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Autore: finnicksahero    08/05/2014    3 recensioni
Mi sono sempre chiesta come si sono conosciuti Finnick e Annie, e durante l'ora di Chimica è nata questa storia. Dal testo:
-Piacere Finnick- dico porgendogli una mano, lei si volta verso di me ancora con il broncio sulle labbra e tende una mano -Annie Cresta-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo quarantadue.


 


 


 

La giornata era tranquilla, Johanna era con me, mi ricordava che stava andando tutto bene.

Ma era preoccupata per Beete, tutti lo eravamo, aveva perso la sua dolce metà, per il momento lei voleva darle dell'acqua e spronarlo ad andare avanti, chiesi la spillatrice a Katniss quando un urlo straziante ruppe quel silenzio maledetto. Su di me non fece nessun effetto, era fastidiosa, troppo acuta e ti entrava nelle ossa, metteva molta ansia, ma non mi diceva nulla.

Ma per qualcuno altro non fu lo stesso. Katniss sbiancò e l'angoscia si impadronii del suo viso da bambolina, i suoi occhi grigi si spalancarono e li vidi bene, erano preoccupati e si chiedeva cosa ci facesse qua dentro, il labbro inferiore tremava un poco e alla fine i suoi occhi diventarono vacui, Peeta fece per tenerla, ma lei scattò in piedi prima che noi potessimo fare qualcosa -Prim- urlò, la voce era così carica da disperazione da mettere i brividi.

Andò verso la voce, entrando nella foresta, il suo ragazzo fece per seguirla ma io non lo fermai. Avevamo già una persona in balia di quelle trappole mortali, non potevamo perdere anche l'altra, gli corsi dietro, urlando il suo nome a gran voce, mentre l'eco del nome di 'Prim' mi riecheggiava nelle orecchie, e per tutta la foresta, la voce smise, così come era iniziata, corsi ancora, e la trovai li, confusa, l'arco in mano e le frecce nella faretra, fissava in maniera strana tutto quello che lo circondava.

Non stava bene, ma mi mentii e capii che non era ancora il momento di parlarne, mi avvinai con cautela, eravamo graffiati entrambi per il resto illesi, volevo chiederle delle cose ma mentre mi stava parlando partii un nuovo urlò.

Questa volta riuscii subito a capire di chi si trattava.

Il mio cuore impazzì, mi guarda attorno, la gola mi si seccò.

Era lei. Si.

Strinsi le mani a pugno e guardai un attimo Katniss, era confusa nel vedermi così vulnerabile ma al diavolo lei, al diavolo tutti, dovevo trovarla. Salvarla.

-Annie. Annie- urlai disperato, corsi su per la salita, non sentivo nemmeno la stanchezza, niente era troppo per trovare la mia donna, Katniss mi seguiva, ma non tentava nemmeno di farmi ragionare, aveva capito che non l'avrei ascoltata, aveva capito un sacco di cose in così poco tempo, ma in quel momento non me ne fregava molto, corsi fino ad un'altra radura, mi guardavo attorno, lei continuava ad urlare.

-Annie- pregai disperato, cercai di non mettermi a piangere, Katniss si arrampicò su un albero e quell'orribile rumore smise, lei aveva smesso di urlare, mi guardai lo stesso attorno, per poter vedere la mia fragile ragazza, rannicchiata e dondolante, mentre piangeva e aveva bisogno di me, ansimavo.

Forse stava bene. No. Scartai l'idea, con un urlo del genere non poteva stare bene, ma se non era nell'arena come aveva fatto ad urlare così tanto? Ebbi la risposta quando vidi Katniss con in mano quell'uccellaccio nero e bianco. L'ibrido degli ibridi.

Una ghiandaia chiacchierona. La guardai confuso, loro ripetevano i suoni che sentivano, perciò... perciò.... -La voce era la sua. Dove credi che l'abbiano presa?- chiesi interrompendola, non era la mia Annie, no, certo, ma le stavano facendo del male. Sperai che la tortura era finita ma un'altra voce riprese a gridare. Su Katniss fu devastante, iniziammo a correre, ne arrivavano sempre di più e tutte urlavano come Annie, altre come un certo Gale e una certa Prim, ma tutto era devstante.

Tornammo al campo di forza e ci andammo a sbattere contro, mentre quei mostri in bianco e nero cercavano di abbatterci, circondandoci con le loro perfide ali nere, come la morte stessa, vidi Katniss con una mano sul vetro mentre Peeta teneva l'altra, Johanna piangeva dall'altra parte e cercava di aiutarmi e alla fine cedetti.

Mi misi a terra e mi rannicchiai, scacciai le ghiandaie e mi graffiai più e più volte le orecchie, volevo solamente che la sua voce sparisse, che lei stesse bene, l'unica cosa che sentii fu il pianto di Katniss e la disperazione delle nostre urla.

Sentivo le mani nei capelli, Johanna mi rassicurava, ma no mi sentivo meglio era colpa mia, forse adesso era morta e la colpa era sola mia. Feci un cenno brusco e andai verso l'acqua. Il mio elemento. Il nostro elemento.

Mi sedetti in mare e sentii la voce di Katniss -Ecco chi ama Finnick. Non una delle sue tante amanti di Capitol City. Ma una ragazza pazza del suo distretto- mi stringo nelle spalle, tutti hanno capito il mio punto debole, ma prima o poi sarebbe successo, forse non era il momento adatto ma comunque è successo, mi maledii per averla messa in mezzo, lei meritava di meglio, e io non lo ero. Ma aveva scelto me rendendomi felice nella mia tristezza, passai le mani sulla sabbia bagnate e mi tranquillizzò, poi lasciai che le mie dita giocassero con quell'acqua così limpida color del cielo.

Il cielo. Alzai lo sguardo e rimasi abbagliato, il cielo di quel rosa che mi ricordava tanto casa, dio se l'amavo, era così bello, erano anni che non lo guardavo per punizione ma ora basta, ora volevo godermelo, guardare tutto quello che potevo e giocare con le nuvole come un bambino, sorrisi non essendone consapevole.

Il cielo era così bello.

Era bello come lei.

Coma la mia piccola ragazza pazza.

Bello come Annie.

Come Annie Cresta.

  
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