Capitolo 21
Riconciliazione

Dal torneo erano passati dieci giorni e sulla Terra ogni cosa tornava alla routine, soprattutto dopo che Goku e i suoi amici avevano raccolto le sfere del drago per riportare in vita tutte le vittime dei Kaioshin. Su iniziativa del Saiyan, il drago Shenron aveva rimosso dalla memoria dei terrestri la presenza delle divinità a quei massacri e quindi i Kaioshin non furono più ricercati per terrorismo.
Senshi riprese ad andare a scuola la mattina e da Vegeta ad allenarsi il pomeriggio, con l'unica differenza che ad accoglierlo in casa c'era Hiko e non Kibith, che aveva fatto ritorno sul pianeta degli dei. Kaioshin aveva provato a fargli visita il giorno dopo il torneo, ma il figlio gli aveva sbattuto la porta in faccia e intimato di non farsi vedere.
La sua amica, Vegeta e le poche divinità che aveva incontrato dopo il torneo erano tutti d'accordo su una cosa: «Parla con tuo padre».
Poi una sera, pochi minuti dopo essere tornato dall'allenamento con Vegeta, qualcuno bussò vigorosamente alla porta di casa Kiriyu: era Tabith con un grosso sacco in spalla.
«Zio Tabith, che ci fai qui?» chiese Senshi alzando un sopracciglio.
«Ah, niente, volevo solo sapere come stava il mio nipote preferito» rispose lui e Senshi alzò gli occhi al cielo: «E dovevo anche fare una consegna» aggiunse indicando il sacco.
«Se si tratta della tua solita merce rubata...».
Tabith sorrise e scosse la testa, poi svuotò il contenuto del sacco ai suoi piedi. Si trattava di Kaioshin, svenuto e con un bernoccolo in testa.
«Che accidenti ci fa lui qui?».
«Gli ho dato una botta in testa e l'ho rapito, che domande!» rispose Tabith, che non aveva mai avuto un buon senso della legalità.
«A dir la verità, Sen, gli ho chiesto io di portare tuo padre qui» mormorò Hiko facendosi avanti.
«Tu?».
«Beh, pensavo che facendomi aiutare da Tabith saresti riuscito a parlare con lui» disse la ragazza prima di gettare un'occhiata inacidita a Tabith: «E per la cronaca, non ti avevo chiesto di dargli una botta in testa».
«Appunto, tu non hai specificato nulla, hai solo detto di portarlo qui perché Senshi doveva parlare con lui» ribatté Tabith imbronciato e in quel momento Kaioshin cominciò a riprendersi: «Io vado a fare i miei giri, ci si vede» aggiunse Tabith scomparendo nel nulla.

Con l'aiuto di Hiko, Senshi portò il padre in salotto, dove Kaioshin si riprese del tutto. Un silenzio tombale premeva nella stanza, silenzio interrotto dal tossicchiare di Hiko, che provava a stimolarli a parlare.
«Ok, ho capito, vi lascio soli» sbuffò uscendo dal salotto: «Mi state facendo impazzire a furia di chiacchierare» borbottò sarcastica chiudendo la porta alle proprie spalle. Per essere certa che i due si parlassero, però, Hiko appoggiò un orecchio alla porta.
«Qualunque cosa io ti abbia detto o fatto in quell'arena, Senshi, voglio solo dirti che mi dispiace».
Dopo una breve pausa, Senshi bofonchiò: «Ok».
«Seriamente, io non ero in me e...».
«Scusa un attimo, papà» lo interruppe Senshi e si rivolse alla porta: «Hiko, non si origliano le conversazioni degli altri».
Hiko pestò i piedi a terra irritata, gli fece la linguaccia e si allontanò dalla porta del salotto, dove Senshi e Kaioshin rimasero per qualche ora.



Note dell'Autrice
Hello!
Come vi ho promesso, ecco il penultimo capitolo. Per il finale ci vedremo sabato 10 maggio.
Non ho altro da aggiungere se non che ringrazio SA089 per aver recensito lo scorso capitolo e Nede per aver realizzato il banner.
Alla prossima,
Triz

P.S. Ricordo che sono ancora aperte le iscrizione al concorso a turni Hunger Games Contest, per chi volesse iscriversi.