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Autore: FavoladiBeda    08/05/2014    2 recensioni
Hermione Granger dopo la rottura con Ron Weasley, non è più la stessa.
Ginny Weasley ha avuto un'idea brillante: le ha organizzato un appuntamento al buio.
Aspettatevi continui colpi di scena!
Dal testo:
“Ne dubito. E’ stata la Weasley a mandarci, o meglio, a mandare me”.
“Oddio, allora sei tu… voglio dire, siete voi, il mio appuntamento!”.
Spero che la storia vi piaccia, ci tengo particolarmente :)
FavoladiBeda
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Stava scrivendo una relazione su un caso di sfruttamento di elfi (ovviamente da parte di una ricca famiglia purosangue, troppo attaccata alle sue origini) quando un piccolo origami di carta color porpora atterrò sulla sua scrivania.

Ciao Herm, sono Harry.
Mi chiedevo se puoi passare a prendere James oggi, sai, volevo fare una sorpresa a Ginny.
Mandami un patronus come risposta, sto uscendo dal Ministero per una missione.

Hermione valutò di finire il suo lavoro extra in poco tempo, la relazione stava andando a gonfie vele e James non sarebbe uscito dall’asilo prima delle sei. Mancavano ancora quattro ore.

Così prese la bacchetta e invocò la sua lontra argentea, pensando a quando quei poveri elfi sarebbero stati liberati grazie a lei.

“Non ci sono problemi per quanto riguarda James, ci penso io. Stai attento” disse e l’animale corse via, brillando.

Harry aveva intrapreso la carriera di Auror praticamente da subito, una volta conclusi gli studi a Hogwarts.

Si era dato tanto da fare ed era arrivato in tempo record ai piani alti.

Su questo Hermione non aveva mai avuto dubbi; lui era il Bambino Sopravvissuto, aveva affrontato la morte per tutti gli anni della sua infanzia, aveva combattuto, aveva sconfitto il secondo mago più forte di tutti i tempi. La sua vita, di per sé, era già un' abbondante testimonianza di quello che sapeva fare.

La sua tempra morale non sarebbe potuta mai essere corrotta, le sue capacità erano superiori a quelle dei maghi più esperti, lui aveva a cuore la causa.

In pratica, era semplicemente il miglior Auror del Mondo Magico.

Hermione tornò a ciò che stava facendo, cercando di allontanare quel piccolo cubetto d’ansia che le scivolava addosso ogni qual volta Harry si trovava in circostanze potenzialmente pericolose.
Dopo tutto questo tempo, ti proteggo e ti proteggerò sempre, Harry Potter.
 

Un’ora dopo, Hermione si trovava nel suo ristorante babbano preferito.

Erano le tre, un’ora insolita per pranzare ma a mali estremi, estremi rimedi; tra la mattinata di shopping con Ginny e i documenti che si era prefissata di preparare, non aveva toccato cibo.

Mangiò con tutta calma, sola ad un tavolo appartato.

La clientela era rada ma sapeva che esporsi sarebbe stato un errore, in quanto gli avventori si sarebbero fatti delle domande e lei avrebbe sentito un groppo in gola.

Tutti avrebbero sussurrato nell’orecchio del vicino, guardandola: Perché quella donna mangia da sola? Dov’è Ron?                                                                                                                         Si starà divertendo con Lavanda Brown, lasciandoti qui davanti a un piatto per single a ricordarti che nessuno ti vuole come fidanzata, tanto più come moglie.

D’accordo, stava decisamente esagerando.

Ginny l’avrebbe picchiata per quei pensieri e avrebbe fatto bene.

In oltre, si trovava nel Mondo Babbano dove nessuno sapeva chi lei fosse, non la ammiravano come l’eroina del Mondo Magico e per tanto non era famosa, ma una comune mortale.

Si rilassò.

Quella sera sarebbe uscita con un bell’uomo.

Bell’uomo? Non so nemmeno chi è!

Tormentata da mille riflessioni, Hermione andò a pagare – si era portata la sua utilissima borsa di perline che era preparata per ogni evenienza, in fondo, era stata la guerra a prepararla per ogni possibile imprevisto – e camminò per un po’ per le vie di Londra.

Alle cinque, stanca, entrò in un vicolo isolato e si materializzò a casa (quella che una volta era la loro casa, sua e di Ron).

Salendo le scale, si ricordò di come il rosso gliela lasciò senza alcun lamento e si ritirò alla Tana. C’è da dire che la Signora Weasley, venuta a sapere ogni cosa grazie a Ginny, non lo accolse a braccia aperte come lui aveva immaginato. Comunque non lo cacciò, era pur sempre suo figlio.

Con la testa altrove si buttò sul letto, pentendosene subito.

L’angolo appuntito di qualcosa le si conficcò nella schiena.

Si alzò dolorante massaggiandosi il punto leso, scoprendo che l’oggetto contro cui aveva lanciato una parolaccia non era altro che una lunga e traslucida scatola di cartone.

“Ginny” disse, capendo al volo.

Sollevò appena il coperchio e intravide il tessuto del vestito nero che aveva scelto.

Si rilassò e si concesse un po’ di riposo, sdraiandosi, ma tenendo gli occhi ben aperti.

Controllò l’orologio ogni due minuti fino a quando questo non segnò le sei in punto.

Si alzò, si diede una veloce sistemata ai vestiti e si smaterializzò.

Hermione conosceva bene l’asilo in cui andava James perché le era già capitato di assolvere quella cortesia per Ginny o Harry.

Lei aveva sempre accettato perché amava il piccolo Potter: era un bambino vivace e curioso.

Raggiunse la piccola folla davanti all’entrata e sentì suonare la campanella all’interno dell’edificio.

Si avvertì un rumore che divenne presto potente, tutti i bambini correvano fuori dall’asilo allegri ma non vedendo l’ora di riabbracciare i genitori.

Riuscì appena a intravedere una chioma rossa che subito James le fu addosso.

“Zia Hermione!” urlò abbracciandola.

“Ehi, mio principe! Come è andata la giornata?” gli chiese, prendendolo per mano.

“Bene”.

“Solo bene?”.

“Si… ecco… mihannomessoinpunizione” disse James parlando velocemente e distogliendo lo sguardo.

“Come hai detto?” gli chiese Hermione.

Ho capito benissimo, sei proprio il figlio dei tuoi genitori!

“Mi hanno messo in punizione” ripeté lentamente, scalciando un sassolino.

Camminarono a piedi fino a casa di Hermione parlando del motivo per cui era stato punito (“Non l’ho fatto apposta! Le gambe della sedia si sono rotte da sole e lui è caduto!”) e poi discutendo di tutto quello che veniva in mente a James.

I suoi genitori avevano meditato di farlo andare in un asilo babbano ma Harry aveva cambiato idea: lui era stato costretto a passare la sua infanzia in uno sgabuzzino e di certo si sarebbe divertito di più a sapere di essere un mago e a cercare di controllare i suoi poteri.

Una volta entrati, James andò dritto in cucina.

“Mi prepari la cioccolata, zia?” chiese quando Hermione lo raggiunse.

“Certo che te la preparo” disse lei sorridendo.

Si avvicinò al bimbo e lo aiutò a togliersi il giubbottino che poi andò a sistemare vicino al suo.

“Perché non è venuta la mamma a prendermi?”.

“Perché tuo padre doveva farle una sorpresa, non so cosa, non me lo ha detto!” rispose, mentre preparava tutto il necessario per la cioccolata.

“Le avrà dato tanti, tanti, tanti baci?” domandò il piccolo, con interesse.

Hermione ridacchio.

“Penso proprio di sì!”.

Qualche minuto dopo, la cioccolata era ben distribuita nelle tazze e zia e nipote la stavano assaporando.

“Ma papà oggi non è andato a mandare via i cattivi?”.

“Si, è andato” disse con voce dolce, Hermione. “E li ha mandati via”.

Si sentì un pop nell’ingresso e subito James si alzò da tavola e corse verso la porta.

La zia lo seguì, appoggiandosi allo stipite della cucina quando lo vide in braccio al papà.

“Scusa, Herm” disse Ginny, appena comparsa. “Ci abbiamo messo più del previsto”.

La guardò negli occhi cercando di dirle qualcosa e Hermione intese perfettamente.

“Tranquilla” le rispose allora, trattenendo un risolino. “Harry, hai sconfitto tutti i cattivi?”.

“Tutti, Herm. E James, tu hai fatto il bravo?”.

Il bambino lanciò uno sguardo alla riccia prima di rispondere. “Si, papà!”.

Ginny alzò un sopracciglio.

“Va bene, famigliola, io dovrei farmi la doccia perciò, anche se adoro avervi qua, filate!” esclamò Hermione.

“Hai ragione, a dopo!” le disse la rossa andando a darle un bacio. Prese James in braccio e uscì di casa.

Harry le si avvicinò.

“Grazie per essere andata a prenderlo. Come stai?”.

Era da un po’ che il suo migliore amico aveva notato la sua aria trasandata.

Dalla rottura con Ron non l’aveva quasi più vista sorridere e Ginny gli aveva detto che stava più male di quanto volesse ammettere. Era davvero preoccupato.

“Meglio. Ginny mi ha organizzato una specie di appuntamento al buio…”.

Harry aggrottò la fronte.

“Si, bhe, chiedilo a lei! Ora, scusami, ma è davvero tardi!” lo congedò.

“Per qualsiasi cosa io sono qui, intesi?”. Era serio.

Hermione sapeva di poter contare su di lui, sempre e comunque.

In risposta lo abbracciò, forte.

Lui la tenne stretta per un po’ e poi si smaterializzò.

La riccia si massaggiò le tempie e salì al piano di sopra per farsi la doccia.
 


Hermione si infilò il vestito e scelse un paio di tacchi color oro dalla scarpiera, un regalo di Ginny.

Aveva lasciato che i ricci le scendessero sulle spalle così da essere un minimo più coperta dato che il vestito le arrivava a metà coscia e le lasciava scoperta la schiena.

Così non va.

Cercò un paio di calze a maglia ma l’occhio le cadde sull’ora: era in ritardo.

Invocando Merlino, Hermione si guardò un’ultima volta allo specchio a parete.

Era a suo agio con il suo fisico. Negli anni si era fatto più maturo, era snella e proporzionata. Ma quella nudità non le piaceva. Ginny aveva detto che era questione di abitudine.

Respirò a fondo.

Gli occhi marroni brillavano, le succedeva quando era agitata o emozionata (e quella sera ce le aveva tutte e due!), le guance erano leggermente rosse ma per il resto era piuttosto in forma.

Si materializzò a casa della famiglia Potter, trovandoli tutti e tre comodamente sdraiati sul divano.

Comodamente era un aggettivo un po’ azzardato, in realtà.

James era comodamente abbracciato a sua madre che era comodamente incastrata tra lui e Harry, il quale era comodamente mezzo seppellito nel divano.

“Comodi?” soggiunse, Hermione.

“Troppo” cercò di dire Harry ma dalla bocca gli uscì solo un verso strozzato.

“Zia?” domandò James. “Cosa ci fai qui?”.

Si alzò e saltò giù dalla piramide umana, per poi andare ad abbracciarla.

“Non sei felice di vedermi?”.

“Ti ho visto prima”.

“Sei sicuro di avere solo cinque anni?”.

“Si, sono grande”.

“Vero” concluse Hermione.

Nel frattempo, moglie e marito si erano slegati e la rossa stava marciando verso di lei con una strana determinazione.

“Sei una figa” disse, all’improvviso.

Hermione sbarrò gli occhi.

“Prego?”.

“Harry, hai il permesso di guardare Hermione” disse Ginny, perentoria.

Il moro non capì quella strana autorizzazione finché non la guardò davvero.

“Wow! Sei… Sei…” esclamò.
“Appunto. Non c’è neanche bisogno del mio aiuto!” strillò Ginny, ammirandola.

“B-bhe, grazie” riuscì a dire Hermione.

“La mamma torna subito, amore” disse la rossa a James.

Prese Hermione e con la materializzazione congiunta trasportò entrambe davanti ad un locale.

Erano le otto passate ed era buio pesto.

“Il tuo appuntamento è seduto al tavolo quattordici, divertiti e non tornare a casa tua prima di domani mattina” le disse, le baciò velocemente una guancia e sparì.

Hermione si contorse le mani.

“In cosa mi sono cacciata” sussurrò.

Aprì la porta del locale e venne investita da un’ondata di calore e musica.

C’era gente ovunque e i tavoli erano tutti occupati.

Le cameriere avevano divise abbastanza caste, per fortuna.

Ginny non si era bevuta completamente il cervello, almeno.

Osservò i numeri dei tavoli, attirando parecchie attenzioni, e quando arrivò al fatidico quattordici le si gelò il sangue nelle vene.

Ginny si è bevuta il cervello!




Angolo Autrice:
Tadaaà, ecco il secondo capitolo!
Hermione rimane congelata sul posto quando vede... ciò che vede, e che voi lo scoprirete solo vivendo  leggendo il terzo capitolo ehehe.
Pubblicherò, impegni permettendo, lunedì.
La storia è già bella scritta e conclusa, perciò, eventuali ritardi non saranno a causa di mancanza d'ispirazione!

Spero vi piaccia!
Ciao,
FavoladiBeda.

 
  
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