avvicinò a Cuddy. Era distesa su un grande telo, sotto un albero ad assaporare la freschezza del venticello che soffiava tra le foglie. Si mise al suo fianco e le diede un bacio, posando la mano sul pancione a ritrovare la sua che lo massaggiava.
“No, per niente! Mi piace stare qui...” si mise su un fianco per farsi abbracciare. Era sempre difficile trovare la giusta posizione a lungo, la notte prima di addormentarsi impiegava dai 40 ai 65 minuti prima di trovarla.
Era una stupenda sensazione per House, qualcosa che non ricordava di aver provato. La gravidanza di Lilian era stata molto più frastagliata: l’aveva abbandonata per i primi 7 mesi e quando finalmente si era reso conto dell’enorme errore commesso...le cose non erano come adesso. Era tutto più complicato: aveva dovuto riconquistare la fiducia di Cuddy, dimostrarle che poteva prendersi cura di lei e della figlia e che non c’era niente altro al mondo che avesse voluto. Adesso tutto sembrava così semplice, naturale e incantevole: aveva accanto una donna che amava e che lo amava, con la quale condividere tutto e della quale fidarsi ciecamente, e per lui dar fiducia ad altri era una cosa molto difficile; aveva una figlia che, nonostante certi momenti sembrasse una Cuddy-boss in miniatura, con piccoli gesti di affetto gli dava delle emozioni e delle sensazioni che mai avrebbe pensato di provare; e poi stava per arrivarne un altro in famiglia, quel bambino che aveva desiderato e che dopo tanti ostacoli e pericoli si era dimostrato il più forte a combattere contro il rischio della morte. Forte come la mamma! aveva pensato.
“Ehi piccolo House...ti stai preparando? Quando uscirai ci sarà... - ogni tanto parlava al pancione. La prima volta gli era sembrata una cosa totalmente stupida parlare ad una pancia credendo che il feto potesse sentire. Ma quando lo aveva fatto lui aveva risposto, con un piccolo calcio e da allora...gli piaceva quella sensazione! Era come se il bambino gli desse il cinque quando diceva qualcosa. Adesso però non sapeva cosa dire: mentire o omettere una parte della verità? - Ci sarà una famiglia ad accoglierti..tutti sorridenti, che cosa se la ridono a fare poi. Ci sarà la mamma, sarà quella cosa orrenda tutta sudata e ansimante tra le cui braccia ti ritroverai per volere altrui - Cuddy gli lanciò uno sguardo torvo - E poi se vedi una cosa che salta sempre...ah quella è tua sorella! Il problema è fermarla! E in un angolo ci sarò io...sono quello con tre gambe...deformazione aliena, noi siamo fatti così!” continuò a fare tutto un discorso sul senso della vita, sulle felicità e sulla necessità dell’uomo di trovare l’amore e nel frattempo Cuddy lo osservava sorridente ed estasiata, accarezzandogli i capelli.
D’un tratto Cuddy si alzò sentendo una fitta particolarmente forte.
“Che c’è?” le disse House smettendo di parlare al pancione.
“Io non...una fitta credo..è...ahhhh!” si ripiegò su se stessa urlando di dolore. I genitori di Lisa corsero subito da lei sentendola e la madre si piegò verso di lei. Urlava sempre più forte.
“Lisa...stai calma...tesoro...si sono rotte le acque il bambino è pronto! Ma devi star calma...” la madre cercava di calmarla, per quanto la cosa fosse impossibile. Continuava a ripetersi che era troppo presto, mancava ancora un mese e il suo bambino non doveva nascere prima, e nel frattempo tutti cercavano di calmarla, mentre l’aiutavano a rialzarsi per andare in ospedale.
“Che diavolo stai facendo? Muoviti!” Cuddy era nervosa e cercava il più velocemente possibile di muoversi alternando urla di disperazione e dolore.
“Bah pensavo di prendere una boccata d’aria e camminare con calma mentre ti contorci nel dolore. Oppure potremmo sorseggiare un tè mentre leggiamo un bel libro e mangiamo caramelle gommose e poi...”
“Greg!” fu il padre di Lisa a riprenderlo
“Ecco da chi ha preso lei!” rivolse uno sguardo a Lilian che sorrise mentre gli stringeva la mano.

In macchina

Il padre di Cuddy guidava come una furia cercando di raggiungere al più presto l’ospedale, accanto a lui era seduto House e dietro Cuddy, Lilian e la madre. La bambina stava ferma nel suo piccolo spazio, perché più volte era stata ripresa per aver chiesto fin troppo 'dove andiamo' e una di queste, era venuta da Cuddy, in una maniera del tutto distante dalla dolcezza con cui le rispondeva solitamente.
“Sai cara dovresti provare a rilassarti!” House si voltò verso Cuddy con la solita faccia rilassata che in quel momento per lei era particolarmente irritante.
“Li vuoi tu i dolori?”
“No! Ho solo detto di calmarti...sai dovresti respirare ogni tanto!”
“Lo faccio..ma è difficile...perché non stai zitto?” ad ogni risposta urlava sempre di più.
“Ok...non respirare allora, ma l’apnea non ti sarà d’aiuto!”
“Greg...” questa volta fu la madre a riprenderlo.
“Ma è un vizio di famiglia allora!” si rimise nella posizione di prima, osservando la strada davanti a lui, e quando incrociò lo sguardo del padre che era incredibilmente esterrefatto, gli mostrò un veloce sorriso e poi riprese ad osservare la strada.

In ospedale
In una delle sale prenatali stavano sistemando Cuddy per il parto, l’aiutavano a cambiarsi, le mettevano più cuscini dietro la schiena, il tutto mentre lei molto ansiosamente tentava di respirare.
“Se mi avessi accompagnata a quelle stramaledette riunioni del corso, adesso sapresti come aiutarmi” sudava già ed era molto nervosa.
“Sei un medico lo sai cosa devi fare!” c’erano solo House e Cuddy nella stanza adesso.
“Non è una laurea che ti insegna come prenderti cura di un figlio!”
“Beh ma tu sei già mamma quindi lo sai cosa devi fare...”
“No...perché tu non c’eri quando io dovevo andare al corso...ero sola, e adesso...” Cuddy iniziò a piangere, un po’ per il dolore, un po’ per la situazione. House sapeva che non era la solita Cuddy a parlare, neanche quando si arrabbiava e lo riprendeva era così acida, ma non poteva biasimarla per odiarlo tanto in quel momento. Pensò che fosse stato meglio se l’avesse lasciata sola a gestire il tutto, o forse Wilson sapeva veramente prendersi cura di lei molto meglio, sapeva come aiutarla, confortarla. Forse era davvero più bravo di lui.
“Dove credi di andare?” Cuddy gli fermo la mano stringendola
“Pensavo di chiamarti Wilson, magari a lui lo ascolti!”
“Se ti alzi da quello sgabello ti giuro Gregory House che appena partorisco vengo a cercarti e ti sparo. Non osare abbandonarmi...non di nuovo!” House rimase immobile, impietrito dalla cattiva dolcezza con cui gli aveva detto che voleva solo lui al suo fianco. A volte si chiedeva ancora perché lei lo amasse tanto.
“Ok rimango, però...la mano...potresti...sono quasi certo di non avere più le ossa!” Cuddy lo guardò malamente e non mollò la presa. Ad ogni urlo per una contrazione, House ne lanciava uno per la stretta sempre più forte.
“Se urli un’altra volta giuro che...”
“Se tu stringessi con una forza minore forse non urlerei...con quella mano tengo il bastone. Se me la rompi non riuscirò più a camminare e non potrò scappare quando mi insegui!”
“Greeeeeeeeg!” urlò Cuddy
“Preferisco quando lo urli durante sesso...è molto più piacevole!”
La contrazione passò e Cuddy si spinse indietro sui cuscini, conscia che una più forte sarebbe seguita.
“Ho bisogno di bere!” gli lasciò la mano e House tirò un sospiro di sollievo aprendo e chiudendola. Versò dell’acqua in un bicchiere e lo porse a Cuddy, ma nel momento in cui glielo stava avvicinando lei ebbe un’altra contrazione e si afferrò al suo braccio, facendo rovesciare tutto il liquido sui pantaloni di House.
“Perfetto ora sono uno zoppo con apparente incontinenza! Meraviglioso...gli amici del club si faranno una risata!”
Cuddy questa volta, ormai completamente assuefatta al dolore e all’ira, lo prese per la camicia e portando la sua faccia ad un palmo da quella di lui gli urlò contro.
“Stammi a sentire imbecille cronico, me ne frego se i tuoi assistenti ti prenderanno in giro perché te la sei fatta addosso, io qui ho problemi più seri. Adesso tu esci dalla porta e mi mandi qui un muto che possa ascoltare i miei vaniloqui, chiaro?” lo mandò fuori dalla stanza.
“Speriamo che sia anche sordo!” disse lui prima di uscire ricevendo un cuscino addosso come risposta.
“Ti sei emozionato?” Wilson stava arrivando proprio in quel momento e scontrandosi con la presenza di House non poté fare a meno di notare la macchia sui pantaloni.
“Sì...appena ti ho visto non ho resistito Jimmy, sei così sexy, lo sai!” rispose lui.
“Torna dentro...”
“Cerbero vuole la sua bistecca...io lì non ci torno!”
“Devo parlare ad entrambi... - fece pausa per un momento - É una cosa seria!” ed entrò nella stanza. House lo seguì dietro, preoccupato per la faccia che l’amico aveva assunto, e si richiuse la porta alle spalle.
“Come va?” chiese Wilson a Cuddy
“Ho avuto momenti migliori!” rispose lei mentre respirava rumorosamente e ad intervalli accelerati.
“Abbiamo un problema Lisa! - lo guardarono entrambi preoccupati - Il bambino...c’è il rischio che il bambino nasca già morto! - gli occhi di lei si riempirono immediatamente di lacrime. House per un momento non riuscì a metabolizzare quell’informazione e rimase immobile. - Sarebbe consigliabile un cesareo d’urgenza, ma è molto rischioso lo sai. Io devo...” non poteva dirlo come avrebbe fatto?
Cuddy piangeva sempre più rumorosamente. Finalmente House si svegliò dalla trance e vedendola piangere si avvicinò a lei prendendole la mano, e stando in piedi vicino al letto le poggiò la testa al petto.
“Ehi...ehi...andrà tutto bene vedrai! Coraggio...shhh! Wilson cosa...”
“Durante l’operazione c’è il rischio che il bambino possa subire una qualche sofferenza e a sua volta causare problemi a lei. Nel peggiore dei casi dovremmo metterla sotto bypass. Saremo attenti, controlleremo tutto ma...io devo sapere se...”
“Chi dei due salvare nel peggio?” House terminò la sua frase. Era freddo, scostante...non diverso dal solito, a ben vedere. Ma la situazione sì era diversa. Perché Wilson gli stava chiedendo se rinunciare a suo figlio o alla donna che amava. E lui non voleva perdere nessuno dei due.
Fu allora che risposero insieme.
“Cuddy” lui
“Il bambino” lei.
House sapeva che senza di lei non avrebbe saputo crescerlo. Si è vero aveva sua madre, gli aveva detto che in qualsiasi momento ne avesse avuto bisogno, l’avrebbe aiutato. E c’era Wilson che si era già curato di Cuddy durante la gravidanza di Lilian, e che comunque era sempre presente per ogni problema o gioia da quando erano amici. E i genitori di Lisa non avrebbero abbandonato il nipotino, mai! Non erano le persone che potessero aiutarlo a mancargli, ma il coraggio di andare avanti se lei fosse morta.
Cuddy non pensava assolutamente di morire, non lo voleva. Stava vivendo un sogno, un sogno meraviglioso che durava da 8 anni; ma non poteva rinunciare così facilmente ed egoisticamente alla vita del figlio che portava in grembo, perché una parte di House non gli avrebbe mai perdonato di non aver saputo salvare il bambino che voleva. O forse più lei non si sarebbe perdonata di aver mancato a questa promessa che gli aveva fatto.
“House!”
“È fuori discussione che tu ti permetta a lasciarmi capito? Non esiste...”
“House!”
“NO! Non puoi alzarti una mattina e dire ‘ok oggi mi sacrifico per mio figlio e lascio quello storpio di mio marito a prendersi cura di lui’ NO! Non puoi lasciarmi Cuddy. Non azzardarti. Giuro che se lo fai io...ti seguo nell’oltretomba e...” non proseguì a parlare. Guardò gli occhi lucidi di lei e il suo viso triste e stordito e se andò: spalancò la porta e camminando a ritmo più veloce per il corridoio se ne andò nel suo ufficio. Nessuno doveva vederlo piangere!

***

“Quando uno se ne va da una stanza dice ‘Seguimi’ se vuole che qualcun altro lo faccia!” House non si voltò neanche a sincerarsi che la persona alla porta fosse chi lui pensava.
“Lisa ha acconsentito al cesareo. La stanno preparando adesso!” Wilson entrò e si sedette su una sedia di fronte la scrivania. House non voltò la poltrona.
“Non è mai stata razionale, ma voi dite che è in possesso delle sue facoltà mentali quindi...Ok! Lo ha deciso lei....”
“Tu puoi stare in sala operatoria!”
“Ai familiari non è concesso!”
“Ma tu sei un dottore!”
“Sono il suo amante e il padre del bambino...uno più coinvolto di me non esiste! - si voltò tenendo le mani sul volto abbastanza da poter asciugare le lacrime prima che Wilson le vedesse. Benché sapesse che aveva pianto! - Ho combinato un fottuto casino. E la colpa è tua, perché non mi hai detto niente!”
“E io cosa c’entro!”
“Tu non mi hai detto che entrare in una relazione seria e avere dei figli comporta sempre qualcosa...tu non mi hai fermato quando ho invitato Cuddy a cena...no...tu mi hai incoraggiato! Infame! È colpa tua se siamo in questo casino, se le ho rovinato la vita!”
Wilson si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta. Quando l’aprì si fermò un secondo a riflettere e prima di uscire, senza dargli possibilità di rispondere, gli disse “È strano, perché Lisa dice che da quando tu sei nella sua vita, lei si sente felice per la prima volta!”.
Forse piangere ancora era la soluzione e aspettare in quell’ufficio che qualcuno gli dicesse “Ce l’ha fatta!” o “Mi dispiace, non ce l’ha fatta!”. Era certo che Cuddy avesse scelto di salvare il bambino, semplicemente perché era così, avrebbe dato tutto per gli altri, senza tenere un qualcosa per lei.
Si alzò di scatto dalla scrivania e si diresse verso la sala operatoria.

***

“La mamma sta male?” Lilian era seduta nella sala d’attesa e osservava il padre che giocherellava con il bastone, scrutandolo mentre si muoveva a destra e a manca come un pendolo. Non la guardò neanche negli occhi.
“La mamma andrà in paradiso?” questa volta interruppe il movimento e guardandola negli occhi, si impose di non risponderle. In quel momento pensava solo cose cattive e non voleva ferirla più di quanto i suoi occhi non dicessero che lo fosse.
“Tienimelo, e se te lo vogliono prendere usalo come una mazza come ti ha insegnato papà!” le diede il bastone e un bacio sulla fronte e zoppicando si diresse nella saletta di preparazione dei medici.
“La mamma sta bene tesoro, è forte e può farcela!” Cameron si sedette accanto alla bambina cercando di consolarla.
“Io non sono il tuo tesoro!” rispose lei e riprese a giocare con il bastone del padre.

***

“Pensavo non saresti venuto!”
“E perdermi la possibilità di vedere Alien dal vivo? Noo!” House indossava il camice e la cuffietta ed era accanto a Cuddy, che distesa su quel lettino...per la prima volta aveva paura del suo ospedale.
“Sta andando tutto storto Greg...me lo sento!”
“Il nome...il nome...cancellalo dalla memoria...possiamo operarla anche al cervello?” urlò rivolto all’équipe che si preparava ad iniziare.
“Questo devi...tenerlo tu!” con le lacrime agli occhi Cuddy aprì la mano e mostrò ad House l’anello. Durante la preparazione l’infermiera le aveva detto che avrebbe dovuto toglierlo ma lei...non aveva avuto il coraggio di abbandonarlo insieme a tutti gli altri oggetti. Sapeva che House si sarebbe fatto vedere, in un modo o nell’altro, e glielo avrebbe dato e se così non fosse stato...allora l’avrebbe semplicemente fatto scivolare a terra, così come la sua vita le stava sfuggendo in quel momento.
House le si fece vicino, asciugò la sua lacrima dal bel viso e le posò una mano sulla cuffia. Si avvicinò a pochissimo dalle sue labbra e con l’altra mano prese l’anello.
“Tanto te lo rimetto dopo! Ma non farmi inginocchiare di nuovo...ti prego!” le sussurrò e le sfiorò appena le labbra.
“Siamo pronti!” entrò l’infermiera con Wilson e un’altra équipe.
“Ehi ehi ehi...sei tu ad operare lei?” House si rivolse all’amico.
“Beh, sono stato il suo medico fino ad ora!” rispose l’altro.
“Tu volevi vedere la sua vagina eh? - House gli si fece vicino facendogli l’occhiolino e dandogli una leggera gomitata al braccio - T’è andata male, abbiamo votato il cesareo! Magari un’altra volta eh?”
“House...non te ne andare!” Cuddy gli prese la mano e la strinse alla sua
“Che scherzi? Giuro che se mi cacciano, faccio un sit-in per restare!” le fece l’occhiolino.
Cuddy gli sorrise “Ti amo!”
“Non davanti a tutti...che poi avanzano pretese!” le sussurrò a denti stretti. Cuddy gli sorrise di nuovo.
“Adesso conti partendo da 10!” l’infermiera le mise la mascherina dell’ossigeno alla bocca. Lei continuava a tenere la mano di House ed iniziò a contare.
“10...9...8...7...6...5...” e poi chiuse gli occhi. Per tutto il tempo dell’operazione, che non durò poco, House tenne la mano di Cuddy, che nonostante fosse addormentata, era sicuro potesse sentire che le stava accanto.
Ogni tanto buttava un occhio qua e là, per osservare i volti di chi gli stava intorno e rivolgeva uno sguardo alla saletta d’assistenza sopra di loro dove Foreman, Chase, Cameron, Brenda e circa ¾ dell’ospedale stavano ad osservare attentamente. Non era la curiosità a spingerli questa volta, ma l’affetto per il loro capo.
Aveva esplicitamente chiesto ai genitori di Lisa di non far assistere la bambina, era grande e forte sì, ma eventuali complicazioni sarebbero state traumatiche per lei, molto più delle semplici parole che poi lui avrebbe dovuto usare per spiegarle. Così i nonni avevano portato la nipotina a fare una passeggiata e lei caminava con la mano in quella della nonna e nell’altra stringeva quel bastone che era più grande di lei, cercando di imitare il padre e appoggiandovisi sopra.
“Ti stai divertendo?” spezzò la quiete della sala operatoria
“Sì, pensavo di prendere una limonata tra un taglio e l’altro!” Wilson rispose tranquillamente, senza distogliere lo sguardo da ciò che faceva e senza innervosirsi.
“Posso prestarti una mano se vuoi! - si guardò la mano libera e poi quella che stringeva Cuddy - L’altra è già prenotata!”
Wilson si fermò un secondo, chiudendo gli occhi e riprendendo il controllo “Smetti di fare il bambino! Ormai ci sei dentro...”
“Non ti dico cosa penso di te...perché mio figlio non deve dire ‘infame’ come prima parola...ops!”.
L’intervento fu molto lungo, Wilson voleva esser certo di fare le cose perfettamente, per salvare la vita di entrambi. Non aveva mai, neanche una volta, lanciato uno sguardo a Cuddy...aveva paura di vederla così!
“Ci siamo!” quando Wilson prese il bambino, si rese conto che qualcosa non andava...non piangeva, non respirava. Tagliarono immediatamente il cordone e lo posarono velocemente sul lettino a destra del tavolo operatorio ed iniziarono a liberargli le vie respiratorie. C’era il caos e non si capiva niente. Da sopra tutti osservavano inebetiti e preoccupati, mentre House nel disordine generale non sapeva se avvicinarsi al figlio o continuare a tenere la mano di Cuddy. Ma quel bip lo distrasse dal pensiero, quel suono punzecchiante che andava a livellarsi sempre di più in un fastidioso rumore monotono: il cuore di Cuddy si era fermato! E lui lasciò la sua mano...

Da un lato della sala, Wilson lottava per mantenere in vita il bambino; dall’altro, House urlava “Libera!” per risvegliare il cuore di Cuddy. Non fu semplice per entrambi, combattere con tanta foga contro la Morte.
Coraggio, coraggio!
Forza, amore, io lo so che ce la farai. Avanti...coraggio!

Testa e corpo seguivano due correnti separate: l’una ricordava un sorriso, un bacio, un incontro, una notte di sesso e la dolcezza, l’altro violentemente e tremolando si accaniva perché di quei momenti se ne potessero avere altri nel futuro.

E di nuovo riprese quel bip, quel suono punzecchiante che si alternava in secondi di rumore e secondi di silenzio, niente di contiguo e niente di monotono...accompagnato in musicalità, dal pianto di una creatura. Non c’era niente di più magico che quei rumori per le orecchie di House!

“Buongiorno raggio di Sole!” House era sdraiato nel letto con Cuddy e teneva il suo corpo tra le braccia, mentre le baciava la fronte.
“Il bambino...” si alzò lei di scatto.
“È tutto ok, tutto ok. Però è proprio forte quell’ossigeno...devo provarlo!”
“L’hai visto? Sta bene?”
“Ero impegnato a tenerti la mano, non mi mollavi. Lo so che sono affascinante ma...voglio i miei spazi!”
“E allora perché ti avvicini sempre di più a me?”
“Perché ti voglio nel mio spazio!” l’abbracciò forte, non aveva più paura di farle male...e lei si sentì meravigliosamente bene in quella morsa, quasi fosse stata la prima volta. Sapeva che era andato tutto bene, se lo sentiva e sapeva che House le aveva salvato la vita.
“Dov’è il mio bambino?” Cuddy alzò appena la testa per incrociare lo sguardo di House. Le faceva male tutto, le gambe ancora non le sentiva, la pancia le faceva malissimo perché l’anestetico stava terminando i suoi effetti e il petto le dava la sensazione di avere un attacco. Le scosse erano state frequenti e molto violente.
“Eccomi, non mi vedi? - gli rispose lui tranquillamente - È nell’incubatrice...ho chiesto ad un’infermiera di portarlo qui!”
“Ma le infermiere non possono portarli fuori dal nido!”
“Infatti ho mandato Wilson...con la cuffietta e il camice da donna fa un figurone!”
“Mammaaaaa!” Lilian entrò nella stanza saltellando e si lanciò sul letto per abbracciarla e lasciò cadere il bastone per terra.
“Ehi, incredibile Hulk, sai quanto mi è costato quel bastone?” House lo raccolse da terra, appena in tempo per alzare lo sguardo e osservare un Wilson sorridente che entrava spingendo una teca con le rotelle.
“C’è qualcuno che vorrebbe salutarvi!” disse all’amico.
“Perché ha il completino rosa?” House non poté fare a meno di tacere sul fatto che la creatura avesse il lenzuolino rosa, decisamente poco indicato per un maschio.
Cuddy piangeva dalla gioia, non stava più nella pelle.
“È perfettamente sana, in forma...non ha neanche bisogno dell’incubatrice!” Wilson prese la creatura e la mise tra le braccia di Cuddy.
“Ehi...ciao...” era così piccola, si muoveva agitando gli occhietti e le manine.
“Hai detto sanA? Qualcosa non quadra con l’accordo dell’aggettivo!” House continuava a puntualizzare.
“House...è una bellissima bambina...” gli rispose Wilson
“Tu fai schifo come medico...ti avevo chiesto un maschio...non un’altra Cuddy...adesso ne avrò tre in casa...fai schifo come medico...e come amico sei anche peggio!” gli urlò contro.
La piccola iniziò a piangere, spaventata dalle urla.
“House...” lo rimproverò Cuddy
“Rimettila in pancia e fai uscire il maschio!” le disse lui
“House...” sempre più sconcertata.
“Io non ti sopporto già quando sei sola...e alleata a questa....a questo terremoto che mi hai dato come figlia sei anche peggio...ti ho tenuto la mano per non so quanto tempo...sudata..e ti ho anche salvato la vita...e tu ora mi dai un’altra piccola Cuddy...già me la vedo con le gonnelle a dettar legge!”
Cercando di calmare la bambina e House, tutta composta nel suo letto, lo guardò seriamente “Hai finito?”
“No!”
“Invece sì!”
“Ecco appunto..detta legge!”
“Ma la vuoi smettere? Non l’hai neanche guardata...”
“Tanto ha la tua stessa faccia...come l’altra...vi conosco bene!” con il broncio da bimbo indispettito si avvicinò e Cuddy gli mise la bambina tra le braccia.
“Ecco!” dopo averla lasciata, sorrise a Lilian e stringendola in un abbraccio la baciò.
House iniziò a squadrare la bambina. Non piangeva più...perché non piangeva? Era lui che aveva scatenato le grida. Ogni attimo che passava la guardava sempre con un occhio diverso e poi la vide serena, quasi gli sorridesse.
“Ora non pensare di adularmi...conosco questo trucco...la mamma mi ha adescato con un sorriso! - guardò Cuddy che aveva lo sguardo contrariato. Senza neanche più rivolgere uno sguardo agli altri e senza rendersene conto lui stesso, mentre la cullava le accennava un sorriso - Ha i tuoi stessi occhi. - si rivolse a Cuddy - Meno male che il naso l’hai preso da me...quello della mamma...”
“Ehi...che hai contro il mio naso?”
“Non puoi essere perfetta in tutto!” le rispose.
“Io io io...” Lilian saltellava sul letto perché voleva prendere in braccio la sorella.
Cuddy la prese dalle braccia di House e tenendole la testa la diede a Lilian “Stai attenta! - la guardò mentre da perfetta sorella maggiore la coccolava - Dovremmo trovarle un nome!” disse infine
“Io pensavo...”
“No! Niente nomi di stati...”
“Se mi fai finire! Io pensavo ad Elizabeth!”
“Elizabeth House...mi piace!” Cuddy guardò compiaciuta House che per la prima volta ebbe una proposta decente.
“Se non sfonda nel cinema si farà un nome in tutti i bordelli del rione!” concluse lui.
“Ciao Elizabeth... - Lilian si rivolse ai genitori - Come la Regina d’Inghilterra?”
“Noo...come la Taylor... - e guardando Cuddy - Ma da dove viene fuori questa qui?Tz!” Cuddy non poté evitare di sorridere.
“Io sono Lilian, tua sorella e ti prometto che nessuno ti farà male...ti proteggo io. Vedrai che tutto andrà bene, insieme spaccheremo il mondo!” la piccola Elizabeth ora sorrideva davvero e si sentiva protetta tra le braccia di una sorella ancora troppo piccola per comprendere il significato di quelle parole...le stesse che le aveva detto House quando era nata. Cuddy prese la piccola in braccio, che era stanca e voleva riposare...quel meraviglioso profumo di creatura in fasce. Lilian si sistemò meglio accanto alla madre e giocherellando con le manine della sorella, si fece catturare un dito, l’indice, lasciando che Elizabeth lo stringesse a sé addormentandosi.
“Cuddy - House finalmente si era calmato e con una gamba distesa sul letto accanto a Cuddy le accarezzava i capelli osservando la bambina che si addormentava. Le prese la mano senza scomodare Lilian e le rimise l'anello, guardandola mentre lei tutta felice si lasciava toccare. – Ti amo!” lei distolse subito lo sguardo e fissandolo negli occhi gli sorrise e poi lo baciò.
“Ti amo anch’io...e grazie...”
“Per cosa?”
“...di esistere!” riportò lo sguardo sulle bambine. House cercò di accucciarsi di più a lei, abbracciandola.
All’esterno di quel quadro familiare, c’erano gli occhi increduli di un ospedale che fino ad allora credeva che House non avesse cuore. E adesso quegli occhi, piangevano dall’emozione.
Fissando negli occhi la meravigliosa creatura appena nata, si fece vicino a Cuddy e dopo averle dato un bacio sulla guancia le sussurrò in un orecchio “Voglio un altro figlio!”

FINE
  
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