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Autore: jessystorm    25/07/2008    1 recensioni
Tiva. Seguito della mia fic Inevitable. Momenti di vita quotidiana tra Tony e Ziva tra incontri con i famigliari e problemi domestici.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 8- Natale

Ziva guardò con fare sospetto l'albero che aveva comprato.
Non era mai stata una fan del Natale, anche perchè lei in Israele non lo festeggiava. Avevano un'altra festa nei pressi del 25 che si chiamava Chanukah. Ma era molto diversa. Il suo primo Natale passato in America le aveva portato due sentimenti contrastanti: il primo di totale avversità nei confronti del consumismo che sembrava esserci sotto le feste e il secondo di completa solitudine. Si perchè mentre se ne stava seduta sul divano il 24 sera a guardare la televisione piena di film buonisti e a sorseggiare la sua tisana, una vena di malinconia l'aveva avvolta. Non si era mai sentita più sola in vita sua. Così si era detta che se mai avesse trovato qualcuno con cui condividere quella festa, avrebbe cercato di ricreare lo spirito natalizio senza cadere nel consumismo più estremo.

E quel giorno era arrivato.

Sebbene credesse che anche Tony non fosse un grande fan del Natale, conoscendo la sua vena infantile, gli sarebbe senz altro piaciuto trovare i regali sotto l'albero da aprire il 25 dicembre.

Ora però bisognava addobbarlo.

Rovistò nella borsa del supermercato nella quale erano racchiuse palline, fiochetti, luci e vi tirò fuori quello che cercava.
Fissò la punta a forma di stella e guardò in alto verso l'albero. Annuì. Prese la scala e arrivò fino all'ultimo gradino, facendo fatica lo stesso ad arrivare in cima all'albero. Si sporse il più possibile, ma ad un tratto la scala si sbilanciò, chiudendosi di colpo e Ziva fu costretta ad aggrapparsi all'abete.

Fu ancora in quella posizione che Tony la trovò quando tornò a casa pochi istanti dopo. Prima si bloccò, poi scoppiò in una grassa risata.

"Molto divertente DiNozzo" disse lei a denti stretti. "Ma ti sarei grata se mi aiutassi a scendere!"

Lui si asciugò le lacrime che gli erano scese dal troppo ridere e si avvicinò all'albero. "Veramente, potrei decidere di farti una foto prima. Una pericolosa assassina del Mossad bloccata su un abete non è una cosa che si vede tutti i giorni."

"E' vero" rispose lei maliziosamente. "Ma dipende se vuoi fare sesso per i prossimi due mesi. Decidi tu tesoro" gli lanciò un sorriso finto.

Ovviamente Tony si affretto ad aiutarla. La prese per i fianchi e restandole dietro, la fece scivolare lentamente a terra.

Ziva si voltò con un sorriso grato. "Grazie!"

"Mi merito un premio?" le chiese speranzoso.

"Vedremo più tardi" gli rispose facendogli l'occhiolino.

Lui spostò la sua attenzione da lei alle varie decorazioni. "Non ti facevo una sostenitrice del Natale"

"Infatti non lo sono. Ma volevo rendere questa casa meno tetra. E poi.." Il trillò del campanello bloccò la sua spiegazione.

"Vai tu?" chiese Tony. Ziva gli lanciò uno sguardo scettico. "Vado io" concluse lui, dirigendosi verso la porta. Aprendola, un coro natalizio gli invase le orecchie. Guardò stupefatto il gruppetto di persone che cantavano a squarcia gola vestiti tutti di rosso. Avevano persino il cappello da Babbo Natale. Non ci volle molto perchè avvertisse Ziva raggiungerlo.

"Che succede? Chi era?" domandò prima guardandolo, poi sbirciando attraverso la porta. L'espressione stupefatta passò dal viso di Tony a quello di Ziva. Si guardarono negli occhi e mentre lui se ne andava, lei fece un sorriso falso al gruppetto e gli chiuse la porta in faccia.

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"Maledizione, no!" urlò Tony al televisiore, mentre la sua squadra preferita di basket sbagliava un tiro. La sua attenzione si spostò momentaneamente sulla sagoma di Ziva in cucina che stava parlando al telefono con il padre. Non potè fare a meno di sorridere. Aveva notato da un pò di tempo a questa parte che le loro conversazioni duravano di più. Le prime volte che avevano parlato Ziva si era limitata a salutare Yoel e a dirgli lo stretto necessario. Ora invece sembrava che volesse condividere con il padre di più di quanto non volesse fare in passato. Sapeva che in parte era stato merito suo e questo lo rendeva felice. Recentemente aveva notato che Ziva si apriva di più con lui, e questo gli permetteva anche di aiutarla. E quando ci riusciva si sentiva bene. Molto bene.

Vide Ziva chiudere la conversazione. Rispostò velocemente la sua attenzione sullo schermo. Era giusto che quei momenti con Yoel fossero solo suoi e non voleva che lei credesse che avesse origliato la telefonata. Poco dopo sentì il cuscino di fianco a lui spostarsi e il profumo esotico che adorava gli invase le narici.

"Come sta andando?" le chiese lei non particolarmente interessata.

"Male. Stiamo perdendo."

"Uh, uh" disse Ziva sopra pensiero. "Mio padre ti saluta e ti augura Buon Natale. Ha detto che avrebbe voluto invitarci per Chanukah in Israele, ma non sa se riesce a liberarsi. In ogni caso ti ha inviato un regalo che dovrebbe arrivare a breve. A me non ha fatto nulla perchè sospetto che pensasse che non lo avrei accettato..."

"Ed è così?" le chiese Tony voltandosi a guardarla.

"Non lo so" rispose lei sinceramente. "Voglio dire mi piace parlare con lui e tutto il resto. Ma non sono ancora sicura di potermi fidare del tutto."

Lui annuì e rispostò la sua attenzione sulla partita. Ma sentiva che c'era qualcos altro che impensieriva Ziva. Le immagini che mandava la televisione ben presto però colsero tutta la sua attenzione e non ci pensò più. Dopo aver di nuovo imprecato, bevve un sorso di coca cola.

"Hai sentito tuo padre per Natale?" gli chiese lei a brucia pelo.

Tony sputò la bibita sul tavolo di fronte e cominciò a tossire. Ziva alzò gli occhi al cielo e gli diede qualche pacca sulla schiena per aiutarlo a riprendersi.

"Ma che razza di domanda è?" chiese lui quando fu sicuro di riuscire a parlare.

"Legittima mi sembra" rispose lei sicura. "Voglio dire so che non avete un bel rapporto, però potresti anche fare qualche sforzo tu."

"Oh credimi l'ho già fatto" sussurrò Tony con uno sguardo carico di rabbia.

"Va bene, ma il resto della tua famiglia? Non senti nessuno per le feste? Non vi vedete?"

"Senti Ziva, non ho un buon rapporto con nessuno di loro, e non intendo sentirli per le feste. Mi considerano la pecora nera della famiglia e a me va bene così. Fine del discorso."
Detto questo si alzò e fece per andare in bagno, ma lei lo trattenne per un braccio.

"Non scappare."

"Bè quando la natura chiama, l'uomo deve rispondere..." disse lui cercando di alleggerire l'atmosfera con una battuta.

"Capisco che tu non abbia un rapporto idialliaco con la tua famiglia, ma le cose si possono risolvere, non c'è mai niente di definitivo."

"Tu non conosci i rapporti con la mia famiglia" sbottò.

"E' vero. Ma mi basta vedere che questo non ti fa stare bene...voglio solo aiutarti."

"E io non voglio il tuo aiuto. Sinceramente Ziva non hai alcun diritto di impicciarti" disse rabbioso prima che potesse frenare le sue parole.

Lei abbassò lo sguardo ferita. "Capisco...quando si tratta di me il discorso vale, ma quando cerco io di aiutarti la cosa non vale più."

"Scusa..." disse Tony davvero dispiaciuto. "Non volevo ferirti, io..."

"Lo so" tentò di rassicurarlo con un sorriso. "Non ti preoccupare. Rispondi pure alla natura." Lui la guardò per un secondo e poi si diresse in bagno, lasciandola da sola a pensare.

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Ziva si sistemò meglio il berretto per affrontare la mini tempesta di neve che si era abbattuta su Washington nelle ultime ore.
Si affrettò verso il bar dove aveva un appuntamento con una persona. Lo vide seduto di fronte al bancone. Ci mise poco a riconoscerlo. Era uguale a Tony, solo più vecchio.

Non poteva lasciare perdere. Lui l'aveva aiutata a riprendere i rapporti con suo padre e lei avrebbe fatto altrettanto. Glielo doveva o per dirla in altre parole ci teneva troppo a lui per non fare almeno un tentativo.

L'uomo la squadrò da testa a piedi e fece un sorriso malizioso. Non ci avrebbe provato con la moglie di suo figlio, vero?
Ma dopotutto la genetica era la stessa e da qualcuno Tony doveva pure aver preso. Si accomodò sullo sgabello e ordinò un drink.

"Vedo che mio figlio ha ancora buon gusto in fatto di donne" iniziò l'uomo.

Ziva non seppe cosa aveva trovato più offensivo. L'essere paragonata a tutte le donne che Tony aveva frequentato fino a quel momento che non godevano certo della sua stima, oppure il fatto che il signor DiNozzo ci stesse provando con lei. Decise di mantenere la calma per quanto possibile.

"Non sono stata molto chiara al telefono temo" esordì, "ma credo che suo figlio risenta un pò della vostra situazione e credo che gli farebbe piacere ricevere una sua telefonata per Natale."

"Senta Tony è un ragazzo cresciuto e di certo non ha bisogno di me. Piuttosto lei che lavoro fa? Non è di questo paese vero?"

Ziva si morse il labbro per non replicare duramente. "Invece credo proprio che dovrebbe telefonargli. Dubito che gli abbia mai dato l'affetto che meritava e potrebbe essere il momento giusto per rimediare."

"Mio figlio è sempre stato una palla al piede...un perdente, a volte ho desiderato che non fosse mai nato." L'uomo non seppe come e quando successe ma si ritrovò con la testa sul bancone e con il braccio attorcigliato dietro la schiena.

Ziva gli sussurrò all'orecchio minacciosa. "Forse non ci siamo capiti...DEVE fare quella telefonata se non vuole che le spezzi il braccio, siamo intesi?"

"Si" sussurrò spaventato lui.

"Benissimo" disse lasciandolo andare. "Vorrei dirle che è stato un piacere conoscerla, ma purtroppo non è stato così."

Si diresse fuori dal bar e si lasciò tranquillizzare dai fiocchi di neve che scendevano lentamente. Non le piaceva doverlo ammettere ma aveva ragione Tony su suo padre. Sicuramente gli avrebbe telefonato, ma dubitava che il tutto sarebbe andato oltre quello. Si sentiva impotente. Voleva renderlo felice, ma non ci sarebbe riuscita. Almeno non in quel campo.

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Tony era sdraiato a pancia in su, respirando affannosamente. Ziva accanto a lui, era girata su un fianco guardandolo. Avevano appena finito di fare l'amore. Il signor DiNozzo aveva chiamato nel pomeriggio, stupendo alquanto il figlio. Ma ci aveva messo poco ad intuire che era stata lei a costringerlo. Specialmente data la sua voce spaventata al telefono.

Quando aveva riattacato, avevano litigato per un pò, poi si erano saltati addosso. Non c'era niente di meglio per loro che fare pace tramite il sesso.

"Mi dispiace Tony" iniziò Ziva triste. "Io volevo solo..."

Lui scosse la testa e si voltò a guardarla. "Lo so." Poi le sorrise. "Bè posso dirti ora che io te l'avevo detto."

"Si puoi" annuì divertita. "Ma come al solito dovevo accorgermene da sola."

"E' perchè sei testarda, orgogliosa e non ti arrendi mai" replicò lui scherzosamente. Poi si fece serio e i suoi occhi si illuminarono.

Ziva sorrise, si avvicinò a lui e lo baciò dolcemente. Voleva dirle che era anche per quello che l'amava. Ma non ce n'era bisogno.
Lo sapeva. Con lui poteva essere se stessa. Ovvio ogni tanto sicuramente lo mandava fuori dai gangheri come anche lui faceva con lei. Ma si apprezzavano entrambi sia per i loro pregi che i loro difetti. Ed era questo che la faceva sentire così bene.

In lontananza si sentirono i rintocchi di un orologio. Era mezzanotte. Ed era il 25 dicembre. Ziva pensò che era il Natale più bello della sua vita.

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Tony rimirò il televisiore nuovo che Ziva gli aveva regalato. A schermo piatto con il dolby surround incorporato. In quel momento pensò che l'amava più della sua stessa vita.

Lei con in mano un pacco, gli si avvicinò scuotendo la testa divertita. Sembrava un bambino di 6 anni. Non lo aveva mai visto così eccitato. Non lo avrebbe mai ammesso, ma gli piaceva che a volte fosse così infantile. Le faceva tenerezza.

"Tieni, il regalo di mio padre."

"Uao! Oggi le sorprese non finiscono" gli disse lui con il suo sorriso da 1000 watt. Lo scartò mentre Ziva si avvicinava alla finestra per vedere se aveva finalmente smesso di nevicare.

Tony sbattè gli occhi per mettere meglio a fuoco ciò che c'era nel pacco. Una pistola. D'altronde che altro poteva aspettarsi dal direttore del Mossad? C'era anche un bigliettino annesso. Lo lesse con lo sguardo.

'Questo per ricordarti che se ferisci Ziva, o se non avrete dei bambini in futuro, ho una pistola il triplo di questa che non esiterò a puntarti contro, malgrado tu mi stia simpatico. Auguro a te e a mia figlia un Buon Natale.'

Lui deglutì spaventato, e si affrettò a nascondere il biglietto dietro la schiena quando Ziva si voltò per vedere il regalo.

"Tipico di mio padre" concluse guardando l'arma. "Aspetta un attimo...questa è la sua!"

"Sicura?" chiese lui perplesso.

"Sicurissima! Vedi questa rigatura? E' il suo marchio di fabbrica!" disse eccitata. "Devi piacergli proprio tanto se ti ha regalato la sua pistola" concluse ammirata.

"Veramente lo ha fatto per comprarsene una più grande..."

"E tu come lo sai?" gli chiese Ziva confusa.

Il campanello li interruppe. Tony sorrise. "Deve essere il tuo regalo. Stavolta vai tu ad aprire."

Lei lo guardò preoccupata non sapendo bene cosa aspettarsi e si diresse alla porta d'entrata. Un facchino con un battuffolo bianco in braccio l'aspettava. Le aveva regalato un cane! Prese il cucciolo in braccio e ringraziando il ragazzo, si diresse sorridendo in salotto dove l'attendeva Tony.

"Non ci posso credere!" gli disse semplicemente.

"Già...nemmeno io quando l'ho preso."

Ziva rise ben sapendo che non era un gran amante degli animali. Però quello che aveva fatto era troppo dolce. Gli diede un bacio sulla guancia e si diresse in cucina per dare da mangiare al nuovo membro della famiglia.

  
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