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Autore: delilahs    08/05/2014    3 recensioni
"Il mare – vide il barone sui disegni dei geografi – era lontano. Ma soprattutto – vide nei suoi sogni – era terribile, esageratamente bello, terribilmente forte – disumano e nemico – meraviglioso. E poi era colori diversi, odori mai sentiti, suoni sconosciuti – era l'altro mondo." - Oceano mare
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'This is war'
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Di tutti gli ideali che l’animo umano è capace di creare quando è disperato, la speranza è forse il più sottovalutato.
Essere speranzosi vuol dire non avere paura. Avere paura vuol dire non avere fede nel fatto che le cose andranno bene.
Magari poi le cose non vanno bene, non per davvero, ma c’è un senso di tranquillità interiore che rassicura e calma la tempesta umana.
Ed avere speranza illumina anche i giorni di pioggia, come quello, appunto, in cui cammina la detective Kate Beckett.
Di questa figura, di cui abbiamo solo l’identità e nulla più, sappiamo che è speranzosa.
Che ci crede nel futuro, anche se le sembra incerto.
Uno dei fattori decisivi di questa sua condizione sono certamente suo marito, Richard Castle, uomo affascinante ma momentaneamente fuori dalle nostre prerogative,
e sua figlia, che sta crescendo dentro di lei.
Avere speranza vuol dire anche aspettare un bambino, ed avere fede vuol dire combattere affinché sia felice.
Perché a farti un genitore non è la capacità di avere un figlio, ma il coraggio di crescerne uno.
 
 



 
 
 






La donna sta sdraiata sulla sabbia. Capelli castani, labbra rosse. E’ una bella donna. “Lo sapevo che ti saresti addormentato.” Sussurra. Capelli d’ebano e labbra di rosa. E’ molto bella.
Il mare di fronte si alza in cavalloni di schiuma, ringhia e si adira. Le nuvole scrutano minacciose la spiaggia candida, e poco lontano dei pescatori stanno ritirando le loro reti. Borbottano e imprecano, le schiene piegate e le mani piene di calli che sfiorano con incredibile delicatezza la prua verniciata delle loro navi. Lo scafo robusto, i chiodi arrugginiti che si intravedono, ma con le tendine pulite alle finestre.
L’uomo ha la testa sulle sue gambe, e guarda con gli occhi chiusi le nuvole nere che si addensano sopra la sua testa. Non ha bisogno di aprire gli occhi e rischiarare le pupille, vede già tutto. Vede il giallo delle nuvole e il rosa del mare.  Sua figlia scalcia accanto al suo orecchio. Lui sorride come un bambino.
“Sono sveglio.” Risponde. Il cielo si imbrunisce, il mare diventa più rumoroso. Un rumore roboante risuona nelle loro orecchie, ma la tempesta è ancora lontana. Castle continua a sorridere, a tenere gli occhi chiusi.
“Alla nostra bambina piacciono i temporali.” Afferma, rilassato. “I tamburi delle nuvole.”
Kate non si da pena di rispondere, mentre continua ad osservare il mare. Stringe gli occhi, li socchiude, le pupille castane si tingono di nero, come il mare. Una mano sul pancione è tesa, l’altra nella sabbia cerca qualcosa da fare. Scava dighe, intanto che si sente stanca. I piedi sono freddi e la schiena le fa male. Il vento soffia incessante e fastidioso, però Castle non si muove.
Lei si stende sulla sabbia, cercando con le mani un pezzo di sabbia non bagnata. La trova, vi intinge i capelli, si stende con qualche difficoltà. Inarca la schiena, rilassa il petto chiude gli occhi e cerca di ignorare i granelli di sabbia freddi che le scivolano giù per il collo.
“Hai freddo?” l’uomo si è alzato, e la guarda preoccupato. Neanche Kate ha bisogno di aprire gli occhi per vedere la sua espressione. Il naso arricciato, gli occhi corrucciati e le sopracciglia vicine, la bocca storta e la mente vagante. La donna sente una coperta scenderla sotto la testa e addosso a lei, e passa circa un minuto prima che realizzi che è stesa sul petto di Castle, che fa scudo dalla sabbia bagnata. Lui la guarda. Non pensa che smetterà mai di essere sorpreso quando la guarda.
Ogni volta è una riscoperta, una nascita, un amore nuovo.
“Kate.” Non attende risposta, sa che l’ascolta. “Ma ci pensi? Quando questa bambina nascerà avrà i nostri tratti. Sarà nostra figlia, sarà reale.”
“Lo so. Non credo che esista modo più bello per consolidare un rapporto, che vedere una persona completamente nuova affrontare questo mondo con i nostri occhi e i nostri caratteri. Non credo proprio.” Sospira. “Tu avrai lei.”
“Io avrò lei, io ho già te. Non ricordo di essermi mai sentito più felice di così.”
“Lo sai che non potrai avere sempre questa me. Invecchierò. Non sarò una madre perfetta, questo lo so.” Si interrompe “Non fare promesse che poi sai non essere vere, Richard Castle.” Dice poi, vedendo che suo marito sta per controbattere “Non ho detto che non ci proverò, ho detto solo che non lo sarò. E che invecchierò è un dato di fatto.”
“Questo è vero, Kate.” Risponde lui, alzando meglio la testa. “Invecchieremo, e non ci saremo per sempre. Ma questo non vuol dire che io smetterei-“
“Non intendevo questo, Castle. Il mio lavoro è pericoloso, e tu lo sai.” La sua voce è incrinata. “Sono in pericolo ogni giorno, e non c’è cosa che mi spaventa di più. Non la morte, no. Quella no. Ho solo paura del fatto che so di non poterla evitare.”
“Questo non cambia le cose, Kate. Ho intenzione di prometterti una cosa.” Sorride. “La manterrò. Il giorno in cui ti ho sposata ho promesso di starti vicino, e l’ho promesso conoscendone le incognite. Non ti permetterò di torturarti sul dubbio che potresti o no essere una buona madre perché il tuo lavoro è quello che è. Solo perché è, non vuol dire che deve essere, Kate. Sei intelligente, lo sai.”
“E’ quello il problema, Castle!” si alza di scatto, la voce preoccupata che sovrasta i sibili del vento. “Io so cos’è il mio lavoro, e il pericolo è parte di esso. Non è questione che sia o debba essere, è questione che potrebbe succedere un giorno qualsiasi ed io non potrei sopportare di lasciar sola nostra figlia, senza sua madre. E’ per questo che non sarò una madre perfetta.” Tira su con il naso. “Posso dargli tutto l’amore di questo mondo, ma insieme gli dono una consapevolezza che è troppo pesante per qualsiasi spalla di qualunque bambino di questo mondo. Che un giorno potrebbe tornare a casa e non trovare più sua madre. So come ci si sente, Richard.”
“Lo so, Kate.” Sbuffa, triste. La abbraccia, stringendola. Lei ha iniziato a tremare. Ha veramente paura. “Sto cercando di capire come ci si sente, davvero. Lo faccio. Anche io ho perso mio padre. Ma tutto quello che è successo.. sono andato avanti, ed ogni minuto che ho trascorso chiedendomi se avessi fatto abbastanza come persona, e come padre, mi ha portato inevitabilmente a te. Questo non è sbagliato, Kate. Non lo è, nel modo più assoluto. Ma stai rifacendo la stessa cosa che hai fatto cinque anni fa. Quando hai paura costruisci muri, e stavolta non puoi permettertelo. Devi essere forte per lei, come io lo sono per te.”
“Come faccio ad essere forte, se so che in qualunque momento rischio di distruggere la vita di una persona, che per di più è mia figlia? Dimmelo tu, Richard. Dimmi come.”
“Devi avere speranza Kate.” Scuote la testa. “Non guardarmi così. Lo sai anche tu che è vero.  La tua vita è tutto un e se va male?. Devi imparare, ed iniziare, a chiederti e se poi va bene? “ Ride. “Paradossalmente, qui sei tu quella più adatta a fare il genitore. Sei tu quella coraggiosa con la pistola. Per essere un genitore devi avere il coraggio di sperare, il coraggio di andare avanti anche se sai che potrebbe finire male. Far andare bene le cose, quello lo sanno fare tutti. Ma avere il coraggio di sperare anche nelle prospettive peggiori, quello ci riescono solo alcuni. Quelli più sensibili, quelli più capaci, quelli che amano di più.” Kate alza la testa. “E fidati di me. Tu amerai questa bambina, meglio di chiunque altro a questo mondo.”
“E ora.” Si alza, tendendo una mano alla sua consorte. La tempesta inizia a diradarsi, e i primi raggi di sole già bucano le nuvole. Il mare gorgoglia agonizzante, e le pietre luccicano sul fondo. Lei si alza. “Vogliamo andare da Kevin e Javier, che ci stanno aspettando? E’ ancora il compleanno della piccola Sarah, dopotutto.”
Kate sorride, riconoscente. Lui poggia una mano sulla sua schiena e una sul suo viso, e la bacia. Dolcemente, sfiorandola come un’opera d’arte.
“Mi hai quasi convinto su di me.” Scherza. “Però, su una cosa non ho dubbi.  Questa piccolina avrà il papà migliore del mondo.” L’uomo rise, stringendola di più a sé. Kate sentiva di meritare tutta la bellezza e la bontà che la vita aveva da offrire, in quel momento. E per questo amava Castle.







 
   
 
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