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Autore: Emily Brolo    07/05/2014    2 recensioni
Noah ha ventun anni, è sexy e arrogante, e nessuno riesce a dirgli di no. Caroline ha solo diciannove anni, è splendida e complicata, e piena di orgoglio.
Tra i due nasce una storia d'amore clandestina, fatta di sguardi, sfide e vendette. E' un gioco che non finisce mai, crudo e violento.
"Non avevamo nulla da perdere o guadagnare e nulla da desiderare, eccetto noi."
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: PWP, Threesome, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo due.
Qualcuno si sedette vicino a me. Con la coda dell’occhio lo guardai irritata.
«Mi stai disturbando, Noah» -Scandii bene il suo nome per ricordargli della nostra conoscenza.
«Non so a cosa voglia alludere, Signorina»
Seriamente? Nessuno prima d’ora mi aveva mai chiamata in quel modo - «Signorina?»
«Come dovrei chiamarla?»
«Caroline, signore» -Ero sarcastica.
«Allora, SIGNORINA CAROLINE, mi dica il suo problema»
«Sei tu il mio problema, Noah» - Squittii irritata.
Lui mi studiò, con gli occhi che gli sorridevano. Le sue labbra invece erano immobili, mentre rifletteva. «Vieni a pranzo con me. Domani.»
Stavolta mi misi a ridere. «No.»
«Fatti offrire un caffè allora»
«No. Non sperare che io esca con te. Ne oggi, ne mai.»
Lui chinò la testa per prendermi  la mano, dandomi un leggero bacio sulle nocche «Vorrei tanto poter passare una giornata con te. » Il suo tono era cambiato, da pretenzioso era passato a dolce e sensuale, diventando quasi un gentiluomo.
Non potevo fingere che non lo desiderassi anch’io. Il buio era illuminato da luci intermittenti e la musica era così alta che sembrava deviare il battito del mio cuore. Lo guardai in quei suoi occhi verdi e accesi che sembravano così divertiti e desiderosi allo stesso tempo. Sembrava a posto, addirittura troppo sano di mente per essere uno che tratta le ragazze in quel modo.
«Cristo, sei bellissima.»
Interruppe i miei pensieri.
Misterioso, intenso, seducente. Non avevo alcun dubbio in proposito: Noah era un uomo pericolo­
so da incrociare, e tutto quel perbenismo era una tattica.
«Dai..» -la mia bocca si allargo in un sorriso- «vorresti dirmi che non sai fare di meglio?»
«Come prego?» Alzò le sue folte sopracciglia nere, incuriosito.
«Non mi porterai a letto con queste cialtronerie sentimentali, non funziona così con me. E quella sera, quando ci siamo conosciuti al concerto, ero ubriaca. Non avendo la mente lucida mi sono fatta trascinare nella tua trappola. Ma non succederà più.»
Il mio tono irritato tornò a farsi sentire.
«Io..io sono stato a letto, con te.. quella sera?»
La sua espressione si mutò un’ultima volta allontanandosi un po’ da me. Era incredulo di ciò che gli avevo appena detto.
«Non ti ricordi proprio niente?»
«No.» Abbassò lo sguardo. Sembrava vergognarsi. «Nemmeno io ero molto ‘sano’.»
«E pensare che io sono stata male per te per circa un mese! » -mi girai dall’altra parte- «che idiota!»
Mi rimproverai.
«Sei stata male per me?» -I suoi occhi brillavano divertiti.
«No!» -Stetti sulla difensiva- «Ma non mi era mai successo di essere stata scaricata in quel modo. Solitamente sono sempre io a farlo con gli uomini. Non sono mai stata rifiutata in vita mia, e non accetterò che succeda di nuovo.»
Mi guardava. Non riuscivo a capire a cosa stesse pensando. Dovevo allontanarmi al più presto dalla sensazione che mi stava trasmettendo, mi trasportava sempre più con sé e io mi sarei persa al più presto nei suoi occhi.
Mi alzai dalla poltroncina, furiosa. Ma quella furia dopo poco si trasformò in imbarazzo. Non mi imbarazzavo mai, perché mi stava succedendo? Decisi di mascherare il mio sentimento. Non potevo dargli questa soddisfazione.
Mi spogliai dalla mia felpa e rimasi solo con l’aderente maglietta nera e i jeans.
Andai in pista senza dire una parola ed iniziai a ballare in mezzo alla gente.
Un sorriso mi attraversò il volto, e allungai le braccia verso l’alto ondeggiando con fianchi. Sentii il bordo del top sollevarsi scoprendomi la vita e facendo fuoriuscire un pezzo delle mie mutandine, ma non m’importava. Mi chiesi se se ne fosse accorto. Speravo, che se ne fosse accorto.
Spostai il volto verso di lui muovendomi a ritmo di musica. Mi osservava soddisfatto standosene seduto a circa due metri da me. I suoi occhi penetravano ogni centimetro del mio corpo, e mi desideravano.
Finì in un colpo secco il suo drink. Si alzò delicatamente e iniziò a camminare verso di me aumentando notevolmente velocità ad ogni passo. In un batter d’occhio me lo ritrovai di fronte e per un attimo mi tolse il respiro. Era affascinante e sexy allo stesso tempo. Una combinazione letale, per me.
Girava intorno a me osservandomi attentamente mentre ballavo.
Sentii un brivido lungo i fianchi scoperti, e mi bloccai. Le sue mani mascoline si erano posate ferocemente sul mio corpo. Abbassai la testa verso sinistra per guardarlo con la coda dell’occhio, e la sua bocca si avvicinò al mio orecchio.
«Lascia che ti spieghi una cosa» mi sussurrò in tono profondo. «Io ottengo sempre ciò che voglio. E che ti piaccia o no, in questo momento io voglio te, e ti avrò. E’ una promessa.»
Il mio cuore inizio a battere, e il respiro diventò sempre più affannoso. Chiusi gli occhi e mi persi in quel momento così letale per me.
«Ma non ti avrò ora, sarebbe troppo facile. Mi stavi provocando prima, questo significa che mi vuoi anche tu. E non ti darò la soddisfazione di avermi. Voglio che ti penti delle cose che mi hai detto prima. Perché il momento in cui le mie labbra toccheranno le tue, quello sarà il tuo primo bacio. E da allora in poi, non farai altro che perderti in me. »
Quello sarà il mio primo bacio? Rimasi sbalordita dalle sue parole, non sapevo come interpretarle.
La forte presa delle sue mani si staccò da me. Quando mi voltai, lui era sparito tra la folla.
 
00.32
Ero appena rientrata a casa. Ondeggiavo un po' come un surfista sulla sua tavola e arrivai a poggiare le chiavi su un mobiletto accanto al divano del salotto. Ero leggermente brilla,anzi ad essere onesta ero completamente ubriaca.“Colpa sua” diceva il mio cervello in preda all'alcool. Dopo che sen’era andato, dallo shock avevo bevuto altri tre Jack Daniel’s con Ethan.
Volevo correre e star ferma, urlare e stare zitta.. Mi chiedevo perchè in quel momento non c'era nulla che mi facesse ridere."Colpa sua" mi ripeteva un’ultima volta la mia testa. Ero ubriaca e non mi importava; ero in preda di lui e non reagivo. “Cosa mi ha fatto? Perché ha questo strano effetto su di me?” la mia testa non mi dava pace.
Dopo essermi ripresa dai miei pensieri, cercai di arrivare in camera senza fare danni e soprattutto svegliare Ian e papà. Mi stesi sul letto e i miei occhi si chiusero lentamente.
 
Noah’s part.
Non potevo perdonarmi di non ricordare nemmeno un minuto di quella serata passata con lei. Era bellissima e io la desideravo con tutto me stesso. Solo al pensiero di averla avuta e di non essermi goduto il momento, mi faceva andare fuori controllo.
Non sarebbe stato facile conquistarla dopo quello che le avevo fatto. Stava facendo di tutto per ignorarmi, e questo non mi piaceva. Non sono mai stato capace di tirarmi indietro di fronte a una sfida. Se lei aveva l’intenzione di provocarmi, avrei fatto lo stesso gioco.
Ero un’anima sola, avevo ininterrottamente bisogno di qualcosa che mi tenesse occupato. Non mi piacevano le cose banali, forse era per questo che la desideravo così tanto, lei non era banale come le altre; aveva qualcosa in più. E ora che avevo scoperto il modo per farla mia, avevo l’intenzione di giocarci ancora un po’.
“D’altronde l’uomo è come un’animale, entrambi abbiamo bisogno di cacciare, è un istinto primordiale.”



Buonasera, spero di cuore che questo capitolo vi sia piaciuto. Cosa ne pensate di Caroline e Noah? Recensite e ditemi i vostri pensieri! 
Baci. 
  
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