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Autore: inlarrysarms1994    08/05/2014    0 recensioni
Louis aveva preso il mio mondo e l'aveva messo nella sua tasca, come fosse un portachiavi.
Ogni posto in cui andava senza di me, ero costanemtente scossato per la mia ossessione di sapere se stesse bene o se amasse farmi soffrire. In realtà stavo perdendo il controllo, perchè da quella scossa in più che aveva dato alla mia vita, mi ero reso perfettamente conto che il rosso era un colore che gli apparteneva e che, se Samuel aveva deciso di farmi vivere, lo aveva fatto per una sola ragione: per rendere Louis Tomlinson la persona più felice del mondo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel suo giorno di riposo, Harry, decise di andare a fare quattro passi. Come al solito, si ritrovava a girovagare in città da solo; per quanto forte credeva di essere, sapeva che questa cosa lo deprimeva al limite dell'abuso e decise di non pensarci. Non quella mattina, che dopo un estenunante settimana piena di fatica, sudore e mance fin troppo poche, decise di lasciare tutto alle spalle.

I passanti scorrevano come vecchie foto, davanti ai suoi occhi; aveva ormai perso la sensibilità all'umanità, sentiva di non far più parte di quella cerchia di esseri viventi, sentiva che sarebbe rimasto solo al mondo se solo non avesse avuto una forza interiore pari a quella di un muratore. Si dice che i sogni son più reali quando si fanno ad occhi aperti, ma Harry riusciva anche a smozzare quella realtà, perchè gli unici sogni che faceva erano ad occhi chiusi, e se avesse scelto lui se sognare o meno, avrebbe sicuramente rifiutato di perdersi in quella mandria di persone benevoli pronte ad aiutarlo ed a farlo sorridere. Harry, nei sogni, si vedeva come avrebbe voluto davvero essere, riusciva a vedersi come quello che in realtà non riusciva ad essere. Un pò lo confortava, ma quando si ritrovava di mattina, col fiato corto, inondato del suo stesso sudore, capì che il suo sogno non era altro che incubo. Perchè si accorse che tutto ciò che aveva sognato di notte, non poteva essere reale, quindi ogni volta si trasformava in un incubo vero e proprio. 
Intorno a lui c'erano amanti che si sorridevano l'un l'altro, chi col morale a pezzi probabilmente per aver ricevuto le bollette, di prima mattina o chi era felice e basta, anche senza aver niente. Lui non aveva niente e non riusciva ad essere felice. Ma la cosa più strana è che lui non avrebbe desiderato nulla, a parte una sana felicità. Ma la felicità si trova solo con l'amore, Harry questo l'aveva detto e ridetto nella sua testa quando ancora Sam era in vita, ma poi all'amore aveva smesso di crederci. Perchè se amare, voleva dire prendersi cura di qualcuno, farsi amare e poi perdere quella persona tutto d'un tratto, allora preferiva non farsi del male. Per quanto masochista fosse, l'amore per lui era soltanto un fallimento. Non ammetteva mai a se stesso di avere, infondo, paura di quest'ultimo. 


"Solito?" - chiese Niall con gentilezza, con un sorriso da squalo che tutti invidiavano. 
"Buongiorno anche a te, Niall. Si si, solito. Com è giusto che sia. La monotonia non mi tradirà mai!" - ribattè Harry sarcastico, fissando Niall che per qualche minuto, aveva messo una serenità al riccio indescrivibile. 
'Sei il barista perfetto' affermò Harry la prima volta che entrò in quel piccolo bar all'angolo della strada. Lo aveva ascoltato, lo aveva aiutato nei momenti di bisogno e tutto era legato al solito sgabello. Le cose di cui parlavano quei due ragazzi, erano rinchiusi in quelle quattro mura, su quello sgabello, su quel bancone.
"La vita è un dono prezioso. Su col morale, riccio. Che hai fatto poi con il Saturday? Pit ti ha ripreso?"
"Beh si, diciamo che..." - Harry smise di parlare quando si accorse che il suo sgabello, fu occupato in due secondi da un altro ragazzo.

"Oh merda..." - sussurrò Niall, con una smorfia di disapprovazione a ciò che Harry stava per rifare, ancora.
"Lieto di averti fatto accomodare sul mio sgabello, ma ora ritorna a me, grazie." affermò Harry, raggiungendo il ragazzo che, con fare confuso, strinse il telefono tra le sue mani per una sicurezza in più.
"Scusami, non mi pare ci sia un nome su questo sgabello. E non mi pare sia questo il modo di trattare una persona. Quindi, sempre ricambiando con gentilezza, sei pregato di levarti dalle palle, prego."

Harry esplose. Non amava litigare con nessuno, ma lo faceva sempre e non si spiegava il perchè. Trovava un modo per sfogarsi anche con un gesto di violenza, amava sentir dolore alle mani, quando i suoi pugni si ritrovavano schiacciati sulla faccia di qualcun'altro ed amava sentirsi vivo quando la rabbia s'impossessava del suo corpo. 
I suoi occhi si imbestialirono, le sopracciglia si ripiegarono su se stesse ed il suo viso si arrossì così tanto che il ragazzo sullo sgabello si spaventò. Non fu tanto perchè sapeva di aver quasi beccato un pugno in faccia, ma per quegli occhi. Per la prima volta in vita sua, non riuscì a definirli. Lo guardò, intento ad arrabbiarsi su una cosa così stupida e banale che si sentì subito parte di un qualcosa di suo. O forse, avrebbe tanto voluto essere come lui. I suoi occhi parlavano, ed Harry si calmò quando i loro sguardi si fecero intensi. Fu un momento così magico che, anche senza parlare, i due si ritrovarono più complici di qualunque altra simbiosi avvenuta in quel secondo, in tutto il mondo. Si sentirono protetti l'un l'altro con un solo sguardo, le loro labbra vibravano all'unisono ed il ragazzo sullo sgabello, ovviamente, non poteva che essere Louis. 
Perchè soltanto lui, poteva capire il dolore di Harry in quel momento. Lui percepì qualcosa di strano, qualcosa di diverso dagli altri e fatto sta, che lui anche si sentiva diverso dagli altri. E quale buon modo di vedere il mondo se non dagli occhi di qualcuno che somigliava a lui?

Quell'attimo fu eterno per entrambi, ma fu il riccio a cedere, seguito dallo sguardo confuso di Niall che, per osservare quella scena invitante, riempì due volte lo stesso bicchiere facendo arrivare l'acqua fino all'orlo. 
"Ciao Niall." - Harry si girò, afferrando la sua giacca dal bancone e camminando veloce verso la porta. Lo sguardo di Louis fu indecifrabile persino per se stesso, che si ritrovò più perso che mai a quella scena curiosa ed eccitante. 

"Scusalo LouLou, lui è così, è un pò.."
"E' un pò?" - chiese Louis incuriosito, ma il barista non rispose, perchè fu interrotto da Harry che ritornò con gli occhi sbarrati verso di lui.
"Di chi è quell'annuncio, Niall?"
"E'..E' di.." - fece Niall imbarazzato, girandosi verso Louis che era intento a bere il suo caffèlatte, indifferente a ciò che gli succedeva intorno.
"Non è possibile. Non dirmi che...no, lascia stare. Me ne vado."
"Aspetta Harry!" - fece Niall, prendendolo per un braccio.
"Non puoi fare sempre così, cazzo! Hai bisogno di soldi ed una compagnia non farebbe male. Sai bene che da quando..."
Harry s'incupì, abbassando lo sguardo e liberandosi lentamente dalla mano di Niall sul suo braccio.
"Scusami Harry, io non volevo..." - ribattè Niall al suo gesto, dispiaciuto più che mai per aver tirato in ballo Samuel.
"No, lasciamo stare. Va bene, cedo anche stavolta."

Fix you dei Coldplay risuonava nelle pareti di quel bar ormai dimenticato, ormai semivuoto, e facevano compagnia a quell'atmosfera vissuta. In quel bar giravano persone diverse di ogni età, di ogni sesso e di ogni esperienza. Tutti ricordavano quel bar e la magia che trasmetteva ai clienti; sarà per l'arredare del padre di Niall che dava un tocco più, sarà per quell'aria di antico che ancora faceva ripensare ai vecchi amori che si davano il primo bacio proprio lì. 
Harry sentiva la presenza di tutte queste cose messe insieme, e la forza di Louis, di desiderare una scossa alla sua vita, fu donata proprio da quel ragazzo che gli stava andando incontro. Quello che pochi minuti prima voleva pestarlo, quello che, a passo col ritornello di quella meravigliosa canzone, stava andando verso di lui, con un'aria del tutto diversa rispetto a quella che aveva prima.
"Ho letto l'annuncio. Io sono Harry, scusami per prima...io.."
Harry si sentì per la prima volta colpito da qualcuno, con una lama, si sentì trafiggere ma stavolta non sentì dolore, ormai abituato a quelle coltellate che il suo ego amava fargli. 
Louis lo fissò per qualche secondo, prima di ribattere. 
"Si, sto cercando un posto in cui stare. Se non hai sedie personalizzate o letti con un nome inciso sulla spalliera, vorrei sapere se potrei diventare tuo coinquilino. Me ne strafotto di tutti, mi serve solo un tetto in cui dormire. A casa non ci sarò spesso, Niall mi ha chiesto di sostituirlo per qualche mese, quindi lavorerò qui tutti i giorni, eccetto il giovedì."
Dopo quel discorso, Louis si prese le mani con fare speranzoso, odiando il "no" così tanto, che quasi odiò la parola stessa. Si morse la lingua per essere stato duro, cominciò a farsi le sue paranoie quotidiane per aver detto qualcosa di troppo, pregava Dio chiedendo una risposta positiva, giurando di dire "si" a tutti quelli che gli avrebbero chiesto qualcosa, se Harry avesse risposto esattamente così. 
"Affare fatto."

Louis fece un sospiro di sollievo, porgendo ad Harry la mano.
"Sono Louis, Louis Tomlinson." 

I due si guardarono, intenti a scoprire, l'uno negli occhi dell'altro, un futuro condiviso in quell'appartamento. Non sarebbero andati molto d'accordo.

  
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