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Autore: xwaterfall    09/05/2014    0 recensioni
Melissa Ellis, 17 anni, ha un problema.
Non ha nessuna intenzione di partire con suo padre e la sua matrigna nella loro luna di miele...per sei mesi.
Ma quando scoprirà la soluzione al suo problema si chiederà: Ne vale davvero la pena?
Melissa dovrà vivere per sei mesi con i McKane, amici d'infanzia ma allo stesso tempo sconosciuti.
Riuscirà Melissa a non impazzire in una famiglia dove 9/10 dei suoi componenti sono maschi?
Saranno tutti in grado di superare le loro divergenze ed agire come una squadra?
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Non sono brava con le introduzione ma spero che vi abbia comunque incuriosito. :)
Storia ispirata al romanzo di Kate Brian - 7 ragazzi per me.
Questa non è una fanfiction in quanto i personaggi, gli avvenienti nella mia storia sono stati tutti frutto della mia fantasia.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 6


Sopravvalutare le persone. Aspettarsi qualcosa da qualcuno perché è ciò che farei io per loro. Questo è sempre stato un dei miei peggiori difetti. Cerco di vedere il meglio nelle persone, e ogni volta che qualcuno si dimostra diverso da come mi aspettavo ci rimango sempre più male, perché so che è solo colpa mia.
Non imparo mai.
Me ne resi veramente conto quel venerdì sera di metà gennaio, nel cortile di uno sconosciuto, tremante e bagnata da capo a piedi.
Come ero arrivata in quella situazione? Tutto merito della mia stupidità.
Gli ultimi tre giorni erano stati troppo tranquilli, avrei dovuto rendermi conto che qualcosa non andava.
 
*Tre giorni prima*
“Ripeti un’altra volta quello che ti ha detto.”
“’Ci sarà una festa a casa mia venerdì sera...’” Ripetei per la cinquantesima volta.
“Vuol dire che è qualcosa di importante se si svolgerà nella casa di Chrissy Jones.”
“’...per l’inizio della scuola.’” Continuai.
“Festeggiare l’iizio della scuola. Solo lei può trovarsi scuse del genere per una festa.” Megan alzò gli occhi al cielo.
“’Vieni e porta anche i tuoi amici.’”
“A me sembra più un ordine che un invito. Io non mi fiderei.”
“Ovvio che non mi fido, Cam. Stiamo parlando di Chrissy.”
Durante la pausa pranzo ci eravamo riuniti al nostro solito tavolo e avevo raccontato loro quello che era successo il giorno prima.
“Comunque non capisco una cosa. Ma se Adam ha detto che  Chrissy non gli crede, perché adesso che lei ha iniziato a fare la carina lui continua a guardarti come se volesse darti fuoco?” Guardai verso il tavolo dei ‘popolari’. Era tutto normale come sempre. Adam, Eric ed un altro ragazzo di nome Dean stavano guardando qualcosa su un cellulare ridendo come pazzi, Chrissy e le sue amichette stavano bisbigliando tra di loro, e poi c’era Alex che stava mangiando tranquillamente il suo pranzo. “La situazione sembra risolta. Non dovrebbe essere contento?”
“Ma chi li capisce quei due?” Non aveva nessun senso il modo in cui si comportavano.
Adam aveva continuato a guardarmi male ed anche ad ignorarmi costantemente per tutto il giorno: a casa, a scuola, in auto. A casa gli altri ragazzi avevano capito che qualcosa non andava ma non avevano chiesto niente. Meglio così, perché neanch’io avrei saputo come spiegare l’improvviso ‘odio’ di Adam verso di me.
Ancora meno ero riuscita a capire Chrissy, che mi aveva offerto un posto nella sua banda di ochette leccaculo e mi aveva tenuto un posto al suo tavolo per pranzo (entrambe le offerte caldamente rifiutate). Si era rivolta a me con ‘amica’ per tutto il giorno! Mi stava prendendo per il culo?!
“Secondo me lei ha paura di te, Meli.”
“Certo Meg, e Lady Gaga è mia madre.” Chrissy stronza-numero-uno della scuola, paura di me? Mah.
“No, ha ragione.” Cam aveva in faccia l’espressione da ‘Mi si è accesa la lampadina’. “Vivi insieme al suo ragazzo, insomma. Si dice ‘Tieniti gli amici vicino e i nemici ancora più vicino’, hai presente?”
“Beh non mi importa, basta che mi lascino in pace.” Volevo solo tornare invisibile come prima. Chiedevo troppo?
A quanto pare si.
“Voi venite alla festa con me, vero? Non lasciatemi sola, vi prego!” Non avrei messo piede da sola nella casa di Chrissy neanche morta.
“Io ci sono. Non ho niente di meglio da fare venerdì.” Disse Cam per poi sorseggiare rumorosamente la coca cola dalla sua lattina.
“Io non penso Meli...sai che non sono tipo da..”
“Ma ci sarà anche Eric!” Io e Cam. Unisono.
“Hey!” Unisono. Mi girai verso Cam a bocca aperta. “Tu mi leggi nel pensiero, smettila!”
“Shh!” Megan si coprì il volto con una mano lanciando qualche occhiata al tavolo di Eric e compagnia bella. “Ok, ci sto, adesso smettetela di urlare.”
Tesi la mano a Cam e battemmo il cinque.
 
Venerdì pomeriggio. La prima cosa che feci appena arrivata casa fu buttarmi sul letto. Avevo avuto la seconda lezione di ballo di quella settimana ed ero sfinita. Per fortuna Shane (Ci aveva detto di chiamarlo per nome perché ‘professor Anders’ lo faceva sembrare vecchio) ci aveva spiegato che le lezioni vere e proprie sarebbero iniziate la settimana dopo. Non sapevo se fidarmi o meno.
Dovevo ammettere che Shane Anders era diventato un po’ più sopportabile. Non ci dava del lei, nelle brevi pause tra un esercizio ed un altro chiacchierava con noi  e faceva anche battute, ma di quelle squallide che fanno ridere proprio perché sono pessime.
Rimaneva comunque una delle persone più arroganti che io abbia mai conosciuto.
Dopo circa mezz’ora di riposo mi costrinsi ad alzarmi. Dovevo prepararmi per la mia prima festa degna di essere chiamata tale.
Yay!
Cosa si indossa di solito per eventi del genere? La vocina dentro la mia testa mi diceva: ‘Il meno possibile.’
Anche se avessi voluto seguire quella vocina (neanche morta), il fatto di essere in pieno inverno me lo impediva. Ero sicura però che cìò non avrebbe fermato altra gente di presentarsi lì in mutande e reggiseno.
Indossai un paio di jeans e la maglietta più carina che riuscii a trovare nell’armadio.
Passai al trucco.
Non avevo molta scelta visto che tutto quello che avevo consisteva in un mascara, lucidalabbra e qualche ombretto. Non li usavo quasi mai. La mia faccia + trucco = zombie.
Guardai l’orologio. Non era passata neanche mezz’ora da quando avevo iniziato a prepararmi.  Scesi in cucina tanto per fare qualcosa e trovai Anne davanti ai fornelli. Stava preparando la cena. Aveva un odore buonissimo ma non riuscivo a vedere cos’era perché era coperto tutto.
“Anne, cosa bolle in pentola?” Battuta pessima. Mi sedetti su quella che nelle ultime due settimane era diventata la mia sedia.
“La passsta.” Mi sorrise agitando il cucchiaio di legno gigante che aveva in mano. “Ti piacciono i funghi, vero? Perché di solito la preparo coi funghi per i ragazzi e mi sono dimenticata di chiedertelo prima.”
“Va benissimo.”
Mi schiaffeggiai mentalmente. Non le avevo detto che sarei uscita quella sera. “Però oggi è venerdì...e mi sono dimenticata di dirtelo...dovrei andare ad una festa.”
“Oh, capisco.”
“Mi dispiace.”
“Tranquilla, basta che mi avvisi un po’ prima così non mi preoccupo se all’improvviso sparisci.” Non sembrava arrabbiata.
“Lo farò, mi dispiace. Pensavo i ragazzi te l’avessero detto visto che di sicuro ci saranno anche loro.”
“Davvero? Nessuno mi ha detto niente.” Disse sorpresa aggiungendo del sale al sugo. “Cosa faccio adesso con tutta questa pasta?”
“Prometto di mangiarne un po’ quando torno.”
 Continuammo a parlare del più e del meno per un poi salii nella mia stanza, presi giubbotto, sciarpa, borsa e mi precipitai fuori sul vialetto di casa. Cam avrebbe dovuto essere già lì. Il fatto che solo lui avesse la macchina lo faceva tassista personale mio e di Megan.
Aspettai cinque minuti. Nessuna ombra di Cam.
Dio, stavo congelando!
Dieci minuti e ancora niente.
Stavo per prendere il cellulare e chiamarlo quando sentii la porta di casa aprirsi dietro di me. “Cosa ci fai tu fuori a quest’ora?” Non ebbi bisogno di girarmi per capire chi era. Solo lui usava quel tono con me.
“Ho degli amici, sai? Gli amici escono a volte.  Incredibile, vero?” Dissi ironicamente senza voltarmi. Adam mi ignorò e salì in macchina. Seguii l’auto con lo sguardo fino a quando la vidi sparire dietro un angolo.
‘Stupio Adam, non riuscirai a rovinarmi la serata.’ pensai.
Cinque minuti dopo mi ritrovai vicino a Megan sul sedile posteriore dell’auto di Cam. “Perché ho accettato di venire?” Meg appoggiò la testa al finestrino con aria stanca. “Il mio letto era molto più invitante.” Aggiunse sbadigliando.
“Più invitante di Eric?” La punzecchiai.
“Non c’entra niente.” Quel ragazzo le piaceva da anni, non capivo perché continuava a negarlo.
“Meli, sei sicura sia l’indirizzo giusto?” Cam mi chiese lanciandomi un’occhiata dallo specchietto retrovisore.
“Me lo ha mandato Chrissy stessa su Facebook oggi. Perché?”
“Non so...c’è qualcosa di strano in questa zona. Sembra...”
“Spenta.” Concluse Megan. Stava guardando fuori dal finestrino.
Mi girai anch’io per guardare oltre il vetro e capii immediatamente cosa intendeva. Le uniche luci che illuminavano la strada provenivano dai lampioni, il resto era totalmente immerso nel buio.
Cam si fermó davanti ad una grande casa, molto più grande delle altre, davanti alla quale erano parcheggiate una dozzina di auto. Riuscivo a scorgere anche quella di Adam.
Quindi l'indirizzo era giusto.
''Meli, ho un brutto presentimento.'' mi disse Meg sbattendo la portiera.
Restammo in silenzio alcuni secondi. Niente musica. Nessuna luce accesa in casa.
"Shh Megan." Cam si incamminò per primo lungo il vialetto."C'è la luce accesa sul retro, vedi?" Entrambe seguimmo il suo sguardo, ed in effetti aveva ragione.
Mentre seguivamo Cam lungo la fiancata della casa ebbi improvvisamente voglia di trovarmi in qualsiasi altro posto lontano da quella stupida festa. Cosa avrei trovato sul retro? Gente che si drogava? Che si ubriacava in silenzio? Non avevo la minima idea di come funzionassero le cose eppure mai mi sarei aspettata la scena che mi si presentò davanti non appena girai l'angolo che dava sul retro.
Lungo un lato di un’enorme piscina stavano una ventina di persone. Tutti i loro sguardi erano puntati su du noi.
Avevo davanti mezza squadra di basket con rispettive fidanzate ed al centro della fila, proprio di fronte a me, c’era Chrissy Jones.
Avevano tutti dei ghigni malefici stampati in facci. Tutti tranne uno. Adam stava alla destra della sua ragazza a bocca aperta, evidentemente sorpreso.
“Oh, merda.” Sussurrò Cam vicino a me.
‘Oh, merda, sì.’ Pensai allarmata. Era evidente che non ci fosse nessuna festa. Per noi, almeno. Qualcosa mi diceva che eravamo stati fregati e che, se non fossimo riusciti ad uscire in fretta da lì, le cose si sarebbero messe male.
“Ragazzi, dobbiamo andarcene.” Dissi piano in modo che solo Meg e Cam mi sentissero. Non riuscii a fare neanche un passo indietro che mi sentii afferrare per la vita da qualcuno. Oh Mio Dio.
Quando sentii Megan lanciare un urlo di sorpresa  capii di non essere l’unica in quella situazione.
“Lasciami!” Cam stava scalciando per cercare di liberarsi dalla presa di quello che semrava Shawn, uno dei popolari. Meg era invece trattenuta da Eric. Ecco dove era finita l’altra mezza squadra di basket.
Cercai di dimenarmi seguendo l’esempio di Cam ma era inutile: avevo le mani intrappolate dalla presa di un qualche deficiente. Mi sfuggì un urlo di frustrazione.
La risata oscena di Chrissy risuonò come minimo in tutto il quartiere. Girai la testa di scatto e la vidi sussurrare qualcosa a Adam. A giudicare dall’espressione di puro shock che gli si leggeva in faccia capii che molto probabilmente lui non ne sapeva niente.
“Ma ciao, perdenti.” Quanto avrei voluto potermi liberare per un istante, camminare sull’acqua e attraversare la piscina per togliere quel ghigno dalla faccia di Chrissy. Con un pugno.
“Che problema avete?” Cam si stava ancora dimenando tra le braccia di Shawn, senza successo essendo il ragazzo il doppio di Cam.
“Oh, non abbiamo nessun problema. Noi siamo il vostro problema. Ringrazia la tua amichetta per aver tentato di rubarmi il ragazzo.”La bionda ossigenata aveva abbandonato il tono di voce dolce fintissimo puntandomi un dito accusatorio contro.
Ok, tutta quella faccenda stava diventando ridicola. Aveva davvero organizzato tutta quella pagliacciata solo perché si sentiva minacciata da me? Me? Insomma, lei era Chrissy sono-bionda-occhi azzurri-bella-figa Jones! Avrei dovuta sentirmi onorata? “Qualcuno è un po’ insicuro qui, vedo...” Era il mio turno di ghignare.
“Insicura un cazzo! Non sopporto che qualcuno tocchi ciò che è mio!” Si aggrappò al braccio del suo ragazzo come un cane che protegge il suo osso. Adam era più sconvolto che mai. Continuava ad aprire la bocca per parlare ma non riusciva a dire niente. La sua espressione diceva qualcosa tipo ‘No, non sta succedendo davvero.’.
 
“Stateci alla larga se non volete un bis di questa sera.”
“Ma chi ti caga!” Esclamò Cam sottovoce, ma Chrissy lo sentì lo stesso. Ci lanciò un’ultima occhiataccia dopodiché fece un segno con la mano a quelli che ancora ci trattenevano. Per lasciarci, pensai allora. Oh, mi sbagliavo di grosso, e me ne resi conto nel momento in cui iniziai ad avanzare verso la piscina contro la mia volontà.
In preda al panico, cominciai a scalciare con tutte le mie forze. “Fermati! Ti prego!” Stavo addirittura supplicando il ragazzo che mi stava trascinando. “Non so nuotare! Ti prego, lasciami!” Riuscii finalmente a liberare una mano, con cui provai invano ad allentare la stretta. Ero terrorizzata dall’acqua. Erano ormai anni che non entravo in una piscina.
“Ha, certo.”
Tutti quanti avevano dei problemi seri. Avevano davvero intenzione di gettarci in una piscina con acqua ghiacciata, e probabilmente puzzolente, in pieno inverno? La risposta era sì.
Lo capii quando mi ritrovai per aria e, un attimo dopo, entrai a contatto con la superficie fredda dell’acqua. Poi entrai ancora di più in panico, se possibile.
Agitavo le braccia e le gambe cercando qualcosa a cui aggrapparmi per non andare a fondo. L’acqua faceva male. Avete presente quando mettete la mano sotto un getto di acqua gelida e per un momento non capite se quella è veramente acqua fredda o bollente?
Fu esattamente ciò che successe nei pochi secondi che restai sott’acqua.
Per un istante pensai di bruciare, per poi sentire qualcosa come tanti piccoli aghi che mi foravano la pelle.
Avevo appena toccato il fondo della piscina quando fui afferata per un braccio e trascinata verso la superficie.
La prima cosa che notai appena messa la testa fuori dall’acqua fu l’odore pungente di marcio. Non ero annegata in quella piscina solo per essere soffocata con una sniffata di quella puzza. Probabilmente non veniva pulita da mesi quella piscina!
 Sputai quell’acqua disgustosa e mi aggrappai con più forza al mio salvatore. “Stai bene, Meli?” Lo sentii chiedere preoccupato e riconobbi subito la voce.
“Cam, ti amo. Sei il mio eroe.” Riuscii a dire tra una tosse e l’altra.
Arrivati al bordo della piscina, Cam aiutò prima me ad uscire poi, tutto tremante per il freddo, si buttò sul duro pavimento di piastrelle che circondavano la piscina. “Meli, mi hai appena rotto la schiena. Pesi un casino!” Mi accusò tirando il fiato.
Megan stava facendo lo stesso sull’altro lato della piscina mentre strizzava i vestiti. Cercai di non pensare al mio cellulare e ai soldi che avevo in tasca.
Senza volerlo, iniziai a piangere. Per lo spavento, perché stavo per morire annegata, per la puzza che mi pungeva gli occhi e per la rabbia che piano piano stava crescendo dentro di me. Hey, pensai, almeno che lacrime calde che mi scendevano sulle guance mi stavano riscaldando la faccia.
“Shh, è tutto a posto.” Meg e Cam erano entrambi al mio fianco e prima che potessi dire qualcosa, mi ritrovai stretta in un abbraccio. Un abbraccio umido e puzzolente.
“A-andiamo in m-macchina, sto g-gelando.” Cam stava battendo i denti in modo incontrollabile.
Una volta arrivati sulla strada non fu difficile trovare l’auto, visto che tutti gli altri se l’erano svignata!
“Oh, porca miseria!” Meg si coprì la bocca con le mani subito dopo aver parlato.
“Cosa c’è, Meg?”
“E..Erik mi ha stretto tra le sue braccia!” Stavo per mettermi a schiaffeggiare lei e la sua espressione da ebete!
“Meg, hai scelto il momento peggiore per confessare il tuo amore.”
“R-ragazze, salite in m-macchina! Mi si stando g-ghiacciando anche le palle.” Cam intanto aveva tirato fuori due coperte dal nulla. Gli corsi incontro con le braccia spalancate, speranzosa, come in una scena da film, ed afferrai subito una coperta. Ohh, al calduccio!
Cam mi strappò la coperta di dosso lanciandomi un’occhiataccia. “Non è per te. Wendy ha bisogno di protezione.” Wendy?
Aprì la portiera della macchina e stese una coperta prima sui sedili dietro e poi su quelli davanti.
“Non ci sto credendo.”
“Muovete le chiappe e salite, e non osate sporcare la mia ragazza.”
Stupidi maschi con le loro stupide ossessioni per delle stupide auto.


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WASSUP?!


Chiedo scusa per la lunga assenza, cercherò di essere un po' meno...lenta. 
   
 
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