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Autore: Lady Warrior    06/05/2014    2 recensioni
ATTENZIONE: QUESTA è LA SECONDA STORIA DI UNA SERIE, SE VOLETE INIZIARE A LEGGERLA DOVETE OBBLIGATORIAMENTE LEGGERE " LA GUERRIERA DEL FUOCO", GRAZIE.
Sauron è di nuovo tornato, e le Tenebre avanzano sulla terra di Mezzo. La profezia si è ormai quasi compiuta e Rebean deve effettuare una scelta: suo padre Sauron o il bene della Terra di mezzo? fra battaglie e amori si intersecheranno la vita di Rebean e quella di Eowyn e le loro scelte influiranno il destino della Terra di Mezzo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
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Lo so. dopo tutto questo tempo vi aspettavate un capitolo un tantino migliore. E più lungo. lo so. inutile accampare la scusa della tesina, delle verifiche, eccetera, giusto? Quindi, sorry :(
Spero che vi piaccia. Vi comunico che mancano pochi capitoli alla fine della storia ( e all'inizio dell'ultima fic che compone la trilogia). e vi annuncio che, salvo imprevisti tecnici, per il prossimo capitolo ho in riserbo grandi sorprese! Questo capitolo ha alzato il raiting perchè ci sono alcune descrizioni che non so se possono rientrare nel giallo.
comunque buona lettura!
ah, dimenticavo: dopo un po' ho iniziato a non scrivere più i discorsi tra le virgolette uncinate, perchè alcune volte nella storia non venivano inseriti, colpa dell'html, così da un certo punto in poi per i dialoghi ho usato il trattino -. E ho scritto la lettera della prima parola accanto al trattino, e non con uno spazio, perchè altrimenti l'editor qui mi trasformava i trattini in un puntino. cose tecniche, insomma, non errori.
Buona lettura ancora ;)




La mattina grigia e tempestosa venne illuminata dal fuoco di Gron.
Dall’alto della bestia Rebean riusciva a scorgere tutto il territorio: dall’imponente città di Gondor, agli eserciti schierati al monte Fato. L’esercito di Mordor si era appena schierato, e Sauron, suo padre, era in prima fila.
Accanto a lei si fermò il Signore dei Nazgul con la sua corona di ferro.
Rimasero in silenzio ad osservare.
<< Quelli>> disse ad un certo punto il re Stregone, indicando dei mostri simili a orchi ma più ripugnanti, appena giunti << Sono Uruk hai, e quel vecchio vestito di bianco è Saruman>>
<< La veste bianca non è simbolo di purezza?>> chiese Rebean.
<< I maghi più potenti vestono di bianco. Una volta >Saruman era baluardo del bene, ora non più>> rispose l’altro con un ghigno.
<< Preferivo prima, quando non dovevo assecondare il male. Cosa provi tu?>>
<< C’è qualcosa di tremendamente soddisfacente e appagante nell’essere cattivi. Mi sento il padrone della vita e della morte. Godo nel vedere le persone temermi>>
<< Ti sbagli. Non sta a te decidere della vita e della morte. Io non sto provando quel che dici>>
Rebean osservò Saruman che avanzava, con il suo bastone bianco e l’andatura sicura. Suo padre aveva un nuovo, potente, alleato.
Le truppe nemiche, tuttavia, avanzavano con coraggio e determinazione, senza temere il pericolo che avanzava.
<< Mostrerò loro il terrore>> disse il Signore dei Nazgul, planando verso le truppe di Gondor.
La bestia si avvicinò, aprì le fauci e catturò alcuni soldati, che vennero uccisi dai denti affilati che colavano di sangue. Arrivarono gli altri Nazgul e anche loro iniziarono l’assalto.
Rebean, invece, restava ferma in groppa a Gron, a osservare. Lo schieramento con Sauron a capo era quasi arrivato di fronte a quello di Gondor, e le prime fila avevano già estratto le spade, mentre gli arcieri avevano incoccato le frecce.
Uno
L’esercito di Gondor alzò gli scudi per proteggersi.
Due
L’esercito di Saruman caricò ai lati.
Tre
Un mare di frecce, come pioggia cadente si abbatté sul nemico.
Rebean era a quota abbastanza bassa, e poté vedere le frecce conficcarsi sulla fronte dei soldati, che si divincolavano cadendo a terra stramazzando, oppure infrangersi sugli scudi, o mutilare per sempre altri soldati.
Innocenti pensò Rebean. Cosa avevano fatto per meritarsi questo? Per un attimo Rebean pensò di ritirarsi. Ma non poteva: quello era suo padre, non voleva tradirlo. E poi desiderava rimanere al fianco del Signore dei Nazgul. Con un sospiro planò anche lei, mietendo vittime con l’ausilio di Gron.
I soldati tentavano invano di colpire l’enorme bestia con le frecce o con la spada, alcuni tentavano di arrampicarvisi sopra con spade e pugnali per poter uccidere Rebean, ma tutti, inesorabilmente, morivano. Rebean osservava con ripugnanza mista a compassione il sangue colare dalle ali e dalle altre parti del corpo di Gron, i soldati cadere come foglie dagli alberi, schiantarsi al suolo col sangue che usciva dal loro naso e bagnava la terra. Non avrebbe mai pensato che un giorno avesse ucciso qualcuno. Soprattutto sconosciuti. Chissà se avevano figli, madri, padri, fratelli ad attenderli speranzosi. Chissà cosa piaceva loro fare, cosa pensavano, chi erano. Erano forse peggio di lei? Meritavano forse la morte? Secondo suo padre sì. secondo lui erano solo esseri ripugnanti che andavano uccisi in nome della sua superiorità. Ma Rebean vedeva solo esseri umani, come lei, anche se suo padre non lo era.
 
Faramir era alla fine andato in guerra, anche se non era suo desiderio. Si trovava al fianco di Gimli, che pareva quel giorno essere particolarmente voglioso di guerra. Dovevano farla finita, diceva. Aragorn combatteva come una furia, tutti i nemici cadevano sotto la sua spada, che grondava di sangue più che mai. Faramir fece l’errore di guardare in basso, e vide le membra dei caduti sotto i suoi piedi. Alzò lo sguardo con ribrezzo, e cercò di non pensarci. I nemici si erano inesorabilmente avvicinati. Vide da lontano Saruman, col suo bianco bastone. Avrebbero dovuto ucciderlo il prima possibile, con la sua magia avrebbe potuto mietere molte vittime.
Un orco gli si era pericolosamente avvicinato. Faramir sguainò la spada e con un gesto fulmineo gli recise la testa, che rotolò per terra, grondante di un ripugnante sangue verde.
Faramir fece un verso di stizza. Il Capitano di Gondor non voleva più fare la guerra. Voleva rimanere con Eowyn, sposarla, vivere in pace, lontano da tutti e tutto. Solo lui e Eowyn. Magari in mezzo a una verde campagna, tra alberi fioriti e fiumi cristallini. Faramir guardò il cielo sognante, dimenticando per un attimo di essere in guerra. E quell’attimo gli sarebbe stato fatale se Gimli non avesse ucciso un orco che si era avvicinato a Faramir.
<< Fa’ attenzione>> lo ammonì il nano, che riprese a combattere.
L’ala sinistra si stava ritirando, Sauron aveva già mietuto molte vittime, e l’attacco dei Nazgul e di Rebean decimavano la parte centrale dell’esercito.
C’era davvero ancora speranza? Perché non fuggire? Sauron avrebbe vinto, Faramir questo lo sapeva.
Ingaggiò un duello con un Uruk hai. Era molto più forte di un comune orco, più abile, e anche più ripugnante. Come arma aveva una grossa mannaia che menava in qua e in là, tagliando teste e recidendo arti. Faramir riusciva tuttavia a schivare i suoi attacchi, e alla fine, dopo un lungo duello, riuscì a conficcargli una spada nello stomaco. Con un verso, il nemico cadde a terra.
In realtà gli riusciva difficile pensare che Eowyn non avesse partecipato alla battaglia e avesse prestato ascolto a suo zio e a suo fratello. Ma a quanto pareva, fortunatamente era così. 
Intanto Faramir si era avvicinato ad Aragorn e vedeva come combattesse con coraggio e valore, spronando i suioi a fronteggiare le tenebre. Lui non sarebbe mai stato come Aragorn, non sarebbe mai stato capace di condurre così bene un popolo in guerra, anche se il discorso di Eowyn aveva avuto un ruolo fondamentale in tutto questo. Suo padre l’aveva nominato Capitano di Gondor, ma lui non era degno del suo ruolo. Non era troppo bravo a combattere né a condurre un popolo. Cosa ne sarebbe stato di lui? Cosa aveva in serbo il destino per lui? Quale ruolo doveva giocare?
Ma, al pensiero del defunto padre, gli si strinse il cuore. Certo, Denethor non era mai stato un buon padre, aveva sempre prediletto Boromir, il primogenito, ma era comunque suo padre, l’uomo che, insieme a sua madre, gli aveva donato la vita. E gli dispiaceva. L’immagine di lui che prendeva fuoco e si lanciava dal pendio lo avrebbe sempre accompagnato. Non l’avrebbe mai rimossa. Che coraggio aveva avuto suo padre, ad ardere vivo e a rinunciare al dono della vita. O era viltà? Faramir sapeva che era questa, e non coraggio, ma gli doleva ammetterlo.
Un Uruk hai gli passò pericolosamente vicino, ma, nonostante Faramir fosse già impegnato in un altro combattimento, riuscì ad ucciderlo. Eowyn sarebbe stata fiera di lui. Ancora non riusciva a capire perché, tra tanti uomini che poteva avere, Eowyn aveva scelto proprio lui, che non era né il più abile, né il più coraggioso né il più forte. Forse Eowyn aveva visto in lui qualcosa che né egli stesso né gli altri riuscivano a vedere. E Faramir l’amava anche per questo. Donna bella, coraggiosa, intelligente e determinata aveva rinunciato ad amare Aragorn per amare lui. Per lei Faramir era più importante del re di Gondor, e lui ne era orgoglioso.
Purtroppo, però, qualcosa lo distrasse dai suoi pensieri.
Una sorta di bomba di fuoco era caduta vicino a loro, travolgendo molti soldati che arsero vivi e si tramutarono in cenere.
-Saruman!- urlò qualcuno.Il bianco stregone aveva iniziato la sua personale offensiva.
Ben presto il cielo fu ricoperto da incantesimi d’ogni tipo, e il terreno iniziò a tremare. Contro gli incantesimi di Saruman non c’era nulla da fare. Sarebbero tutti morti. Faramir se lo sentiva.
 
Rebean osservò il cielo ricoprirsi d’incantesimi. Così per Gondor non ci sarebbe stata speranza. Sarebbero morti tutti, o quasi. E forse anche Eowyn, e Faramir, Aragorn, Gandalf, Gimli, Legolas … ma erano suoi amici! Non doveva permettere che morissero! E non sarebbero fuggiti. Doveva trovare una scusa e fermare Saruman. Era l’unica soluzione.
Notò che ormai gli eserciti erano ben mischiati, e che gli incantesimi colpivano oltre ai nemici anche molti alleati.
Così ebbe un’idea, e scese in picchiata. Atterrò vicino a Saruman.
-Io, Rebean di Mordor, ti ordino di cessare i tuoi incantesimi. Stanno decimando troppi alleati, e ci servono vivi-
-Non fermerò i miei incantesimi, solo così posso contribuire alla vittoria
-I tuoi Uruk hai bastano. Se proprio non vuoi farne a meno, escogita qualcosa di meglio- disse Rebean, risalendo in alto.Vide Saruman fare un’espressione adirata e ubbidire controvoglia.
Adesso doveva intervenire anche lei.
Si lanciò con Gron, sterminando molti soldati, poi scese dalla cavalcatura e impugnò la spada infuocata. Vide un soldato particolarmente coraggioso scagliarsi contro di lei.
“A noi due” pensò la ragazza, lanciandosi in un breve duello, che terminò con la testa del soldato che volava per aria. La lama colava di sangue, che scivolò sull’armatura della ragazza e sulla sua mano. Rebean portò la goccia di sangue al naso e ne sentì l’odore metallico. Qualcosa dentro di lei si risvegliò e godette, ne rimase come inebriata. E se ne sorprese. Se una parte di lei voleva la pace, l’altra voleva la guerra.
Si scagliò contro altri nemici, falciandone molti. Chiunque si trovava vicino alla sua lama era destinato a perire, e ben presto molti fuggivano alla sua vista. E più sangue versava, più Rebean si sentiva soddisfatta e grata. Sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene e raggiungere ogni parte del suo corpo.
E poi vide Aragorn. Quella era l’occasione per riscattarsi. Meno di un’ora prima non l’avrebbe mai fatto, ma in quel momento Rebean si avviò decisa verso il re di Gondor, schernendolo.
-Avanti, fammi vedere chi sei!- gli urlò.Aragorn esitò, ma quando vide la ragazza scagliarsi contro di lui si risolvette a combattere. Questa volta Rebean fu più attenta e veloce, nessun colpo di Aragorn andò a segno, e la ragazza riuscì persino a colpirlo.  Alla fine con un fendente lo fece inginocchiare.
-Ecco il re di Gondor- disse, scoppiando poi in una risata fragorosa.Aragorjn la guardò negli occhi e sussurrò il suo nome con una nota di pietà.
Allora la ragazza cessò di ridere, e lo guardò. E si ricordò di tutti quei momenti trascorsi assieme, di quella che era prima, dei pensieri che aveva fatto … si guardò l’Anello. Era forse quello che la stava rendendo così? Poteva scegliere? Oppure era la parte cattiva di sé? Ad ogni modo guardò Aragorn.
-Sentiti fortunato, re di Gondor. Il giorno della tua morte non è questo- disse, e fuggì via, verso altri nemici.Perlomeno si era riscattata, e suo padre sarebbe stato fiero di lei. Giuardò il cielo: era ancora dominato dai Nazgul e dalle loro cavalcature. Bene.
 
Eowyn non aveva certo rinunciato a combattere. Non ora, che si era innamorata di Faramir. Lo aveva seguito e combatteva alle sue spalle, per proteggerlo. Non poteva permettere che morisse. Di solito sono gli uomini a voler proteggere le donne, ma nel caso della bionda dama di Rohan non era così. In realtà Eowyn aveva sempre odiato il titolo di “dama” e aveva trascorso più tempo a sognare draghi, guerre e duelli che principi azzurri. Da piccola si immaginava regina, a capo di un esercito, a conquistare terre e liberare i popoli dall’ingiustizia. Ma ora che aveva conosciuto l’amore, questo suo desiderio era in parte cambiato. Non appena la guerra fosse finita, si sarebbe sposata con Faramir, e avrebbe trascorso lontana da conflitti e odio la sua esistenza. Conficcò la spada nel ventre di un Uruk hai che cadde per terra.
Faramir se la stava cavando bene: era davvero bravo a combattere, e i soldati parevano ammirarlo, anche se lui non se ne rendeva conto. Spesso si tende a non vedere le proprie capacità. In fondo, all’essere umano è sempre piaciuto autocommiserarsi.
Eowyn udì suo fratello Eomer gridare un ordine da lontano. Riguardava Saruman. Avrebbero dovuto sconfiggerlo al più presto, o peggio sarebbe stato per Gondor. Tuttavia, tutti coloro che cercavano di avvicinarsi allo stregone, venivano uccisi.
Eowyn lanciò un’occhiata fugace a Faramir. Se la stava cavando bene.
Era il suo momento: i suoi sogni da bambina si sarebbero in parte realizzati. S’infiltrò tra le fila sterminando nemici. Riuscì ad avanzare senza troppi problemi, finché non riuscì a vedere il bianco stregone che si stava accingendo a lanciare un incantesimo, dopo una pausa relativamente lunga. L’odore del sangue la nauseava, come le membra sparse per il terreno, ma cercò di non farci caso.
Una schiera di Uruk hai, che avevano evidentemente il compito di proteggere Saruman, si stava profilando davanti a lei. Doveva escogitare qualcosa. Non sarebbe sopravvissuta a cotanti Uruk hai.
Fortunatamente, non dovette pensarci troppo: suo fratello si era pericolosamente avvicinato a Saruman, e gli Uruk si erano lanciati contro di lui e le sue truppe, non avendo fatto caso alla ragazza, nascosta tra i soldati che si combattevano vicendevolmente.
Tanto meglio.
La ragazza avanzò a passi decisi e urlò il nome di Saruman.
-Un coraggioso guerriero che va incontro alla morte- disse lui.
-Sarai tu a morire, Saruman.
-Davvero? E chi mi darebbe la morte, sentiamo?
-Eowyn di Rohan- rispose la ragazza, togliendosi l’elmo e guardandolo negli occhi. 
 
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