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Autore: Kveykva    06/05/2014    5 recensioni
Eragon č nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarą presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerą in Alagaesia come sarą la sua vita con Arya? Cosa nascerą fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fģrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati due mesi dalla battaglia di Vroengard.
L'impresa dei due Draghi e dei due Cavalieri sopravvissuti a duecento Ra'zac si era sparsa come vento.
Eragon e Arya, assieme ai loro draghi ora, insegnavano a Vroengard.
A Faelis ed Ere si erano aggiunti Ambrea, col suo drago Miliar, e un Urgali, un maschio di nome Krashta, col rispettivo drago Vrango.
I due Maestri avevano chiesto di non far girare le uova per un po' di tempo, perchč non c'era l'immediato bisogno di un gran numero di Cavalieri.
I Ra'Zac erano stati sterminati, e anche se i Manuelģ e Raesel avessero voluto tornare non l'avrebbero fatto certamente da soli, e per ricostruire un esercito di portata sufficiente per sconfiggerli, ci sarebbe voluti moltissimi mesi, se non anni e anni.
Perció Arya ed Eragon erano tranquilli, anche perchč ai tre allievi sarebbero riusciti a dare un adeguato addestramento senza fretta.
I Cavalieri erano uno molto diverso dall'altro.
Ambrea era una bambina elfa, slanciata e bellissima, viso simile a tutti gli efi, ma con un particolare: degli occhi che, al contrario di tutti gli elfi, erano gialli come ambra. 
Rilucevano di energia propria, era difficile fissarli per pił di qualche secondo ; era come guardare un raggio di sole: dopo un attimo fa male agli occhi. Stessa cosa.
Miliar era la sua dragonessa: Saphira ne era molto contenta.
Finalmente una dragonessa: non era pił l'unica femmina della sua specie.
Miliar adorava Saphira: era come un'ombra, la seguiva ovunque, pronta ad apprenderne qualunque segreto.
Era un drago che assomigliava molto al suo Cavaliere: era di un color ambrato, quasi oro colato ma pił sull'arancione.
 Infine c'era un Urgali: finalmente .
Fra le tre razze erano gią nate tensioni: fino ad allora erano divenuti Cavalieri solo due elfi.
Umani, Urgali, e knurlan no. 
Ora, con la nascita di Vrango tra gli Urgralgra si erano ristabiliti i rapporti ma erano pronti a rientrare i conflitti se il successivo Cavaliere fosse stato un elfo.
Krastha aveva dodici anni: ancora non aveva le corna, ma il suo coraggio era presente lo stesso. 
Era un Urgali normale, non un Kull.
Purtroppo, c'erano state molte complicazioni per l'avvio dell'Urgali agli studi: come č noto per trovare la compagna, un Urgali deve compiere azioni valorose.
Ma Krashta non avrebbe potuto farlo, perchč sarebbe stato impegnato per molti anni nell'apprendimento delle arti magiche e nel combattimento. 
Si era quindi stabilito che, essendo gią Cavaliere, Krashta non avrebbe dovuto fronteggiare alcuna prova. 
Cosģ avrebbe sia potuto trovare compagna, e sia continuare gli studi.
I tre nuovi Cavalieri erano molto diffidenti all'inzio: gli elfi, si sa, lo sono per natura; l'urgralgra ,invece, era perchč non si sentiva affatto pronto.
Era stato il primo Cavaliere della sua razza: un compito che pesa non poco sulle spalle.
-Potrei non esserne degno - aveva detto lui.
Arya ed Eragon erano quasi commossi.
Dal canto loro, che avevano conosciuto a poco a poco l'Urgali, gli si erano subito affezionati : era un "ragazzino" cosģ timido.
Nei suoi occhi brillava sempre la luce della speranza, di una domanda, di una continua conferma di essere quello che Vrango aveva creduto di cercare.
-Sai- cominció Eragon -io sono stato trattato per anni da bambino. Saphira č giunta da me quando avevo pochi anni in pił di te: tutti aspettavano un Cavaliere forte, valoroso, pronto a sconfiggere Galbatorix in pochi giorni.
E si sono trovati me: un ragazzino che al massimo sapeva falciare il grano-
Krashta rise.
Era una serata d'estate, il caldo faló acceso proiettava ombre sul viso di tutti.
Ogni Cavaliere era accoccolato sul proprio drago.
-Ma ho imparato. Ho continuato a combattere, continuato a crederci ed č successo ció che č successo.
Nessun drago sceglie un Cavaliere a caso: ogni persona ha dentro di sč qualcosa di diverso.
Ogni drago sceglierą la persona che si avvicina di pił al proprio essere, al proprio io.
Faelis č Cavaliere gią da qualche mese: lui ha gią sperimentato cosa vogliono dire intensi pomeriggi di studio.
Voi due, Krashta e Ambrea siete Cavalieri da meno tempo, ma avete gią appreso moltissimo.
Non sarą facile, nessuno l'ha mai detto: ma quello a cui arriverete sarą indescrivibile.- 
Caló un silenzio. Un silenzio riempito dal crepitio del fuoco, dal rumore dei respiri, quel silenzio dolce che si crea quando nessuno ha pił niente da dire, e non c'č niente da contestare.
-A letto ora, domani sveglia all'alba. - disse Arya, con un sorrisetto malizioso.
Eragon ridacchió.
Strano.
E si spense la luce.
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-A destra, a destra! No! No! Sinistra! No, aspetta, forse di la'! Si. No, scherzavo, ad est!
E cosa cavolo č l'est?- 
Ambrea strepitava cosģ da un'ora.
-La vuoi finire? Non capisco pił niente! - sbottó Faelis infastidito.
-Vuoi forse leggerla tu questa cartina, signore mio Grande Mente Geniale?-
-Saremmo gią arrivati da un'ora se l'avessi fatto!-
-La volete piantare? Mi fate scoppiare la testa.- s'intromise Krashta.
-Qui c'č scritto Est! O c'č una O? Magari č ovest. Ma che ne so, Faelis non sa copiare!
-Avrei voluto veder te! Si capiva forse qualcosa?
-Avrei potuto farlo in due minuti!
-Si, peccato che fossi a farti il bagno al Lago Rosae!- l'accusó l'Urgali.
-Qualcuno si lava qui, a differenza vostra...- ribattč lei.
-Oh insomma! Avete finito? Siamo in volo da ore, i Maestri ci aspettano e noi non sappiamo minimamente come raggiungerli- sbraitó Vrango.
-Secondo me, se lasciaste guidare noi, forse avremmo gią concluso- proiettó Miliar i suoi pensieri a tutti.
Tutti tacquero. 
- SquamaLuce ha ragione. Lasciamoli guidare. Il vento lo sentono meglio loro- sentenzió burbero Karshta.
Seguirono borbottii sommessi di disappunto.
Nessuno dei tre Cavalieri voleva farsi trasportare come bambole dai Draghi.
Quella mattina i Maestri avevano deciso di giocar loro un brutto scherzo: appena i tre Cavalieri si erano svegliati non li avevano trovati. Sembravano scomparsi, assieme a Saphira e Firnen. 
Nessun biglietto.
Troppo tardi si erano accorti che il messaggio dei maestri era sotto i loro piedi : una scritta con delle indicazioni.
Peccato che il tutto fosse mischiato dalle suole degli stivali dei ragazzini, coperto per metą da polvere e terra sollevati dagli stessi Cavalieri.
La scritta era facilmente decifrabile, perchč non era stata rovinata pił di tanto:
'Domani mattina saremo al Picco Di Serfie.
Raggiungeteci, la strada a voi! Qui le indicazioni'
Peccato che le indicazioni fossero completamente pasticciate.
C'erano volute quasi due ore solamente per interpretare quegli strani segni, e solo allora si era potuto partire.
Ora peró, si aveva il sospetto che le informazioni copiate da Faelis non fossero proprio esatte...
-Scusate, quello non č il Picco?- domandó Krashta dopo mezz'ora di volo.
-Non ci credo! Č vero! - si meraviglió l'elfo.
-Certo che č vero, razza di...- comició Ambea
-Taglia corto perfettina, atterriamo laggił - concluse Faelis, lasciando schiumante d'ira la piccola elfa.‬
Appena atterrati, videro subito Firnen e Saphira, accoccolati in un angolo, e Arya ed Eragon.
In piedi, mani sui fianchi.
-Vi sembra questa l'ora di arrivare? Vi avevamo dato un margine di due ore, massimo! E sapete quanto ci avete messo? Tre ore e mezza.-
I ragazzi non avevano mai visto l'elfa cosģ arrabbiata.
Severa, sģ.
Rigida, sģ.
Ma cosģ, no mai.
Eragon che di solito era sempre bonario e tranquillo aveva un' espressione indecifrabile: era serio, i lineamenti duri, mascella contratta.
Non disse nulla, lasció che Arya si sfogasse.
Alla fine disse a bassa voce :
-Mi avete deluso- andó incontro a Saphira, le salģ sul dorso e andó con lei in cima al Picco.
Arya rimase altri cinque secondi a fissare gli allievi intimoriti con sguardo di fuoco, poi fece la stessa cosa di Eragon.
I ragazzi si guardarono. Passó un minuto.
Poi, esplose un coro di voci, una sovrapposta all'altra.
-Hai visto? Ecco cos'hai combinato! 
-La cartina avresti dovuto farla meglio!
-Se qualcuno non avesse fatto il bagno per due ore qui, ci saremmo risparmiati tutto questo!
-Ora basta- intervenne una voce.
Apparteneva a Vrango.
-Adesso saliremo sul Picco, chiederemo scusa e apprenderemo ció che c'č da apprendere. 
Siamo qui per questo, non certo per urlarci addosso. Non siamo bambini.
-Noi siamo esattamente bambini- disse Faelis.
-Non qui! - urló mentalmente Vrango - Non in questo mondo dove ogni momento c'č qualcuno da salvare, qualcuno da uccidere, qualcosa da imparare. 
Siamo fatti per proteggere Alagaesia.
Ma non lo faremo certo restandocene cosģ, a litigare.-
-Ha ragione Vrango. Prima saliamo, prima faremo. - sentenzió Ere.
Cosģ fecero.
Quando arrivarono i cima, Saphira e Firnen non c'erano.
C'erano solo i due Cavalieri.
Ci fu un momento di indecisione e poi , come prima, scoppió un coro di scuse.
Subito Ambrea raccontó come erano andate le cose, come i draghi avevano suggerito di procedere.
Sembrava che i maestri sapessero gią tutto, sapessero cosa fosse successo dall'inizio del viaggio alla fine.
Arya alzó una mano, per fermare quel flusso.
-Lo sappiamo. Sappiamo che non era vostra intenzione. 
Ma dovete imparare a fidarvi gli uni degli altri.
Se aveste avuto prima l'idea di far guidare i Draghi, invece che ostinarvi a voler fare la vostra parte, sareste arrivati qui molto prima.
I Draghi sono fatti per volare, voi non siete i loro capi. Loro sanno cosa fare.
Fidatevi di loro. 
Finchč non imparerete questo, non ci sarą un unica entitą , ma solo un Drago e un Cavaliere, ma ricordate che la vostra forza non sarą mai al massimo cosģ divisa.
Ora in sella: si ritorna- 
Eragon si limitava ad annuire. 
Poi aggiunse:
-Era una prova. Evidentemente non superata, ma confido che saprete fare del vostro meglio. Non deludetemi, non ancora.
-Si Maestro!- dissero in coro
Si giró e guardó in lontananza, e dopo pochi minuti arrivarono i due Draghi.
I quattro Maestri partirono, lasciando soli gli allievi.
-Forse hanno ragione.- ammise Faelis.
-Certo che hanno ragione. - commentó puntigliosa Ambrea.
-Ma quando la finirete? - disse esausto l'Urgali.
Ere, Miliar e Vrango, pur esausti, riportarono indietro i loro Cavalieri fino alla radura di Juma, mentre pensavano che non avrebbero mai pił deluso cosģ i loro Maestri.
Stanchissimi dopo una lunga giornata del genere, i ragazzi salirono sulle proprie amache e furono rincuorati dalla carezza dell'erba soffice sotto di loro. 
'Anche a costo di andare d'accordo con Ambrea' pensó Faelis prima di addormentarsi.
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~precisazioni sulle abitazioni~

Il palazzo, che avrebbe ospitato gli alunni a Vroengard, in rovina da secoli, non era ancora in fase di ricostruzione e per il momento non era nei progetti immediati. 
In quel momento gli alunni abitavano nella Radura di Juma: questo spiazzo si trovava esattamente al centro di Vroengard.
Tutta l'isola, come sapete, era ricoperta d rigoglioso verde, sempre pił florido dopo le opere di risanamento.
La Radura di Juma era esattamente un punto dove l'erba veniva tagliata, con un incantesimo perenne che non la faceva ricrescere, ed era perció molto pił bassa rispetto al resto.
Era costeggiata da tutto il resto del 'bosco' con alberi, e foglie, rampicanti altissimi, quindi era ,diciamo, completamente nascosta.
Nascosta anche perchč nella radura di ergeva un albero secolare, con un tronco enorme ancorato al terreno, che copriva con le sue enormi fronde tutta la radura. 
Era come stare sotto una cappa, un cappa peró fresca ed arieggiata.
L'albero, ora che era estate, era coperto da fiori rosa chiaro e bianco. 
Assomigliava molto ad un pesco, e perció l'albero era chiamato 'Il grande Pesco'.
Dai rami, molto grossi e resistentissimi, Arya ed Eragon avevano cantato delle liane che scendevano a qualche metro dal suolo, e che andavano a formare delle amache fatte di rami, sulle quali si era formato uno strato di erba rada e sofficissima che fungeva da coperta.
Se ne erano formate tre, ognuno per ogni ramo portante dell'albero: su queste amache quindi, dormivano Ambrea, Krashta e Faelis.
I Draghi restavano sdraiati al suolo, in parte ai loro Cavalieri. 

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Buoooonasera a tutti!
Ecco un nuovo capitolo: qui vi presento i nostri tre personaggi.
Non ci sono moltissimi avvenimenti, ma dovevo per forza definire i tre 'pestiferi', anche i luoghi e tutto, cosģ da darvi esattamente l'ambientazione.
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate, soprattutto dei luoghi e dei personaggi!
Grande bacio,
Kveykva
  
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