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Autore: Water_wolf    09/05/2014    5 recensioni
ATTENZIONE: seguito della storia "Sangue del Nord".
Il martello di Thor è stato ritrovato, Alex e Astrid sono più uniti ed Einar non è stato ucciso da Sarah. Va tutto a gonfie vele, giusto? Sbagliato.
Alex ha giurato che sarebbe tornato ad aiutare Percy contro Crono, anche a costo di disobbedire agli ordini di suo padre. Quanto stanno rischiando lui e gli altri semidei?
I venti non sono a loro favore, ma loro sono già salpati alla rotta di New York.
«Hai fatto una grande cazzata, ragazzo» sussurrò, scuotendo la testa. || «Allora, capo, che si fa?» chiesi, dando una pacca sulla spalla al mio amico. «Se devi andare all’Hellheim, meglio andarci con stile»
// «Sai cosa?» dissi. «Non ti libererai facilmente di me, figlio di Odino. Ricordatelo bene.» || «Allora ce l’avete fatta!» esultai. Gli mollai un pugno affettuoso contro la spalla. «Da quando tutti questi misteri, Testa d’Alghe?» lo stuzzicai. «Pensavo ti piacesse risolvere enigmi, Sapientona» replicò, scoccandomi un’occhiata di sfida.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Nord'
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Rivalità (im)mortali

♣Annabeth♣
 
Salire sull’Olimpo, questa volta, aveva ottenuto buoni risultati. Primo, ci eravamo liberati del vaso di Pandora, affidandolo a Estia; secondo, Poseidone sarebbe sceso in battaglia contro Crono, abbandonando il conflitto contro Oceano. In più, Rachel aveva chiarito che pensava di essere attratta da Percy, ma, in realtà, lui era solo una porta aperta verso il nostro mondo. Le sue parole mi avevano fatto gongolare non poco. Non c’era più bisogno che chiarissi la mia posizione di ovvia superiorità, visto che la rossa l’aveva capito da sé, che Percy non era il ragazzo giusto per lei. Ma era la persona adatta per qualcun’altra.
Sarebbe stata una conclusione di giornata perfetta, se Crono stesso non stesse guidando la sua armata personalmente, deciso a schiacciarci definitivamente. Sempre che ci fosse riuscito.
Quando arrivammo in strada, era troppo tardi. Le nostre ultime forze erano state sbaragliate, e ora l’esercito dei Titani circondava l’edificio. In testa al gruppo, c’era Crono, affiancato da Hell e Ethan Nakamura. Non riuscii a individuare Loki, né vidi Prometeo. L’unico ostacolo che si parava davanti al Signore dei Titani era…
«Chirone» esclamai, scambiando un’occhiata veloce con Percy, sbalordito quanto me.
Il centauro aveva una freccia incoccata, puntata sul volto di Crono. E di Luke. La mia schiena fu percorsa da un brivido. Era una scena che aveva del paranormale, Chirone che minacciava una persona che si era tanto preoccupato di allenare e amare. Gli occhi dorati del Titano si spostarono su di me e Percy un attimo, ma sentii i muscoli irrigidirsi.
«Fatti da parte, figliolo» disse, di nuovo rivolto a Chirone.
Pronunciò “figliolo” con disprezzo, come se fosse un insulto, e faceva uno strano effetto udire uscire quelle parole dalla bocca di Luke.
«Temo di no» replicò Chirone, con il tono calmo e inflessibile che assumeva solo quando era davvero arrabbiato.
La regina delle dracene sbuffò e si agitò, impaziente.
«Chirone!» esclamai, cercando inutilmente di muovermi. «Attento!»
Il mostro attaccò, ma fu ricompensato da un’asta piantata in fronte, prima di scomparire. Il centauro cercò un’altra freccia da incoccare, ma non ne trovò, così sguainò la spada. Storsi la bocca in una smorfia. Chirone detestava combattere con quell’arma; era un altro segno che eravamo alla frutta.
Crono ridacchiò e avanzò di un passo. La metà equina di Chirone si agitò sulle zampe posteriori, mentre la coda frustò l’aria.
«Sei un maestro» lo schernì Crono, «non un eroe.»
«Luke era un eroe» ribatté Chirone. «E bravo, anche, finché tu non l’hai corrotto.»
«Sciocco! Gli hai riempito la testa di promesse vuote.» Non erano vuote, pensai con rabbia. «Dicevi che gli Dèi tenevano a me!»
«Me» notò Chirone. «Hai detto “me”
Crono sembrò confuso, e capii immediatamente perché: quello che aveva parlato, in quel momento, era Luke. Il Luke che pensava di non essere amato da Ermes. L’aria che avevo nei polmoni scomparve, lasciandomi senza fiato. Luke era ancora lì, insieme al suo corpo usato a mo’ di manichino. E Chirone attaccò.
Era un’ottima mossa – una finta seguita da un affondo diretto al viso –, ma Crono era veloce e conservava tutta l’abilità di Luke. Schivò la lama con violenza e gridò: «Indietro!»
Una luce bianca e accecante esplose tra lui e il centauro. Chirone fu scaraventato via contro il fianco del palazzo con una forza tale che il muro cedette e gli crollò addosso.
Il miei polmoni si contrassero in uno spasmo di dolore, ma non riuscii a obbligarmi a respirare. N-non era possibile che fosse accaduto. Chirone che attaccava Luke, che voleva ferirlo, ucciderlo, e poi… poi…
«No!» gemetti, sentendo la mia voce assomigliare al guaito di un cane.
«Sì!» esclamò Hell, battendo le mani come allo stadio. Si voltò con foga verso l’esercitò e domandò, in uno stato di eccitazione altissimo: «L’avete visto? E avete sentito il rumore delle ossa frantumate? È tutto così meraviglioso!»
Udii Astrid ringhiare qualcosa di decisamente poco carino nei confronti di sua madre, qualcosa che somigliava abbastanza a “sarà tutto meraviglioso quando te ne ritornerai nell’Hellheim, puttana!”, ma la mia attenzione era completamente focalizzata su Chirone.
Talia e Percy – l’incantesimo di immobilità si doveva essere rotto – tentarono disperatamente di levare le macerie dal corpo del centauro, mentre orribili risate serpeggiavano per l’esercito nemico. Ridevano. Fui assalita dalla rabbia. Crono aveva usurpato il corpo di Luke, l’aveva spinto a colpire a morte una delle persone che più lo amava, e aveva provocato divertimento nei suoi ranghi. L’aveva trasformato in un mostro. Meritava di più di essere tagliato a pezzettini. Meritava di soffrire di quelle atroci pene della religione cristiana, o di subire i trattamenti delle leggende nordiche, ma con la passione l’inflessibilità di quelle greche.
Mi rivolsi verso Crono. «TU!» Lurido figlio di cagna, aggiunsi nella mente, ma tremavo così tanto per la rabbia che non riuscivo a mettere insieme bene le parole. «E pensare che io… che io credevo…»
Detestavo perdere il filo, così sguainai direttamente il pugnale.
«Annabeth, no!»Percy cercò di afferrarmi per un braccio, ma lo scrollai via.
Non avevo mai avuto il coraggio di prendere una seria posizione contro il Signore dei Titani, ma era arrivato il momento. Luke era dentro di lui, ne ero certa; questo, però, non doveva fermarmi. Se non potevo riavere la mia famiglia, Crono non l’avrebbe usata contro di me né contro nessun altro. Non aveva il diritto di fare di Luke una marionetta, non ce l’aveva mai avuto; non poteva strappargli via l’anima e togliergli il suo futuro da eroe. Non gliel’avrei permesso.
Attaccai Crono, mentre il sorriso spavaldo del Signore dei Titani scompariva. Conficcai il pugnale tra le spalline dell’armatura, sotto la clavicola. Mi aspettavo che la lama penetrasse nel petto, invece rimbalzò via. Il contraccolpo arrivò subito, tanto potente da farmi piegare in due e farmi stringere la pancia, mentre anche la spalla destra bruciava.
Percy mi scostò un attimo prima che Crono fendesse il punto dove mi trovavo prima. Cercai di divincolarmi dalla sua presa, stringendo il pugnale. Ero così, così furiosa che dovevo trovare il modo per buttare fuori ciò che provavo, prima che implodessi.
Scansai Percy e gridai: «TI ODIO!»
Mi accorsi di stare piangendo, perché le lacrime mi portavano il sapore delle polvere unito al loro gusto salato sulle labbra.
«Sono io quello che deve battersi con lui» mi disse il figlio di Poseidone.
«È anche la mia battaglia, Percy!»
Era vero. Se Astrid poteva dire il contrario per se stessa e Alex, io no. Io ero parte di quella guerra. Ci ero da prima di tutti, da quando Luke era passato dalla parte di Crono, era diventato parte di lui. Il Signore dei Titani rise.
«Che spirito! Capisco perché Luke ci tenesse tanto a risparmiarti. Purtroppo, non sarà possibile.»
Sollevò la falce, ma l’ululato di un cane squarciò l’aria da qualche parte alle spalle del nemico. Il viso di Percy si distese vistosamente.
«Signora O’Leary?» chiamò.
Le forze nemiche si agitarono, inquiete. Poi, senza che ne capissi il perché, cominciarono a farsi da parte, aprendo una strada. Ben presto si liberò un corridoio per la Quinta Strada. Lì, in fondo, si stagliavano la Signora O’Leary e una piccola figura in armatura nera.
«Nico?» esclamò Percy.
«BAU!» rispose il segugio infernale, saltando nella sua direzione, incurante delle circostanze.
Nico avanzò con calma, a piedi. I mostri portati da Hell lo annusavano, incuriositi, anche se non ero sicura che un figlio di Ade avesse lo stesso odore di quelli della dea nordica. Da dietro la maschera del suo elmo a forma di teschio, sorrise.
«Ho ricevuto il tuo messaggio. È troppo tardi per unirsi alla festa?»
«Figlio di Ade» ringhiò Hell, arricciando il naso. Sembrava indecisa se sputare per terra o meno. «Ami così tanto la morte da volerla sperimentare di persona?»
«Non credo che qualcuno possa innamorarsi di te» ribatté Nico. «Ad ogni modo, la vostra morte» e indicò Crono ed Hell «sarebbe una gran bella esperienza.»
«Io sono immortale, sciocco!» lo rimbrottò Crono, precedendo la dea norrena, ancora in uno stato di incredulità. «Sono sfuggito dal Tartaro. Non sono affari che ti riguardano e non hai alcuna possibilità di sopravvivere.»
«Già. Almeno quanto tuo padre ne aveva di sconfiggere me, ai tempi» rincarò Hell.
Nico sguainò la sua spada, novanta centimetri di ferro affilato dello Stige, nera come ossidiana, ma molto più letale.
«Non sono d’accordo» commentò, pacato.
La terra tremò. In strada, sui marciapiedi, sui fianchi degli edifici comparvero delle crepe. Delle mani scheletriche ghermirono l’aria, mentre i morti risorgevano nel mondo dei vivi. Erano a migliaia, e, durante la loro emersione, i mostri del Titano si innervosirono.
«Mantenere la posizione!» ordinò Crono. «I morti non reggeranno mai il nostro confronto!»
«E che cosa ne dici dei vivi, bello?»
Alzai la testa di scatto, mentre ragazzi che non avevo mai visto facevano capolino da tutte le parti. Notai che Alex sembrava vicino a un collasso psico-fisico, comportamento che mi fece intuire che si trattassero delle altre Orde, appena giunte dalla Norvegia. Il figlio di Odino lanciò un urlo di battaglia, e tutti gli altri risposero allo stesso modo, riproducendo una cacofonia assordante.
Poi, il cielo si scurì all’improvviso. Risuonò un corno di guerra. Mentre i soldati morti si allineavano e i nuovi norreni si univano a noi, un carro enorme – decorato con ossidiana, oro, e scene di morte funesta – percorse la Quinta Strada fino ad affiancare Nico. Alle redini c’era Ade in persona e, dietro, lo accompagnavano Demetra e Persefone.
Indossava un’armatura nera come quella del figlio e un mantello color del sangue appena versato. L’elmo dell’oscurità si stagliava sul suo cranio pallido: una corona che irradiava terrore puro e che cambiava forma in continuazione, passando da una testa di drago a un cerchio di fiamme nere, a un serto di ossa umane. Ma non era questo a incutere terrore.
L’elmo si insinuò nella mia mente e vi proiettò i miei peggiori incubi, le mie paure più segrete. Mi toccai un braccio per assicurarmi che non ci fossero seriamente dei ragni pelosi. Il potere di Ade stava mettendo in crisi le schiera di mostri di Hell, che non sapevano come comportarsi con un dio che trasudava morte tanto quanto la loro signora.
«Tu» ruggì quest’ultima, facendo in modo di sembrare più alta e incutere più terrore possibile.
«Speravo di non doverti più incontrare, mia cara» salutò Ade.
«Mia cara?» fece Persefone, stizzita.
«Taci» scattò Hell, sorridendole in modo decisamente inquietante. «Non vedi che non è il momento, passerotto? Il tempo di cantare è terminato.»
Persefone incrociò le braccia, lanciando uno sguardo di fuoco all’altra dea.
«Salve, padre.» Ade sorrise freddamente a Crono. «Hai un’aria… giovane.»
«Ade» ringhiò Crono. «Mi auguro che tu e le tue signore siate venuti a giurarmi fedeltà.»
«Temo di no» sospirò il Signore dei Morti. «Mio figlio, qui, è convinto che forse dovrei fare un po’ d’ordine nella mia lista dei nemici. Stabilire delle priorità.» Lanciò un’occhiata disgustata a Percy. «Per quanto trovi sgraditi certi semidei parvenu, non mi conviene che l’Olimpo cada. Mi mancherebbero i battibecchi con i miei fratelli. E se c’è una cosa su cui siamo tutti d’accordo, è che tu sia stato un padre terribile
«Vero» borbottò Demetra. «Nessun riguardo verso l’agricoltura.»
«Madre!» gemette Persefone.
«Se è di vostro gradimento, posso fare io un po’ di salutare mietitura» propose di Hell. «Di vittime» aggiunse poi, ridacchiando tra sé.
Mi chiesi quanto folle dovesse essere il padre di Astrid per innamorarsi e mettere al mondo dei figli con una dea del genere. Ade sguainò la spada, una lama di ferro dello Stige a doppio taglio, decorata con incisioni d’argento.
«Ora, battiti contro di me, Crono! Perché oggi gli Inferi saranno chiamati salvatori dell’Olimpo!»
Hell emise un gorgoglio strozzato. «Cosa vai blaterando, Ade?» domandò, incredula. «Vuoi incrociare la tua lama con la sua? Ti stai forse prendendo gioco di me? Mi stai ignorando? Non vuoi duellare con me, la tua rivale da secoli?»
«Fammici pensare» disse Ade. «Credo proprio di sì, mia cara.»
«Non ho tempo per uno stupido battibecco» ringhiò il Signore dei Titani.
Colpì la terra con la sua falce, aprendo uno squarcio in entrambe le direzioni, accerchiando l’Empire State Building. Un muro di forza scintillò lungo il perimetro della fenditura, separando l’avanguardia di Crono, parecchi semidei e me dal resto del grosso dei due eserciti.
«Che sta facendo?» chiese Percy.
«Ci sta chiudendo dentro» rispose Talia. «Sta facendo crollare le barriere magiche attorno a Manhattan…»
«… tagliando fuori solo l’edificio, più noi» conclusi.
La figlia di Zeus annuì. Al di fuori della barriera, infatti, i mortali si stavano risvegliando e fissavano attoniti i morti e gli zombie che si trovavano di fronte. Non sapevo cosa avrebbe mostrato loro la Foschia, ma sicuramente non qualcosa di carino.
«No» disse Percy. «Non…»
Guardava fisso in una direzione, così seguii il suo sguardo e notai Sally Jackson e Paul Stockfis che scendevano dalla Prius, incrociavano lo sguardo del figlio di Poseidone, e ci venivano incontro. La signora Jackson poteva vedere attraverso la Foschia, e sembrava aver capito che la situazione era critica. Percy sembrava sul punto di gridare, ma era come se non ci riuscisse, o si stesse trattenendo per non attirare l’attenzione sui suoi genitori.
Se questo era il suo intendo, Ade creò una distrazione che gli fece comodo. Attaccò il muro di forza, però il suo carro si schiantò invano contro la parete e si rovesciò. Il dio si rialzò subito in piedi, imprecano, e bersagliò il muro di magia nera, nonostante questo reggesse. Hell rideva dell’impotenza del Signore dei Morti.
«ALL’ATTACCO!» ruggì quest’ultimo, ignorandola, non senza un certo sforzo. Dopotutto, la sua peggiore nemica si stava prendendo gioco di lui spudoratamente.
Le armate dei morti si riversarono contro le forze del Titano, facendo esplodere il caos più assoluto nella Quinta Strada. Demetra, facendo un gesto con la mano, trasformò una fila di giganti in un campo di grano. Persefone tramutò le lance delle dracene in girasoli. Nico, nel frattempo, si faceva strada tra i nemici a colpi di spada, cercando di proteggere i pedoni. La signora Jackson, insieme a Paul, correva verso suo figlio, schiavando mostri e zombie.
«Nakamura» chiamò Crono. «Scortami. Giganti, occupatevi di loro. Hell, sai contro chi devi combattere.»
«Certamente» replicò la dea, umettandosi le labbra.
Indicò me e Percy, dopodiché si tuffò nell’atrio. Percy rimase un attimo sbigottito. In effetti, avevo previsto con una certa probabilità che i due avrebbero duellato. Poi, un gigante iperboreo lo attaccò, riscuotendolo a forza.
Un secondo si voltò verso di me, alitandomi contro brina, ma Grover mi scansò in tempo. In quel momento, mi accorsi che ero più malconcia di quello che credevo. Attaccare direttamente Crono con un coltello non era stata una grande mossa. Non era un piano degno di una vera figlia di Atena. Non avrei dovuto farmi prendere tanto dall’emozione, visto che portava sempre a comportamenti avventati, ma era stato impossibile trattenermi.
Talia si arrampicò sul gigante iperboreo, incrociò due coltelli da caccia e gli staccò la testa di netto. Rivolsi l’attenzione a ciò che accadeva al di là della barriera, e vidi Sally Jackson frugare nell’auto della polizia, mentre Paul Stockfis trafiggeva una dracena con una spada.
«Paul?» esclamò Percy, stupito.
Il fidanzato di sua madre si girò e gli sorrise. «Spero di avere appena ucciso un mostro. Al college recitavo Shakespeare, ho imparato un po’ di scherma!»
Percy stava per replicare qualcosa, invece gridò: «Mamma!»
Sua madre si voltò, sparando un colpo di pistola contro un Lestrigone, che la stava assalendo alle spalle. Lo fece finire dritto infilato sulla spada di Nico.
«Brava» esclamò Paul.
«Quando hai imparato a sparare?» domandò Percy.
Sua madre si soffiò via una ciocca di capelli dal viso, squadrando la pistola. «Più o meno due secondi fa. Percy, noi ce la caveremo. Vai!»
La ammirai, per questo. Non era da tutti i genitori lasciare andare via così il proprio figlio, sapendo che si gettava in guai ben peggiori, oltretutto cercando di sopravvivere durante una battaglia in corso.
«Sì» concordò Nico. «Ci pensiamo noi all’esercito. Tu devi sconfiggere Crono!» Gli fece l’occhiolino, come a voler dire “terrò d’occhio anche loro, promesso.”
«Muoviamoci, Testa d’Alghe!» incitai, vedendolo tentennare.
«Va bene» disse. «Signora O’Leary, ho un compito per te. Ti prego, tira fuori Chirone da sotto le macerie. Solo tu puoi farcela.»
Pensare a Chirone, là sotto le macerie, era un pensiero troppo orrendo perché ci rimuginassi sopra più di un secondo.
«Ci siamo anche noi!» esclamò Alex, accodandosi; Astrid gli stava alle calcagna. «Le Orde sanno come comportarsi, e non vedono l’ora di far fuori un bel po’ di mostri.»
Percy annuì. «Perfetto.»
Anche con Talia e Grover, corremmo tutti verso gli ascensori.
 
Il ponte dell’Olimpo si stava dissolvendo. Uscimmo dall’ascensore, posammo i piedi sul vialetto di marmo bianco e subito comparvero delle crepe.
«Saltate!» esclamò Grover.
Facile a dirsi, per lui, che era una mezza capra, invece che una mezzosangue figlia di Atena che aveva compiuto un attacco semi-suicida contro il Signore dei Titani. Grover balzò sulla lastra di marmo successiva, mentre le nostre già si inclinavano paurosamente.
«Oh Dèi, quanto odio le altezze!» urlò Talia, cercando di imitare il satiro.
«Non dirmelo!» strillò in risposta Astrid, che, se non avesse avuto al suo fianco Alex, dubitavo ce l’avrebbe mai fatta.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo che esprimeva tutto il loro odio contro le altezze e i ponti che si sgretolavano in momenti decisamente poco opportuni. Ma se loro avevano almeno una possibilità di riuscita, io no. Provai a saltare, ma sentii i miei muscoli indeboliti protestare e non eseguire correttamente l’ordine.
Inciampai e gridai: «Percy!»
Il peso delle gambe mi trascinava giù, e il figlio di Poseidone mi afferrò nel momento esatto in cui il marmo cedeva, sgretolandosi in polvere. La spalla destra, quella che più mi doleva, stava comunicando al cervello tutto il suo dolore. Le mie dita scivolarono via di un po’. Sgranai gli occhi, cercando di riacciuffare disperatamente quelle di Percy.
Grover e Talia lo afferrarono per le gambe, dandogli modo di issarmi su. Ci stendemmo entrambi su una lastra, ansimando e tremando insieme.
«Tutto ok?» domandò Alex, qualche metro più avanti.
Talia gli mostrò il pollice alzato. All’improvviso, mi resi contro che ero proprio abbracciata a Percy. Mi irrigidii.
«Ehm, grazie» balbettai.
«Oh, ehm, già» farfugliò lui.
«Non vi fermate!» ci spronò Grover, tirando Percy per una spalla.
Io e Percy ci sciogliemmo dall’abbraccio e ci slanciammo su per il ponte celeste, mentre le pietre dietro di noi si disintegravano e cadevano in basso. Arrivammo ai margini della montagna un istante prima che l’ultima sezione crollasse. Mi voltai indietro a guardare l’ascensore, che era ormai irraggiungibile. Erano solo due eleganti porte di metallo sospese a seicento piani sopra Manhattan.
«Siamo bloccati» constatai.
«E soli» aggiunse Astrid.
«Beeeee!» commentò Grover. «Il legame fra l’Olimpo e l’America si sta indebolendo. Se cede definitivamente…»
«Gli Dèi non si trasferiranno in un altro Paese, stavolta» disse Talia. «Sarà la fine dell’Olimpo. L’ultima fine.»
«Può ancora non accadere» replicò Alex, fiducioso.
Chissà se lo era veramente o se, dentro di sé, si stava chiedendo se c’erano davvero ancora possibilità. I capi mentivano spesso, per motivare la truppa, e Alex era un ottimo comandante. Corremmo per le strade, incontrando sul nostro percorso ville che bruciavano, statue capovolte, alberi ridotti in bastoncini per giocare shanghai. Era sicuramente un lavoro fatto dalla falce di Crono.
Seguimmo il sentiero che conduceva al palazzo degli Dèi. Non mi ricordavo che la strada fosse così lunga – forse Crono stava rallentando il tempo –; probabilmente era perché ogni falcata mi sembrava uno strazio.
La cima della montagna era ridotta in macerie, con edifici e giardini un tempo splendidi annientati. Una manciata di divinità minori e spiriti della natura avevano cercato di fermare Crono, ma invano. I loro resti giacevano sparsi per la strada: armature infrante, spade e lance spezzate, vesti strappate.
Da qualche parte davanti a noi, ancora in lontananza, il Signore dei Titani ululò: «Fino all’ultimo mattone! Questa era la mia promessa: demolirlo fino all’ultimo mattone!»
Un tempio di marmo bianco, con una cupola d’oro, esplose all’improvviso. La cupola saltò in aria come il coperchio di una teiera, infrangendosi poi in un miliardo di pezzi, che si disseminarono per tutta la città.
«Quello era un tempio in onore di Artemide» brontolò Talia. «Pagherà per questo.»
Stavamo correndo sotto un portico, decorato con enormi statue di Zeus ed Era, quando l’intero monte Olimpo gemette e traballò, come l’inizio di un terribile terremoto.
«Attenti!» strillò Grover.
Il portico cedette e crollò. Sapevo per i miei studi che, trovandomi in quel punto, sarei finita schiacciata in meno di una manciata di secondi insieme a Percy. Una statua di Era piuttosto corrucciata ci sarebbe piombata addosso. Se Talia non ci avesse scansati in tempo, sacrificandosi al posto nostro.
«Talia!» gridammo io e Grover.
Quando la polvere si diradò e la montagna smise di ondeggiare, la trovammo ancora viva, ma con le gambe bloccate sotto la statua. Provammo a spostare le macerie – un lavoro da ciclopi – e Talia strillò di dolore.
«Sopravvivo a tutte le battaglie» ringhiò, «e vengo sconfitta da uno stupido pezzo di roccia!»
«È quella str-» mi bloccai appena in tempo. «È Era. È tutto l’anno che ce l’ha con me. La statua avrebbe ucciso me, se ti fossi messa in mezzo.»
Talia fece una smorfia. «Be’, non restate lì impalati! Me la caverò. Andate!»
«Non ti lasciamo qui, da sola» obiettò Alex.
«Non è il momento adatto per i gesti di altruismo. Se non fate subito qualcosa, Crono distruggerà l’Olimpo!»
Astrid si torturava le labbra, come se fosse sull’orlo di un baratro o dovesse compiere una scelta tremendamente difficile. Intuii cosa voleva fare nel momento stesso in cui dichiarò: «Rimango io con lei. Ho un’idea per tirarla fuori.»
«Sicura?» le chiese Percy, ammiccando ad Alex. «Non è che…»
«Chiudi il becco. Ho preso la mia decisione» lo stroncò sul nascere, consapevole che sarebbe bastato pochissimo per farla ritornare sui propri passi.
«Astrid…» provò Alex, guardandola con l’occhio che brillava, come si fa solo con le persone che si amano o si ammirano.
«In quanto a te» lo interruppe lei, «sei abbastanza grande da poter vivere senza baby-sitter. Non farti ammazzare, ok?»
«Ok.» Alex le sorrise.
E si baciarono. Uno di quei baci da bollino rosso, vietati ai minori di quattordici anni. Alex le strinse i fianchi e la figlia di Hell gli si aggrappò alla maglietta, premendo con passione le proprie labbra sulle sue. Si baciarono come se volessero fondersi in una cosa sola, come se si stessero annientando uno nell’altro.
Era uno di quei momenti di coppia che avevo sognato di avere con Percy. E con Luke. Sentii dell’amaro in bocca e distolsi brevemente lo sguardo. Quando si staccarono, i loro petti viaggiavano un po’ più veloci.
«Se non ti vedo tornare da me, brucerò tutto ciò che mi ostacola il cammino e ucciderò Crono con le mie stesse mani.»
«Mi offenderei, se non lo facessi.»
«Eh-ehm!» Grover proruppe nel peggior attacco di tosse finta della storia; era rosso fin sopra le corna. «Dobbiamo andare.»
I due norreni si staccarono, vagamente imbarazzati. Si erano isolati dal mondo esterno. Cosa alquanto ardua, quando il mondo in questione era sul baratro di una catastrofe epica.
«Torneremo» assicurò Percy.
Io e lui, insieme ad Alex e Grover, ci precipitammo verso il palazzo, lasciandoci le due ragazze alle spalle.

 
koala's corner.
Buonasera a tutti! Per prima cosa, vogliamo dire che: NON AVEVAMO IDEA DI CHE TITOLO DARE A QUESTO CAPITOLO.
*coff* Non era questo il primo punto... *coff*
Ah, giusto. Ci avete lasciato tante recensioni, quindi siamo davvero contenti :D
Questo capitolo doveva essere più lungo, perché doveva includere anche la morte di Luke, ma ho fatto davvero i salti mortali per scrivere fino a qui ed Ax è così contento di avere a che fare con un altro duello... E poi, dettagli non trascurabile: non avrei avuto la più pallida idea di che titolo dare ^^"
Non preoccupatevi, Percy sarà il duellante perfetto, Alex avrà dei... contrattempi. La relazione tra Ade ed Hell era già piazzata da tempo, e la mia collega l'ha resa davvero bene (y)
Hell è sempre carina *^* Pooooi, qualcuno aveva chiesto perché il rating arancione: be', violenza, e scene di coppia. Qui c'erano le scene di coppia u.u
Grazie mille per seguirci sempre, alla prossima!

Soon on VdN: POV Percy - faccia a faccia con Crono.
Achtung: I qui presenti autori stanno scrivendo una raccolta di momenti Alrid (e di altri semidei), sparsi per tutte le Cronache del Nord (e non solo, sono previste AU), e sarebbe carino se qualcuno di voi aderisse a questa "sfida". Lanciateci un prompt da sviluppare, una canzone da inserire, una citazione, un headcanon... qualsiasi cosa! Noi saremmo felici di vederci alle prese con queste cosucce :3
  
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